La falla di privacy, scoperta dal ricercatore di sicurezza Cian Heasley, era particolarmente grave non solo per i contenuti ma anche perché il proprietario dell’azienda creatrice del software non rispondeva alle segnalazioni di allarme. Intanto le immagini e le registrazioni continuavano ad accumularsi dove chiunque avrebbe potuto scaricarle.
Alla fine è stato necessario contattare Codero, la società di hosting che ospitava il database dei dati, e convincerla a scollegarlo da Internet.
Quando si installa un’app di monitoraggio così invasiva, che raccoglie dati anche da smartphone di bambini, bisogna insomma fare attenzione alla reputazione del creatore dell’app, altrimenti c’è il rischio che un genitore che pensa di proteggere il figlio monitorandolo tramite app finisca in realtà per renderlo più vulnerabile e sorvegliabile da sconosciuti.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.