Facebook e il disastro di Cambridge Analytica
marzo 21, 2018 19:14Ieri la TV commerciale britannica Channel 4 ha mandato in onda e pubblicato su Youtube le riprese nascoste dei massimi esponenti di Cambridge Analytica mentre offrono i loro servizi (informatici e non solo, prostitute comprese) per manipolare l’opinione pubblica e si vantano di aver influenzato il corso di numerose elezioni nel mondo usando i dati estratti dai social network.
In particolare, è emerso che Cambridge Analytica ha abusato dei dati e delle funzioni di Facebook per profilare circa 50 milioni di utenti e dedurne gli orientamenti politici, creando per Donald Trump una campagna presidenziale estremamente mirata, con spot online su misura per i singoli utenti.
Al centro di questa profilazione c’è un’app per Facebook, This Is Your Digital Life, creata dal ricercatore Aleksandr Kogan insieme a Cambridge Analytica e immessa nel social network nel 2014, che invitava gli utenti a scoprire il proprio profilo di personalità: uno di quegli stupidi sondaggini che andavano di moda a quell’epoca e che già allora si sconsigliava di usare.
Quest’app, usata da circa 270.000 persone, accedeva anche ai dati degli amici di queste persone, come era prassi di Facebook in quel periodo. Questi dati, secondo Christopher Wylie, ex dipendente di Cambridge Analytica, sarebbero stati venduti all’azienda e usati per la campagna Trump.
Ma gli Stati Uniti non sono l’unico paese nel quale Cambridge Analytica ha avviato campagne politiche di manipolazione delle opinioni. L’azienda, da parte sua, nega di aver usato questi dati.
Questa è l’indagine di Channel 4. Dedicatele venti minuti: non ve ne pentirete, ma lo schifo sarà forte.
Questo è un elenco di chi ha pagato i servizi di Cambridge Analytica secondo Opensecrets.org, sulla base dei dati della commissione elettorale federale statunitense:
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Credit: Kevin Beaumont. |
Facebook si chiama fuori, anche con un messaggio personale di Mark Zuckerberg di oggi, dicendo di aver rimosso l’app quando è emerso che i dati raccolti venivano usati per scopi differenti da quelli dichiarati. Ma non può fare la santarellina, perché l’idea che un’app potesse accedere ai dati degli amici di chi faceva il sondaggio era evidentemente una violazione di ogni principio basilare di tutela dei dati e perché sapeva da tempo (dal 2015, come ammesso dallo stesso Zuckerberg) di questa vicenda e non ne ha parlato fino a quando l’hanno tirata fuori i giornalisti. Quelli bravi e testardi, che esistono nonostante tutto. Quelli che lavorano per un anno per tirar fuori un’indagine devastante, come Carole Cadwalladr e Emma Graham-Harrison del Guardian e dell’Observer, che vi consiglio di leggere qui.
In pratica è andata così:
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2013: Cambridge Analytica: “Salve, sono Aleksandr Kogan, un ricercatore, vorrei accedere ai dati dei vostri utenti tramite un sondaggino. OK se già che ci sono mi prendo anche i dati dei loro amici?”
Facebook: “Certo, vai tranquillo.” -
2015: Giornalisti: “Ehi, Facebook, quel ricercatore al quale avete dato allegramente accesso ai dati dei vostri iscritti e anche a quelli dei loro amici li ha condivisi tutti con Cambridge Analytica, quell’azienda che si vanta di manipolare le elezioni.” Facebook: “Cosa? Ops! Ehi, ricercatore e CA, era contro le nostre regole, non avviseremo gli utenti violati, ma vi banniamo l’app e ci dovete promettere che farete i bravi e cancellerete i dati raccolti.”
CA: “Cerrrrrtoooo, promesso, come no.....”
[rumore di milioni di dollari che cadono nei conti di Cambridge Analytica dalla campagna Trump] - 2018: Giornalisti: “Ehi, Facebook, Cambridge Analytica non ha mica cancellato i dati.”Facebook: “Opperdindirindina, state dicendo che abbiamo sbagliato a fidarci della promessa di quelli che avevano barato?”
In queste ore le azioni di Facebook hanno perso circa il 9%, togliendo grosso modo 50 miliardi di dollari dal valore di mercato del social network.
Certo, tutti i social network raccolgono dati personali. Lo fa anche Google. Ma nessuno si avvicina alla quantità e varietà di dati raccolta da Facebook. Nessuno controlla anche la più grande piattaforma di messaggistica del pianeta (WhatsApp), raccogliendo dati su chi comunica con chi e quando lo fa. Nessuno aspira in maniera così megalomane a gestire le notizie dei giornali. Nessuno si vanta di poter coordinare campagne d’influenza politica di grande successo (in pagine che Facebook ha ora rimosso o de-listato silenziosamente, come scoperto da The Intercept).
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Fonte: Facebook (pagina non rimossa ma de-listata) |
Non dimentichiamo, inoltre, che la campagna Obama del 2008 fu chiamata, non a caso, “the Facebook election”. Anche in quell’occasione Facebook consentì il microtargeting degli utenti (con la differenza che i dati per farlo non furono ottenuti con l’inganno).
Certo, i governi e i movimenti politici da sempre cercano di influenzare l’opinione pubblica. Ma stavolta i dati per farlo glieli abbiamo forniti noi, non una polizia segreta o un ente governativo di sorveglianza.
Ancora una volta la disinvoltura di Facebook nel “proteggere” i dati dei suoi due miliardi di utenti conferma il principio che se non paghi per un servizio, non sei un utente e non sei un cliente: sei il prodotto in vendita.
Bisogna tenere presente, infatti, un concetto che molti in queste ore stanno sbagliando: Facebook non si è fatta rubare i dati degli utenti. Li ha ceduti volontariamente.
Non dimentichiamo questo celebre scambio di messaggi di un giovane Zuckerberg agli esordi di Facebook, secondo Business Insider:
Zuckerberg in his own words pic.twitter.com/VRZQ42HN0r— jason (@Jason) 20 marzo 2018
Il brusio che sentite in sottofondo, in questa vicenda perfettamente prevedibile, è il coro dei “ve l’avevamo detto” inascoltati di tutti questi anni.
Fonti aggiuntive: BBC, The Guardian, Snopes.com.
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Auto a guida autonoma coinvolta in un investimento mortale
marzo 21, 2018 17:08Un’auto a guida autonoma di Uber, una Volvo XC90, ha investito una donna che stava attraversando la strada spingendo la propria bicicletta a Tempe, in Arizona, intorno alle 22 locali di domenica scorsa.
L’incidente è avvenuto su un rettilineo con visibilità elevata. L’auto era in modalità di guida autonoma con una persona al posto di guida (una dipendente di Uber), procedeva a circa 65 km/h e non ha frenato in modo significativo.
La donna investita, Elaine Herzberg, è morta in ospedale per le ferite riportate. Il programma di sperimentazione della guida autonoma di Uber è stato sospeso.
È presto per capire a fondo la dinamica e le responsabilità: ma sta di fatto che il giorno che temevamo è purtroppo arrivato. Le implicazioni e conseguenze della prima morte accertata di una persona in un incidente che coinvolge un’auto pienamente autonoma saranno inevitabilmente pesanti su tutto il settore nascente delle automobili senza conducente.
Maggiori dettagli e immagini dell’incidente sono su Electrek e sul Phoenix New Times. La conferenza stampa della polizia di Tempe è qui.
L’auto è autonoma ma non elettrica (ha un motore a benzina) ed è dotata di numerose telecamere che hanno registrato l’incidente. Aggiornerò questo articolo man mano che vi saranno informazioni precise e accertate.
2018/03/21
Repubblica (a firma di Vincenzo Borgomeo) ha pubblicato un articolo pieno di errori, dall’ortografia di base (“driveless”, "detenction”) alla fisica e all’informatica, e saturo di luoghi comuni terroristici. Ne trovate qui su Archive.is una copia.
È un esempio interessante di uno dei motivi per cui le auto elettriche, quelle autonome e in generale quelle informatizzate vengono snobbate dalla stampa: i loro giornalisti, formatisi su carburatori e pistoni, non capiscono un’acca di queste nuove tecnologie e non fanno alcuno sforzo per aggiornarsi e capirle. Sono rimasti indietro, superati dai geek dell’informatica, e scelgono di denigrare quello che non capiscono.
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Auto a guida autonoma investe e uccide una persona
marzo 19, 2018 22:27Un’auto a guida autonoma di Uber, una Volvo XC90, ha investito una donna che stava attraversando la strada spingendo la propria bicicletta a Tempe, in Arizona, intorno alle 22 locali di domenica scorsa.
L’incidente è avvenuto su un rettilineo con visibilità elevata. L’auto era in modalità di guida autonoma con una persona al posto di guida (una dipendente di Uber), procedeva a circa 65 km/h e non ha frenato in modo significativo.
La donna investita, Elaine Herzberg, è morta in ospedale per le ferite riportate. Il programma di sperimentazione della guida autonoma di Uber è stato sospeso.
È presto per capire a fondo la dinamica e le responsabilità: ma sta di fatto che il giorno che temevamo è purtroppo arrivato. Le implicazioni e conseguenze della prima morte accertata di una persona in un incidente causato da un’auto pienamente autonoma saranno inevitabilmente pesanti su tutto il settore nascente delle automobili senza conducente.
Maggiori dettagli e immagini dell’incidente sono su Electrek e sul Phoenix New Times. La conferenza stampa della polizia di Tempe è qui.
L’auto è dotata di numerose telecamere che hanno registrato l’incidente. Aggiornerò questo articolo man mano che vi saranno informazioni precise e accertate.
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Cento euro donati a Medici Senza Frontiere per farmi debunkare “American Moon”
marzo 18, 2018 14:40Ricordate che mi ero offerto di fare un’analisi critica di American Moon, il video lunacomplottista di Massimo Mazzucco, in cambio di donazioni fatte a Medici Senza Frontiere?
Beh, la prima donazione è stata fatta: cento euro sono stati inviati a Medici Senza Frontiere. Con il donatore, Andrea D*, ho concordato che in cambio avrei analizzato il trailer del video.
Per non regalare ranking in Google a questo nuovo, tedioso, interminabile parto complottista non incorporo o linko qui sotto il trailer, ma se ci tenete lo trovate qui:
https://www.ma-anche-no.com/watch?v=O6R-iS4iZtw
Ovviamente sostituite youtube a ma-anche-no.
Vado per ora in ordine sparso, man mano che noto le perle migliori. Perle tipo questa: Mazzucco sottopone le foto delle missioni lunari a dei fotografi professionisti, per farne valutare l’autenticità. Lasciamo stare il fatto che nessuno dei fotografi interpellati ha esperienza di foto nello spazio, non avendone mai fatte, quindi non sa nulla delle condizioni di luce nel vuoto e sulla superficie lunare.
Guardate la foto che viene sottoposta al fotografo Aldo Fallai:
È questa:
Non la troverete nei rullini della NASA, perché è un fotomontaggio: è una composizione creata da Ed Hengeveld nel 2008 cucendo insieme varie foto originali, correggendone digitalmente i livelli e aggiungendo un sole finto nella posizione sbagliata, come spiego qui da anni.
In altre parole, Mazzucco tenta di dimostrare che le foto sono false usando una foto falsa.
Non c’è che dire, è un bell’inizio. Vado avanti non appena smetto di ridere. Intanto ringrazio Andrea D* per la sua donazione a MSF. Dai che da questa collana di baggianate viene fuori qualcosa di buono.
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E con questo fanno otto capitoli pronti per togliersi i dubbi sugli sbarchi lunari
marzo 17, 2018 14:10Complice la piovosissima giornata al Maniero Digitale, ho finito di aggiornare massicciamente l’ottavo capitolo della versione ampliata e aggiornata di Luna? Sì, ci siamo andati, il mio libro gratuito di risposte alle tesi di complotto intorno agli sbarchi sulla Luna.Questo capitolo si concentra sulle presunte impossibilità fisiche delle missioni lunari sostenute dai lunacomplottisti, prima fra tutti la questione delle fasce di Van Allen (vero e proprio tormentone complottista) e include anche vari video esplicativi.
Il libro è stato già sfogliato da circa 152.000 visitatori da dicembre scorso; il dubbio più letto riguarda il presunto mistero delle ombre parallele.
Non c’è ancora stata nessuna risposta, da parte dei lunacomplottisti, alla mia proposta di recensire American Moon, il nuovo video che sostiene le loro tesi, se viene fatta una donazione a Medici Senza Frontiere. A volte il silenzio spiega più di mille parole.
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