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Lotta alla povertà, crescita demografica e lavoro: tre fronti per l'Europa del futuro

7 de Dezembro de 2017, 6:59 , por Blog di Beppe Grillo - | No one following this article yet.
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l'intervento di Luigi Di Maio all'evento organizzato da eunews "How can we govern Europe"

Inizio ringraziando Lorenzo Robustelli, direttore eunews, e Giacomo Robustelli, amministratore delegato eunews. Vorrei anche ringraziare il Comune di Roma che ospita l'evento. Ringrazio anche tutti voi che siete qui. Grazie.

Prima di tutto vorrei ribadire un concetto importante: io e il movimento politico che rappresento in questa sede crediamo che l'Europa abbia un futuro davanti a sé. Crediamo fortemente che lo abbia anche perchè noi, sia come movimento politico sia più in generale come italiani, vogliamo contribuire a scriverlo. Siamo convinti anche che per garantire un futuro prospero all'Europa si debba necessariamente ascoltare e dare più poteri direttamente ai cittadini e in ogni caso alle istituzioni che li rappresentano.

Per parlare del futuro dell'Europa vorrei partire da quella che secondo gli studi sarà l'Europa del futuro. Proiettando le attuali tendenze demografiche nel futuro avremo nei decenni a venire un'Europa più vecchia. Secondo uno studio nel 2081 ci saranno solo 7 milioni di cittadini europei in più, senza tenere in conto le immigrazioni. Secondo lo stesso studio, in Italia si passerebbe da 60 milioni e rotti di abitanti a circa 53 milioni. Il rapporto annuale della Divisione Popolazione delle Nazioni Unite, diffuso in giugno, sostiene che nel 2050 il grande "perdente" sarà l’Europa, con tassi negativi superiori al 15% in paesi dell’Est quali la Bulgaria, la Croazia, la Polonia o la Romania. Germania e Spagna perderanno circa 10 milioni di abitanti. L’Italia, da qui al 2050, perderà circa 4,5 milioni di abitanti (passando dagli attuali 59,5 milioni a 54 milioni), per scendere sotto la soglia dei 48 milioni di abitanti nel 2100. Sostanzialmente in linea con il dato che vi citavo prima.

Non possiamo permetterci di non provare a invertire questa tendenza. E questo è un problema che riguarda, come abbiamo visto, noi italiani molto da vicino. Basti dire che Genova è la città più anziana d'Europa e che nella top ten delle più anziane troviamo anche Firenze e Bologna. Cosa causa questo fenomeno e come possiamo agire? A mio avviso una generale sfiducia e un problema che attanaglia sempre più giovani: la povertà. Nell'ambito di una ricerca della Caritas Europa, condotto in 17 Paesi, è stato coniato un nuovo termine: “Sinkies” (Single income, no kids), ossia le giovani coppie formate da “working-poor”, che pur lavorando in due a malapena portano a casa l’equivalente di un singolo stipendio e perciò non possono permettersi di mantenere dei figli. La stessa ricerca dice che tre giovani su 10 in Europa vivono in condizioni di povertà o a rischio povertà. Tutti questi dati sono allarmanti e questo è il punto da cui partire: ossia bisogna garantire un futuro al futuro dell'Europa, che sono proprio i giovani e le giovani coppie che oggi sono in difficoltà. Sappiamo anche tutti benissimo cosa vogliono dire questi numeri in termini di costi di sostentamento della previdenza sociale.

Al di là dei trattati, su cui tutti concordiamo che debbano essere rivisti e su cui ogni popolo europeo ha il diritto a dire la sua, lo sforzo comune deve essere indirizzato su tre fronti:
- lotta senza quartiere alla povertà, prendendo anche in considerazione l'idea di un reddito di cittadinanza europeo.
- politiche di sostegno alle famiglie: chi fa figli sa che sarà aiutato. La Francia è il paese più prolifico d’Europa: 2,1 figli per donna. Applichiamo questo modello a livello europeo.
- il lavoro e la formazione devono essere proiettati nel futuro. Il lavoro nel giro di pochi anni cambierà. Molti lavori si trasformeranno in professioni creative: investiamo nella formazione dei giovani al lavoro del futuro e reinseriamo gli over 50 formandoli per questo nuovo tipo di lavoro.

Questi sono i problemi più urgenti di tutti i popoli europei
, ogni nazione può affrontarli per conto suo e qualcuno andrà meglio e qualcuno andrà peggio. Ma se li affrontiamo insieme come Europa, sono sicuro che ne usciremo vincitori tutti e saremo pronti ad affrontare le sfide del futuro.

Per ottenere gli obiettivi prefissati è necessario attuare delle modifiche anche nel sistema decisionale dell'Unione al fine di renderlo funzionale. Proponiamo una revisione della governance che vada nella direzione di un maggiore coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali:
- più poteri alle istituzioni maggiormente rappresentative dei cittadini, primo il Parlamento europeo con un conseguente ridimensionamento del ruolo del Consiglio,
- imporre la procedura legislativa ordinaria come unico metodo decisionale per le decisioni riguardanti le politiche più impattanti sui cittadini, evitando di ricorrere al metodo intergovernativo,
- maggiore capacità decisionale dell’UE nelle politiche sociali (fiscalità, occupazione, livelli retributivi minimi),
- maggior coordinamento decisionale con la dimensione locale,
- più strumenti di democrazia diretta e partecipativa e promozione dello strumento referendario anche consultivo e senza quorum, anche con voto elettronico,
- trasparenza del processo decisionale in tutte le istituzioni, in primis il Consiglio e per i portatori di interessi in ciascuna delle istituzioni.

Mettendo in primo piano gli interessi di 500 milioni di cittadini e dando a loro stessi la possibilità di decidere e incidere sulle decisioni possiamo garantire all'Europa un futuro prospero, in grado di competere al massimo livello. E' quello che vogliamo ed è la direzione nella quale opereremo.

Sappiamo che questa riforma della governance europea può essere raggiunta solo con il dialogo e questo sarà anche il nostro atteggiamento: dialogheremo con tutti i Paesi dell’Unione europea per creare una governance più efficace e democratica. Ma allo stesso tempo tuteleremo gli interessi del nostro Paese, avendo sempre bene a mente che siamo tra i Paesi fondatori dell’unione europea, la seconda forza manifatturiera d’Europa e uno dei principali contribuenti netti.

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