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Disinformatico

September 4, 2012 21:00 , by profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Skype Translator, anteprima del traduttore automatico

December 19, 2014 8:07, by Unknown

Entro fine anno Skype rilascerà l'anteprima di Skype Translator, la versione di Skype che fornisce la traduzione automatica delle conversazioni e rende possibile comunicare superando le barriere linguistiche. Ci si può prenotare qui per riceverla. All'inizio Translator permetterà la traduzione fra un numero ristretto di lingue (al momento solo inglese e spagnolo) e sarà disponibile soltanto su dispositivi che usano Windows 8.1 oppure Windows 10 Technical Preview.

Usare Skype Translator è semplice: si imposta una videochiamata o chiamata vocale Skype con qualcuno che parla un'altra lingua e si comincia a parlare. La conversazione viene tradotta nell'altra lingua dopo una lievissima pausa, la traduzione viene letta da una voce sintetica e sullo schermo compare una trascrizione della chiamata. Translator permette anche di mandare messaggi istantanei in più di quaranta lingue.

Ma funziona? Il video della demo fra inglese e tedesco inciampa qualche volta, ma consente una conversazione semplice fra persone che non parlano la stessa lingua. Le prime recensioni sono positive e parlano di “effetto Star Trek”: il riconoscimento vocale esiste già, la traduzione automatica c'è già, ma è la loro fusione semplice ed elegante a fare la differenza. Probabilmente il lavoro dei traduttori professionisti non sarà a rischio, perché il software fa fatica a captare le sfumature, i doppi sensi e i modi di dire, ma se i due interlocutori sono capaci di parlare in modo letterale e semplice Skype Translator potrebbe risultare rivoluzionario per la comunicazione di base, non solo fra persone che non hanno una lingua in comune ma anche per la trascrizione automatica di conversazioni, lezioni e interviste.

C'è, come sempre nei servizi offerti via Internet, la questione della riservatezza: il riconoscimento vocale e la traduzione non vengono effettuate sui dispositivi degli utenti, ma sui server di Skype, e questo implica che l'intera conversazione deve essere accessibile a Skype. Meglio tenerne conto nella scelta degli argomenti da discutere tramite Skype Translator.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Attacco informatico a Liberatv.ch

December 18, 2014 19:12, by Unknown

Mi è arrivata poco fa da un collega, Marco Cagnotti, la segnalazione che il sito di Liberatv.ch è stato violato e ora la sua pagina iniziale ha l'aspetto mostrato qui accanto.

Un rapido esame al codice HTML della pagina non mostra nulla di pericoloso per chi visita il sito: soltanto alcuni indirizzi di mail (palestine.ghost@gmail.com, kil.er@hotmail.com), un riferimento a una pagina Facebook (www.fb.com/Officiel.XCoDePS) e un link a un video musicale su Youtube.

Secondo la cache di Google, il sito era ancora normale alle 16:30 GMT, per cui l'attacco risale a poche ore fa (ora sono le 20:30). Le altre pagine del sito non sembrano essere state modificate.

Non sembra essere un attacco mirato: la pagina Facebook degli aggressori cita anche altri siti svizzeri violati, come Verdee.ch e Medcast.ch, fra i quali non sembra esserci alcun nesso. La mia prima impressione è che si tratti di dilettanti che attaccano indiscriminatamente qualunque sito nel quale trovino delle vulnerabilità. Secondo Netcraft, Liberatv, Verdee e Medcast usano tutti Linux e Apache.

La mail palestine.ghost compare nei motori di ricerca associata ad altre violazioni di siti.

Pubblicherò qui maggiori dettagli non appena ne avrò.

22:10. Mi è stato segnalato che la home page è tornata normale.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Marte produce metano variabile, possibile indizio di vita

December 16, 2014 19:53, by Unknown

Il veicolo robotico Curiosity ha trovato su Marte emissioni variabili di metano nell'atmosfera. La percentuale di questo gas nell'atmosfera ogni tanto diventa brevemente ben dieci volte maggiore del normale (che è 0,7 parti per miliardo in volume) e poi cala. Il fenomeno è stato rilevato quattro volte in un periodo di due mesi, tra fine novembre 2013 e fine gennaio 2014, e l'emissione sembrava provenire da nord, dal ciglio del grande cratere Gale nel quale si trova Curiosity. Da allora il fenomeno non si è più ripetuto.

Qualcosa ha rilasciato metano, insomma: la domanda che tutti si pongono è se quel qualcosa è una forma di vita o se c'è qualche altra spiegazione.

I dati sono stati presentati oggi in una conferenza stampa e in un articolo pubblicato sulla rivista Science e indicano che Marte è un pianeta attivo. Le misurazioni di Curiosity confermano quelle fatte dai telescopi sulla Terra e dalle sonde orbitanti intorno a Marte (come l'europea Mars Express).

Il metano potrebbe provenire dall'impatto di comete o da processi geologici sotterranei (reazioni chimiche fra vari tipi di rocce), ma potrebbe anche derivare dall'attività di batteri attuali o passati. Sulla Terra, per esempio, il 95% del metano presente nell'atmosfera è prodotto da forme viventi. Il prossimo passo è cercare di analizzare il metano durante uno di questi picchi e determinare il rapporto fra isotopi dell'atomo di carbonio presente nel metano, perché un rapporto elevato fra C-12 e C-13, come quello trovato sulla Terra, è considerato un forte indicatore di attività biologica.

Le trapanazioni delle rocce marziane effettuate da Curiosity hanno anche trovato molecole organiche, ossia contenenti carbonio, che sono gli elementi costitutivi della vita sulla Terra ma possono anche scaturire da fenomeni non biologici.

Gli autori dell'articolo scientifico si sono guardati bene dal parlare di forme di vita: semplicemente, questi dati indicano che c'è su Marte una fonte sconosciuta di emissioni di metano. Non so voi, ma io sarei contentissimo di scoprire che Curiosity ha sniffato le scoregge dei marziani.

Fonti: Nature, BBC, NBC News, NASA.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Sherlock Holmes: smartphone, PIN e pollo fritto

December 16, 2014 17:39, by Unknown

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “lori10” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale. La situazione descritta è di fantasia, ma è basata su fatti tecnici reali ed un episodio realmente accaduto.

Il taxi attutiva i rumori di Londra addobbata per Natale e metteva in risalto le parole di Sherlock Holmes, scandite seccamente alla consueta velocità frenetica che adottava quando, a malincuore, doveva sprecare il proprio tempo prezioso per spiegare l'ovvio.

“...e in questo modo ho risolto il caso.”

L'ispettore Lestrade lo stava guardando sbigottito, con la biro ferma a mezz'aria, librata in un improbabile volo sopra il taccuino sgualcito, mossa solo dagli scossoni della strada. Non che questa fosse un'espressione rara sul volto di Lestrade in presenza di Holmes, come ben sapeva Watson, che dallo strapuntino del vecchio taxi stava assistendo alla conversazione in silenzio ma con malcelato divertimento.

“Sì, credo di aver capito quasi tutto... Ma Holmes, come ha fatto a scoprire il PIN del cellulare dell'assassino del Circolo Coloniale degli Scacchisti e trovarvi le prove del delitto che hanno incastrato il dottor Chaturanga? Le combinazioni possibili sono tantissime, e dopo pochi tentativi scatta il blocco!” disse Lestrade, cercando di ostentare competenza nelle nuove tecnologie degli smartphone.

“Pollo.” rispose laconicamente Holmes guardandolo dritto negli occhi.

Lestrade, già a disagio per l'evidente condiscendenza esibita come consueto da Holmes nei suoi confronti, non riuscì più a contenersi. “Adesso basta, Holmes! Non sono qui per farmi insultare! Sono qui per avere una spiegazione da mettere nel rapporto ai miei superiori!”.

“Non le sto dando del pollo, Lestrade. Mi guardo bene dall'attribuirle la stessa intelligenza di quell'utilissimo animale” spiegò Holmes. Lestrade fece una smorfia di sollievo e d'apprezzamento, senza rendersi conto del senso effettivo delle parole del suo interlocutore, che proseguì. “Sto dicendo che ho usato del pollo. Per la precisione, pollo fritto e patatine.”

“Ah!” esclamò trionfante Lestrade. “Ha estratto dal pollo e dalle patatine una sostanza chimica che le ha permesso di... uh...”. Si fermò, rendendosi conto troppo tardi che non sapeva come completare la frase che aveva iniziato.

Holmes sospirò. “No, Lestrade. Ho semplicemente invitato il sospettato a pranzare con me specificamente in un locale dove servono un ottimo pollo fritto, vicino al Circolo. Mentre eravamo in fila per prendere le pinte di birra, gli ho sfilato lo smartphone dalla tasca.”

“E ha tentato il PIN che la sua mente logica aveva intuito! Geniale!”

“No, semplicemente l'ho pulito accuratamente e poi l'ho rimesso nella tasca del dottor Chaturanga.”

Watson sapeva benissimo che Holmes stava giocando con Lestrade come il gatto con il topo, e tirare in lungo la cosa gli sembrava un po' crudele anche per gli standard dell'amico. Ma Sherlock era così: o lo accettavi com'era, o lo odiavi.

“Ma allora...” tentò di nuovo confusamente Lestrade.

Holmes continuò la spiegazione. “Al termine del pranzo il sospettato, che ovviamente aveva mangiato con le mani e quindi aveva evitato di toccare il telefonino con le mani unte, se le è lavate. A quel punto Watson gli ha mandato un SMS del tutto banale – veramente banale – e l'uomo ha quindi dovuto digitare il PIN per sbloccare il cellulare e leggere il messaggio. Ho guardato lo schermo spento del telefonino, angolandolo adeguatamente rispetto alla luce, e ho capito subito il PIN del sospettato.”

Di fronte all'espressione sempre più smarrita di Lestrade, finalmente Watson aprì bocca per porre fine a quella sottile tortura. “Anche se il sospettato si era lavato le mani, sui suoi polpastrelli era rimasta comunque una sottile patina di unto, come avviene sempre in questi casi. Non troppo consistente da essere percepita e quindi indurre la persona a pulirsi le mani su un tovagliolo prima di toccare il telefonino, ma sufficiente a lasciare una traccia chiara, specialmente sugli schermi anti-unto di certe marche famose. Proprio per questo Sherlock ha portato il sospettato in quel locale. Sherlock ha semplicemente guardato le ditate lasciate sullo schermo pulito quando Chaturanga ha digitato il PIN. Poi, toccando il tasto Home del telefonino, ha visto a quali cifre corrispondevano le ditate.”

“Esatto, Watson. Questo espediente ha ridotto drasticamente il numero di possibili PIN da diecimila a ventiquattro. Restava solo il problema – se vogliamo chiamarlo tale – di determinare quale delle ventiquattro possibili sequenze delle quattro cifre era quella giusta.”

“Appunto!” obiettò Lestrade. “Poteva essere 2, 4, 1, 8 oppure 4, 1, 2, 8. Oppure 2, 1, 4, 8, magari perché Chaturanga era, che ne so, nato il 2 gennaio del 1948! Come ha fatto a escludere le altre combinazioni?”

“Banale, Lestrade. Banale” rispose Holmes. “Il delitto è avvenuto in un circolo di scacchi, e c'è una famosissima leggenda secondo la quale l'inventore di questo gioco, convocato dal re che gli chiedeva di scegliere la ricompensa per l'invenzione che aveva così incantato il sovrano, umilmente domandò di essere pagato con un solo chicco di grano per la prima casella della scacchiera, due per la seconda, quattro per la terza, e così via raddoppiando fino alla sessantaquattresima. Il re diede ordine di pagare subito questa ricompensa così modesta, ma i contabili di corte, imbarazzatissimi, dovettero fargli notare che per pagare l'inventore non sarebbero bastati tutti i raccolti del regno.”

“Due alla sessantaquattresima è un numero enorme” interruppe Watson, aspettando che Holmes lo correggesse precisando che in realtà il numero esatto era 264-1. Ma l'investigatore preferì glissare sul dettaglio e concludere il proprio racconto. “Il re, pensando che l'inventore avesse voluto prendersi gioco di lui, lo fece decapitare.”

Lestrade era completamente smarrito.

“I primi numeri citati in quella leggenda, nota a tutti gli scacchisti, sono... 1, 2, 4, 8. E quello era, logicamente, il PIN perfetto per uno scacchista” concluse Holmes. “Conoscere la personalità dei sospettati è fondamentale. Tutti attingono ai propri interessi e alle proprie passioni quando si tratta di creare una cosa personale come una password. Io sfrutto sempre questa debolezza.”

Il taxi arrivò in Baker Street poco dopo, e Holmes e Watson scesero, lasciando Lestrade a proseguire la corsa verso New Scotland Yard. Watson alzò il bavero del cappotto contro il freddo insolitamente secco, imitando inconsciamente il gesto analogo di Holmes. “Devi sempre trattarlo come un imbecille?” gli chiese.

“Ma è un imbecille.”

“E non hai nessuna intenzione di dirgli come sei arrivato a dedurre che era proprio quell'uomo il probabile assassino, vero?”

“Non probabile, Watson, suvvia. Un cognome del genere, in un delitto commesso in un circolo scacchistico, non poteva che essere falso: la firma dell'artista, per così dire. Scelte guidate da interessi e passioni, come dicevo. Birra.” propose Holmes, segnalando che l'argomento lo aveva tediato abbastanza ed era chiuso.

Entrando da Speedy's, Watson si fece un appunto mentale di non mangiare mai più il pollo con le mani. E di consultare Google alla prima occasione.


La storia reale


Il raccontino che avete letto qui sopra, scritto come divertissement in un momento di insonnia, è nato da un episodio reale. Qualche giorno fa stavo facendo un po' di test con un iPhone che uso per le mie prove sul campo e al termine dei test ho pulito accuratamente il suo schermo. Poi sono andato a mangiare, specificamente pollo e patatine.

Naturalmente mi sono lavato bene le mani sia prima sia dopo il pasto, ed è quindi stato sorprendente scoprire che quando ho digitato il PIN di sblocco sull'iPhone, convinto di avere le mani pulite, ho invece lasciato delle ditate spettacolari che si stagliavano nette sullo schermo altrimenti pulitissimo, come si vede nella foto che ho postato qui sopra. Così mi è venuto in mente che invitare qualcuno a mangiare pollo e patatine con le mani sarebbe una tecnica perfetta per rivelare le cifre del suo PIN, usando poi un po' di conoscenza del soggetto per dedurre quale sequenza sarebbe stata la più probabile; e chi meglio di Sherlock Holmes avrebbe saputo sfruttare questa tecnica?

Sospetto che la stessa cosa avvenga per gli schermi degli smartphone Android e Windows, ma non ho verificato. Lo farò in occasione del prossimo pollo.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Sherlock Holmes scopre il PIN di uno smartphone usando pollo fritto e patatine

December 15, 2014 22:42, by Unknown

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “lori10”. La situazione descritta è di fantasia, ma è basata su fatti tecnici reali ed un episodio realmente accaduto.

Il taxi attutiva i rumori di Londra addobbata per Natale e metteva in risalto le parole di Sherlock Holmes, scandite seccamente alla consueta velocità frenetica che adottava quando, a malincuore, doveva sprecare il proprio tempo prezioso per spiegare l'ovvio.

“...e in questo modo ho risolto il caso.”

L'ispettore Lestrade lo stava guardando sbigottito, con la biro ferma a mezz'aria, librata in un improbabile volo sopra il taccuino sgualcito, mossa solo dagli scossoni della strada. Non che questa fosse un'espressione rara sul volto di Lestrade in presenza di Holmes, come ben sapeva Watson, che dallo strapuntino del vecchio taxi stava assistendo alla conversazione in silenzio ma con malcelato divertimento.

“Sì, credo di aver capito quasi tutto... Ma Holmes, come ha fatto a scoprire il PIN del cellulare dell'assassino del Circolo Coloniale degli Scacchisti e trovarvi le prove del delitto che hanno incastrato il dottor Chaturanga? Le combinazioni possibili sono tantissime, e dopo pochi tentativi scatta il blocco!” disse Lestrade, cercando di ostentare competenza nelle nuove tecnologie degli smartphone.

“Pollo.” rispose laconicamente Holmes guardandolo dritto negli occhi.

Lestrade, già a disagio per l'evidente condiscendenza esibita come consueto da Holmes nei suoi confronti, non riuscì più a contenersi. “Adesso basta, Holmes! Non sono qui per farmi insultare! Sono qui per avere una spiegazione da mettere nel rapporto ai miei superiori!”.

“Non le sto dando del pollo, Lestrade. Mi guardo bene dall'attribuirle la stessa intelligenza di quell'utilissimo animale” spiegò Holmes. Lestrade fece una smorfia di sollievo e d'apprezzamento, senza rendersi conto del senso effettivo delle parole del suo interlocutore, che proseguì. “Sto dicendo che ho usato del pollo. Per la precisione, pollo fritto e patatine.”

“Ah!” esclamò trionfante Lestrade. “Ha estratto dal pollo e dalle patatine una sostanza chimica che le ha permesso di... uh...”. Si fermò, rendendosi conto troppo tardi che non sapeva come completare la frase che aveva iniziato.

Holmes sospirò. “No, Lestrade. Ho semplicemente invitato il sospettato a pranzare con me specificamente in un locale dove servono un ottimo pollo fritto, vicino al Circolo. Mentre eravamo in fila per prendere le pinte di birra, gli ho sfilato lo smartphone dalla tasca.”

“E ha tentato il PIN che la sua mente logica aveva intuito! Geniale!”

“No, semplicemente l'ho pulito accuratamente e poi l'ho rimesso nella tasca del dottor Chaturanga.”

Watson sapeva benissimo che Holmes stava giocando con Lestrade come il gatto con il topo, e tirare in lungo la cosa gli sembrava un po' crudele anche per gli standard dell'amico. Ma Sherlock era così: o lo accettavi com'era, o lo odiavi.

“Ma allora...” tentò di nuovo confusamente Lestrade.

Holmes continuò la spiegazione. “Al termine del pranzo il sospettato, che ovviamente aveva mangiato con le mani e quindi aveva evitato di toccare il telefonino con le mani unte, se le è lavate. A quel punto Watson gli ha mandato un SMS del tutto banale – veramente banale – e l'uomo ha quindi dovuto digitare il PIN per sbloccare il cellulare e leggere il messaggio. Ho guardato lo schermo spento del telefonino, angolandolo adeguatamente rispetto alla luce, e ho capito subito il PIN del sospettato.”

Di fronte all'espressione sempre più smarrita di Lestrade, finalmente Watson aprì bocca per porre fine a quella sottile tortura. “Anche se il sospettato si era lavato le mani, sui suoi polpastrelli era rimasta comunque una sottile patina di unto, come avviene sempre in questi casi. Non troppo consistente da essere percepita e quindi indurre la persona a pulirsi le mani su un tovagliolo prima di toccare il telefonino, ma sufficiente a lasciare una traccia chiara, specialmente sugli schermi anti-unto di certe marche famose. Proprio per questo Sherlock ha portato il sospettato in quel locale. Sherlock ha semplicemente guardato le ditate lasciate sullo schermo pulito quando Chaturanga ha digitato il PIN. Poi, toccando il tasto Home del telefonino, ha visto a quali cifre corrispondevano le ditate.”

“Esatto, Watson. Questo espediente ha ridotto drasticamente il numero di possibili PIN da 9999 a 24. Restava solo il problema – se vogliamo chiamarlo tale – di determinare quale delle ventiquattro possibili sequenze delle quattro cifre era quella giusta.”

“Appunto!” obiettò Lestrade. “Poteva essere 2, 4, 1, 8 oppure 4, 1, 2, 8. Oppure 2, 1, 4, 8, magari perché Chaturanga era, che ne so, nato il 2 gennaio del 1948! Come ha fatto a escludere le altre combinazioni?”

“Banale, Lestrade. Banale” rispose Holmes. “Il delitto è avvenuto in un circolo di scacchi, e c'è una famosissima leggenda secondo la quale l'inventore di questo gioco, convocato dal re che gli chiedeva di scegliere la ricompensa per l'invenzione che aveva così incantato il sovrano, umilmente domandò di essere pagato con un solo chicco di grano per la prima casella della scacchiera, due per la seconda, quattro per la terza, e così via raddoppiando fino alla sessantaquattresima. Il re diede ordine di pagare subito questa ricompensa così modesta, ma i contabili di corte, imbarazzatissimi, dovettero fargli notare che per pagare l'inventore non sarebbero bastati tutti i raccolti del regno.”

“Due alla sessantaquattresima è un numero enorme” interruppe Watson.

“Il re, pensando che l'inventore avesse voluto prendersi gioco di lui, lo fece decapitare.”

Lestrade era completamente smarrito.

“I primi numeri citati in quella leggenda, nota a tutti gli scacchisti, sono... 1, 2, 4, 8. E quello era, logicamente, il PIN perfetto per uno scacchista” concluse Holmes. “Conoscere la personalità dei sospettati è fondamentale. Tutti attingono ai propri interessi e alle proprie passioni quando si tratta di creare una cosa personale come una password. Io sfrutto sempre questa debolezza.”

Il taxi arrivò in Baker Street poco dopo, e Holmes e Watson scesero, lasciando Lestrade a proseguire la corsa verso New Scotland Yard. Watson alzò il bavero del cappotto contro il freddo insolitamente secco, imitando inconsciamente il gesto analogo di Holmes. “Devi sempre trattarlo come un imbecille?” gli chiese.

“Ma è un imbecille.”

“E non hai nessuna intenzione di dirgli come sei arrivato a dedurre che era proprio quell'uomo il probabile assassino, vero?”

“Non probabile, Watson, suvvia. Un cognome del genere, in un delitto commesso in un circolo scacchistico, non poteva che essere falso: la firma dell'artista, per così dire. Scelte guidate da interessi e passioni, come dicevo. Birra?” propose Holmes, segnalando che l'argomento lo aveva tediato abbastanza ed era chiuso.

Entrando da Speedy's, Watson si fece un appunto mentale di non mangiare mai più il pollo con le mani. E di consultare Google alla prima occasione.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



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