Go to the content

Blogoosfero verdebiancorosso

Full screen Suggest an article

Disinformatico

September 4, 2012 21:00 , by profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Svizzera, 106 misure federali per migliorare la sicurezza informatica

August 29, 2018 2:27, by Il Disinformatico

Anche in Svizzera, come in molti altri paesi, la percezione del rischio informatico aziendale non è ancora matura. Molti pensano ancora che un attacco informatico sia il problema di qualcun altro e di essere troppo piccoli per essere presi di mira. Chi lavora nel settore della sicurezza sa invece che nessun bersaglio è troppo piccolo o insignificante per un criminale informatico in cerca di guadagni facili.

L’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico (UFAE) ha pubblicato un documento nel quale propone uno standard minimo di protezione, orientato specificamente ai gestori di infrastrutture ma valido per chiunque, che si articola in 106 misure concrete. Queste misure sono strutturate in cinque gruppi fondamentali:

  1. Identificare
  2. Proteggere
  3. Intercettare
  4. Reagire
  5. Ripristinare
Il documento si basa in parte sul lavoro del NIST statunitense ed è scaricabile qui (per ora solo in francese, tedesco e inglese) insieme a uno spreadsheet che facilita il compito di valutazione della sicurezza.

Le misure non contengono novità particolari per chi si occupa professionalmente di sicurezza informatica, ma il fatto che se ne parli nei media generalisti e che ci sia un’azione governativa forse aiuterà i responsabili della sicurezza informatica delle aziende a superare uno dei principali ostacoli alla protezione delle infrastrutture: il dirigente che non sa nulla d’informatica ma pretende lo stesso di decidere di testa propria quanto spendere in sicurezza (il meno possibile, di solito) e quali misure adottare (”dobbiamo davvero fare un backup tutti i giorni?”).

Il documento fa parte della Strategia nazionale per la protezione della Svizzera contro i cyber-rischi (SNPC), varata dal Consiglio Federale sei anni fa.


Fonti aggiuntive: Consiglio federale, RSI. Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



1972, chicca elettrica in uno sketch di Raimondo Vianello e Gianni Agus

August 26, 2018 3:28, by Il Disinformatico

In Sai che Ti Dico?, del 1972, c’è uno sketch con Raimondo Vianello e Gianni Agus che fanno la parte degli archeologi del futuro; lo potete rivedere qui sulle Teche Rai. La Dama del Maniero Digitale l’ha rivisto a TecheTecheté qualche giorno fa e me ne ha fatto notare una particolarità.

Agus: Cari amici, finalmente il mistero della scomparsa della civiltà di duemila anni or sono è stato risolto. Si credeva finora che questa scomparsa fosse dovuta alle esplosioni atomiche. Viceversa, gli scavi compiuti dal professor Mixer hanno rivelato una ben diversa soluzione del mistero. Dunque, professore...

Vianello: Qui dove noi ci troviamo c’era...

Agus: Scusi, professore, parli solo quando mi si accende la luce della telecamera. Ecco, parli, prego.


Vianello: Ecco, qui dove noi ci troviamo c’era una penisola dalla strana forma di stivale. Noi ci troviamo al centro di questa penisola, dove sorgeva una grande città chiamata Ramo.

Agus: Ah! Ramo!

Vianello: Ramo, sì (estrae un foglietto di appunti). Ramo. Ah, no, Roma!

Agus: Roma.

Vianello: I nostri scavi si riferiscono esattamente al centro della città di Roma.

Agus: Ma perché, di questa città non è rimasto niente?

Vianello: Niente, assolutamente niente. Però abbiamo avuto la fortuna di portare alla luce migliaia e migliaia di queste strane scatole di metallo, che ci hanno dato l’esatta soluzione del problema.


Agus: Ma scusi, professore, a che cosa servivano?

Vianello: Mah, probabilmente per spostarsi da un luogo all’altro, ma l’aumento vertiginoso del numero di queste scatole di metallo provocò una serie di ingorghi caotici finché si arrivò al cosiddetto ingorgo finale.

Agus: Vale a dire, professore?

Vianello: Vale a dire che non riuscirono più a muoversi. Rimasero tutti bloccati, la città fu paralizzata e di conseguenza morirono tutti di inedia.

Agus: Oh, impressionante!

Vianello: Ê impressionante perché questo fu l’inizio della fine della civiltà dell’anno duemila, che praticamente si è autodistrutta.

Agus: Professore, come si muovevano queste scatole di metallo?

Vianello: È difficile dirlo, perché noi abbiamo trovato solo i gusci. Secondo una mia teoria usavano l’elettricità per non inquinare l’aria.

Assistente: Professore, professore!

Vianello: Sì? Haha! La mia teoria era esatta! È chiaro che usavano il braccio e la mano come antenna per captare l’elettricità dell’aria e trasformarla in energia motrice. Guardi!


Quasi cinquant’anni fa, insomma, i danni da inquinamento erano già tanto evidenti da essere oggetto di uno sketch comico e la soluzione elettrica era altrettanto ovvia. Gli archeologi del futuro troveranno davvero incredibile l’idea di una civiltà che riempie le città di migliaia di scatole di metallo che inquinano l’aria, comperate e usate sapendo che sono inquinanti, e rifiuteranno l’idea che le popolazioni antiche siano state così stupide e dissennate. Ridiamoci sopra, che è meglio :-)


Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Il giornalismo britannico spiegato dai britannici

August 25, 2018 16:34, by Il Disinformatico

Me la prendo spesso con il giornalismo italiano, ma non vorrei che questo desse l’impressione che venero acriticamente quello degli altri paesi. La situazione imbarazzante della stampa britannica e del suo pubblico, per esempio, è riassunta con cattiveria magistrale in questo sketch della serie della BBC Yes, Prime Minister, che risale al 1987 (è nella puntata A Conflict of Interest) ma è dannatamente attuale anche oggi.


Sir Humphrey Appleby (segretario di gabinetto, assistente speciale del primo ministro): L’unico modo per capire la stampa è ricordare che asseconda i pregiudizi dei propri lettori.

Jim Hacker (primo ministro del governo britannico): Non mi venga a spiegare la stampa. So esattamente chi legge i giornali. Il Daily Mirror viene letto dalla gente che crede di comandare il paese. Il Guardian viene letto dalla gente che crede che dovrebbe comandare il paese. Il Times viene letto dalla gente che realmente comanda il paese. Il Daily Mail viene letto dalle mogli della gente che comanda il paese. Il Financial Times viene letto dalla gente che possiede il paese. Il Morning Star viene letto dalla gente che crede che il paese dovrebbe essere comandato da un altro paese. Il Daily Telegraph viene letto dalla gente che crede che lo sia.

Sir Humphrey: Primo Ministro, e la gente che legge il Sun?

Bernard Woolley (segretario privato principale del primo ministro): Ai lettori del Sun non interessa chi comanda il paese, purché abbia delle grandi tette.

In originale:

Sir Humphrey: The only way to understand the Press is to remember that they pander to their readers' prejudices.

Jim Hacker: Don't tell me about the Press. I know exactly who reads the papers. The Daily Mirror is read by the people who think they run the country. The Guardian is read by people who think they ought to run the country. The Times is read by the people who actually do run the country. The Daily Mail is read by the wives of the people who run the country. The Financial Times is read by people who own the country. The Morning Star is read by people who think the country ought to be run by another country. The Daily Telegraph is read by the people who think it is.

Sir Humphrey: Prime Minister, what about the people who read The Sun?

Bernard Woolley: Sun readers don't care who runs the country - as long as she's got big tits.



Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Avventurette in auto elettrica: sbloccare le funzioni nascoste di recupero energetico

August 23, 2018 21:13, by Il Disinformatico

Nelle puntate precedenti di queste avventurette ho accennato al fatto che ELSA, la mia piccola auto elettrica (Peugeot iOn), ha delle funzioni nascoste di recupero energetico. O almeno così si dice su Internet. Ma sarà vero?

La teoria è questa: la iOn, come la Citroen C-Zero, è una Mitsubishi i-Miev rimarchiata e con interni differenti (più spartani) e qualche optional in meno. La carrozzeria è identica. In effetti le etichette sulle cinture di ELSA hanno il logo Mitsubishi.

Un’altra differenza, quella più importante in questa storia, è che la i-Miev ha due modalità di frenata rigenerativa in più rispetto alle sorelle: una modalità più drastica (denominata modalità B) e una più blanda (denominata modalità C), che possono essere usate per ottimizzare l’autonomia in base alle condizioni di guida.

Secondo gli utenti iOn trovati su Internet, però, queste due modalità ci sono in realtà anche sulla C-Zero e sulla iOn, ma sono inibite semplicemente da una mascherina di plastica che blocca la corsa del selettore che si trova al posto della tradizionale leva del cambio. Per riattivarle basta levare questa mascherina e fare una piccola modifica a un pezzo di plastica sottostante.

Tutto questo viene raccontato nel video qui sotto (da 1:49 in poi), in questo articolo (copia su Archive.is), in quest’altro e in queste foto. C’è anche una discussione dettagliata su Myimiev.com



Dico sempre di non credere a tutto quello che si vede su Internet, specialmente quello che vorremmo che fosse vero, per cui sono un po’ scettico nonostante ci siano varie fonti indipendenti e apparentemente ben documentate. Inoltre, se anche fosse vero quello che dicono gli utenti in Rete, come faccio a essere sicuro che queste modalità aggiuntive nascoste siano davvero disponibili sul mio esemplare di iOn?

C’è un solo modo per saperlo: provare. Quello che vedete nella foto qui sotto è il selettore di ELSA: ha le posizioni P (Park), R (retromarcia), N (folle), D (guida normale). Vediamo se si smonta come dicono gli esperti su Internet.



Il primo passo è rimuovere la carenatura fra i due sedili, che è vincolata da due perni laterali (da estrarre premendone il centro) e da due viti (una delle quali è nascosta dentro uno sportellino, sotto il freno a mano).

Uno dei perni laterali, pronto per l’estrazione.

La prima delle due viti è sotto lo sportellino, qui già rimosso, nella nicchia verso sinistra, vicino al pulsante di rilascio del freno a mano.

La seconda vite è all’estremità posteriore della carenatura, fra i sedili. Nella foto l’ho già rimossa. La zona argentata in basso è un parasole da parabrezza.

Bisogna poi svitare il pomello del “cambio”.


Ecco fatto: la mascherina è ora completamente accessibile.


La mascherina è trattenuta in posizione dagli agganci a dentello laterali (due per parte).


Sblocco gli agganci laterali facendo leva con un cacciavite e la mascherina viene via.



Resta da levare la protezione antipolvere (si sfila lungo l’asta del “cambio”). Poi si sfila un’astina passante, bloccata da una rondella, e la guida del selettore viene via. Questo è il pezzo sul quale bisogna intervenire. Nella foto qui sotto lo sto tenendo in mano, già sottosopra. La parte da rimuovere è quella liscia che sta in fondo alla fessura sagomata.



Un po’ di lavoro paziente con un Dremel e una lima, e la guida del selettore diventa uguale alla versione Mitsubishi:



A questo punto rimonto il tutto, tranne la mascherina e il parapolvere, per fare una prova veloce. Se funziona, ordinerò la mascherina Mitsubishi, che ha la fessura allungata per consentire le due posizioni aggiuntive.



Accendo ELSA e provo il selettore rimontato. P, R, N, D... tiro indietro la leva fino a farla entrare nella prima parte della fessura allungata, e una modalità nuova compare sul display: una B che prima non c’era.



Quindi ELSA ha davvero una modalità nascosta! Avrà anche l’altra? Sposto ancora più indietro la leva e ottengo una bella C.



Ta-da! Porto ELSA a fare un giro su una stradina per vedere cosa fanno realmente queste nuove posizioni del selettore: la B effettivamente produce una frenata elettromagnetica più marcata di quella normale (in modalità D) e l’indicatore di rigenerazione della batteria (la zona “Charge” sul cruscotto) va parecchio più verso il fondo scala. In altre parole, la batteria si ricarica di più in frenata.

La modalità C è l’esatto contrario: produce una frenata elettromagnetica più dolce di quella standard e ricarica meno la batteria.

Tutto esattamente come descritto nei forum online, che sono molto più ricchi di informazioni di quanto lo sia la documentazione ufficiale. In tutte le sue 442 pagine, il manuale della i-MiEV (versione USA) spiega queste modalità soltanto con le poche parole che seguono.

Set the selector lever to “B” (REGENERATIVE BRAKE MODE) or “ECO” (ECO MODE) position for increased regenerative braking as follows:
● “B”: Strong regenerative braking (For downhill driving)
● “ECO”: Moderate regenerative braking (For economical driving or gentle downhill driving)
[Pagina 1-3]

A pagina 1-6, una tabella consiglia "Eco or B mode" per aumentare l‘autonomia.

“D” DRIVE Use this position for normal driving.
“ECO” ECO MODE Use this position when you desire to limit power consumption and/or when moderate regenerative braking is required.
“B” REGENERATIVE BRAKE MODE Use this position when strong regenerative braking is required, such as on a steep downhill.
[Pagina 3-36]


Ti conosco, mascherina!


Visto che tutto funziona, vale la pena di ordinare la mascherina Mitsubishi (part number 2420A081XB). Kiwiev.com racconta di averla pagata ben 180 euro, se ho capito bene: vado dal concessionario Mitsubishi locale, che me la propone a 150 franchi, consegnata entro due o tre giorni. Non male, ma online la trovo a meno (114 euro, spedizione compresa) presso Original-teile-shop.de, e mi arriva tre giorni più tardi. È comunque un pezzo di plastica decisamente caro.



Tolgo la carenatura, rimuovo dalla mascherina due innesti centrali che nel modello Mitsubishi sono inspiegabilmente spostati di poco rispetto alla versione Peugeot, aggancio la mascherina con i quattro agganci restanti e il gioco è fatto:

Prima...

...e dopo.


Insomma, era tutto vero. La Peugeot iOn è stata davvero intenzionalmente menomata. Come dicevo in un articolo precedente, è come scoprire che il proprio PC ha un selettore Turbo (ve li ricordate?), ma è coperto da un tappo di plastica incollato ed è impostato sulla modalità lenta.

Secondo un articolo del 2010, trovato da motogio, Peugeot e Citroen hanno fatto questa scelta per proporre una guida semplificata ai clienti europei:

“"Nous tenions à simplifier l'interface homme-machine", explique Philippe Barriac, en charge du projet iOn depuis son origine. "La sélection du bon rapport en fonction de l'allure et de la pente ne dérange pas le client japonais. Point tant son homologue européen. Ainsi avec la iOn, quel que soit le profil de la route, c'est la boîte et le calculateur qui sélectionnent le bon taux de récupération de l'énergie cinétique. On ne peut faire plus simple"”.

Sinceramente non ho notato alcun intervento del computer per selezionare il tasso di recupero ottimale. In compenso la modalità B si è rivelata davvero ottimale per le discese e la guida in città con frequenti frenate, mentre la modalità C è risultata ideale per i percorsi a velocità costante, dove l’intervento della frenata rigenerante a ogni minimo rilascio dell’acceleratore ridurrebbe l’autonomia rispetto alla semplice inerzia (coasting), perché la rigenerazione non recupera tutta l’energia e se si rilascia l’acceleratore involontariamente si spende più energia per riprendere la velocità originale.

Nonostante le mie preoccupazioni iniziali, la modalità B non è comunque più drastica di un freno motore di un’auto a pistoni, anche se può dare un leggero fastidio a chi soffre di nausea da movimento.

Cosa più importante, usando bene queste modalità ho ottenuto un aumento tutt’altro che trascurabile dell’autonomia: mentre prima riuscivo a percorrere circa 80 km a velocità autostradali, ora sono mediamente una novantina, e ogni tanto l’indicatore di autonomia raggiunge i cento. Mica male, per una city car di sette anni fa che ha solo 16 kWh di batteria.


Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Fisica, vaccini e bandierine. Con blastata finale

August 22, 2018 21:20, by Il DisinformaticoNon credo di aver mai usato in questo blog termini come blastata o blastare, ma c’è sempre una prima volta. Questa mi sembra l’occasione giusta.

Premessa: un paio di giorni fa ho retweetato questa notizia della Radiotelevisione Svizzera sull’aumento preoccupante dei casi di morbillo in Europa.

Grazie, antivaccinisti. Grazie davvero. https://t.co/824Mmjeg1O
— Paolo Attivissimo (@disinformatico) 20 August 2018


Dopo un po’ è arrivato qualcuno che voleva fare polemica. Non era il primo della giornata. Ho a che fare tutti i giorni con gente che si atteggia e si comporta così. Scusatemi, quindi, se posso sembrare poco paziente.

Sig.@disinformatico potrebbe pubblicare qualche documento sugli antivaccinisti in Ucraina, Francia, Serbia, Grecia, Russia e Georgia poiché credo che la sua frase sia riferita a quei paesi. O si riferiva all'Italia? In questo caso quale sarebbe il nesso? pic.twitter.com/Nm5hhD6koO
— Fabio Bartolucci (@FabioBartolucci) 20 August 2018


Ho risposto così, pescando dai tweet del polemista:

Perché dovrei? Tu sai già tutto sui vaccini, pur essendo uno "psicologo esperto in valutazione psicologica": Non potrei mai insegnarti nulla. Ne sai persino più degli esperti. Esempio: pic.twitter.com/7cUZxULAw9
— Paolo Attivissimo (@disinformatico) 20 August 2018


Come da copione, è arrivato il Secondo Polemista, con una battuta classica:

Ma lei non è informatico?
— David G (@DavidG__) 20 August 2018


Non ho molta pazienza con gente così, proprio perché ne vedo tanta, e non ho tempo da dedicare a rispondere a chi non ha nessun interesse a dialogare ma vuole solo attaccar briga; preferisco dedicarlo a chi mi scrive con interesse sincero. Per cui ho risposto cosi:

Sì. Se per te essere informatici è un problema che impedisce di divulgare fatti scientifici, ho una bella notizia per te: non sei obbligato a dialogare con me e nemmeno a seguirmi. Ne ho una ancora migliore: nemmeno io. Bye.
— Paolo Attivissimo (@disinformatico) 20 August 2018


Arriva, sempre da copione, il Terzo Polemista, colto dal bisogno irrefrenabile di dire la sua:

Il problema non è la laurea. Il problema è pensare di poter fare il divulgatore scientifico associando l'attributo "scientifici" al sostantivo "fatti".
— romeo (@romeo__js) 21 August 2018

Hai proposte migliori?
— Paolo Attivissimo (@disinformatico) 21 August 2018

teorie?
— romeo (@romeo__js) 21 August 2018

No. Il valore di pi greco è un fatto. Non una teoria. E=mc2 è un fatto scientifico. Non una teoria.
— Paolo Attivissimo (@disinformatico) 21 August 2018


A questo punto ho già messo in Silenzia tutti i suddetti e lo scambio sarebbe già finito, ma poi arriva La Laureata In Ingegneria. Sì, con tutte le maiuscole, perché le senti nell’aria prima ancora di leggere le parole.

Ovviamente ‘un c’hai capito un’emerita cippa.

Non esistono due soli fisici al mondo pienamente concordi sul significato intrinseco della Teoria della Relatività, figuriamoci sui suoi limiti epistemologici.
Bizzarro che tu pensi di buttarla in caciara come faresti al bar di fi*a.

— Ilaria Becattini 🇮🇹 (@IlariaBecattini) 21 agosto 2018

Ha parlato il Nobel in pectore, immagino.

— Paolo Attivissimo (@disinformatico) 21 agosto 2018



Arrivano i rinforzi:

Lei sta stuprando la fisica, abbia almeno il pudore di tacere.
— Morgana🇮🇹#AvalonStaConSalvini (@morganalafatica) 22 August 2018


Pazientemente chiedo le competenze, perché potrei anche essermi sbagliato:

Hai delle qualifiche in fisica, o puoi citare esperti qualificati a sostegno di quello che dici? Grazie.
— Paolo Attivissimo (@disinformatico) 22 August 2018

È sbagliato a così tanti livelli che non si sa da dove iniziare. Il più banale (che forse le è più congeniale): non è neanche la formula esatta, è una approssimazione per v<<c.
😱
— Morgana🇮🇹#AvalonStaConSalvini (@morganalafatica) 22 August 2018

Questo non cambia il concetto che è un fatto scientifico. Ti ricordo che non hai risposto alla mia domanda.
— Paolo Attivissimo (@disinformatico) 22 August 2018

Ed io ribadisco che non hai la più pallida idea su cosa stai disquisendo.
Lascia perdere, credimi.
Da laureata in Ingegneria e nonostante i diversi esami di Fisica sostenuti, ti assicuro che non mi azzarderei mai a sostenere un dibattito sulla Relatività.
Dammi retta, chetati.
— Ilaria Becattini 🇮🇹 (@IlariaBecattini) 22 August 2018

Infatti non so sostenendo un dibattito sulle finezze della relatività. Sto dicendo che la relatività è un fatto scientifico, piaccia o no. I GPS ne devono tenere conto, altrimenti sbaglierebbero. Tutto qui.
— Paolo Attivissimo (@disinformatico) 22 August 2018

Ma tu scherzi, vero?!?
I GPS considerano la teoria della Relatività?!? Nell’universo spazio-temporale di Jakku, al limite delle Distese Occidentali, forse!
Ti ripeto, non sai di cosa stai parlando.

— Ilaria Becattini 🇮🇹 (@IlariaBecattini) 22 agosto 2018


Pazientemente fornisco prove autorevoli di quello che ho scritto:

"effects predicted by the Special and General theories of Relativity must be taken into account to achieve the desired 20-30 nanosecond accuracy." https://t.co/nVWiCP2CM4 Forse non sa di cosa sta parlando neanche lui?
— Paolo Attivissimo (@disinformatico) 22 August 2018

Caso mai non bastasse, la Marina degli Stati Uniti: https://t.co/JytQ4ZkDsZ "GPS and relativity: an engineering overview".
— Paolo Attivissimo (@disinformatico) August 22, 2018


A questo punto l’ostrica secerne la perla:

Senti, Paole’, non ti perdere a cercare pubblicazioni scientifiche per dimostrare il nulla.
Neppure tu sai dove vuoi andare a parare, cammini alla cieca in un terreno a te (e per molti aspetti anche a me, sia chiaro!) sconosciuto.
Passa ad altro, ti perdoniamo.
— Ilaria Becattini 🇮🇹 (@IlariaBecattini) 22 August 2018


Con chiunque mi contatti via Twitter uso quasi sempre la Regola dei Tre Tweet:

1. una risposta non si nega a nessuno;
2. ma se entro tre tweet non mi hai dato un'ottima ragione per continuare a dedicarti del tempo, la conversazione è finita.
3. Se mi sfotti o mi insulti, la conversazione finisce anche prima del terzo tweet.

Di conseguenza, a questo punto ho già messo in Silenzia Ilaria e tutti gli altri, per cui ho fatto i miei screenshot di documentazione, ho fatto un tweet pubblico di riassunto e poi ho chiuso la conversazione.

Ma poi è successo questo:

Mi permetto di intervenire, visto che io a Stoccolma ci sono stato, per il Nobel 2017 di fisica, facendo parte del team LIGO al MIT, che ha scoperto le onde gravitazionali. Tutto sommato è abbastanza semplice: Paolo ha ragione, Ilaria ha torto, e non sembra sapere di cosa parla.
— Salvatore Vitale (@sasomao) August 22, 2018


Ogni tanto Internet regala queste piccole grandi gioie.


Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.


This article's tags: disinformatico attivissimo