La donna ha dichiarato di soffrire di ipersensibilità elettromagnetica e che questo la costringe a vivere in un fienile in campagna, lontano dalla civiltà, “a causa delle sensazioni sgradevoli che avverte in prossimità delle radiazioni elettromagnetiche”, scrive il Times.
Ma l'Organizzazione Mondiale per la Sanità e la letteratura medica dicono chiaramente che l'ipersensibilità elettromagnetica non è un fenomeno fisico reale. La pagina informativa dell'OMS spiega che sono stati condotti numerosi studi nei quali persone che si dichiaravano afflitte da questa ipersensibilità sono state esposte, in condizioni controllate di laboratorio, a campi elettromagnetici simili a quelli ai quali attribuivano i propri sintomi. È risultato che queste persone non sono in grado di percepire i campi elettromagnetici più di chiunque altro e che non c'è nessuna correlazione fra sintomi denunciati e presenza di campi elettromagnetici. I sintomi, secondo l'OMS, sono attribuiti erroneamente a Wi-Fi, telefonini e simili ma in realtà sono probabilmente legati allo sfarfallio delle luci al neon, al bagliore eccessivo e prolungato degli schermi usati, alla qualità dell'aria negli ambienti e allo stress lavorativo, al quale si somma l'ansia prodotta dal timore degli effetti nocivi dei dispositivi elettromagnetici dai quali sono inevitabilmente circondati in qualunque ambiente moderno.
Questo non vuol dire che chi dice di soffrire di ipersensibilità elettromagnetica è matto: semplicemente è male informato, si è fatto influenzare da una credenza diffusa e da notizie come quella francese ed ha commesso un errore di attribuzione.
Tutto questo non ha nulla a che vedere, fra l'altro, con le norme di sicurezza sulle emissioni elettromagnetiche da parte di antenne per telefonia, apparati Wi-Fi e telefonini, che stabiliscono limiti ben precisi: chi dice di essere ipersensibile avverte malesseri anche quando questi limiti vengono ampiamente rispettati. E non c'è dubbio che se un impianto supera questi limiti debba essere messo in regola.
La cosa più interessante è che spesso avverte i propri sintomi anche quando gli apparati sono spenti ma non sa che sono spenti, e viceversa non li avverte quando gli apparati sono accesi ma non sa che sono accesi. In medicina questo si chiama effetto nocebo (per esempio in questo articolo medico sui campi elettromagnetici) ed è un effetto assolutamente reale: se una persona è convinta che un cibo o un medicinale le nuocerà, il suo corpo reagirà come se avesse ingerito una sostanza realmente nociva.
Ma allora come mai il tribunale francese ha riconosciuto circa 750 franchi (680 euro) mensili per tre anni alla signora Rochard? È semplice: il tribunale, spiega Neurologica, non ha affatto dichiarato che l'ipersensibilità elettromagnetica è una malattia reale. Non ha certificato che i campi elettromagnetici sono nocivi anche al di sotto dei limiti di legge. Ha semplicemente dichiarato che la donna è effettivamente resa invalida dalla propria condizione, qualunque siano le sue cause (interne o esterne), e che quindi le spetta un'indennità. Del resto, non spetta ai tribunali certificare le malattie: quello è compito dei medici.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.