Ancora su Spectre: iOS e macOS vanno aggiornati di nuovo
January 12, 2018 7:25La coppia di vulnerabilità gravi denominata Spectre e Meltdown ha imposto a quasi tutti i produttori di sistemi operativi delle modifiche drastiche ai propri prodotti per contenere il danno, che è causato da un difetto presente in quasi tutti i processori recenti ed è solo in parte rimediabile attraverso soluzioni software.
Apple ha rilasciato degli ulteriori aggiornamenti per iOS, che arriva così alla versione 11.2.2, e per macOS High Sierra, che arriva alla versione 10.13.2.
Questi aggiornamenti si aggiungono a quelli già rilasciati nei giorni scorsi, che avevano mitigato Meltdown, e servono a ridurre gli effetti di Spectre.
iOS 11.2.2 è disponibile per gli iPhone dal 5s in poi, per gli iPad dall’Air in poi e per gli iPod touch dalla sesta generazione in poi. La procedura è la solita: Impostazioni - Generali - Aggiornamento software.
Anche Safari, il browser di Apple, va aggiornato alla versione 11.0.2. Se siete utenti Mac e non siete ancora passati a High Sierra, installate almeno l’aggiornamento di Safari, che è disponibile sia per El Capitan (10.11.6), sia per Sierra (10.12.6). Anche qui la procedura è quella consueta: Mela - Informazioni su questo Mac - Aggiornamento software.
Buone notizie, invece, per i proprietari di Apple Watch: per questo dispositivo non sono necessari aggiornamenti di sicurezza.
Fonte aggiuntiva: Ars Technica.
Scavalcare la password di un Mac è un po’ troppo facile
January 12, 2018 6:40In macOS High Sierra (10.13.2) c’è una falla che consente a un intruso locale di scavalcare in parte le protezioni del sistema operativo. Se il Mac è attivo con un account da amministratore (cosa normale) ed è momentaneamente incustodito (una classica situazione in famiglia o in ufficio, per esempio), un aggressore non ha bisogno di sapere la password di amministratore per cambiarne le impostazioni in alcune delle Preferenze di Sistema: il Mac accetta qualunque cosa scriviate come password.
Per esempio, se andate nelle Preferenze di Sistema e cliccate sull’icona dell’App Store e poi sul lucchetto per avere il permesso di effettuare modifiche, compare sullo schermo una richiesta di password, ma macOS accetta qualunque digitazione, sbloccando anche altre Preferenze di Sistema che normalmente sono protette da password. Questo consente a un aggressore, per esempio, di sbloccare gli acquisti nell’App Store (scenario classico: figlio o figlia che vuole comprare un gioco ma i genitori hanno bloccato gli acquisti). Le sezioni Utenti e Gruppi e Sicurezza e Privacy non hanno questa magagna.
Ho realizzato un video spiccio per dimostrare la falla su uno dei miei Mac:
Apple sta già correggendo questo difetto decisamente imbarazzante e rilascerà prossimamente un aggiornamento di macOS che la chiude. Nel frattempo, se avete amici che si vantano un po’ troppo della sicurezza del loro Mac, ora sapete come ridimensionarli.
Come nasce una notizia falsa: il tunnel “troppo stretto” della metropolitana di Napoli
January 11, 2018 6:15Come nasce una fake news? Si parla spesso di disinformazione pianificata a tavolino, ma esistono anche le notizie false che nascono per caso. O meglio, per una tempesta perfetta di fattori.Prendiamo il caso recentissimo della notizia secondo la quale i treni destinati alla Linea 6 della metropolitana di Napoli non sarebbero utilizzabili perché, dice un titolo di giornale, “il tunnel è troppo stretto e i treni nuovi non passano”.
La notizia è falsa, perché i treni ci passano eccome, ma ormai ha assunto una visibilità enorme. Le ragioni di questa visibilità sono varie: la storia fa leva sui luoghi comuni della burocrazia cieca, incompetente e sprecona, nella quale un ufficio non sa cosa fa l'altro, e gioca probabilmente anche su alcuni pregiudizi regionali. È per questo che si consiglia sempre di fare attenzione alle storie che soddisfano e rinforzano i preconcetti e sfruttano le emozioni. Ma è anche una vicenda accattivante, gustosa da raccontare e da condividere sui social network; per chi la segnala ha poca importanza se sia vera o no. Come si dice nel giornalismo, mai lasciare che i fatti intralcino una buona storia.
Gli ingredienti giusti per ottenere una diffusione a tappeto, insomma, ci sono tutti. Ma non servirebbero a nulla se non ci fosse stato, a monte, un errore giornalistico molto frequente: l’articolo di giornale originale dal quale è scaturita la bufala in realtà è corretto, ma è il titolo che è sbagliato, e i giornalisti che hanno ripreso la notizia si sono fermati al titolo invece di leggere l’articolo [Leggo, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale].
L'articolo, infatti, spiega che il problema non riguarda affatto i tunnel della metropolitana di Napoli ma soltanto le dimensioni del pozzo usato per inserire i treni la prima volta nei tunnel. Il pozzo non consente di calare un treno intero di quelli nuovi, più lunghi dei precedenti, ma questa limitazione si risolve calando il treno una cassa per volta.
Il titolo dell’articolo, però, parla erroneamente di tunnel troppo stretto, e per chi si è fermato a quel titolo l’equivoco è stato quindi inevitabile e le successive smentite ufficiali non otterranno mai la stessa diffusione della notizia falsa, perché sono meno interessanti.
Come spesso accade, insomma, la bufala nasce da una catena di errori e di automatismi:
- il titolista fraintende l’articolo, in sé corretto, scritto dal giornalista;
- gli altri giornalisti e gli utenti dei social network leggono soltanto il titolo dell’articolo e diffondono l’errore;
- l’errore attecchisce, prospera e si propaga perché la storia è accattivante e soddisfa i pregiudizi e perché ci si fida della fonte originale, che è tutto sommato una testata giornalistica, alla quale viene spontaneo dare attendibilità.
Sono insomma gli stessi meccanismi che stanno da sempre alla base delle bufale e della propaganda, ma che oggi operano a velocità elevatissime grazie ai mezzi di comunicazione informatici.
Possiamo imparare molto da incidenti come questo:
- mai fermarsi al titolo, spesso creato da una persona diversa dal giornalista che ha scritto l’articolo;
- aumentare i controlli quando una storia fa leva sui pregiudizi;
- e mai fidarsi ciecamente delle fonti apparentemente autorevoli.
Così, forse, raggiungeremo la luce alla fine del tunnel. Sempre che non sia troppo stretto.
Questo articolo è il testo preparato per il mio servizio La Rete in 3 minuti per Radio Inblu dell’11 gennaio 2018. Fonti: Bufale un tanto al chilo, Repubblica.
Youtube accusa un utente di violazione del copyright: ha pubblicato un fruscio
January 9, 2018 6:03Se vi capita di pubblicare video su Youtube, magari con un brano musicale in sottofondo di cui non vi eravate accorti, probabilmente vi siete imbattuti nella temutissima notifica di violazione del diritto d’autore. Succede quando il sistema antipirateria automatico di Youtube, denominato ContentID, rileva all’interno di un video un contenuto visivo o sonoro che secondo lui appartiene a qualcun altro.
Purtroppo questo sistema automatico ha, come dire, qualche problema di eccesso di zelo. Ne sa qualcosa il professor Sebastian Tomczak, tecnologo musicale, che è stato accusato da Youtube di aver violato il copyright ben cinque volte nella colonna sonora di un singolo video.
My ten hour white noise video now has five copyright claims! :) pic.twitter.com/dX9PCM1qGx— Sebastian Tomczak (@littlescale) 4 gennaio 2018
Il bello è che il video contestato è semplicemente un fruscio, quello che in gergo tecnico si chiama rumore bianco, simile a quello che facevano una volta i televisori quando non erano sintonizzati su un canale; un video che Tomczak ha pubblicato per un esperimento scientifico.
Non è finita: i presunti autori che rivendicano diritti non hanno chiesto di rimuovere il video di Tomczak, ma ne hanno chiesto la rimonetizzazione, ossia hanno ottenuto da Youtube che i guadagni sulle visualizzazioni finissero nelle loro tasche invece che in quelle del creatore del video. Anche se può sembrare strano che ci sia un mercato per quelli che in sostanza sono video di fruscio, esistono su Youtube milioni di video di questo genere, alcuni dei quali hanno milioni di visualizzazioni. Tomczak dice che c’è chi li usa per esempio per addormentarsi meglio o per distrarsi da un rumore fastidioso.
Naturalmente Youtube offre una procedura di opposizione, ma è piuttosto tediosa, specialmente se occorre farla ripetutamente, e comporta che un video possa restare in sospeso fino a un mese. Cosa più importante, a differenza del rilevamento delle presunte violazioni, che è automatico, l’opposizione va effettuata a mano ogni volta. Questo squilibrio è così marcato che è nata una vera e propria industria delle contestazioni di copyright fasulle su Youtube, che monetizzano il lavoro altrui.
Insomma, se voi (o magari i vostri figli) siete Youtuber assidui e quindi pubblicate molti video, l’unico modo per evitare queste scocciature al limite della vessazione è fare molta attenzione a non includere nei vostri video qualcosa che possa portare a una contestazione: per esempio canzoni o spezzoni di programmi televisivi provenienti da una TV accesa nel luogo in cui avete girato il video, anche se il televisore non è inquadrato. Se vi capita di includerli, cercate di fare in modo che siano spezzoni molto brevi, di un decina di secondi o poco più, perché sembra essere questa la soglia di durata oltre la quale il sistema ContentID entra in azione e fa partire la contestazione automatica.
Naturalmente c’è sempre l’alternativa drastica, che è quella di pubblicare video su altri siti, come Vimeo o Dailymotion, che non usano automatismi antipirateria così imprecisi e manipolabili come quello di Youtube. Ma questo significherebbe abbandonare uno dei siti di video più frequentati del mondo e dire addio ai sogni di fama che albergano in ogni Youtuber. Buona fortuna.
Questo articolo è il testo preparato per il mio servizio La Rete in 3 minuti per Radio Inblu del 9 gennaio 2018. Fonti: Gizmodo, Torrentfreak.
Stasera guardate I Soliti Ignoti (Raiuno 20.40) per una sorpresina
January 8, 2018 11:09Questa sera vi consiglio di guardare il gioco I soliti ignoti, su Raiuno dalle 20:40 (link a Raiplay). Poi vi spiegherò perché.Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi è piaciuto, potete incoraggiarmi a scrivere ancora facendo una donazione anche voi, tramite Paypal (paypal.me/disinformatico), Bitcoin (3AN7DscEZN1x6CLR57e1fSA1LC3yQ387Pv) o altri metodi.