Go to the content

Blogoosfero verdebiancorosso

Full screen Suggest an article

Disinformatico

September 4, 2012 21:00 , by profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Storia di uno specchietto spaziale

April 18, 2020 6:39, by Il Disinformatico

Piccola storia di spazio. Se visiti la storica sala del Controllo Missione del programma Apollo, al centro di controllo della NASA a Houston, quando esci dalla sala dove si sono consumati i drammi e i trionfi delle missioni lunari noti a malapena un quadretto accanto alla porta.

È un quadretto semplice, che contiene solo uno specchietto dagli angoli stondati e una piccola targa descrittiva. Ma quello specchietto ha una storia tutta sua.

Quello specchietto proviene infatti dal Modulo Lunare "Aquarius", la "scialuppa" che non arrivò mai sulla Luna perché durante il viaggio d'andata ci fu uno scoppio a bordo del veicolo principale, a oltre 300.000 chilometri dalla Terra. Le risorse del Modulo Lunare salvarono l’equipaggio.

Il Modulo Lunare fu abbandonato nello spazio prima del ritorno sulla Terra, ma i tre uomini dell'equipaggio, Jim Lovell, Jack Swigert e Fred Haise, ne asportarono alcuni componenti come ricordo. Compreso lo specchietto.

In forma del tutto privata e non ufficiale, lo fecero montare in un quadretto e fecero fare una targhetta di dedica. La cosa era talmente poco ufficiale che la targa uscì con un errore di ortografia (greatful al posto di grateful), che oggi è ancora visibile.

La dedica recita “This mirror flown on Aquarius, LM-7, to the Moon April 11-17, 1970. Returned by a greatful [sic] Apollo 13 crew to ‘reflect the image’ of the people in Mission Control who got us back!”. In traduzione: “Questo specchio volò verso la Luna a bordo di Aquarius, LM-7, 11-17 aprile 1970. Fu riportato dal grato equipaggio di Apollo 13 per 'rispecchiare l’immagine' delle persone al Controllo Missione che ci riportarono a casa!” Sotto ci sono i tre nomi degli astronauti di Apollo 13.


Il quadretto fu piazzato sulla parete interna del Controllo Missione, accanto alla porta, in modo che ognuno dei controllori di volo, uscendo dalla sala, vedesse se stesso riflesso nello specchio. Per ricordare il suo ruolo straordinario e insostituibile e le sue responsabilità.

Oggi, cinquant'anni dopo quegli eventi è stata diffusa questa foto recente di quel quadretto: riflette i direttori di volo Glynn Lunney e Gene Kranz, l’astronauta Fred Haise, e l’ingegnere dei sistemi di supporto vitale Hank Rotter. Membri della squadra che riportò Apollo 13 a casa. E nella Storia.



Fonte: NASA Johnson su Instagram, 2020/04/18.

Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Apollo 13: 50 anni dopo, immagini di bordo inedite, recuperate grazie al restauro digitale

April 17, 2020 19:41, by Il Disinformatico

Andy Saunders, un esperto di elaborazione digitale di immagini, è riuscito a elaborare le fotografie e le pellicole cinematografiche in formato 16 mm usate a bordo del veicolo spaziale Apollo 13 esattamente cinquant’anni fa, estraendone nuove immagini composite di una nitidezza straordinaria.

A sinistra, il comandante Jim Lovell; al centro, Jack Swigert. Credit: Andy Saunders.


Una delle tecniche usate da Saunders è il cosiddetto stacking, usatissimo in astronomia: si prende una serie di immagini dello stesso soggetto e le si elabora in modo da filtrare la grana e le imperfezioni dei singoli fotogrammi. Il principio di base dello stacking è che se lo stesso punto di due o più immagini contiene le stesse informazioni, allora quelle informazioni sono da conservare, mentre le informazioni presenti in una sola immagine vengono scartate perché sono considerare “rumore” (polvere, graffi, grana della pellicola o disturbi elettronici del sensore nel caso delle fotocamere digitali).

Dato che si tratta di riprese fatte con una cinepresa che si spostava cambiando inquadratura, è stato necessario comporre vari fotogrammi per ottenere una ripresa panoramica completa.

Saunders ha inoltre corretto digitalmente la distorsione prodotta dall’obiettivo ultragrandangolare usato dalla cinepresa di bordo.

Il risultato è meraviglioso e offre una nuova visione dei giorni drammatici trascorsi dagli astronauti Jim Lovell, Jack Swigert e Fred Haise nello stretto abitacolo del loro veicolo spaziale fortemente danneggiato.

Il comandante Lovell sceglie della musica su un mangiacassette; sulla destra si scorge Swigert che cerca di riposare. Credit: Andy Saunders.

Lovell (a sinistra), Swigert (al centro) e Haise (a destra) nel Modulo Lunare durante i preparativi per il rientro nell’atmosfera terrestre. Credit: Andy Saunders.

Esempio di restauro: Fred Haise cerca di dormire nel Modulo Lunare. A sinistra la ripresa originale; a destra la versione restaurata. Credit: Andy Saunders.

Panoramica composta da 1000 campioni tratti da fotogrammi 16mm. La mano all’estrema sinistra è di Lovell; a sinistra si scorge Swigert; al centro c’è Haise. Credit: Andy Saunders.

Il Modulo di Comando, completamente spento per conservare la poca energia delle batterie. Credit: Andy Saunders.

Swigert (a sinistra) e Lovell (a destra) nel Modulo Lunare. Credit: Andy Saunders.

Lovell (a sinistra) e Swigert (a destra) lavorano ai tubi per il convogliamento dell’acqua. Il contenitore cubico grigio è il filtro per la CO2 improvvisato grazie alle istruzioni ricevute dal Controllo Missione. Questa immagine è una composizione di due foto Hasselblad. Credit: Andy Saunders.

La foto originale, fortemente sottoesposta...

...e il suo restauro. Credit: Andy Saunders..


Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Puntata del Disinformatico RSI del 2020/04/17 (in diretta dal Maniero Digitale)

April 17, 2020 11:00, by Il Disinformatico

È disponibile la puntata di stamattina del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, condotta da me insieme a Tiki restando in “distanziamento sociale”, come ormai consueto da qualche settimana: io al Maniero Digitale e lei in studio, come prescritto dalle misure di protezione decise dalla RSI. Non c’è streaming video.

Podcast solo audio: link diretto alla puntata.

Argomenti trattati:

Podcast audio precedenti: archivio sul sito RSI, archivio su iTunes e archivio su TuneIn, archivio su Spotify.

App RSI (iOS/Android): qui.

Video: stavolta non c’è.

Archivio dei video precedenti: La radio da guardare sul sito della RSI.

Buon ascolto!
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Avvisare che una notizia è falsa riduce la sua credibilità. Anche nei social network

April 17, 2020 5:46, by Il Disinformatico

Facebook ha pubblicato i risultati della sua attività di contrasto alla disinformazione, basata sulla collaborazione con oltre 60 organizzazioni di verifica delle notizie in una cinquantina di lingue.

Il social network, seguendo le indicazioni di questi fact-checker, rimuove molte delle notizie false più pericolose, quelle che possono causare danni diretti alla salute, come presunte terapie che in realtà rischiano di causare avvelenamenti.

Ma rimuovere completamente un contenuto comporta sempre il rischio di essere accusati di censura, per cui Facebook affianca a questa azione drastica anche una semplice avvertenza sovrapposta alle notizie controverse o che potrebbero indurre in inganno.

Secondo il social network, che ovviamente rileva tutte le attività degli utenti all’interno della propria app, quando le persone vedono gli avvisi che segnalano che quello che stanno per leggere è ritenuto falso o ingannevole, nel 95% dei casi si fermano e non leggono la pseudonotizia.

A marzo di quest’anno, per esempio, Facebook ha mostrato queste avvertenze su circa 40 milioni di post falsi o ingannevoli riguardanti la pandemia, basandosi su circa 4000 articoli preparati dai fact-checker, e ha portato gli utenti alle pagine antibufala dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. È sicuramente un buon inizio. Resta ora da trovare il modo di aiutare quel 5% rimanente.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Contact tracing con il Bluetooth Low Energy dei telefonini, come funziona?

April 17, 2020 5:27, by Il Disinformatico

Si parla moltissimo di usare app nella gestione della pandemia, adottando la tecnologia Bluetooth degli smartphone per fare il cosiddetto contact tracing: il tracciamento automatico delle persone con le quali veniamo a contatto.

In sintesi, il nostro telefonino rileverebbe gli smartphone degli altri che stanno nelle vicinanze e accumulerebbe un registro dei contatti avuti, da usare in caso di necessità.

Il tutto sarebbe protetto da vari sistemi salvaprivacy, e si userebbe la versione Low Energy del Bluetooth per incidere il meno possibile sul consumo della batteria.

Ma quanto è affidabile questa raccolta di dati? Da un primo esperimento sembra esserci un problema di falsi positivi. La portata del segnale Bluetooth Low Energy è comunque tale da rilevare dispositivi situati anche ad alcuni metri di distanza e anche al di là di un muro.

Per esempio, installando sul mio smartphone un’app come Bluetooth LE Scanner oppure LightBlue rilevo non solo gli oggetti Bluetooth situati nella stanza in cui mi trovo, ma anche quelli che si trovano nell’appartamento adiacente: nello screenshot qui sopra vedete il secondo televisore, che è quello dei miei vicini di casa (il mio si chiama CIA Surveillance 4; sì, lo so, fa ridere solo gli informatici).

Chiaramente nel caso di un’app per il rilevamento delle persone che mi sono passate a distanza di contagio sarebbe assurdo conteggiare chi si trova in realtà dall’altra parte di una parete o dentro la sua automobile mentre siamo entrambi incolonnati nel traffico. Speriamo che i progettisti delle app di contact tracing ne tengano conto: in ogni caso, queste app di scansione ci consentono di scoprire quanti dispositivi Bluetooth abbiamo intorno a noi, magari senza neanche saperlo.


Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



This article's tags: disinformatico attivissimo