Aller au contenu

Blogoosfero verdebiancorosso

Plein écran Suggérer un article

Disinformatico

September 4, 2012 21:00 , par profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Facebook sapeva dei minorenni spendaccioni e ha taciuto

February 1, 2019 6:08, par Il Disinformatico

Per anni, Facebook ha saputo che nei giochi online del suo social network, come Angry Birds o PetVille, c’erano bambini che spendevano centinaia o migliaia di dollari e spesso si è rifiutata di rimborsare queste spese chiaramente non autorizzate dai genitori.

In un caso esemplare, un quindicenne ha accumulato debiti per 6500 dollari in un paio di settimane, a furia di giocare, e Facebook ha negato il rimborso. I dipendenti dell’azienda di Zuckerberg descrivevano questi giovani come whale: il termine che si usa nei casinò per identificare i giocatori che spendono grandi cifre.

Gillian: Would you refund this whale ticket? User is disputing ALL charges …

Michael: What’s the user’s total/lifetime spend?

Gillian: It’s $6,545 – but card was just added on Sept. 2. They are disputing all of it I believe. That user looks underage as well. Well, maybe not under 13.

Michael: Is the user writing in a parent, or is this user a 13ish year old.

Gillian: It’s a 13ish yr old. Says its 15. Looks a bit younger. She* not its. Lol.

Michael: … I wouldn’t refund

Gillian: Oh that’s fine. Cool. Agreed. Just double checking.

Non solo: Facebook commissionò un‘analisi interna per capire come mai nel 93% dei casi i risarcimenti alle carte di credito dei genitori dei giovani giocatori di Angry Birds erano dovuti al fatto che questi genitori non erano consapevoli che il gioco potesse causare addebiti senza chiedere password o autorizzazioni.

L’analisi fece emergere inoltre il fatto che l’età media dei giocatori di Angry Birds era di cinque anni. Ma Facebook decise di non intervenire, perché qualunque misura per avvisare i giocatori che stavano spendendo soldi veri rischiava di intaccare gli incassi, e anzi chiese agli sviluppatori di giochi di non ostacolare le spese fatte dai minorenni a insaputa dei genitori. In un promemoria interno, Facebook chiamò questa prassi con un nome eloquentissimo: Friendly Fraud, ossia “frode amichevole”.

Da allora Facebook ha introdotto maggiori controlli sui pagamenti, ma sembra che per farlo sia stata necessaria l’azione legale collettiva che ha reso pubblici questi comportamenti interni dell’azienda. Resta da vedere se la mentalità aziendale è davvero cambiata.


Fonti: Revealnews, Il Post.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Puntata del Disinformatico RSI del 2019/01/25

January 31, 2019 6:46, par Il Disinformatico

Ultimo aggiornamento: 2019/01/28 17:20.

È disponibile lo streaming audio e video della puntata del 25 gennaio del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera.

La versione podcast solo audio (senza canzoni, circa 20 minuti) è scaricabile da questa sezione del sito RSI (link diretto alla puntata) oppure qui su iTunes (per dispositivi compatibili) e tramite le app RSI (iOS/Android); la versione video (canzoni incluse, circa 60 minuti) è nella sezione La radio da guardare del sito della RSI ed è incorporata qui sotto. Buona visione e buon ascolto!

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Servi dello smartphone che ci doveva servire

January 29, 2019 6:03, par Il Disinformatico

Rispondete sinceramente: siamo noi che usiamo i nostri smartphone, o sono gli smartphone a usare noi? È la domanda proposta sul New York Times (copia su Archive.is) dal professore associato d’informatica Cal Newport, partendo dalla storica presentazione dell’iPhone da parte di Steve Jobs nell’ormai lontano 2007. L’iPhone non fu il primo smartphone in assoluto, ma fu il primo realmente utilizzabile dall’utente comune.

Rispetto alle intenzioni del visionario Jobs, però, le cose sono andate un po’ diversamente. Lo smartphone era stato concepito come assistente: oggi siamo noi, in molti casi, i servitori dello smartphone. Chiede costantemente la nostra attenzione, con le sue infinite notifiche e distrazioni, da quando ci svegliamo a quando andiamo a dormire. I social network e le app di messaggistica esigono che rispondiamo immediatamente, mettiamo cuoricini, condividiamo l’ennesima indignazione collettiva con tutti i nostri amici.

Invece di migliorare le attività che ritenevamo importanti prima dell’avvento di questa tecnologia, spiega il professor Newport, lo smartphone ne ha create di nuove che reclamano il nostro tempo, spesso in modi progettati più per far diventare ricche delle aziende che per darci un reale beneficio.

Steve Jobs aveva immaginato il suo smartphone come un dispositivo per ascoltare musica, fare telefonate, avere indicazioni stradali e poco altro. Nel progetto iniziale dell’iPhone non esisteva neanche l’App Store, perché Jobs pensava che i creatori esterni di app non sarebbero stati in grado di fornire qualità, estetica e stabilità sufficienti. Era insomma uno strumento che decidevamo noi di usare quando serviva a noi, non un compagno costante, petulante e bisognoso di attenzioni continue da soddisfare subito.

Il professor Newport non propone soluzioni radicali, come per esempio tornare al telefonino classico o rinunciare del tutto alla comunicazione mobile, ma suggerisce un ridimensionamento minimalista dello smartphone che già abbiamo: togliere tutte le app che traggono denaro dalla nostra attenzione, come per esempio i giochi, le app dei social network e le app di notizie che ci riempiono lo schermo di notifiche.

Se non siamo giornalisti o operatori di borsa, essere informati minuto per minuto su quello che avviene nel mondo non ci serve. Le nostre amicizie, se sono vere, possono anche aspettare un pochino. Invece di dedicare attenzione a fotografare un momento magico, possiamo viverlo.

A livello professionale, spiega il professore, di solito possiamo anche evitare di avere la mail di lavoro sul telefonino. Certo, rispondere a qualche messaggio mentre siamo in giro è comodo, ma questa comodità diventa quasi sempre un’ossessione di controllare continuamente se ci sono nuovi messaggi.

Vale la pena di fare l’esperimento; non costa nulla. Se vi sembra una proposta esagerata, guardate la sezione Tempo di utilizzo del vostro iPhone, nelle Impostazioni, e notate quanto tempo avete già passato oggi a servire lo smartphone.

Il rischio, per così dire, è di ritrovarsi con un oggetto che corrisponde alla visione originale di Steve Jobs, che sostiene le nostre attività ma non le sovverte, efficientemente e con discrezione, che dura di più e interrompe di meno.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Storia di un attacco informatico a un gestore di bancomat: quanto conta la psicologia

January 28, 2019 19:17, par Il Disinformatico

Ultimo aggiornamento: 2019/01/28 22:20.

Redbanc, la società che gestisce la rete interbancaria dei bancomat in Cile, è stata attaccata, probabilmente da intrusi legati a un governo straniero, con una tecnica che è meglio conoscere per evitare di esserne vittima.

Tutto è cominciato con un annuncio su LinkedIn che offriva posti di lavoro per sviluppatori. Un dipendente di Redbanc ha risposto all’annuncio e ha tenuto un colloquio preliminare via Skype con l’azienda che aveva pubblicato l’offerta di lavoro. Durante il colloquio, gli interlocutori hanno inviato via Skype al dipendente un link a un file denominato ApplicationPDF.exe. Il dipendente lo ha aperto.

Il nome del file faceva pensare a un modulo da compilare, e in effetti sullo schermo del dipendente è comparsa una finestra di dialogo nella quale immettere i suoi dati, ma si trattava in realtà di un malware, PowerRatankba, descritto in dettaglio dalla società di sicurezza informatica Flashpoint.

Il dipendente ha eseguito il malware su un computer collegato alla rete di Redbanc, dandogli così la possibilità di esplorare in lungo e in largo la rete aziendale. Dopo qualche tempo la sicurezza interna dell’azienda ha scoperto l’intrusione e l’ha bloccata, ma ha dovuto annunciare pubblicamente il misfatto, con grave imbarazzo e una pessima figura.

L’aspetto interessante di questo attacco è il canale usato per recapitare il malware: se fosse stato il solito allegato a una mail, probabilmente il dipendente si sarebbe insospettito, perché ormai è noto che gli allegati alle mail possono essere pericolosi. Ma un colloquio via Skype ha invece stabilito un rapporto personale e ha messo il dipendente sotto pressione psicologica: chi se la sentirebbe, durante un colloquio per un possibile nuovo impiego, di esprimere dubbi sulla credibilità dell’azienda interlocutrice e rifiutarsi di compilare un modulo? Tutto questo ha abbassato le difese del malcapitato.

Siate prudenti, specialmente se lavorate in un settore vitale come quello dei sistemi bancari.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Stamattina Paolo Nespoli in diretta streaming sulla RSI

January 28, 2019 6:00, par Il Disinformatico

Oggi alle 11.05 la Rete Uno della Radiotelevisione Svizzera proporrà una puntata di Millevoci, condotta da Nicola Colotti, nella quale sarà ospite l’astronauta italiano Paolo Nespoli, protagonista di tre voli spaziali, due dei quali di lunga durata, per un totale di 313 giorni.

La diretta sarà ascoltabile presso il sito della Rete Uno in streaming (cliccando appunto sull’icona Streaming in alto a destra nel sito) e potrà essere seguita anche in video nella sezione La radio da guardare. Ci sarò in studio anch’io a chiacchierare con l’astronauta.

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Les tags de cet article : disinformatico attivissimo