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Disinformatico

4 de Setembro de 2012, 21:00 , por profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

(AGG 2023/09/08) Sondaggio per i libri lunari: come abbreviereste il nome del Modulo Lunare? Ecco i risultati

9 de Setembro de 2023, 5:16, por Il DisinformaticoPubblicazione iniziale: 2023/09/05 20:53. Ultimo aggiornamento: 2023/09/08 5:00.

La traduzione in italiano delle 188.000 parole di Carrying the Fire, l’autobiografia dell’astronauta lunare Michael Collins, è stata completata. Ora inizia la fase della revisione del testo impaginato, per snidare refusi e forme non idiomatiche, e ci stiamo scontrando con una scelta linguistica e grafica molto problematica (una delle tante) per la quale chiedo il vostro parere: è emersa durante le prove tecniche per un possibile audiolibro. 

Come probabilmente sapete se frequentate questo blog, il veicolo spaziale Apollo includeva un modulo lunare (Lunar Module in originale), che durante le missioni sulla Luna (1969-72) fu usato da due dei tre astronauti per raggiungere la superficie lunare, mentre il terzo membro dell’equipaggio restava nel modulo di comando (Command Module) agganciato al modulo di servizio (Service Module).

In Carrying the Fire questi veicoli e i loro acronimi vengono ovviamente citati spessissimo. Nella versione originale, il modulo di comando diventa CM, il modulo di comando accoppiato al modulo di servizio diventa CSM, e il modulo lunare diventa LM, creando gli acronimi dalle rispettive iniziali. Siccome si tratta di acronimi che all’epoca furono usati internazionalmente lasciandoli invariati, non avrebbe senso tradurli in MC, MCS o ML: si creerebbe solo confusione.

Pertanto nella nostra traduzione manteniamo gli acronimi storicamente noti, e in italiano scriviamo il CM (pronunciato “il ci emme”), il CSM (pronunciato “il ci esse emme”), e... l’LM (pronunciato “lelle emme”). Avete già intuito il problema linguistico e di lettura ad alta voce: lelle emme, dellelle emme e simili sono orrendamente cacofonici e la grafia “l’LM” è un pugno in un occhio.

Cosa ancora più importante, chi si ricorda o ha rivisto le storiche telecronache di Tito Stagno di allora, o ha letto i giornali e le riviste di quel tempo o i libri di Oriana Fallaci, sa che il modulo lunare in italiano non veniva chiamato “elle emme”, ma “lem”. E anche in inglese l’acronimo veniva pronunciato “lem”, non “ell emm”. Come mai?

La ragione è semplice: al suo debutto come progetto, nel 1962, il veicolo di allunaggio era stato denominato ufficialmente Lunar Excursion Module (LEM), ossia “modulo per escursione lunare”, ma a giugno del 1966, dopo quattro anni di uso intensivo di questo acronimo, la NASA decise che “excursion” era troppo frivolo e dava l’idea di una costosissima scampagnata mordi e fuggi, per cui il nome fu cambiato in Lunar Module e l’acronimo fu ridotto formalmente da LEM a LM. Troppo tardi: l’acronimo originale LEM era ormai entrato nell’uso, e quindi la pronuncia restò invariata. Si scrive LM, ma si pronuncia “lem”.

Il Modulo Lunare di Apollo 11 sulla Luna, con Buzz Aldrin che vi armeggia. Foto AS11-40-5927.

Un manuale Grumman/NASA di ottobre 1965, che parla di Lunar Excursion Module.
Un manuale Grumman/NASA di novembre 1969, che parla di Lunar Module.

Il problema è che le generazioni più giovani non sanno nulla di tutta questa faccenda e di questa regola di pronuncia ad hoc per nulla intuitiva, e quindi se scriviamo “il LM”, come si è sempre fatto negli ultimi cinquant’anni, molti lettori lo percepiranno come un errore (“il elle emme”), aspettandosi l’elisione e l’apostrofo (“l’LM”). E non è giusto pretendere che un giovane lettore di oggi sappia che “il LM” va pronunciato “il lem”.

Se invece scriviamo “l’LM” (pronunciato “lelle emme”), che sarebbe la forma ortograficamente corretta in italiano, creiamo confusione e produciamo una brusca frattura rispetto a cinquant’anni di articoli di giornale, telecronache e radiocronache che usano la pronuncia “il lem”. I puristi e i lettori vintage ci scuoieranno.

Se facciamo come fece Oriana Fallaci in Se il sole muore (o come fa Wikipedia in italiano) e manteniamo l’acronimo iniziale (LEM), la pronuncia corretta viene spontanea a chiunque, ma commettiamo un falso storico, perché Collins e tutti gli astronauti di cui l’editore, Cartabianca Publishing, ha curato e sta curando la traduzione delle autobiografie usano correttamente “LM”, e lo stesso fa la NASA in tutte le illustrazioni e i grafici.

Se cerchiamo di aggirare il problema scrivendo sempre “modulo lunare” per esteso, acronimi ricorrenti come “LM/CSM” diventano chilometrici “modulo lunare / modulo di comando e di servizio” e non ci stanno nelle tabelle presenti nel libro.

C’è anche un’altra possibilità: scrivere “il Lem”, come facevano molti giornali italiani (esempio). In questo modo non è più un acronimo, ma è una sorta di nome proprio. Si resta fedeli alla pronuncia storica, si evita il falso storico di usare l’acronimo obsoleto, ma non si è del tutto fedeli all’originale, che usa appunto l’acronimo.

In tutti i casi sarebbe comunque necessaria una nota esplicativa per chiarire le ragioni della scelta fatta.

Voi cosa fareste? Scegliereste “il LM”, “l’LM”, “il LEM” o “il Lem”? Scrivete il vostro parere nei commenti; meglio ancora, se volete partecipare a un sondaggio informale, mandatemi una mail a paolo.attivissimo@gmail.com con la vostra scelta nel titolo: basta che scriviate “il LM”, “l’LM”, “il LEM” o “il Lem”. Io farò la conta delle vostre mail e pubblicherò qui il risultato.

Ho pubblicato inoltre due sondaggi, su Mastodon e su X:

Sondaggio (versione corretta) per i libri lunari: come abbreviereste il nome del Modulo lunare? Spiegone: https://t.co/3CBYFoZvzN

— Paolo Attivissimo @ildisinformatico@mastodon.uno (@disinformatico) September 5, 2023

La vostra scelta è molto importante, perché l’editore sta per procedere non solo all’impaginazione di Carrying the Fire, che uscirà in tempo per Natale 2023, ma anche alla nuova tiratura delle autobiografie precedenti, Forever Young e L’ultimo uomo sulla Luna, che verrebbe fatta aggiornando il testo per includere questa scelta e uniformare i libri della collana. Grazie!

I risultati del sondaggio

Su X/Twitter (685 voti): “il LEM” 69,3%; “il Lem” 15,8%; “il LM” 12%; “l’LM” 2,9%.

Su Mastodon: 179 voti): “il LEM” 51%; “il Lem” 18%; “il LM” 26%; “l’LM” 4%.

Via mail (25 voti): “il LEM” 8 (32%); “il Lem” 11 (44%); “il LM” 6 (24%); “l’LM” 0 (0%).

In sintesi: “l’LM” (che è la scelta adottata finora per ragioni di purismo e fedeltà storica) non piace praticamente a nessuno. Invece “il Lem”, in cui l’acronimo diventa nome italiano a tutti gli effetti, è piaciuto parecchio, e anche “il LM” si difende bene. Ma “il LEM”, anche per motivi affettivi, si conferma il preferito. 

La terminologa Licia Corbolante mi segnala inoltre che “il LEM” o “il Lem” è lemmatizzato da tutti i vocabolari, anche se con grafia diversa:  Lem nello Zingarelli, lem nel Devoto-Oli, LEM nel Treccani e nel De Mauro, lem o LEM nel Sabatini-Coletti.  Inoltre nei libri di autori italiani del decennio scorso che usano la versione “italiana” le due grafie prevalenti sono LEM e Lem.

Il commento più bello: “In televisione si entusiasmarono tutti per il LEM, non si può cambiare il nome al protagonista, ma si può riempire di asterischi a pié pagina che citano lo spiegone. Una piccola nota a piede di pagina, un grande passo per l'umanità”

Sarei quindi dell’idea di adottare “il LEM”, aggiungendo la prima volta una nota di questo genere: “In originale, Collins usa l'acronimo “LM”, che fu adottato formalmente dalla NASA a giugno del 1966 dopo quattro anni di uso intensivo dell’acronimo LEM, ossia Lunar Excursion Module. La NASA cambiò acronimo perché ritenne che “excursion” fosse troppo frivolo, ma l’originale “LEM” era ormai impresso nel lessico comune e rimase in uso nei media, specialmente in italiano. Questo testo adotta “LEM” per continuità storica italiana e per maggiore leggibilità.” Che ne dite?

Ne ho discusso con l’editore, che concorda: la nota è già stata inserita nel testo del libro e “LM” verrà cambiato dappertutto.

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.


Come sta andando la traduzione di “Carrying the Fire”? Qualche esempio di drammi traduttivi

17 de Agosto de 2023, 13:31, por Il DisinformaticoPubblicazione iniziale: 2023/08/17 9:57. Ultimo aggiornamento: 2023/08/17 17:00.

Che meraviglia avere un dubbio tecnico sui computer degli allunaggi e farselo chiarire da chi ha creato quei computer. È successo stamattina, in una mail. Il bello di Internet.

I donatori di Carrying the Fire, la traduzione in italiano dell’autobiografia dell’astronauta lunare Michael Collins resa possibile dal crowdfunding e dalla collaborazione con l’editore Cartabianca Publishing, avranno una bella sorpresa.

I complottisti queste gioie non sanno manco cosa siano.

Ieri la traduzione collettiva del libro (circa 182.000 parole) ha superato una tappa importante: oltre la metà del testo è già riveduta e chiusa e nelle mani dell’editore, e ora si corre con cautela verso la chiusura dei capitoli rimanenti, già tutti tradotti ma in attesa di revisione.

Poi ci sarà la fase di rilettura, perché dopo aver reso fedelmente il senso del testo bisogna anche staccarsi dall’originale quanto basta per rendere scorrevoli e idiomatiche le frasi. Seguiranno la bozza di stampa e la preproduzione dei gadget per i donatori, e tutto dovrebbe essere pronto in tempo per farvi avere questa storia straordinariamente umana abbondantemente prima di Natale.

Ci siamo trovati a dover tradurre le cose più impensabili in un testo di astronautica: dalla geologia all’ittiologia, passando per il campo minato della poesia (di Collins e altrui) e dei refusi rimasti annidati per cinquant’anni nel testo originale e da decifrare per renderli in italiano. I giochi di parole, poi, sono un rompicapo che speriamo di aver risolto dignitosamente.

Stavo pensando di pubblicare qui alcuni degli appunti di traduzione per darvi un’idea (senza spoiler) del processo di scelta, molto spesso sofferta e dibattuta per giorni, di come rendere modi di dire, doppi sensi e riferimenti culturali che per un lettore di oggi non avrebbero alcun senso. Se la cosa vi interessa, ditemelo nei commenti.

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17:00. Nei commenti e su Mastodon sono arrivate parecchie dichiarazioni di interesse dopo la pubblicazione iniziale di questo post, per cui ecco a voi una prima infornata di note e dilemmi di traduzione. Troverete le soluzioni nel libro.

Se Collins sbaglia, che facciamo?

A un certo punto Collins, nella prefazione all’edizione più recente, parla del nuovo veicolo spaziale “Blue Dragon”, ma non esiste nessun veicolo con questo nome. Esiste l’azienda aerospaziale Blue Origin (quella di Jeff Bezos) e SpaceX ha una capsula di nome Dragon. Collins ha messo insieme le due cose.

In un altro punto, Collins parla di due aerei, il “Sabrejet” e il “Seadart”, ma in realtà questi aerei si chiamano rispettivamente Sabre (lo storico F-86) e Sea Dart. Ha sbagliato i nomi.

Nel citare il celeberrimo discorso lunare di Kennedy dimentica una parola fondamentale, space: "No single space project in this period...".

Nel raccontare gli esami medici degli astronauti, parla di medial malleous, ma malleous non esiste: è malleolus. In un altro punto parla dell’aereo dei fratelli Wright, uno degli aerei più importanti della storia, chiamandolo Flier. Con la I.

Parlando di geologia, Collins cita un “Valles Crater” nel New Mexico che non esiste. Intendeva forse la Valles Caldera? Poi dice che la formula della turchese (la pietra, che è femminile) è “CuAL6(OH) 8 (PO4) 4.4H2O”. Ma è sbagliata. La grafia corretta è CuAl6(PO4)4(OH)8·4H2O. Ci insospettisce inizialmente quell’“AL” tutto maiuscolo, e così ci tocca verificarla tutta con un docente di chimica (grazie Gigi) prima di accusare un astronauta di aver commesso una sfilza di errori.

Parliamo di spazio, che andrà meglio no? Ma a un certo punto Collins parla di un “rotational hand controller”. Che però non esiste nel veicolo di cui sta parlando, che ha solo una manopola di traslazione (translational hand controller) e una di assetto (attitude hand controller). A quale delle due intendeva riferirsi? 

Eccetera, eccetera.

Che facciamo? Correggiamo i suoi refusi ed errori, ma così creiamo piccole infedeltà di traduzione? Li lasciamo per fedeltà all’originale, rischiando che chi legge solo l’edizione italiana creda che abbiamo sbagliato noi? Mettiamo una nota a piè pagina che nota pedantemente ciascun errore? Li correggiamo senza dire nulla, perché la pedanteria è una brutta cosa e sappiamo tutti cosa intendeva Collins? Però così leviamo un dettaglio caratteriale.

Cosa più importante, servono le conoscenze storiche del periodo (o quelle mediche, chimiche o spaziali) per accorgersi di questi errori e dire “ehi, aspetta, qui qualcosa non mi torna” mentre si traduce. A quanto pare, né Collins né i suoi editori hanno mai notato questi sbagli. Di certo non li hanno mai corretti, visto che ci basiamo sull’edizione più recente del libro.

Se Collins dice una fesseria imbarazzante, che facciamo?

Collins scrive che la Casa Blanca, in Porto Rico, dove lui ha abitato per qualche tempo da giovanissimo, è “generalmente riconosciuta come l’abitazione più antica dell’Emisfero Occidentale”. Detta come va detta, è una fesseria un tantinello razzista: come se i popoli già presenti nelle Americhe prima dell’arrivo di Colombo non avessero mai costruito abitazioni. E infatti la storia della Casa Blanca è molto diversa e tocca andare a investigarla per poi decidere cosa fare di questo scivolone.

Collins scrive che nel 1964 non ci furono voli spaziali, ma non è vero: ci fu la Voskhod 1 sovietica. Suona un po’ tanto come un “esistiamo solo noi, gli altri non contano”.

Anche qui, cosa facciamo? A volte è necessario ricorrere a delle soluzioni creative.

Dubbi di ittiologia in un libro di spazio

Carrying the Fire parla di spazio, Luna, astronauti, aviazione: servono quindi persone competenti in questi campi per tradurlo, giusto? Sbagliato. Servono anche esperti di pesca. Collins entra nei dettagli dei suoi hobby: “I split my time between Florida and Boston, doing some watercolor painting, and fishing a lot in both places. I have a tiny paddleboat from which I gather snook in the south and striped bass in the north”.

Che pesce è uno striped bass? E lo snook?

Che ci vuole, basta guardare sul dizionario, no? No. Perché secondo i vari dizionari striped bass è la spigola, il branzino, il basso, il persico spigola, il basso a strisce. Qual è quello giusto? Si va su Wikipedia in inglese e si guarda il nome scientifico: Morone saxatilis. Che Wikipedia in italiano chiama persico spigola. Sarà lui? Ci possiamo fidare di Wikipedia? Mandiamo al diavolo tutto e traduciamo semplicemente “vado a pesca nel nord e nel sud del paese”? Tanto è un libro dedicato allo spazio, cosa gliene frega al lettore dei persici o bassi o quello che sono? Ma la pignoleria è un tarlo tipico dei traduttori, e così si va a frugare nei siti dedicati alla pesca finché si trovano foto di striped bass, che corrispondono alle immagini di persici spigola in siti di pesca italiani, e quindi si decide: persico spigola sia (via Mastodon, dopo la pubblicazione iniziale di questo articolo, arriva la conferma e scopro l’esistenza di Fishbase, incredibile database terminologico multilingue di pesci).

Tempo necessario per tutto questo: un paio d’ore, discussione compresa. Benissimo! Risolto. E adesso ripetiamo tutta questa gioiosa esperienza con lo snook. Odiavo la pesca già prima.

Riferimenti culturali

Come spieghiamo una long distance call a una generazione che non sa cosa voglia dire pagare per una telefonata nazionale in base alla distanza?

Come spieghiamo ai lettori chi o cosa era Queeg in “This little Queeg-like quirk had nothing to do with the Agena, but was simply an attempt to strengthen my hands”? O chi era Walter Mitty? O chi era l’inaffondabile Molly Brown? Ai tempi di Collins, le citazioni era attualissime e intuitive per chi leggeva, ma oggi?

Giochi di parole latini

Nel parlare dello stress di avere sempre i giornalisti addosso (specialmente per le mogli degli astronauti) e dei contratti di esclusiva con alcune testate che furono fatti all’epoca, Collins fa un gioco di parole in latino: Sic transit media. Ma media è plurale, e quindi il verbo dovrebbe essere transeunt. Però se lo correggiamo, a parte il falso storico, si perde molto l’assonanza con il modo di dire sic transit gloria.

Che facciamo? Se lasciamo l’originale, i latinisti penseranno che abbiamo lasciato o introdotto una scemenza? Esistono dei latinisti che leggono autobiografie di astronauti?

Barzellette e giochi di parole scurrili

E per finire questa prima, piccola infornata, due casi piuttosto scurrili che sconsiglio alle anime candide.

Il primo è questo: parlando dei giornalisti, Collins nota che facevano sempre domande ficcanaso, tipo questa ai bambini piccoli: “How did Mom feel when Dad was up?”. Nota che una volta “An astronaut wife I know, when asked this by a female reporter, blinked a time or two and then deadpanned, “Honey, how do you feel when your husband is up?” End of interview.” Si capisce il gioco di parole? E come diavolo lo rendiamo in italiano?

Il secondo caso richiede una premessa piuttosto lunga: Collins, a proposito dell’espressione “in the barrel” usata per indicare il turno di visite per le pubbliche relazioni che ogni astronauta doveva sobbarcarsi, dice solo che derivava da una barzelletta sconcia di Alan Shepard (ma non dice quale) e per questo motivo non potevano spiegare in pubblico la sua origine e si erano inventati la scusa che avesse a che fare con l’espressione “shooting fish in a barrel”. Come rendere in italiano tutto questo, considerato oltretutto che “in the barrel” ricorre parecchie volte nel libro?

Tocca andare a caccia di barzellette sconce anglosassoni, e grazie alla vastità dell’umano sapere racchiusa in Internet emerge l’origine della storia del barile. Riassumo la barzelletta (è sconcia, vi ho avvisato): in una comunità rurale di uomini rudi, nell'unica taverna c'è da bere e da mangiare, ma manca un’altra cosa importante. Un nuovo arrivato chiede a un veterano: “Per il sesso come fate?” Il veterano risponde: “Vai dietro la taverna, c’è un barile con un buco, infilaci l’uccello e vedrai”. Il novellino, dapprima scettico, alla fine cede e prova. Riceve il sesso orale migliore di tutta la sua vita. Il giorno dopo, ringrazia il veterano. “Di niente” risponde lui “usa pure il barile quando vuoi per le prossime tre settimane, ma poi basta”.

“Perché?” chiede il nuovo arrivato.

“Perché alla quarta settimana tocca a te stare dentro il barile”.

Ecco, ora non resta che trovare l’equivalente italiano di tutto questo (dai commenti vedo il suggerimento dei “turni di botte”). E altro ancora. Con buona pace di tutti quelli che “eh ma oggi basta usare DeepL”.

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.


Come sta andando la traduzione di “Carrying the Fire”?

17 de Agosto de 2023, 4:57, por Il Disinformatico

Che meraviglia avere un dubbio tecnico sui computer degli allunaggi e farselo chiarire da chi ha creato quei computer. È successo stamattina, in una mail. Il bello di Internet.

I donatori di Carrying the Fire, la traduzione in italiano dell’autobiografia dell’astronauta lunare Michael Collins resa possibile dal crowdfunding e dalla collaborazione con l’editore Cartabianca Publishing, avranno una bella sorpresa.

I complottisti queste gioie non sanno cosa siano.

Ieri la traduzione collettiva del libro (circa 182.000 parole) ha superato una tappa importante: oltre la metà del testo è già riveduta e chiusa e nelle mani dell’editore, e ora si corre con cautela verso la chiusura dei capitoli rimanenti, già tutti tradotti ma in attesa di revisione.

Poi ci sarà la fase di rilettura, perché dopo aver reso fedelmente il senso del testo bisogna anche staccarsi dall’originale quanto basta per rendere scorrevoli e idiomatiche le frasi. Seguiranno la bozza di stampa e la preproduzione dei gadget per i donatori, e tutto dovrebbe essere pronto in tempo per farvi avere questa storia straordinariamente umana abbondantemente prima di Natale.

Ci siamo trovati a dover tradurre le cose più impensabili in un testo di astronautica: dalla geologia all’ittiologia, passando per il campo minato della poesia (di Collins e altrui) e dei refusi rimasti annidati per cinquant’anni nel testo originale e da decifrare per renderli in italiano. I giochi di parole, poi, sono un rompicapo che speriamo di aver risolto dignitosamente.

Stavo pensando di pubblicare qui alcuni degli appunti di traduzione per darvi un’idea (senza spoiler) del processo di scelta, molto spesso sofferta e dibattuta per giorni, di come rendere modi di dire, doppi sensi e riferimenti culturali che per un lettore di oggi non avrebbero alcun senso. Se la cosa vi interessa, ditemelo nei commenti.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Twitterremoto, decima puntata: cambio di nome, Tweetdeck solo a pagamento, neonazisti riattivati e tanto altro

16 de Agosto de 2023, 10:11, por Il Disinformatico
Ieri sera mi è arrivata la classica goccia che fa traboccare il vaso: come preannunciato, Tweetdeck, l’interfaccia Web che rendeva usabile e utile Twitter, pardon X, è stata chiusa agli utenti non paganti. Da ieri, digitando tweetdeck.twitter.com si viene rediretti su twitter.com/i/premium_sign_up, dove c’è l’invito ad abbonarsi a Twitter/X a pagamento.

Senza Tweetdeck mi è impossibile monitorare le notizie su Twitter/X come ho fatto per anni, trovando tantissime informazioni preziose che ho poi condiviso con voi. L’interfaccia Web per gli utenti non paganti è inutilizzabile, con il suo obbligo di refresh manuale, e il limite al numero di post che si può leggere è un disastro.

Tutto questo è aggirabile, lo so, ma a un certo punto gli ostacoli sono talmente tanti che finisce la pazienza e si lascia perdere. Oltretutto Mastodon sta crescendo bene e lì trovo moltissimi degli account che seguivo su Twitter/X.

Potrei pagare l’abbonamento e risolvere tutto, certo. Mi terrei un pubblico piuttosto ampio (circa 416.000 follower), e le allerte antibufala e gli avvisi di sicurezza arriverebbero a più gente (visto che Twitter/X, limita la diffusione dei tweet degli utenti non paganti). 

Ma mi fa ribrezzo l’idea di alimentare economicamente questa progressiva, inesorabile enshittification di un servizio che una volta era così prezioso e utile ma che ormai è diventato la piattaforma personale di propaganda di un Elon Musk sempre più paranoico e dissociato dalla realtà, che è arrivato a bloccare anche i suoi follower più leali (come Fred Lambert) al minimo sentore di dissidenza intanto che proclama di essere un paladino della libertà di espressione.

Riassumo qui le principali gocce dello stillicidio:

  • 24 luglio: Twitter cambia nome e diventa semplicemente X. Il rebranding è molto parziale, con un logo improvvisato e con un’interfaccia piena di riferimenti al vecchio nome. Concetti e parole che ormai fanno parte della storia di Internet, come tweetare, sono stati gettati dalla finestra e non hanno un rimpiazzo: come si dirà mandare un messaggio su X? "Xare"? (Gizmodo).
    Il cambio di nome non tiene conto delle regole dell’App Store di Apple, che non consente nomi di app con meno di tre lettere, e quindi viene respinto da Apple; nei giorni successivi viene trovato un accordo (Ars Technica).
    Il logo di Twitter viene smontato dalla facciata del quartier generale dell’azienda a San Francisco, bloccando il traffico per i lavori senza nessuna misura di sicurezza e senza aver notificato le autorità, che interrompono lo smontaggio a metà. Sul tetto dell’edificio viene invece montata in fretta e furia una gigantesca X iperluminosa, anche qui senza i relativi permessi, e viene rimossa dopo le lamentele dei vicini abbagliati e le preoccupazioni per la sua precarietà (Gizmodo; Ars Technica).
  • 26 luglio: X intima agli inserzionisti di spendere almeno 1000 dollari al mese se vogliono mantenere il proprio status di “verificato” su X (Engadget).
  • 26 luglio: l’Indonesia blocca X.com, il sito di Musk ora legato a Twitter/X, perché il nome richiama i siti pornografici e viola le leggi locali contro la pornografia e il gioco d’azzardo (Gizmodo).
  • 26 luglio: Twitter toglie senza preavviso l’account @X all’utente che l’aveva aperto nel 2007, Gene X Hwang (Engadget; Ars Technica).
  • 2 agosto: pagare per usare X è talmente impopolare che X rende possibile nascondere il “bollino blu” che indica un utente pagante (Ars Technica). Tweetdeck diventa XPro (Engadget).
  • 7 agosto: X toglie e prende per sé, senza preavviso, il nome di account @music a chi lo aveva creato 16 anni fa e lo aveva fatto crescere fino ad avere oltre 500.000 follower (Overclock3d).
  • 15 agosto: X ha rallentato intenzionalmente e selettivamente di cinque secondi il caricamento di alcuni siti di notizie e social network linkati nei post su X. Sembra che si tratti dei siti che non vanno a genio a Musk: per esempio Reuters, New York Times, Mastodon, Facebook, Threads e Bluesky. In pratica X fa perdere tempo ai propri utenti pur di danneggiare i concorrenti e i siti di notizie che criticano Musk. Se un sito è lento a caricarsi, gli utenti facilmente smettono di aspettare e vanno altrove; inoltre quando un sito si carica lentamente, Google ne abbassa il ranking (Engadget; Gizmodo; Hacker News).
  • Sono stati ripristinati su X gli account precedentemente bannati di numerosi neonazisti, disinformatori seriali, antisemiti, antivaccinisti, misogini e omofobi (Washington Post), come Kanye West (BBC), o di persone che hanno diffuso immagini di abusi su bambini, come Dom Lucre (Gizmodo; BoingBoing).
    A luglio 2023, Twitter/X ha pagato oltre 20.000 dollari a Andrew Tate, un influencer agli arresti domiciliari in Romania con l’accusa di stupro, traffico di esseri umani e associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento sessuale di donne. Il pagamento è legato alla nuova formula di monetizzazione pubblicitaria di Twitter, che paga gli utenti abbonati se i loro tweet sono popolari e veicolano pubblicità (BoingBoing).
    Intanto si accumulano gli studi che indicano che le parole di odio su X sono in continuo aumento (Bloomberg (paywall); Ars Technica; Gizmodo).
    Anche Elon Musk diffonde teorie complottiste sui vaccini tramite X (BBC); quando il suo post viene segnalato e corretto dagli utenti con una nota pubblica, Musk fa rimuovere la nota (Gizmodo).
    A fine 2022, Musk aveva diffuso su Twitter accuse infondate di pedofilia rivolte a Yoel Roth, ex direttore del trust and safety di Twitter. Roth era stato costretto ad abbandonare di corsa la propria casa in seguito alle minacce di morte scaturite da queste accuse (Gizmodo).
    Sempre a fine 2022, gli inserzionisti hanno scoperto che le loro pubblicità comparivano accanto a tweet che promuovevano contenuti di abusi su minori (Gizmodo; Reuters via Business Insider); il fenomeno persiste anche a luglio 2023 (Engadget; Media Matters).

Twitter non era un paradiso neanche prima di Musk, ma adesso è diventato una fogna impresentabile e inutilizzabile. Per cui faccio una breve comunicazione di servizio: non scrivetemi pubblicamente su Twitter/X, non vi leggerò (vedrò solo i messaggi diretti, ma con molto ritardo). La finestra di Twitter che ho tenuto sempre aperta sul mio monitor per più di un decennio non funziona più. Pubblicherò ancora qualche tweet per annunciare eventi e per segnalare notizie importanti o bufale, ma la mia interazione con Twitter sarà sostanzialmente inesistente. Non elimino l’account per non buttare via sedici anni di messaggi e per non rendere illeggibili le tante conversazioni belle e le (meno numerose) discussioni accese alle quali ho partecipato. Ma per quel che mi riguarda, Twitter è morto. Riposi in pace, se può.

Sono attivo, invece, su Mastodon, dove il mio account è https://mastodon.uno/@ildisinformatico, leggibile da chiunque, gratis, senza limitazioni o filtri e senza pubblicità ficcate in gola. Ho circa 8600 follower, pochi rispetto ai 400.000 su X, ma è un inizio. Meglio pochi ma buoni. E in effetti su Mastodon, almeno per ora, si respira un’aria differente: gli hater sono quasi inesistenti, i contenuti sono di altissimo livello e tutti possono editare i propri post senza dover pagare abbonamenti a personaggi discutibili.

Iscriversi a Mastodon è facile come aprire una casella di mail ed è gratuito: ho scritto una miniguida apposita (https://attivissimo.blogspot.com/2022/11/podcast-rsi.html). Se non sapete chi seguire per cominciare, provate con la mia lista di account che seguo: https://mastodon.uno/@ildisinformatico/following. Ci vediamo là, se volete.

Prevengo l’inevitabile domanda: si può criticare Elon Musk e al tempo stesso apprezzare Tesla e SpaceX per i loro meriti tecnici. Sono aziende separate gestite in maniere separate, e a capo di SpaceX e Tesla ci sono persone capaci. A capo di Twitter no. Certo, in teoria Musk potrebbe tentare di dare direttive idiote o suicide anche a queste aziende, ma ci sono leggi (specialmente a tutela dei consumatori, nel caso delle auto) che lo rendono poco conveniente se non punibile. In ogni caso, sta diventando difficile, se non imbarazzante, avere o pensare di avere una Tesla.

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.


Prime immagini di un possibile prototipo della versione lunare della Starship

14 de Agosto de 2023, 3:48, por Il Disinformatico

Uno dei veicoli candidati per i prossimi allunaggi umani, previsti dal programma spaziale Artemis della NASA intorno alla fine del 2025, è la Starship di SpaceX. Sembra quasi impossibile che si possa passare da un veicolo che ha fatto finora un singolo volo di prova decisamente... suborbitale a un veicolo capace di portare affidabilmente esseri umani sulla Luna entro un paio d’anni, ma questa è, per ora, la tabella di marcia prevista. La NASA ha dato anche altri appalti ad altre aziende per creare veicoli di allunaggio alternativi nel progetto HLS (Human Landing System), perché non si sa mai.

Se Starship dovesse riuscire nell’impresa, anche con qualche anno di ritardo, sarebbe una rivoluzione logistica, visto che le capacità di carico di questo veicolo sono enormemente superiori sia a quelle dei veicoli del passato (lo storico Modulo Lunare Apollo di oltre cinquant’anni fa) sia a quelle dei veicoli concorrenti.

Illustrazione della Starship lunare. Notate i due astronauti in basso, quasi invisibili, che danno il senso delle dimensioni di questo veicolo. Fonte: NASA/SpaceX.

Dalla base di lancio e sviluppo di SpaceX a Boca Chica, in Texas, sono arrivate queste immagini di quello che sembra essere un prototipo della parte sommitale della Starship lunare. Si notano un portello di dimensioni ragguardevoli, attraverso il quale una persona potrebbe uscire stando in piedi invece di accucciarsi e scivolare carponi come nell’epoca Apollo, un fondo bombato che sembrerebbe suggerire un ambiente pressurizzato, e un quadro elettrico sul quale spicca la sigla HLS.

Va sottolineato che secondo gli osservatori esperti che sorvegliano le attività a Boca Chica questo sarebbe il muso di un vecchio prototipo della Starship, il numero 22, modificato probabilmente solo per fare delle prove generali. Ma comunque qualcosa si muove.

Fa impressione pensare che il vecchio Modulo Lunare delle missioni Apollo ci starebbe interamente dentro il volume pressurizzato della Starship. Zampe escluse, era largo quattro metri e mezzo e alto sette. La Starship ha un diametro di nove metri.

The former S22 nosecone with a door that was rolled out today has an electrical box that says "HLS" on it... neat. @NASASpaceflight pic.twitter.com/WTDDMdMZ2g

— Jack Beyer (@thejackbeyer) August 12, 2023



Mary (@BocaChicaGal) took some cool shots of the Ship 22 nosecone that went on a wander today.

Human-sized door on its side! pic.twitter.com/n7ud5MT9rE

— Chris Bergin - NSF (@NASASpaceflight) August 12, 2023



Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.


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