
Il problema di fondo dell'uso delle impronte digitali come sistema di controllo degli accessi è che l'impronta digitale non è una password: al massimo è un identificativo d'utente. Infatti le password non si lasciano in giro dappertutto (gli esperti del Security Research Labs hanno sconfitto il Galaxy S5 usando proprio un'impronta raccolta e duplicata) e soprattutto si possono cambiare se vengono rubate. Cambiare le proprie impronte digitali è perlomeno disagevole.
Intendiamoci: in condizioni normali, un sensore d'impronte è sicuro tanto quanto un PIN a quattro cifre, nel senso che è un deterrente ragionevole e sufficiente a scoraggiare i ficcanaso occasionali, ma non sarà un ostacolo serio per un aggressore deciso. Mentre costringervi a rivelare un PIN memorizzato può richiedere un certo impegno, un'impronta digitale si ottiene facilmente: basta agguantare una vostra mano con la forza. Ma questi sono scenari che normalmente, si spera, non capitano.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.
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