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Disinformatico

septiembre 4, 2012 21:00 , por profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Antibufala: “Talking Angela” NON è un’app di pedofili [UPD 2014/03/01]

marzo 1, 2014 6:45, por Desconocido - 0no comments yet

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Isteria in Rete per un'app presente nell'App Store di Apple e in Google Play e denominata Talking Angela: è accusata di essere gestita da un pedofilo. Secondo l'allarme che sta circolando, l'app sarebbe stata “rubata” da un pedofilo che la usa per ottenere informazioni dai bambini facendo loro delle domande.

Un'altra accusa è che il pedofilo entrerebbe nello smartphone attraverso quest'app e manderebbe dei virus. Ciliegina sulla torta, circola la diceria che se si ingrandiscono gli occhi della gattina si vede la casa e si scorge a volte anche il pedofilo in questione.

Si tratta di panzane assolute (specialmente l'ultima, che la dice lunga sulla diffusione del pensiero magico fra gli utenti e sulla loro profonda ignoranza di come funziona l'industria delle app): l'allarme è totalmente fasullo, secondo Sophos e Snopes.com, e risale ad almeno un anno fa. Se davvero ci fosse qualche pericolo, l'app sarebbe stata rimossa da tempo dall'App Store e da Google Play.

Il Guardian ha intervistato i creatori di Talking Angela a febbraio 2014: l'azienda, Outfit7, ha smentito ogni accusa, chiarendo che le conversazioni sono prodotte con un sistema automatico (chatbot), non da una persona. Considerato che l'app è stata scaricata oltre 50 milioni di volte, per avere una persona dietro ogni conversazione occorrerebbe un esercito intero di operatori. L'azienda ha comunque chiarito che dalle conversazioni vengono estratte e trasmesse ai suoi computer alcune informazioni, come l'età dichiarata dall'utente, a fini statistici, come dichiarato nelle FAQ.

Nonostante tutto, continua il passaparola isterico di accuse completamente infondate. Sophos segnala anche graficamente il livello di diffusione del delirio intorno alle parole “talking angela”.

Ho installato Talking Angela sul mio iPad per studiarla direttamente e risulta che è semplicemente un'app come tante che usa la fotocamera per riconoscere le espressioni facciali dell'utente, usa il microfono per dialogare e guadagna esponendo pubblicità (statiche e video) e convincendo gli utenti a fare acquisti in-app e installare altri giochi della stessa casa produttrice. Nella modalità adulto, e solo in quella, consente anche delle chat con un sistema automatico che simula un interlocutore (il chatbot citato prima). Se c'è una cosa che si può criticare, è la facilità con la quale anche un bambino può attivare la modalità adulto.

C'è un modo molto semplice per sapere se Talking Angela mette in contatto con una persona reale (il presunto pedofilo, secondo alcuni) o dialoga in modo automatico usando frasi preconfezionate memorizzate nell'app: mettere il telefonino o il tablet in modalità aereo. Se lo fate, il dialogo continua sconclusionato come prima (immettendo parole a caso si ottengono risposte completamente slegate) e senza che nessun dato venga trasmesso.

Ecco un breve esempio del dialogo senza senso di Angela (con un iPad connesso a Internet):




Io: Mi piacciono gli unicorni.
Angela: Ottimo. Alla maggior parte della gente servono vestiti per lavoro o per scuola, qualcosa che dia loro un aspetto professionale e un po' più elegante.
Io: Io vivo a Lugano.
Angela: Io vivo con i miei coinquilini in un appartamento a Parigi.
Io: Io vivo in una scatola di cartone.
Angela: Grazie di avermelo detto. Ti piacciono gli animali?

Quella che viene interpretata come la “casa del pedofilo” (che sarebbe, fra l'altro, un idiota assoluto a rivelarsi così banalmente) è semplicemente l'immagine usata durante il rendering della gattina digitale, effettuato per generare un riflesso realistico nei suoi occhi. L'immagine è molto sgranata e la fantasia di chi guarda aggiunge dettagli inesistenti: potrebbe in effetti trattarsi di una strada con alcune case, cosa che peraltro avrebbe senso vista l'ambientazione del gioco (la gattina sta all'aperto in una via e quindi sarebbe sensato generare il riflesso negli occhi usando l'immagine di una strada). Ecco due screenshot che ho acquisito dalla mia installazione:

Screenshot reale acquisito da me.

Screenshot reale acquisito da me.


Intorno a quest'app è nata e prospera una sorprendente collezione di immagini e notizie false, come questa presunta immagine del pedofilo, che alimentano una paura ingiustificata. Per esempio, la notizia della scomparsa di un bambino, tale Eli Moreno, in seguito all'uso di Talking Angela è una frottola inventata da un sito satirico (altri dettagli). Anche l'immagine qui sotto è un falso utilizzato in vari video per attirare traffico e generare guadagni.

IMMAGINE FALSIFICATA.


Il vero pericolo di Talking Angela e di tutte le app di questo genere, pensate per i bambini, è che invitano insistentemente a fare acquisti in-app di oggetti virtuali a prezzi assolutamente indecenti, che si pagano tramite la carta di credito (o carta iTunes) memorizzata nell'account legato all'iPhone o iPad. Soldi veri in cambio di oggetti immaginari: un affare d'oro che ha fruttato ricavi per circa 4 miliardi di dollari nel 2013 ad Apple e Google.

Notate il “petto di monete d'oro”
(in originale immagino fosse “chest”) a 10 franchi
L'app invita insistentemente a sbloccare gli acquisti in-app.
Questo è il vero pericolo.


Se siete preoccupati per queste cose, imparate a usare le Restrizioni per non permettere l'installazione di app o gli acquisti in-app e per bloccare l'accesso a fotocamera e microfono per tutte le app, invece di lanciarvi in una caccia alle streghe digitale. Tutto qui.


AVVERTENZA: Visto il clima di paranoia che si è creato intorno a questa vicenda e visto che il diffondersi di dicerie incontrollate sta causando angosce inutili a genitori e bambini, cestinerò qualunque commento che accusi Talking Angela senza presentare prove precise. Non farò da cassa di risonanza alla vostra irresponsabilità.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Disinformatico radiofonico di oggi, pronto il podcast

febrero 28, 2014 18:14, por Desconocido - 0no comments yet

Potete scaricare qui il podcast della puntata di oggi del Disinformatico radiofonico che ho condotto per la Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera. I temi della puntata:

Antibufala: “Talking Angela” NON è un’app di pedofili

iPhone, iPad, iPod touch: come bloccare l’installazione app e gli acquisti in-app

Disattivare acquisti in-app e installazione di app in Android

In fuga da WhatsApp, ma verso dove?



Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



In fuga da WhatsApp, ma verso dove?

febrero 28, 2014 8:05, por Desconocido - 0no comments yet

Dopo il blackout di alcune ore che ha colpito WhatsApp e soprattutto dopo l'acquisto di WhatsApp da parte di Facebook c'è stata una diffusa reazione istintiva di abbandonare WhatsApp. Molti utenti erano infatti riluttanti ad affidare a Facebook anche il proprio numero di telefonino (ironico, considerato che spesso affidano al social network in blu anche le foto delle proprie mutande e del relativo contenuto) e si erano rifugiati da WhatsApp. Ma ora che WhatsApp e Facebook sono sotto lo stesso ombrello di proprietà molti temono che gli archivi di numeri di telefonino di WhatsApp verranno incorporati nell'immensa schedatura collettiva di Facebook.

Ma se pensate di uscire da WhatsApp per non dare a Facebook il vostro numero di telefono cellulare, tenete presente che è del tutto inutile. Infatti è sufficiente che una sola delle persone che ha il vostro numero in rubrica sia utente di WhatsApp e il vostro numero resterà comunque negli archivi di WhatsApp: l'app, infatti, legge periodicamente tutta la rubrica degli indirizzi di ogni utente, acquisendo sia i numeri degli utenti che usano WhatsApp, sia quelli degli utenti che non usano quest'app di messaggistica istantanea.

Detto questo, se state cercando un'app che sostituisca WhatsApp perché siete preoccupati per la vostra privacy, buona fortuna: infatti è facile trovarne, ma è meno facile convincere tutti i nostri contatti a migrare insieme a noi verso la medesima app.

L'ideale sarebbe un'app che non archivi le nostre conversazioni, le trasmetta in modo cifrato, non abbia un server centrale che possa andare in tilt, non si legga automaticamente tutti i numeri della nostra rubrica e sia open source, in modo da poter verificare che sia davvero sicuro e rispettoso della privacy. Tutte le app seguenti fanno una o più di queste cose, ma nessuna le fa tutte: per ora dobbiamo rassegnarci a un compromesso. Se vogliamo tutelare la nostra privacy, la soluzione migliore è non usare app di messaggistica.

BitTorrent Chat (sperimentale; i sistemi supportati non sono ancora stati annunciati; gratuita)

Kik (iOS, Android, Windows Phone, BlackBerry; gratuita)

iO (iOS, Android; gratuita)

Line (Windows, Mac, iOS, Android, Windows Phone, BlackBerry, Nokia, Firefox OS; gratuita)

SureSpot (iOS, Android; gratuita e open source)

Tango (Windows, iOS, Android, Windows Phone; gratuita)

Telegram (iOS, Android, con supporto non ufficiale per Windows, Mac e Linux; gratuita e parzialmente open source)

Threema (iOS, Android; app svizzera con server in Svizzera; a pagamento)

Viber (Windows, Mac, iOS, Android, Windows Phone, Nokia; gratuita)

WeChat (iOS, Android, Windows Phone, BlackBerry, Nokia; gratuita)

Wickr (iOS, Android; gratuita)

Ci sarebbe un'alternativa: imparare a usare la mail cifrata. Funziona su qualunque sistema e dispositivo, è indipendente dal provider, è riservata ed ha una sicurezza verificabile (open source). Non è difficile, ma l'argomento merita un po' di dettaglio, per cui ne parliamo un'altra volta.

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Disattivare acquisti in-app e installazione di app in Android

febrero 28, 2014 7:33, por Desconocido - 0no comments yet

Se volete evitare danni e salassi accidentali causati da app infette o da acquisti di app o di accessori all'interno delle app su un dispositivo Android (telefonino o tablet), c'è un metodo universale molto semplice che funziona anche su dispositivi che hanno vecchie versioni di Android: si va nel Play Store, si tocca il tasto Impostazioni e si attiva la casella Usa la password per limitare gli acquisti, come mostrato qui accanto. In questo modo soltanto chi ha la password dell'account Google associato al dispositivo potrà fare acquisti. È inoltre possibile limitare in base a criteri d'età il tipo di applicazione scaricabile (gratuita o meno) usando, sempre nelle Impostazioni, la voce Filtro contenuti.

Il limite di questa protezione è che è comunque possibile installare app da fonti differenti dal Play Store: per disabilitare anche questa possibilità occorre andare nelle impostazioni di sicurezza e disabilitare l'opzione Sorgenti sconosciute.

Alcune versioni più recenti di Android (4.3 e successive) offrono sui tablet una gestione più completa: andando in Impostazioni - Sicurezza, si aggiunge un utente con un profilo limitato, che viene protetto da una password. In questo profilo è possibile selezionare quali app possono essere utilizzate.

In alternativa si può ricorrere alle varie app di controllo parentale, gratuite o a pagamento, come per esempio Kaspersky Parental Control, Kids Place, Norton Family Parental Control o Funamo Parental Control, che bloccano lo scaricamento di app, le telefonate uscenti e ricevute, l'invio di SMS e impongono limiti di tempo inesorabili.

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iPhone, iPad, iPod touch: come bloccare l’installazione app e gli acquisti in-app

febrero 28, 2014 7:22, por Desconocido - 0no comments yet

Ho ricevuto parecchie richieste, principalmente da genitori preoccupati, di descrivere in dettaglio come si impediscono l'installazione di app e gli acquisti in-app su iPhone, iPad e iPod touch. L'ansia generata dalla bufala di Talking Angela, i frequenti casi di addebiti inattesi per acquisti in-app sulla carta di credito associata all'iDispositivo e il risarcimento di 32 milioni di dollari da parte di Apple per acquisti in-app ingannevoli stanno finalmente attirando l'attenzione sul fatto che lasciare in mano a un bambino un dispositivo complesso dal quale è facile prelevare denaro con l'inganno non è una buona idea.

La descrizione seguente si riferisce a un iPad con iOS7, ma il principio generale vale anche per gli altri iDispositivi.

La prima cosa da fare è andare all'icona Impostazioni, scegliere Generali e poi Restrizioni. Poi bisogna abilitare le restrizioni, toccando Abilita restrizioni. Questo fa comparire la richiesta di un PIN di quattro cifre, che sarà noto soltanto al genitore e che non deve essere ovvio (niente data di nascita e niente 0000 o 1234 e simili). Quando lo impostate, il PIN va immesso due volte, per sicurezza.


A questo punto disattivate iTunes Store, iBooks Store, Installazione app, Eliminazione app e Acquisti In-App. Fra l'altro, già che ci siete, se preferite inibire anche le fotocamere integrate nell'iPad / iPod / iPhone, potete farlo qui disattivando Fotocamera e/o Facetime.

Per gli acquisti in-app è inoltre prudente, come ulteriore protezione, attivare la richiesta di password a ogni acquisto, invece di ogni 15 minuti: gli acquisti dovrebbero essere comunque bloccati, ma è meglio mettere una barriera in più. Andate in Impostazioni, Generali, Restrizioni, digitate il PIN e toccate Richiedi password. Qui potete toccare Subito e il gioco è fatto.

Se qualcuno tenta di indovinare il PIN, dopo sei tentativi falliti il dispositivo si blocca per un minuto. Passato il minuto, si ha una sola possibilità di ritentare e poi il dispositivo si blocca per cinque minuti.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



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