Blog di "Il Disinformatico"
Repubblica e le foto sbagliate dell’incidente ferroviario a Milano
January 25, 2018 10:30Ultimo aggiornamento: 2018/01/25 13:30.
Nel raccontare per immagini il grave incidente ferroviario di stamattina fra Pioltello e Segrate (Milano), Repubblica ha pubblicato inizialmente almeno due fotografie che non c’entravano nulla. Un lettore, Paolo Forneris, me ne ha segnalata una:
— paolo forneris (@paoloforneris) January 25, 2018
Ho chiesto lumi pubblicamente a Repubblica:
— Paolo Attivissimo (@disinformatico) 25 gennaio 2018
Ho fatto un commento amaro, riferito al recentissimo annuncio dell’avvio di un progetto che assegna alla Polizia Postale il compito di gestire le fake news:
Potremmo segnalare la foto falsa di @repubblica alla Polizia Postale? https://t.co/L0clWTrjNG— Paolo Attivissimo (@disinformatico) January 25, 2018
Luca Sofri ha segnalato che la foto pubblicata da Repubblica oggi si riferisce a un incidente avvenuto a Bordighera nel 2010 e Massimiliano Vincenzi ha confermato:
I giornali ci salveranno da #Bufale e #fakenews? Forse sì, ma se non pubblicassero foto a caso mi fiderei di più...#trenord #pioltello | via @disinformatico @lucasofri pic.twitter.com/wA9PV6DeY3— Massimiliano Vincenzi (@MaxVincio) January 25, 2018
Poi Luca Sofri mi ha segnalato che nella rassegna di foto di Repubblica c’era anche una seconda foto che non c’entrava nulla. La foto è stata rimossa e cambiata al volo mentre lui la stava tweetando, per cui ha fatto un ulteriore tweet di chiarimento:
ora l'hanno corretta, era questa. pic.twitter.com/S7vlfHoSla— Luca Sofri (@lucasofri) 25 gennaio 2018
Ha risposto Alessio Balbi:
sì, la foto n.28 del fotoracconto era sbagliata ed è stata rimossa. grazie @paoloforneris per la segnalazione. mi scuso a nome di @repubblica per l'errore. @disinformatico, se per la tua inquisizione questa era una #fakenews, segnala pure a chi ti pare— alessio balbi (@alessiobalbi) January 25, 2018
è molto semplice: insieme a quelle di oggi, le agenzie fotografiche hanno trasmesso le immagini dei precedenti incidenti di treni locali. Una di queste foto è finita per pochi minuti nel posto sbagliato. Non è una giustificazione per l'errore, ma la spiegazione è questa— alessio balbi (@alessiobalbi) January 25, 2018
Non credo servano commenti.
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Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.
No, la Polizia di Stato italiana non oscurerà le fake news. Però...
January 25, 2018 8:38Ultimo aggiornamento: 2018/01/25 11:35.Davvero la Polizia di Stato italiana intende bloccare le fake news e decidere quali notizie sono vere e quali no, creando una sorta di “Ministero della Verità”, come hanno annunciato alcuni articoli su Internet e nei giornali? La risposta breve è no: la notizia della polizia antibufale è una bufala.
La risposta meno breve è che il recente comunicato stampa della Polizia di Stato che annuncia un “Protocollo Operativo per il contrasto alla diffusione delle Fake News attraverso il web” non parla di bloccare le notizie, ma di dare ai cittadini uno strumento online per segnalare le notizie sospette, la cui eventuale smentita verrà pubblicata sul sito della Polizia Postale e delle Comunicazioni, www.commissariatodips.it.
Questo protocollo fornirà anche ai cittadini un aiuto nel rivolgersi ai social network in modo autorevole in caso di notizie che li diffamano o danneggiano.
Saranno i social network, non la Polizia, a decidere se eventualmente rimuovere dai propri siti una notizia segnalata.
L’intento, insomma, è dare al cittadino diffamato un supporto, una voce che venga ascoltata più attentamente di quanto purtroppo avviene oggi con le segnalazioni individuali dei contenuti diffamatori, che spessissimo vengono semplicemente ignorate dai social network.
Ma questo intento è stato annacquato da una comunicazione confusa. La prima versione del comunicato stampa della Polizia di Stato [salvata su Archive.org], infatti, parlava effettivamente di “oscuramento dei contenuti inappropriati” in una frase che si prestava al malinteso, dando l’impressione che la Polizia di Stato si sarebbe occupata in prima persona di rimuovere le fake news da Internet [un compito che non le spetta per mille ragioni, non solo giudiriche] quando in realtà questo oscuramento sarebbe stato affidato ai “gestori delle piattaforme virtuali”.
Il comunicato è stato poi riscritto togliendo la frase che menzionava l’oscuramento, e questo ha creato ancora più apprensione, perché questa rettifica fondamentale non è stata dichiarata esplicitamente.
![]() |
A sinistra, la versione del 18/1/2018; a destra, la versione del 20/1. |
Soltanto consultando una versione estesa del comunicato, pubblicata su Commissariatodips.it, emerge che si tratta di “richieste di rimozione” rivolte ai social network e ai siti Web e non di ordini di oscuramento emanati e imposti dalle autorità. Nel frattempo, però, il danno mediatico c’è stato.
Restano comunque degli aspetti da chiarire in quest’iniziativa: per esempio, chi saranno gli “esperti” citati dal comunicato, che effettueranno “approfondite analisi” delle notizie? Come saranno qualificati, e con quali metodi e criteri effettueranno queste analisi? E come mai il protocollo parla soltanto di contrasto alle fake news diffuse “attraverso il Web”, trascurando il fatto che le notizie false o fabbricate vengono talvolta disseminate anche attraverso i media tradizionali?
Certamente l’attività della Polizia Postale contro le truffe, le bufale grossolane e le catene di Sant’Antonio, condotta attraverso pagine Facebook come Una vita da Social, si è dimostrata efficace e autorevole. Ma quando si passa dalla truffa alla notizia diventa indispensabile fornire la massima trasparenza e appoggiarsi agli esperti di notizie che esistono già: si chiamano bravi giornalisti.
Questo articolo è il testo preparato per il mio servizio La Rete in 3 minuti per Radio Inblu del 25 gennaio 2018. Fonti e approfondimenti: Arianna Ciccone, Butac, David Puente, Guido Scorza, The Guardian, EuroNews.it.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.
No, la Polizia di Stato non oscurerà le fake news
January 25, 2018 6:03Davvero la Polizia di Stato italiana intende bloccare le fake news e decidere quali notizie sono vere e quali no, creando una sorta di “Ministero della Verità”, come hanno annunciato alcuni articoli su Internet e nei giornali? La risposta breve è no: la notizia della polizia antibufale è una bufala.La risposta meno breve è che il recente comunicato stampa della Polizia di Stato che annuncia un “Protocollo Operativo per il contrasto alla diffusione delle Fake News attraverso il web” non parla di bloccare le notizie, ma di dare ai cittadini uno strumento online per segnalare le notizie sospette, la cui eventuale smentita verrà pubblicata sul sito della Polizia Postale e delle Comunicazioni, www. commissariatodips.it.
Questo protocollo fornirà anche ai cittadini un aiuto nel rivolgersi ai social network in modo autorevole in caso di notizie che li diffamano o danneggiano.
Saranno i social network, non la Polizia, a decidere se eventualmente rimuovere dai propri siti una notizia segnalata.
L’intento, insomma, è dare al cittadino diffamato un supporto, una voce che venga ascoltata più attentamente di quanto purtroppo avviene oggi con le segnalazioni individuali dei contenuti diffamatori, che spessissimo vengono semplicemente ignorate dai social network.
Ma questo intento è stato annacquato da una comunicazione confusa. La prima versione del comunicato stampa della Polizia di Stato [salvata su Archive.org], infatti, parlava effettivamente di “oscuramento dei contenuti inappropriati” in una frase che si prestava al malinteso, dando l’impressione che la Polizia di Stato si sarebbe occupata in prima persona di rimuovere le fake news da Internet [un compito che non le spetta per mille ragioni, non solo giudiriche] quando in realtà questo oscuramento sarebbe stato affidato ai “gestori delle piattaforme virtuali”.
Il comunicato è stato poi riscritto togliendo la frase che menzionava l’oscuramento, e questo ha creato ancora più apprensione, perché questa rettifica fondamentale non è stata dichiarata esplicitamente.
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A sinistra, la versione del 18/1/2018; a destra, la versione del 20/1. |
Soltanto consultando una versione estesa del comunicato, pubblicata su Commissariatodips.it, emerge che si tratta di “richieste di rimozione” rivolte ai social network e ai siti Web e non di ordini di oscuramento emanati e imposti dalle autorità. Nel frattempo, però, il danno mediatico c’è stato.
Restano comunque degli aspetti da chiarire in quest’iniziativa: per esempio, chi saranno gli “esperti” citati dal comunicato, che effettueranno “approfondite analisi” delle notizie? Come saranno qualificati, e con quali metodi e criteri effettueranno queste analisi? E come mai il protocollo parla soltanto di contrasto alle fake news diffuse “attraverso il Web”, trascurando il fatto che le notizie false o fabbricate vengono talvolta disseminate anche attraverso i media tradizionali?
Certamente l’attività della Polizia Postale contro le truffe, le bufale grossolane e le catene di Sant’Antonio, condotta attraverso pagine Facebook come Una vita da Social, si è dimostrata efficace e autorevole. Ma quando si passa dalla truffa alla notizia diventa indispensabile fornire la massima trasparenza e appoggiarsi agli esperti di notizie che esistono già: si chiamano bravi giornalisti.
Questo articolo è il testo preparato per il mio servizio La Rete in 3 minuti per Radio Inblu del 25 gennaio 2018. Fonti e approfondimenti: Arianna Ciccone, Butac, David Puente, Guido Scorza, The Guardian, EuroNews.it.
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Truffa dei falsi buoni Ikea su WhatsApp
January 23, 2018 12:34“Pensavo che era la solita fregatura e invece l’ho appena preso! [...] Partecipa al nostro sondaggio per vincere... Ricevi subito un Buono Ikea del valore di £250”. Questo è il testo di un messaggio che sta girando da qualche giorno su WhatsApp.È una truffa. Non cliccate sul link e non inoltrate quel messaggio a nessuno. Non ci sono buoni e non si vince nulla, ma si rischia di essere fregati.
Lo scopo dell’annuncio, infatti, sembra essere quello di abbonarvi con l’inganno a un servizio SMS Premium: a me, su computer, è comparsa l’offerta di abbonarmi al costo di 10 franchi la settimana a Ilovemobi.com, con rinnovo automatico. Il link completo (reso volutamente inservibile) è questo.
Gli indizi di truffa sono parecchi:
- Perché Ikea dovrebbe ospitare una distribuzione di propri buoni su Chebuoni.win invece che su Ikea.com?
- Chebuoni.win è stato registrato il 16 gennaio scorso e i suoi veri intestatari sono protetti tramite Whoisguard: Ikea non avrebbe motivo di nascondersi.
- Il buono è in sterline (£).
- I commenti positivi sul sito sembrano commenti di Facebook ma non lo sono: le immagini degli utenti sono uguali in tutte le lingue.
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Le versioni in inglese e in italiano dei “commenti” su Chebuoni.win. |
- Compilando il “sondaggio” viene chiesto di segnalare la “promozione” su WhatsApp a 15 gruppi o amici: trucco tipico per fa diffondere il messaggio e aumentare il numero di vittime.
- Tentando di inviare la “promozione” agli amici compare un messaggio precompilato (“Pensavo che era la solita fregatura...”) che include un link a ikea[punto]com-premium.pro che riporta a Chebuoni.win.
- Il dominio Com-premium.pro è intestato a tale Cheney Pichette (con indirizzo postale svizzero). Probabilmente sono dati di fantasia. È stato creato il 22 gennaio scorso.
- Non è la prima volta che Ikea viene presa di mira da campagne truffaldine come questa (Italia, novembre 2017 e gennaio 2018), tanto che l’azienda ha pubblicato da tempo (dal 2013) una smentita generale.
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Podcast del Disinformatico del 2018/01/19
January 19, 2018 22:17È disponibile per lo scaricamento il podcast della puntata di oggi del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera. Buon ascolto!
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