Lo pensavo anch'io, perché è la spiegazione più diffusa, ma è sbagliata. L'equivoco iniziò nel 1999, quando si formò la Wireless Ethernet Compatibility Alliance (WECA), un consorzio di aziende pensato per incoraggiare l'adozione di un sistema compatibile e standardizzato per la trasmissione di dati senza fili. Il nome tecnico ufficiale del sistema, ossia IEEE 802.11b Direct Sequence, era poco accattivante, e così il consorzio commissionò un nome più facile alla Interbrand, società specializzata nella creazione di nomi di prodotti (suoi sono, per esempio, Compaq e Prozac). La Interbrand ne propose parecchi e quello che vinse fu appunto Wi-Fi. Altri candidati erano Trapeze (trapezio), Dragonfly (libellula) e Hornet (calabrone).
La WECA si ribattezzò quindi Wi-Fi Alliance. Ma c'era un problema: Phil Belanger, uno dei fondatori della Wi-Fi Alliance, racconta che i suoi colleghi, che erano tecnici e non capivano nulla di branding o di marketing, non riuscivano a concepire che Wi-Fi non avesse un significato e quindi gli appiccicarono una spiegazione. Decisero che voleva dire Wireless Fidelity, ossia “Fedeltà senza fili”. Che però a sua volta non vuol dire niente.
Certo, c'è l'assonanza con Hi-Fi, “alta fedeltà”, sigla cara agli audiofili, ma nel campo della trasmissione di dati non ci sono questioni di fedeltà o meno: i dati ricevuti devono essere esattamente quelli inviati. Non è accettabile una loro versione approssimata, come invece succede in campo musicale. Per aumentare la confusione, la Wi-Fi Alliance incluse inizialmente nel proprio materiale promozionale lo slogan “The standard for Wireless Fidelity”. E così nacque il mito che Wi-Fi significhi Wireless Fidelity, quando in realtà non è una sigla di nulla.
Fonti: Wi-Fi Planet, BoingBoing.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.
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