Giornalismo digitale: come recuperare un sito oscurato dalla magistratura
diciembre 29, 2017 5:38Ieri la Radiotelevisione Svizzera ha dedicato articoli e servizi TV a un caso di pirateria audiovisiva piuttosto particolare, quello del sito Abbotv.ch, che in Svizzera offriva abusivamente accesso ai canali TV a pagamento italiani. La vicenda ha portato alla denuncia di tre persone “per infrazione alla Legge federale sui diritti di autore nonché per titolo di Fabbricazione e immissione in commercio di dispositivi per l'illecita decodificazione di offerte in codice”.
Sembra un caso informaticamente interessante, ma il comunicato stampa della Polizia cantonale è molto stringato e non fornisce dettagli. Come si fa a procurarsi questi dettagli e scoprire per esempio quali canali TV erano offerti, a che prezzo e da quanto tempo, in modo da poter imbastire un servizio giornalistico che sia più di una semplice ripetizione del comunicato stampa? Il sito attualmente mostra solo la schermata di oscuramento:
Eppure nel servizio del Quotidiano, al quale ho contribuito, si vedono le schermate del sito com’era prima dell’oscuramento.
Preveggenza? Ero uno degli abbonati al servizio, che ora saranno comprensibilmente preoccupati perché sono coinvolti con nome, cognome e account PayPal in una vicenda illecita?
No, semplicemente un pizzico di tecnica di giornalismo digitale. La copia cache acquisita da Google il 26 dicembre mostrava il sito già oscurato, così sono andato su Archive.org, che è un sito che registra copie cronologiche delle pagine Web, e ho cercato le copie d’archivio di Abbotv.ch, che vanno dal 6 agosto 2015 (sito in costruzione) al 6 ottobre 2017, e questo mi ha permesso di definire grosso modo il periodo di operatività del sito (era online al 17 settembre 2015):
Sfogliando Archive.org ho recuperato l’aspetto del sito al 6 ottobre scorso e tutti i dettagli: Abbotv.ch offriva “Un piccolo Decoder con un mondo di canali, Champions League, Serie A, Serie B, Formula 1, film in prima TV, documentari, serie TV, cartoni animati e molto altro ad un prezzo fenomenale!”. Il sito proponeva un “abbonamento” che comprendeva “una vastissima scelta di canali che trasmettono film in prima visione assoluta, Champions League, serie TV in prima visione, canali per bambini e adulti, sport e molto altro. Inoltre, è disponibile una libreria On demand aggiornata periodicamente con i film del momento!”.
Con lo stesso sistema ho recuperato la modalità di pagamento (solo PayPal) e i prezzi (da 204 CHF per un mese, decoder incluso, a 497 CHF per un anno, sempre con decoder incluso), decisamente convenienti per chi voleva guardare le partite di calcio, i film di prima visione o gli altri contenuti a pagamento, magari offrendo il tutto agli avventori del proprio locale e incrementando così il proprio flusso di clientela con relativi incassi.
Sono emerse anche le condizioni generali del servizio, le FAQ e la pagina dei contatti (con tanto di numero di telefonino e indirizzo di mail).
Procurarsi la lista esatta dei canali piratati ha richiesto un po’ più di impegno: le pagine archiviate da Archive.org includevano il link al documento PDF che le elencava ma non il documento stesso. Ma avendo il link è stato sufficiente cercare in Google il nome del documento e recuperarne la copia cache:
Domaintools, invece, mi ha dato i dati d’intestazione e di hosting del dominio Abbotv.ch, registrato presso GoDaddy il 3 agosto 2015, gestito da Domains by Proxy e ospitato presso una società di hosting di Ginevra.
La ricognizione permessa da Archive.org e da Google mi ha permesso di vedere che il sito era costruito in modo apparentemente professionale e credibile ma che il visitatore si sarebbe dovuto comunque insospettire perché gli unici dati di contatto erano un numero di telefonino e un indirizzo di mail (nessun indirizzo di sede legale, nessun nome di ditta, nessun nome di referente) e perché l’offerta era decisamente troppo bella per essere vera.
Tutte le informazioni necessarie per costruire un servizio giornalistico dettagliato, insomma, sono risultate reperibili rapidamente, pubblicamente e gratuitamente via Internet. Questo è il potere del giornalismo digitale.
Podcast del Disinformatico del 2017/12/22
diciembre 28, 2017 19:29È disponibile per lo scaricamento il podcast della puntata di venerdì scorso del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera. Buon ascolto!
Come creare una postazione di monitoraggio della ISS
diciembre 28, 2017 10:55Poco fa ho postato questo tweet e mi sono arrivate alcune richieste di sapere i nomi dei siti che ho usato per ricevere gli streaming in diretta della Stazione Spaziale Internazionale:
Ho convertito un vecchio Mac in una stazione di monitoraggio della Stazione Spaziale. Se avete un vecchio tablet, è un buon modo per riutilizzarlo pic.twitter.com/v2MTUIprHO— Paolo Attivissimo (@disinformatico) December 28, 2017
I siti sono questi:
- Live_ISS_Stream (versione popout)
- ISS HDEV (versione popout)
- Where is the International Space Station? dell’ESA
Ho attivato la scomparsa del Dock (il computer è un Mac), messo uno sfondo completamente nero e attivato il tema Dark di Firefox. Il gatto è optional.
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Bufale, orsi e scimmiette: fare fake news con le buone intenzioni
diciembre 28, 2017 6:03Può sembrare strano, ma si può creare una fake news, nel senso di una notizia volutamente falsa, senza mentire e usando soltanto materiale autentico. In questi giorni circolano nei social network due storie parallele di questo genere, accomunate da un altro elemento condiviso: usano entrambe immagini di animali.La prima storia si basa sul video, in sé autentico, di un orso polare magrissimo e visibilmente stremato che vaga in una landa brulla e completamente priva di ghiaccio. Il video è stato presentato anche da varie testate giornalistiche di tutto il mondo come una dimostrazione potente e palese dei cambiamenti climatici che stanno avvenendo.
Ma i giornalisti che si sono presi la briga di risalire all’origine del video hanno scoperto che è stato ripreso ad agosto in una zona dell’isola di Baffin, nel Canada nord-orientale, che in estate è regolarmente priva di ghiaccio. Anche i cambiamenti climatici, come il video, sono autentici, ma in questo caso non c’entrano. Insomma, due fatti reali sono stati uniti per creare una notizia falsa, generata da una coppia di attivisti ambientali per promuovere la propria causa.
La seconda storia riguarda un’immagine scioccante di una scimmietta brutalmente immobilizzata in un laboratorio e soggetta a esperimenti cruenti di cui vi risparmio la descrizione: è stata pubblicata su Facebook da un deputato come denuncia esplicita e visiva delle crudeltà atroci di quella che nel post sul social network viene chiamata “la falsa scienza della sperimentazione animale”.
Anche in questa seconda storia, l’immagine della scimmietta è di per sé reale e lo è anche il problema etico della sperimentazione sugli animali, ma manca un dettaglio importante: l’immagine è tratta da una scena simulata, creata per un film usando una scimmietta finta, e non mostra affatto le condizioni reali della sperimentazione animale, come ha scoperto il debunker David Puente.
In entrambe le storie, insomma, immagini non ritoccate ma usate fuori contesto sono state sfruttate per produrre un forte impatto emotivo che crea un inganno e rende difficile qualunque discussione razionale. Chi condivide queste immagini e gli slogan che le accompagnano crederà che siano una descrizione fedele della realtà, ma non lo sono. Cosa peggiore, se viene a sapere che le immagini sono ingannevoli, spesso ribatterà che non ha importanza, perché comunque sono state usate in buona fede, con le migliori intenzioni, per attirare l’attenzione su problemi seri e reali, e che se questi video e queste foto esagerano e drammatizzano un po’ i termini dei problemi non c’è niente di male.
Ma in realtà, a parte l’ovvia questione di correttezza, rimane il fatto che usare informazioni false o esagerate rischia di essere un autogol per le cause, magari perfettamente legittime, che si vogliono promuovere, perché quando poi la falsificazione viene scoperta getta discredito non solo sul singolo messaggio, ma sull’intero argomento, e probabilmente anche sul messaggero che la condivide sui social network, che potreste essere voi. Siate prudenti.
Questo articolo è il testo preparato per il mio servizio La Rete in 3 minuti per Radio Inblu del 28 dicembre 2017.
Antibufala: incassa 1 milione di dollari vendendo Bitcoin contraffatti col pennarello!
diciembre 26, 2017 17:17Spesso le fake news non hanno un’origine precisa e vengono diffuse con un passaparola digitale che fa perdere le tracce della fonte iniziale. Ma c'è un caso recente di fake news di cui si sa con precisione l’origine, e questo consente di vedere come nasce e come si diffonde una notizia falsa.
Il caso è quello di un certo Marlon Jensen, un americano di 36 anni che sarebbe stato arrestato a New York per aver incassato fraudolentemente oltre un milione di dollari vendendo per strada degli esemplari falsi di Bitcoin, la valuta digitale che in questi giorni è sulla bocca di tutti per via del suo spettacolare aumento di valore.
Gli esemplari, secondo la notizia, erano in realtà dei gettoni di una nota catena di ristorazione, sui quali l’intraprendente Jensen aveva semplicemente rimosso il marchio della catena e poi disegnato con il pennarello il simbolo dei Bitcoin per gabbare gli ingenui acquirenti.
Sui social network e nei blog è partito subito il coro planetario dei commenti ironici e delle condivisioni di questa notizia, che (ripeto) è falsa, anzi è fake, ossia fabbricata intenzionalmente. Questa fake news, infatti, è stata creata dal sito satirico statunitense Huzlers.com per parodiare la recente febbre di scambi e speculazioni intorno ai Bitcoin, che ha in effetti attirato davvero molti investitori inesperti in cerca di facili guadagni. Molti internauti l’hanno condivisa dandola per vera perché Huzlers è un sito specializzato nel fabbricare notizie false in modo da attirare visitatori e quindi ottenere incassi pubblicitari e di conseguenza ha confezionato una storia che tocca tutti i tasti emotivi giusti: è divertente e sensazionale; stimola il luogo comune dell’ingenuità e dell’incompetenza tecnologica della gente (visto che i Bitcoin sono una valuta digitale virtuale, che non esiste in forma di monete o banconote); suscita il compiacimento di sentirsi più intelligenti degli altri che abboccano alla truffa.
Nei social network, così, molte persone hanno indicato Marlon Jensen come un “genio” e dichiarato che la vicenda conferma che gli americani in particolare sono ingenui e ignoranti, senza rendersi conto che in realtà gli ingenui erano proprio loro, quelli che condividevano una storia falsa senza neanche porsi il dubbio che potesse essere inventata.
Il successo di fake news come questa ci aiuta a ricordare che è proprio quando una storia fa leva sui pregiudizi, sui luoghi comuni e sul sensazionalismo che dobbiamo dubitarne maggiormente, anche se la storia ci arriva da persone che consideriamo attendibili, perché a loro volta possono averla ricevuta da persone che loro ritengono attendibili.
Per scoprire la vera natura di questa notizia falsa e delle altre dello stesso genere c'è un trucco molto semplice: visitare News.google.com e digitare, fra virgolette, il nome del presunto protagonista della vicenda seguito dalla parola fake: se la notizia è falsa, questo di solito fa comparire un articolo di smentita pubblicato da qualche sito antibufala che ha già indagato sul tema. Ma c'è anche un trucco ancora più semplice: quando c’è il minimo dubbio, non condividere è sempre una scelta prudente.
Questo articolo è il testo preparato per il mio servizio La Rete in 3 minuti per Radio Inblu del 21 dicembre 2017.