Si sta parlando molto, in Rete e nei media tradizionali, di un articolo scientifico (Epidemiological modeling of online social network dynamics) pubblicato da due ricercatori dell'Università di Princeton, John Cannarella e Joshua A. Spechler, che predice che Facebook perderà l'80% dei propri utenti entro il 2017.
La profezia è basata su un'analogia fra l'adozione di Facebook e la proliferazione delle malattie infettive: secondo i ricercatori, l'adozione dei social network si evolverebbe in modo simile a un'infezione e l'abbandono sarebbe simile alla guarigione. Un paragone non proprio lusinghiero, non c'è che dire.
Ma quali sono le basi di questa ricerca? Fondamentalmente una sola: il numero di volte che la parola Facebook è stata digitata in Google nel corso del tempo. Questa ricerca ha raggiunto il picco di popolarità a dicembre 2012 e da allora è in lento declino. Immettendo questa tendenza in un modello di diffusione delle malattie infettive emerge, secondo i ricercatori, la previsione della fine di Facebook.
Ma come si dice spesso nel mondo del debunking e della verifica scientifica, correlation is not causation: una correlazione non comporta necessariamente un legame di causa ed effetto. E il legame di causa ed effetto fra ricerca della parola Facebook in Google e popolarità di Facebook sembra decisamente tenue. Magari gli utenti cercano meno la parola Facebook (metodo diffuso fra gli utenti meno competenti per accedere a Facebook invece di digitare Facebook.com nella casella dell'indirizzo di un browser) semplicemente perché sempre più spesso accedono a Facebook da dispositivi mobili, sui quali c'è l'app apposita e quindi non serve digitare nulla.
L'articolo, insomma, poggia su basi piuttosto fragili, e Facebook non ha esitato a mettere in chiaro come stanno le cose.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.
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