Pronti nove capitoli di debunking dei complotti lunari: intervisto l’astronauta Terry Virts
April 14, 2018 12:21È pronta la versione aggiornata del nono capitolo di Luna? Sì, ci siamo andati, il mio libro gratuito di risposte alle tesi di complotto intorno agli sbarchi sulla Luna.In questo capitolo c’è anche una mia brevissima intervista di chiarimento all’astronauta statunitense Terry Virts, coinvolto suo malgrado in una di queste tesi.
Il libro è stato già sfogliato da circa 182.000 visitatori da dicembre scorso; il dubbio più letto continua a essere quello sul presunto mistero delle ombre non parallele. Ma mi fa piacere che al secondo posto ci sia una sezione non complottista e puramente descrittiva: quella dedicata alla tecnologia fotografica Apollo.
Il testo aggiornato è stato reimpaginato per renderlo più leggibile anche sugli schermi piccoli dei telefonini. Buona lettura.
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Stasera alle 20:30 sarò al MUSE di Trento per parlare di tecniche d’indagine anti-fake news
April 13, 2018 13:17Questa sera (13 aprile) 20.30 sarò al MUSE, a Trento, per raccontare le tecniche e gli strumenti per distinguere tra fatti e bufale nei media moderni, nell’ambito di SmartCityWeek.
Podcast del Disinformatico del 2018/04/13
April 13, 2018 13:09È disponibile per lo scaricamento il podcast della puntata di oggi del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera. Il video della piegatura del chiodo “con il pensiero” è qui sotto. Buon ascolto!
Incidente mortale in California con guida assistita, Tesla incolpa esplicitamente il conducente
April 13, 2018 6:49
Pochi giorni fa ho provato personalmente l’Autopilot più recente di Tesla e ora mi è molto più chiara la dinamica dell’incidente che è costato la vita a un utente di una Model X, Walter Huang, su un’autostrada californiana meno di un mese fa. Per questo credo che sia importante scrivere un chiarimento e lanciare pubblicamente un monito a tutti coloro che usano le Tesla e le altre auto a guida assistita: non fidatevi eccessivamente di questi sistemi e rispettatene scrupolosamente i limiti restando sempre pronti a intervenire, perché commette errori estremamente pericolosi.
Riassumo la dinamica dell’incidente, descritta in dettaglio qui: a una biforcazione di un’autostrada presso Mountain View, la Tesla di Huang ha colpito frontalmente la testata dello spartitraffico in cemento che divide le due carreggiate. L’attenuatore d’urto dello spartitraffico era già stato distrutto da un incidente precedente di un’auto convenzionale e quindi l’impatto è stato violentissimo.
I dati di bordo indicano che al momento dell’impatto il sistema di guida assistita (non autonoma) dell’auto, denominato Autopilot, era stato attivato da Huang. Il sistema aveva avvisato Huang ripetutamente di riprendere il controllo e le mani del conducente non erano sul volante nei sei secondi precedenti la collisione. Huang non ha intrapreso alcuna azione correttiva.
La vedova di Huang si appresta ora a fare causa a Tesla per la morte del marito e Tesla ha risposto con toni decisamente insoliti per una casa automobilistica, dando inequivocabilmente la responsabilità dell’incidente a Huang:
[...] Secondo la famiglia, il signor Huang era ben consapevole che l’Autopilot non era perfetto e aveva detto specificamente alla famiglia che non era affidabile proprio in quel luogo, eppure ha attivato l’Autopilot in quel luogo. L’incidente è avvenuto in una giornata limpida, con alcune centinaia di metri di visibilità anteriore, e questo significa che l’unico modo in cui questo incidente può essere accaduto è che il signor Huang non stava prestando attenzione alla strada nonostante il fatto che l’auto abbia fornito numerosi avvisi di farlo. [...]
Il comunicato integrale di Tesla è qui su Bloomberg.
Ma come mai l’Autopilot della Tesla di Huang ha sbagliato così disastrosamente? L’ho visto all’opera personalmente durante un recente viaggio su una Model S P100D dotata della versione più recente del sistema di guida assistita. Il mantenimento di corsia si basa fondamentalmente sulle telecamere di bordo, che rilevano le strisce che delimitano le corsie. Ma basta poco per confondere questo rilevamento.
Nel caso di Huang, la striscia di sinistra della sua corsia si divideva a Y presso la biforcazione, creando un tratto nel quale la striscia sdoppiata formava una sorta di corsia fantasma che termina proprio contro lo spartitraffico. L’ipotesi più plausibile è che l’auto abbia interpretato questa corsia fantasma come una corsia reale e come proseguimento di quella che stava occupando e vi si sia posizionata. Il radar di bordo non avrebbe individuato lo spartitraffico, forse a causa del suo accartocciamento che lo rendeva poco riflettente al segnale emesso dall’auto.
Nel mio caso, su un tratto libero di autostrada svizzera nel quale erano state aggiunte delle strisce provvisorie per dei lavori, l’Autopilot ha riconosciuto ripetutamente soltanto le strisce bianche normali e quindi ha iniziato a sbagliare l’inserimento in corsia, spostandosi verso l’area dei lavori. Ma il conducente, accanto a me, era pronto a intervenire, come è giusto che sia e come Tesla ribadisce costantemente ad ogni attivazione dell’Autopilot, e quindi lo scostamento è stato minimo. Senza l’intervento del conducente, però, le conseguenze sarebbero state preoccupanti. Proprio per questo Tesla visualizza promemoria e allarmi visivi e acustici molto chiari, arrivando a disabilitare l’Autopilot fino alla sosta successiva se il conducente ignora gli allarmi e non rimette le mani sul volante.
I dati raccolti dagli enti di sicurezza (NHTSA, pagina 11) indicano che in generale l’Autopilot riduce gli incidenti rispetto alle stesse auto guidate manualmente, ma questo non vuol dire che lo si debba usare intenzionalmente al di fuori dei suoi limiti di competenza, che sono molto evidenti: è un ottimo ausilio nelle code o su autostrade libere e con segnaletica orizzontale ben demarcata, ma si confonde molto facilmente in molte altre situazioni, come del resto i sistemi delle altre marche.
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Dal manuale della BMW Serie 7 del 2016. Fonte: NHTSA. |
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Dal manuale della Volvo XC90 del 2016. Fonte: NHTSA. |
In fuga da Facebook?
April 13, 2018 6:37Negli ultimi giorni Facebook ha perso alcuni profili molto popolari e significativi e l’hashtag #deletefacebook sta facendo tendenza sul rivale Twitter. Sono gli effetti delle rivelazioni sull’operato del social network, che ha ammesso di aver “condiviso impropriamente” i dati di circa 87 milioni di persone, non 50 milioni come dichiarato inizialmente, con la società Cambridge Analytica, che li ha usati per tentare di influenzare le campagne elettorali in vari paesi. Gli utenti interessati verranno avvisati personalmente, dice Facebook.Come se non bastasse, è emerso che Facebook ha collezionato per anni i dati delle chiamate e degli SMS ed MMS degli utenti Android del social network (non il contenuto, ma i dati di contorno, ossia data e ora, durata, nome e numero dell’interlocutore). Lo ha scoperto un utente neozelandese che ha scaricato da Facebook il proprio profilo completo. La raccolta di dati era facoltativa ma era la modalità predefinita di installazione dell’app di Facebook e gli utenti non erano avvisati chiaramente. Facebook ha dichiarato che questi dati non verranno più raccolti e conservati oltre lo stretto indispensabile per il funzionamento dei suoi servizi e che ha disabilitato la ricerca delle persone tramite l’indirizzo di mail o il numero di telefono.
Ma nella stessa dichiarazione c’è anche un dato molto significativo: Facebook dice che ritiene che “la maggior parte delle persone su Facebook potrebbe aver subito lo scraping del proprio profilo pubblico”. Lo scraping è la raccolta sistematica di informazioni da parte di terzi tramite sistemi automatici: questo vuol dire che i dati pubblici immessi in Facebook sono stati raccolti anche da altre organizzazioni, e che questo è avvenuto per almeno un miliardo di utenti.
...malicious actors have also abused these features to scrape public profile information by submitting phone numbers or email addresses they already have through search and account recovery. Given the scale and sophistication of the activity we’ve seen, we believe most people on Facebook could have had their public profile scraped in this way.
Sono anche emersi molti altri dettagli sulle pratiche di Facebook: aveva un progetto di raccolta di dati medici (ora bloccato) e concedeva a Mark Zuckerberg e alcuni dirigenti del social network il potere di cancellare i propri messaggi anche dalle caselle dei destinatari: un’opzione non disponibile agli utenti comuni, che possono cancellare la propria copia di una conversazione Messenger ma non quella del proprio interlocutore. E nelle audizioni di fronte al Congresso statunitense, Zuckerberg ha ammesso che Facebook raccoglie anche informazioni sulle persone che non sono iscritte al social network, creando i cosiddetti shadow profiles (profili ombra).
Vista la situazione, alcuni utenti di spicco di Facebook hanno deciso di chiudere o sospendere i propri account:
- Steve Wozniak, cofondatore di Apple e leggenda vivente dell’informatica, ha disattivato il proprio profilo;
- l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti (quasi 500.000 follower) ha annunciato di aver sospeso il proprio, a titolo personale, perché sta iniziando a provare “disagio all’idea di contribuire ad attirare utenti a questa piattaforma”;
- Elon Musk ha cancellato da Facebook le pagine ufficiali delle proprie aziende Tesla e SpaceX, che avevano oltre 2 milioni di “mi piace” ciascuna;
- e anche Playboy ha sospeso i propri account.
Se state pensando di cancellare il vostro account, vi consiglio di scaricare prima di tutto una copia dei dati che avete accumulato presso Facebook (le istruzioni sono in questo mio articolo). Poi, se siete decisi al grande gesto, andate alla pagina di richiesta di cancellazione permanente (https://www.facebook.com/help/delete_account), cliccate su Elimina il mio account e seguite le istruzioni.
Se non volete essere così drastici, potete scegliere la disattivazione, che sospende temporaneamente il vostro account e lo rende invisibile ma non ne elimina i dati: cliccate sul triangolino per accedere alle Impostazioni, scegliete Generali, Gestisci il tuo account e poi Disattiva il tuo account. L’account si riattiva se accedete di nuovo a Facebook o usate il vostro account Facebook per accedere a un altro sito.
La disattivazione del profilo non disattiva Facebook Messenger: potete comunque continuare a chattare. Messenger va disattivato separatamente: andate in Messenger, toccate l’immagine del vostro profilo in alto a sinistra, scegliete Privacy e condizioni e poi Disattiva Messenger. Immettete la vostra password e poi toccate Continua e infine Disattiva. Se cambiate idea, potete riattivare Messenger accedendo con il vostro nome utente e la vostra password. Ma attenzione: se avete disattivato il profilo Facebook e poi riattivate Messenger, verrà riattivato anche il profilo.