Facebook Container di Mozilla.org rende Facebook meno ficcanaso
April 3, 2018 4:03È decisamente troppo presto per parlare di fuga in massa da Facebook, ma la rivelazione che il popolarissimo social network ha ceduto i dati di circa 50 milioni di suoi utenti a società come Cambridge Analytica, che li hanno usati per analizzare gli orientamenti politici e tentare di influenzare le scelte elettorali, ha spinto molte persone a chiedersi se sia il caso di continuare a usare Facebook e regalargli così tante informazioni personali su di noi e soprattutto sui nostri famigliari e i nostri amici e colleghi.Tagliare completamente i ponti con Facebook, chiudendo ed eliminando il proprio profilo, è per molti un gesto troppo impegnativo e impraticabile. Ma c’è un’alternativa che consente di continuare a usare Facebook senza essere tracciati così tanto, specialmente da parte degli innumerevoli siti Web che incorporano silenziosamente i sistemi di tracciamento offerti dal social network di Mark Zuckerberg.
Quest’alternativa si chiama Facebook Container e potete scaricarla gratuitamente presso Mozilla.org. È un accessorio per il programma di navigazione Firefox (tecnicamente si chiama estensione), che isola la vostra attività su Facebook da quella nel resto di Internet se navigate appunto con Firefox.
Il vostro profilo Facebook continuerà a funzionare sostanzialmente come prima, ma sarete meno tracciati e regalerete meno dati sui vostri gusti e orientamenti personali. Quelli che avete già affidato a Facebook non verranno cancellati, ma perlomeno non gliene regalerete così tanti altri nuovi e aggiornati. Se cliccate su un link a un sito trovato in Facebook, quel link si aprirà in una scheda separata e isolata, rendendo molto più difficile per il sito sapere chi siete e associare la vostra visita al vostro profilo Facebook.
L’unico inconveniente è che non potrete cliccare sui “Mi piace” di Facebook presenti nei siti esterni o scrivere nei commenti di questi siti se sono gestiti tramite Facebook, e non potrete accedere ai siti usando le vostre credenziali di Facebook. Del resto, questo è necessario, se non volete essere tracciati.
È importante notare che installare Facebook Container non impedisce a Facebook di raccogliere dati su di voi mentre siete nel social network: impedisce di farlo a tutti i siti esterni. Siti esterni che, in tutta questa polemica sui nostri dati personali accumulati dall’azienda di Zuckerberg, hanno un ruolo importante ma poco considerato.
Anche molti siti di testate giornalistiche, infatti, stanno ospitando articoli che criticano il comportamento di Facebook, ma nel contempo includono nelle proprie pagine i pulsanti e i sistemi di commento di Facebook che consentono a queste testate di effettuare il tracciamento dei lettori e profilarli. Interrompere questa contestata profilazione commerciale di massa richiede anche che questi siti esterni a Facebook smettano di usare i sistemi di tracciamento offerti dal social network.
This Guardian article has been shared 95,000 times, exposing 'all the data Facebook & Google have on you'.— dan barker (@danbarker) 30 marzo 2018
But it doesn't mention at all that the article itself uses:
- Four sets of Facebook tracking.
- Nine sets of Google tracking.
- Two Google ads, using all that data. pic.twitter.com/V8Jd3zdAJs
Lo faranno? È improbabile, almeno finché questa profilazione sarà redditizia. Ma se tanti utenti cominciano a non farsi più profilare grazie a soluzioni come Facebook Container, la convenienza diminuirà e forse i siti smetteranno di schedare i loro visitatori, cioè noi. Che non saremo più il prodotto in vendita, ma torneremo a essere clienti.
Maggiori dettagli su Facebook Container sono qui su Mozilla.org e in questo articolo di Graham Cluley.
Questo articolo è basato sul testo preparato per il mio servizio La Rete in 3 minuti per Radio Inblu del 3 aprile 2018. Fonti aggiuntive: SpaceAnswers.com, Space.com.
Come seguire in tempo reale la stazione cinese Tiangong-1 senza paranoie
April 1, 2018 12:07Se volete vedere la traiettoria della stazione spaziale cinese Tiangong-1, la cui caduta è ormai questione di ore (con probabilità microscopiche di frammenti che sopravvivono al rientro), seguite queste istruzioni.
- Andate a heavens-above.com e scegliete l’italiano nella casella in alto a destra.
- Cliccate su Unspecified nella casella in alto a destra.
- Immettete nella casella Inserisci il luogo da cercare il nome della vostra località o di una città vicina.
- Andate in fondo alla pagina e cliccate su Aggiorna.
- Cliccate su live ground track display.
Non dimenticate di fare una donazione a Heavens-Above tramite il pulsante Donate.
Nota: se siete più a nord del 44° parallelo dell’emisfero nord o più a sud del 44° parallelo dell’emisfero sud, sicuramente non siete nell’area di possibile caduta perché la stazione non vi sorvolerà mai. Per l’Italia, tutta la parte settentrionale è in questa zona di non sorvolo. Se non sapete dove siete, guardate un mappamondo o Google Maps e chiedetegli la vostra latitudine.
Maggiori dettagli sono in questo mio articolo ricco di fonti.
Raccomandazione essenziale: state alla larga dai giornalisti sensazionalisti. Sono estremamente tossici.
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Un’azienda italiana mi spamma, crede che io mi chiami Deborah Unker
March 31, 2018 17:10Oggi ho trovato nello spam questa mail. La pubblico con i link rimossi per sicurezza, ma non nascondo nomi e numeri di telefono.
Ciao Deborah,
con questa email ti mostro il sistema di investimento dei BITCOIN che sto usando per arrivare a fine mese più tranquillo.
CLICCA QUI e compila il form per una dimostrazione pratica di come funziona.
Senza impegno!
Non è complesso, tutt’altro. Tutti possono imparare facilmente, anche senza esperienza.
Basta applicarsi!
Ecco quanto ho guadagnato nell’ultimo mese:
Prima settimana: 754€
Seconda Settimana: 1.248€
Terza settimana: 2.167€
Quarta settimana: 3.412€
Io sono soddisfatto della mia vita adesso.
E tu? Scopri come avere di più,
CLICCA QUI e compila GRATIS il form.
Non te ne pentirai,
Paolo G.
Tutela della Privacy
Ricevi questa newsletter perché hai dato il tuo consenso al trattamento dei dati personali e a ricevere comunicazioni commerciali, avendo partecipato ad una iniziativa organizzata o collegata a Spendi e Risparmia.
Spendi e Risparmia garantisce la massima riservatezza sui tuoi dati personali ai sensi del Dlgs 196/03 e si impegna a provvedere alla loro cancellazione o modifica qualora tu ne faccia richiesta.
Puoi visionare l'informativa sulla privacy qui: Link
Responsabile del trattamento dei dati è Yonkana Srl, via lagrange 35, 10123 Torino (TO), PI 11585530014 , unsubscribe
Non rispondere direttamente al messaggio poiche' il tuo messaggio non verra' letto.
Se non vuoi più ricevere le newsletter commerciali di Spendi e Risparmia ti preghiamo di cliccare sul seguente link: DISISCRIZIONE
Screenshot:
Non è vero che ho dato il mio “consenso al trattamento dei dati personali e a ricevere comunicazioni commerciali, avendo partecipato ad una iniziativa organizzata o collegata a Spendi e Risparmia”. Non so chi siano. E fin qui niente di speciale: è il solito spam di aziende disinvolte nel trattamento dei dati personali. Normalmente lo cestinerei, augurando loro serenamente di essere colti da dissenteria fulminante ad ogni rapporto sessuale per il resto dei loro giorni.
Ma la cosa buffa è che loro mi chiamano Deborah. Specificamente, Deborah Unker. Per gli amici Deb. Nel senso di Deb Unker. E c’è un solo luogo dove possono aver preso quel nome (con la h in mezzo: Unkher) associato al mio indirizzo principale di mail. Ve lo ricordate?
Era lo pseudonimo con il quale avevo contattato un truffatore che fingeva di fare compravendita di reni; avevo raccontato la vicenda in questo articolo e nei suoi seguiti un annetto fa.
Ma la cosa buffa è che quello è lo pseudonimo che ho pubblicato. Non è quello che ho usato nelle mail scambiate con il truffatore. Come ha fatto la Yonkana srl ad associare il nome Deborah Unker al mio indirizzo di mail?
Andando a sfogliare il mio archivio di spam ho trovato altri casi di spam che citavano Deborah Unker:
Tutte queste mail hanno come mittente un indirizzo presso ds.advicemenews.it. Che quindi si qualifica inequivocabilmente come un facilitatore di spam.
Secondo il servizio Whois di Domaintools.com, il dominio Advicemenews.it risulta intestato come segue:
Registrant Organization: AdviceMe SRL
Address: Circonvallazione Clodia 163/171 Roma
Admin Contact
Name: Luca Franconi
Organization: AdviceMe SRL
Address: Circonvallazione Clodia 163/171 Roma
Se la Yonkana Srl, il signor Luca Franconi e la sua AdviceMe Srl vogliono essere associati su Internet alla parola spammer, non ha che da continuare a usare questi metodi davvero miseri per raccattare indirizzi da spammare.
Ci rido sopra perché l‘idea che qualcuno abbia pescato Deb Unker da un mio articolo è più divertente del solito squallore dello spam. Ma seriamente parlando: che faccio? Lo segnalo al Garante per la Privacy?
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Incidente mortale in Tesla, l’Autopilot era attivo ma il conducente non ha risposto ai suoi avvisi
March 31, 2018 5:59
Un incidente avvenuto a Mountain View, in California, nel quale ha perso la vita il conducente di una Tesla Model X, ha posto nuovi interrogativi sul sistema di guida assistita di Tesla, il cosiddetto Autopilot.
L’incidente, e soprattutto la conseguente indagine delle autorità statunitensi per la sicurezza dei trasporti (NTSB), è anche una delle ragioni della forte caduta (8%) delle azioni Tesla e del declassamento del credit rating di Tesla da parte di Moody. Le altre sono le lentezze, rispetto alle promesse di Elon Musk, nella produzione della Model 3 (il modello meno caro delle Tesla, che è in vendita ma col contagocce) e le conseguenti incertezze sull’indebitamento dell’azienda. Insomma, è un momento difficile per Tesla.
Poche ore fa è emerso che al momento dell’incidente l‘Autopilot della Model X era attivo. Questo sembra indicare un difetto grave nel sistema di guida assistita che avrebbe ripercussioni enormi su Tesla e sulle circa 280.000 sue auto circolanti, oltre che sull’intero concetto di guida autonoma, già scosso dal recente incidente mortale di un’auto di Uber.
Ma è importante capire la dinamica di questo incidente prima di saltare a conclusioni affrettate.
Secondo il rapporto della California Highway Patrol, l’auto ha colpito frontalmente e di testa lo spartitraffico, si è incendiata ed è stata colpita da altre due auto. L’impatto è stato terribilmente violento perché lo spartitraffico non aveva più l’ammortizzatore apposito, che era andato distrutto in un altro incidente, nel quale aveva contribuito a salvare il conducente smorzando l’impatto.
![]() |
L’ammortizzatore nelle sue condizioni normali, visto da Google Street View. |
![]() |
L’ammortizzatore com’era il giorno prima dell’incidente della Tesla. |
Tesla ha dichiarato che secondo i dati dei sensori di bordo “negli istanti che hanno preceduto la collisione, avvenuta alle 9:27 del mattino venerdì 23 marzo, l’Autopilot era attivato, con la distanza di inseguimento del cruise control adattivo impostata al minimo” (la guida assistita dell’auto mantiene automaticamente la distanza dal veicolo che la precede, e questa distanza era impostata al valore minimo). Ma nota anche che “il conducente aveva ricevuto numerosi avvisi visivi e uno acustico di riprendere il controllo poco prima, durante la guida, e le mani del conducente non sono state rilevate sul volante per sei secondi prima della collisione. Il conducente ha avuto circa cinque secondi e 150 metri di visuale non ostruita dello spartitraffico in cemento con l’ammortizzatore collassato, ma le registrazioni del veicolo mostrano che non è stata intrapresa alcuna azione.”
In altre parole, sembra che si tratti ancora una volta di un caso di uso scorretto dell’Autopilot, che non è un sistema di guida automatica ma è solo un assistente di guida, nonostante il nome ingannevole e altisonante. Il conducente deve essere costantemente vigile e pronto a intervenire. Ma troppo spesso i conducenti di queste auto attribuiscono a questi sistemi capacità che assolutamente non hanno, si fidano troppo e iniziano a ignorare gli allarmi. Nel contempo, sembra chiaro che il sistema di guida assistita non è stato in grado di gestire un ostacolo fermo sulla carreggiata, e non è la prima volta che succede.
È importante sottolineare che l’informatizzazione delle auto, particolarmente spinta nelle Tesla e in altre marche, consente di avere dati tecnici che permettono di ricostruire gli eventi con precisione e (si spera) evitare altri eventi come questo. Senza questi dati, le cause di questo incidente mortale resterebbero probabilmente un mistero.
Fonti aggiuntive: Electrek, Teslarati. Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.
Avventurette in auto elettrica: il primo mese con Elsa
March 30, 2018 9:30Il primo mese, i primi mille chilometri: un quarto dei miei viaggi in auto (957 km su 3985) è stato elettrico. Nelle mie stime pre-acquisto avevo calcolato un 20%, ma è andata meglio del previsto.Infatti dopo le mie titubanze iniziali ho visto che la iOn, nonostante i sette anni d’età, si è dimostrata affidabile, soprattutto nella batteria e nella stima dell’autonomia. Ho anche verificato che le nuove reti colonnine di ricarica informatizzate in Canton Ticino funzionano bene e permettono di caricare rapidamente e di pianificare le ricariche. Di conseguenza ho cominciato ad usare l’auto anche per percorsi superiori alla sua autonomia, contrariamente alle mie intenzioni originali.
È un’altra lezione da considerare per chi sta valutando un’auto elettrica: la diffidenza passa in fretta e la fiducia viene conquistata sul campo. Ma come dicevo nelle puntate precedenti, tutto dipende dalla disponibilità di punti di ricarica di cui posso sapere con certezza la situazione a distanza, prima di raggiungerle.
Il primo mese è anche bastato a prendere dimestichezza con le varie particolarità delle auto elettriche: le procedure per la ricarica rapida e lenta, sia presso le colonnine sia in garage; i suoni caratteristici che annunciano l’avvio corretto delle ricariche; la strana sensazione di allontanarsi dall’auto lasciandola attaccata a una presa come se fosse un gigantesco telefonino; la nuova abitudine di arrivare a casa quasi “a secco” ma non dover più andare al distributore a fare rifornimento (la attacchi alla presa e la lasci lì per la notte; l’indomani hai il “pieno”); e sì, anche il freddo a bordo (che però c'è solo in inverno e per i viaggi relativamente lunghi).
E soprattutto il silenzio, l’assenza di vibrazioni, l’accelerazione fluida e senza sobbalzi da cambiata. Questo con una city car elettrica di sette anni fa: le elettriche di oggi sono ancora meglio in termini di comodità e autonomia.
In questo primo mese ho risparmiato circa 80 franchi rispetto alla spesa di carburante che avrei sostenuto con la mia auto endotermica. E naturalmente ho inquinato molto meno.
Certo, ci sono dei disagi. Ma mi sono reso conto che i disagi si sopportano, e ci si adatta in fretta a sopportarli, esattamente con lo stesso spirito con il quale lo si faceva (e lo si fa) con Linux, con LibreOffice o con qualunque approccio alternativo e un po’pionieristico: per il piacere di fare qualcosa di differente dalla massa e di scoprire un mondo nuovo (e magari contribuire a tenerlo pulito). Con Linux non trovi la pappa pronta e ti devi ingegnare, ma in cambio non dipendi più dai ghiribizzi di Microsoft o Apple: con l’auto elettrica non dipendi più dai petrolieri. Soprattutto, l’auto elettrica è divertente da guidare.
Un’altra lezione da tenere presente: molti commentatori hanno lamentato la difficoltà di dover pianificare qualunque viaggio se si ha un’autonomia così limitata. Ma la pianificazione diventa più facile man mano che la fai, e una volta che l’hai fatta per un dato percorso che fai spesso non hai bisogno di rifarla.
Per esempio, in questi giorni sono andato a fare lezione per i corsi per adulti (uso avanzato di Google, se volete saperlo) a Biasca, che dista dal Maniero Digitale 56 km. Un’occhiata al percorso su Lemnet.org e il piano è stato fatto: sono andato dal Maniero fino a destinazione senza fare pause, a velocità autostradali (110 km/h), e all’arrivo mi restavano 24 km di autonomia. Nessuna differenza di tempi di percorrenza rispetto a un’auto endotermica.
Ho messo l’auto sotto carica lenta alla colonnina Emoti di Biasca, che ho pagato con l’apposita app, e sono andato a cena con la Dama del Maniero. Un’oretta di carica (2,9 kWh, 1,66 CHF) mi ha riportato a 9 kWh, ossia 47 km di autonomia, sufficienti per raggiungere, dopo la lezione, la colonnina veloce GOFAST di Cadenazzo (31 km) lungo la strada del ritorno al Maniero.
Qui ci siamo fermati per 23 minuti, che ci hanno portato all’80% di batteria (6,76 kWh, costati 3,31 CHF, pagati con l’app Swisscharge). Con l’occasione abbiamo verificato che si può caricare un’auto elettrica sotto la pioggia (cosa che alcuni lettori temevano fosse pericolosa).
Fatto questo, siamo tornati al Maniero, dove ho messo l’auto di nuovo sotto carica per l’indomani. Percorrenza totale: 117 km. Tempo extra: 23 minuti, trascorsi lavorando e chiacchierando.
Il giorno successivo la pianificazione si è limitata a un “quanto dista Bellinzona dal Maniero Digitale?” Risposta: 39 km, quindi andata e ritorno senza ricaricare, andando a velocità autostradali, senza dover cercare colonnine. Sono andato, ho fatto lezione e sono tornato percorrendo in tutto 79 km, arrivando al Maniero con ancora 16 km di autonomia residua. 95 km di autonomia a 110 km/h, dopo sette anni di invecchiamento della batteria, non sono male. Tempo di viaggio in più dovuto all’uso dell’auto elettrica: zero.
Per queste destinazioni e per quelle raggiunte nei giorni scorsi non mi servirà più pianificare: so già quale procedura usare, so dove sono le colonnine, so che l’auto ce la fa. Se fate sempre gli stessi percorsi, come capita a me, i disagi dell’elettrico sono molto modesti.
Se poi fate viaggi nel raggio di autonomia dell’auto, siete a posto: non dovete preoccuparvi assolutamente di colonnine o riscaldamento o altro e potete divertirvi. Ne ho fatti tanti, in questo mese di luna di miele elettrica, che non vi ho raccontato perché non hanno nessuna particolarità: li ho fatti e basta, senza preoccuparmi di autonomia o altro. Stamattina sono andato alla sede luganese della Radiotelevisione Svizzera a condurre la puntata del Disinformatico (scaricabile qui) e ho colto l‘occasione per girare un breve video e raccontarvi uno di questi numerosi viaggetti elettrici senza ansie, come molti mi avevano chiesto. Se vince il premio per il video più noioso dell’anno, ho centrato il mio obiettivo e dimostrato che in elettrico si gira senza tensione (scusate, non ho resistito).
Dopo lunga e attenta valutazione, abbiamo scelto di chiamarla Elsa, come suggerito da Loristeo (grazie) nei commenti di un altro articolo, perché è azzurra e fredda come la protagonista di Frozen, ma anche perché è l’acronimo di ELectric Silent Automobile.
Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.