Oggi la sonda New Horizons sorvolerà Ultima Thule, un corpo celeste di cui non sappiamo praticamente nulla e di cui non sapevamo neanche l‘esistenza al momento della partenza nel 2006. Ultima Thule è il corpo celeste più lontano mai visitato da un veicolo spaziale: sta ben oltre Plutone, a circa 6,6 miliardi di chilometri dalla Terra.
Altre sonde, come le Pioneer e le Voyager, sono andate più lontano, ma sono circondate dagli abissi del cosmo in ogni direzione: New Horizons, invece, passerà radente a un piccolo mondo, dopo averci regalato nel 2015 immagini e dati eccezionali su Plutone.
Il nome formale di Ultima Thule (termine latino che indica la landa più lontana conosciuta) è 2014 MU69. Il numero 2014 indica l’anno nel quale questo oggetto è stato scoperto dai ricercatori tramite il Telescopio Spaziale Hubble. La sua enorme distanza dal Sole fa presumere che si tratti di un frammento primordiale intatto delle origini del Sistema Solare. È un museo offerto dalla natura, un libro di storia scritto forse miliardi di anni fa, a nostra disposizione se solo ci diamo da fare per andarlo a leggere.
Al momento non sappiamo quasi nulla di Ultima Thule, a parte il fatto che ha una forma allungata e un diametro approssimativo di 30 chilometri. Sappiamo che ci mette circa 295 anni a compiere un’orbita intorno al Sole.
C’è un piccolo mistero che lo riguarda: grazie al lavoro degli astronomi sparsi per il mondo, che osservano gli istanti precisi nei quali Ultima Thule passa davanti a una stella lontana dal loro punto di osservazione e deducono la forma dell’oggetto dai tempi lievementi differenti, sappiamo che questo corpo celeste ha una forma bilobata, con due masse primarie forse collegate fra loro o forse separate. Per questo dovrebbe produrre una curva di luminosità variabile, man mano che l’oggetto ruota su se stesso e mostra agli osservatori facce differenti, ma non lo fa. Non sappiamo perché: può darsi che sia semplicemente perché ruota con il proprio asse rivolto proprio verso la Terra.
![]() |
Credit: NASA/JHUAPL/SwRI/Alex Parker. |
Pensateci un attimo: siamo capaci di comandare un robot che sta a quasi sette miliardi di chilometri, così lontano che i suoi debolissimi segnali radio ci mettono sei ore alla velocità della luce per raggiungerci, e siamo capaci di fargli cambiare direzione per andare a intercettare con precisione un corpo celeste scoperto anni dopo la partenza dalla Terra. New Horizons passerà a circa 3600 km da Ultima Thule alla velocità di circa 50.000 chilometri orari. Non potrà frenare e fermarsi: avrà pochi minuti per raccogliere dati e immagini, per poi proseguire la propria corsa verso destinazioni ancora ignote.
Fra l’altro, questo robot porta un piccolo emissario di noi: un CD contenente i nomi di chi si è registrato nel 2005 nel corso di un’iniziativa pubblica della NASA. Ci sono anche il mio e quelli della mia famiglia, come avevo raccontato qui ad agosto del 2005; ora sono archiviati qui.
I primi risultati sono attesi nelle prossime ore, ma servirà molto tempo per ricevere tutti i dati e per elaborarli ed analizzarli. Oltre alle ore di viaggio del segnale radio dalla sonda, bisogna tener presente che New Horizons rivolgerà le proprie antenne verso la Terra solo al termine della visita a Ultima Thule, intorno al 9 gennaio, e inoltre trasmette molto lentamente: da 1 a 2 kbps. Ci vorranno in tutto circa venti mesi. L’esplorazione spaziale è difficile e premia solo i coraggiosi e i pazienti.
Per l‘occasione, il chitarrista dei Queen e astrofisico Brian May pubblicherà un brano musicale composto appositamente.
Se volete seguire in tempo reale l’evento, il sito della missione è Pluto.jhuapl.edu; il suo canale Youtube è qui; su Twitter trovate gli account @NewHorizons2015 e NASANewHorizons. Date anche un’occhiata alla pagina apposita di The Sky Live.
Finora questa è l’immagine più nitida ricevuta è questa, arrivata due giorni fa: a sinistra la versione grezza, a destra quella elaborata.
![]() |
Credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute. |
2019/01/01 16:40
I primi segnali dalla sonda New Horizons sono stati ricevuti.
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.