Una variante particolarmente crudele di questa truffa prende di mira chi ne è già stato colpito: la vittima riceve una mail da un sedicente “ufficio rimborsi” che promette di restituire le cifre versate. Basta mandare all’ufficio rimborsi (che in realtà è gestito da una banda di truffatori) un piccolo anticipo per le pratiche burocratiche. Potete immaginare come vada a finire.
Ma a Fred Haines, una vittima della truffa del primo tipo che abita in Kansas, a Wichita, è andata un po’ diversamente. Haines era stato truffato dal 2005 al 2008 con il miraggio di una finta eredità di 64 milioni di dollari promessagli da un falso funzionario governativo nigeriano. Ci aveva creduto al punto di ipotecare la propria casa per poter mandare al “funzionario” ben 110.000 dollari di anticipi necessari per sbloccare la presunta eredità.
Di recente a Haines, che oggi ha 77 anni, è arrivata una lettera di offerta di risarcimento da un “procuratore generale”. Un seguito della truffa? Stavolta no. Il procuratore generale (general attorney) era infatti quello del suo stato e l’offerta di risarcimento era reale.
La Western Union, in accordo con il Dipartimento di Giustizia statunitense, ha infatti stanziato ben 586 milioni di dollari per risarcire le vittime americane e canadesi di questa truffa, perché alcuni dei suoi dipendenti erano stati complici dei truffatori e avevano aiutato a frodare le vittime.
Il procuratore generale del Kansas ha così inviato una lettera a tutte le persone che avevano inviato ingenti somme di denaro a vari paesi a rischio, circa 25.000, chiedendo se erano state raggirate. Haines ha risposto, mostrando tutta la propria documentazione, e ha ricevuto 110.000 dollari di risarcimento.
Una storia di truffe con un lieto fine è una rarità che è piacevole poter raccontare, ma attenzione: non deve far pensare che magari quella mail dal “procuratore generale” o dall’“avvocato” è reale e che bisogna darle seguito per farsi risarcire. La regola di fondo è semplice: se per avere soldi devo prima mandarne, è sicuramente una truffa.
Fonti: Sophos, Kansas City Star. Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.