Più caos cè, più la mafia prospera. Per il MoVimento 5 Stelle è fondamentale rendere certe e veloci le procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato. Dobbiamo rimediare alla situazione caotica che i partiti hanno creato per ingrassare le cooperative amiche. Il Ministero dellInterno è lautorità responsabile per lesame del merito delle domande di protezione internazionale e le analizza per il tramite delle Commissioni Territoriali. Le Commissioni territoriali devono essere potenziate e messe nella condizione di lavorare al meglio. In Italia una procedura per il riconoscimento della protezione internazionale dura mediamente 18 mesi. Nel resto dEuropa 6 mesi. La permanenza di un singolo richiedente asilo per 18 mesi costa circa 19.000 euro. I famosi 35 euro al giorno vanno alle cooperative e alle associazioni che gestiscono i centri di accoglienza, per l'erogazione di beni e servizi. I richiedenti asilo ricevono invece un pocket money giornaliero pari a circa 2,50 euro. I consistenti flussi di denaro che riguardano il sistema di accoglienza costituiscono un elemento di attrazione per la criminalità organizzata che, come dimostrato dal caso Mafia Capitale ma non solo, ha individuato nella gestione dei flussi un redditivo business. Le recenti disposizioni del Decreto Minniti non incidono in maniera sostanziale sui tempi delle procedure. Poiché nessun verbale o trascrizione potrà mai essere più veritiero delle parole stesse della persona, chiediamo la videoregistrazione dei colloqui con i richiedenti asilo. La tecnologia odierna permette un esame veloce ed efficiente della registrazione di cui la trascrizione sarebbe solo un inutile duplicato. Questo renderebbe possibile una velocizzazione dei tempi della procedura e ne ridurrebbe notevolmente i costi senza nulla togliere alle garanzie procedurali dei richiedenti asilo.
di Guido Savio, avvocato e membro dellAssociazione per gli studi giuridici sullimmigrazione.
Occorre chiarire fin da subito il ruolo e la natura delle Commissioni territoriali. La premessa è questa: in Italia tutte le domande di protezione internazionale devono essere valutate caso per caso. Lo impone la legge e tutte le normativa europea. La valutazione è affidata allorganismo amministrativo che è istituito presso il Ministero dellInterno. Si tratta della Commissione nazionale asilo, che poi si articola sul territorio nazionale con 20 Commissioni territoriali e 30 sezioni distaccate.
Ciascuna Commissione è composta da un presidente, che è un viceprefetto, da un rappresentante del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, da un rappresentante di un ente locale, in genere del Comune, e da un rappresentante dellUNHCR, cioè Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Anche se allaudizione, di norma, interviene un solo commissario, in realtà poi la decisione è collegiale e, siccome i membri sono quattro, in caso di parità di voti il voto del presidente vale doppio. Questo meccanismo che cosa ci consente di osservare? Che le Commissioni territoriali sono istituite in seno al Ministero dellInterno, che hanno una composizione ministeriale nella misura del 50% e che il voto del Presidente è privilegiato.
Questi sono tutti elementi oggettivi che ci consentono di ritenere che queste Commissioni territoriali siano solo parzialmente indipendenti, avendo uno stretto legame con il Ministero dellInterno. Occorre ancora precisare, per completezza, che i membri di queste Commissioni territoriali, che operano a tempo pieno, sono soltanto i presidenti, cioè i viceprefetti, e i rappresentanti dellUNHCR. Gli altri invece non sono impiegati a tempo pieno. Quindi il membro del Comune che oggi si occupa di bilancio, domani può entrare a far parte della Commissione territoriale. La procedura per la domanda di asilo è una procedura obbligatoria che consiste in unaudizione personale alla presenza dellinterprete, una figura fondamentale perché serve per valutare la fondatezza o linfondatezza della domanda e quindi se si ha diritto al riconoscimento dello status, della protezione sussidiaria o di quella umanitaria.
È importante sottolineare che, poiché contro le decisioni delle Commissioni territoriali si può far ricorso in tribunale, tanto più la decisione della Commissione sarà approfondita e ben motivata e tanto meno ci sarà la possibilità di vederla riformata in sede giudiziale. Quindi, lelevata qualità e lelevata professionalità del lavoro delle Commissioni costituisce una garanzia sia nei confronti del richiedente, sia per il sistema giustizia perché avrà un effetto sui contenziosi giudiziari e noi sappiamo quanto i tribunali siano intasati da questo tipo di cause. Il problema principale è che il numero delle domande è molto elevato: la durata media di ogni audizione è di unora e mezza, due ore nei casi di particolare complessità. Ogni commissario è tenuto a svolgere almeno quattro audizioni al giorno e questo incide inevitabilmente sui tempi di attesa della decisione finale che, in Italia, si aggirano attorno ai 18 mesi.
Dal momento in cui limmigrato presenta domanda di protezione al momento in cui cè la decisione amministrativa della Commissione territoriale, cè una attesa di un anno e mezzo. La media europea è di 6 mesi. Questi tempi lunghi hanno un ruolo non positivo anche perché, nel frattempo, il richiedente asilo viene accolto nei centri di accoglienza straordinari, ovvero nei centri SPRAR dei Comuni che aderiscono al sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Secondo alcune stime, i costi di permanenza di un singolo richiedente asilo per 18 mesi su territorio italiano, sono di costa circa 19.000 euro. Questi 19.000 euro non vanno nella tasca del richiedente asilo, perché i famosi 35 euro al giorno vengono erogati alle cooperative e alle associazioni che gestiscono i centri daccoglienza che, a loro volta, devono erogare beni e servizi. Al richiedente viene rilasciato soltanto un pocket money giornaliero di 2,50 euro. I consistenti flussi di denaro che girano attorno a questo affare, fa sì che questo sia diventato un business per molti e persino per la criminalità organizzata. Il caso di Mafia Capitale lo dimostra, quando addirittura Buzzi diceva che si guadagna di più con gli immigrati che con gli stupefacenti. Lo dimostrano anche recenti inchieste che, in Calabria e in altre regioni, hanno messo sotto inchiesta i gestori di questi centri di accoglienza.
E allora la proposta potrebbe essere questa: al fine di smaltire il gravoso lavoro delle Commissioni territoriali e per abbattere i tempi di esame delle domande, è possibile lassunzione di 15.000 giovani laureati in materie sociali, giuridiche e umanistiche, formati adeguatamente e gratuitamente con il supporto di enti e organizzazioni anche internazionali come lUNHCR, la Croce Rossa, oppure agenzie europee come lEASO? Questa proposta potrebbe abbassare sostanzialmente il costo perché, per formare 15.000 nuovi commissari, servono 540 milioni di euro annui, lequivalente di circa tre mesi e mezzo di accoglienza per 150.000 richiedenti asilo. Ridurre il tempo di attesa per lapprovazione e il respingimento della domanda di richiesta dasilo agendo sul ruolo delle Commissioni territoriali, garantisce un enorme risparmio economico e contribuisce al tempo stesso al contrasto agli illeciti business della criminalità organizzata.
Chiariti i termini della questione, elenco i pro e i contro del quesito proposto. Sicuramente lincremento del numero delle Commissioni territoriali, addirittura lideale sarebbe una in ogni provincia, e del numero dei componenti di ciascuna Commissione territoriale, sarebbe utilissimo per sveltire i tempi di definizione delle domande di protezione internazionale. Questa proposta non presenta alcun inconveniente, infatti:
1) Tutela i richiedenti perché non li espone a tempi biblici di attesa.
2) Tutela linteresse pubblico, con una più rapida definizione delle posizioni dei migranti come titolari di una misura di protezione o da avviare alle procedure di allontanamento.
3) Consente di impiegare in modo più proficuo e trasparente le risorse pubbliche.
Occorre, però, una certa cautela perché il lavoro delle Commissioni territoriali è un lavoro assai più complesso di quanto comunemente si possa immaginare. Occorrono specifiche competenze giuridiche specialistiche, sul diritto dellUnione Europea, sul diritto nazionale, sullevoluzione giurisprudenziale delle corti europee. Servono competenze sociologiche, geopolitiche aggiornate, storiche dei Paesi di terzi, antropologiche e geografiche. Se un richiedente afferma di venire dal mare del sud e che là cè un problema, occorre verificare concretamente, facendo ricorso alle cosiddette COI (country origin information), che sono tutte in lingua inglese, per andare a vedere se effettivamente è vero quello che il richiedente afferma. Ebbene, queste competenze non si acquisiscono da un giorno allaltro. Occorre formare adeguatamente i membri delle Commissioni, occorre che i membri delle Commissioni svolgano questo lavoro a tempo pieno e non a tempo parziale.
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