Ti sfioro come il violino i sobborghi lontani.
Lentamente il fiume rivendica ciò che gli spetta di pioggerella
e piano piano si avvicina un domani che passa attraverso il poema.
Porto la terra lontana ed essa mi porta sulle vie del viaggio.
Sulla cavalla delle tue inclinazioni la mia anima tesse
un cielo naturale con le tue ombre, filo dopo filo.
Sono nato dai tuoi atti sulla terra, nato dalle mie ferite
quando accendono i fiori di melograno nei tuoi giardini chiusi.
Dal gelsomino scorre il sangue bianco della notte. Il tuo profumo
è la mia debolezza e il tuo segreto mi perseguita come il morso di un serpente. I tuoi capelli,
tenda di vento dai colori autunnali. Cammino con le parole
fino alle ultime parole dette dal beduino a due coppie di colombe.
Ti tocco come il violino la seta del tempo remoto.
E intorno a me, a te…
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