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Disinformatico

September 4, 2012 21:00 , par profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Perché Apple rallenta i suoi smartphone senza dirlo?

December 22, 2017 5:48, par Il Disinformatico

Lo scandalo informatico-tecnologico del momento è l’ammissione, da parte di Apple, di rallentare intenzionalmente i suoi iPhone meno recenti: un sospetto che molti utenti hanno da tempo. Le motivazioni di questo rallentamento, però, non sono necessariamente quelle immaginate dai sospettosi che ipotizzano una sorta di obsolescenza programmata per indurre gli utenti a comprare un nuovo iPhone.

Partiamo dall’inizio. C’è un problema di fondo, comune a tutti i telefonini di qualunque marca: le batterie, col passare del tempo e con l’uso, invecchiano e la loro capacità di erogare energia diminuisce sia come durata, sia come picco (Apple dice che le sue batterie mantengono l’80% di capacità dopo circa 500 cicli di carica).

Se lo smartphone ha un picco di consumo di energia, per esempio perché il proprietario usa intensamente un gioco con grafica 3D o un’app per social network avida di energia, la batteria invecchiata non riesce a soddisfare questo picco di richiesta e il telefonino si spegne. Questo succedeva per esempio a fine 2016 con gli iPhone 6, 6s, 6 Plus e 6 Plus e Apple aveva ridotto il problema con l’aggiornamento 10.2.1 di iOS.

Il guaio è che la soluzione scelta da Apple con questo aggiornamento consiste (semplificando) nel rallentare momentaneamente i suoi iPhone quando si verifica un picco di richiesta di energia che una batteria invecchiata non può più gestire, ma soprattutto consiste nel farlo senza avvisare l’utente.

La scoperta di questo rallentamento è infatti merito di alcuni ricercatori esterni: l’ammissione di Apple è arrivata soltanto dopo la pubblicazione dei loro test su iPhone con batterie non recenti. Facendolo senza informare gli utenti (sarebbe bastato un semplice avviso su schermo), ora Apple rischia di fare la figura di aver ordito un complotto per vendere più iPhone e gli utenti che rifiutano di installare gli aggiornamenti di iOS, perché secondo loro rallentano le prestazioni, si sentiranno giustificati e così si esporranno a rischi di sicurezza maggiori.

Se avete un iPhone che sta invecchiando e percepite questi rallentamenti, potete fare varie cose invece di inveire contro il complotto o di comprare un iPhone nuovo:

  • cambiare la batteria (cosa che richiede solitamente un intervento di un esperto)
  • smettere di usare le app che creano questi picchi di consumo (giochi 3D, app social pesanti, eccetera), rilevabili per esempio dal calore generato  e andando in (Impostazioni - Batteria - Utilizzo batteria)
  • evitare di tenere il telefonino in ambienti molto caldi (per esempio al sole, sul cruscotto dell’auto, in una borsa mentre è collegato a un powerpack esterno), che causano un invecchiamento precoce della batteria
  • cambiare marca di telefonino in favore di una che permetta di sostituire la batteria con facilità.

Fonti aggiuntive: Engadget, Cnet, Wired.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



App Android sfruttano telefonini per generare criptovalute

December 22, 2017 4:55, par Il Disinformatico

La settimana scorsa ho segnalato l’esistenza di siti che usano la potenza di calcolo dei dispositivi dei visitatori per generare criptovalute. È uno degli effetti della “febbre da bitcoin” (termine efficace ma improprio, visto che i bitcoin non c’entrano nulla ma sono coinvolte altre criptovalute). Questa stessa febbre ha generato un’altra forma di sfruttamento dei dispositivi altrui talmente grave da poterli distruggere.

I ricercatori di Kaspersky hanno infatti trovato un trojan per dispositivi Android, denominato Loapi, che è capace di obbligare un telefonino o un tablet Android a fare calcoli complessi per generare la criptovaluta Monero. Lo sfruttamento è così estremo che dopo alcuni giorni le batterie degli smartphone-cavia dei ricercatori si sono gonfiate deformando la custodia del telefonino.

Il malware Loapi si annida nei siti che offrono contenuti pornografici o falsi antivirus. Fra le altre cose, è anche capace di bombardare la vittima con pubblicità assillanti e tenta di rimuovere eventuali antivirus presenti.

Difendersi è principalmente questione di buon senso: non scaricate app da siti di dubbia reputazione, specialmente se promettono accesso a, uhm, servizi speciali, e installate un vero antivirus sul vostro dispositivo Android.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Consigli di sicurezza per gli acquisti natalizi online

December 20, 2017 8:33, par Il Disinformatico

Se state andando online a caccia di regali natalizi, siate prudenti, perché anche i truffatori digitali sono in Rete a caccia di vittime in questa stagione. Ecco alcuni consigli di sicurezza per ridurre il rischio di incappare in spiacevoli sorprese.

  • Se potete, usate un computer o un tablet, invece del telefonino, per fare acquisti: lo schermo più grande permette di mostrare più chiaramente le informazioni di sicurezza, come per esempio il nome completo del sito e la presenza del lucchetto chiuso accanto a questo nome. È importante ricordare che il lucchetto chiuso non va preso come garanzia assoluta di identità ma solo come indicatore negativo, nel senso che se non c’è si tratta sicuramente di un sito truffaldino, mentre se c’è potrebbe comunque esserci un inganno, anche se è improbabile.
  • Per evitare i siti trappola conviene restare sui siti commerciali familiari, ben conosciuti, evitando quelli mai visti prima, e digitare manualmente i nomi di questi siti invece di cliccare su link ricevuti nella mail o nelle pubblicità dei social network. I truffatori, infatti, usano spesso mail, messaggi social e pubblicità online per fare offerte troppo belle per essere vere: meglio diffidare di promesse mirabolanti ricevute attraverso questi canali.
  • Occhio anche alle app di shopping: una delle particolarità di questo periodo, infatti, è che i criminali informatici stanno offrendo su App Store e in Google Play delle app ingannevoli, che promettono di facilitare gli acquisti o di attivare supersconti ma in realtà rubano password e carte di credito.
  • Già che ci siete, cogliete l’occasione per aggiornare il vostro antivirus e il software del vostro dispositivo (iOS, Android, MacOS o Windows), per evitare che sia infetto con qualche virus che spia i vostri acquisti e ruba dati finanziari personali.
  • Usare una carta di credito prepagata è preferibile rispetto alla carta di credito tradizionale, perché in caso di furto il truffatore può sottrarre soltanto l’ammontare caricato sulla prepagata, che di solito è molto più modesto rispetto al limite di spesa mensile di una carta di credito ordinaria. È ancora più preferibile, però, evitare del tutto le carte di credito dove possibile e usare i sistemi di pagamento digitali, come PayPal o ApplePay, in modo da non far circolare troppo i dati della propria carta.
  • E a proposito di sistemi di pagamento, è molto importante rifiutare qualunque invito a usare sistemi alternativi a quelli raccomandati dallo specifico sito dove si fanno acquisti. Alcuni venditori, infatti, propongono sconti se si usano altre forme di trasferimento di denaro, ma così facendo si perde ogni garanzia offerta dal sito che ospita la vendita.

Fate buona spesa in Rete, insomma, tenendo sempre gli occhi aperti, e segnatevi fra i buoni propositi per l’anno prossimo quello di controllare gli estratti conto e contestare eventuali addebiti inattesi: siete ben garantiti in questo senso. Nonostante le dicerie e le paure diffuse, se seguite questi semplici consigli tecnici e di buon senso, fare acquisti online è sicuro e fa risparmiare tempo e stress.


Questo articolo è il testo preparato per il mio servizio La Rete in 3 minuti per Radio Inblu del 19/12/2017. Fonte: Watchguard.com.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Scie chimiche: Rosario Marcianò condannato per diffamazione

December 18, 2017 22:21, par Il Disinformatico

Ho poco tempo in questo momento, ma vorrei segnalare almeno brevemente che uno dei più rumorosi sostenitori della tesi complottista delle “scie cbimiche”, Rosario Marcianò, è stato condannato per diffamazione nei confronti di due persone da lui accusate pubblicamente di far parte della cospirazione. Oltre a una sanzione di 4.500 euro, Marcianò dovrà pagare le spese processuali e legali ed una provvisionale da circa 15.000 euro con il riconoscimento del danno in separata sede. Ne danno notizia, fra gli altri, Giornalettismo e SanremoNews.

I dettagli processuali, per molti versi deprimenti e sconfortanti, sono raccontati qui.

E questo è solo l'inizio.

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Siti sfruttano i computer dei visitatori per generare denaro digitale

December 18, 2017 20:32, par Il Disinformatico

Credit: AdGuard.
Ultimo aggiornamento: 2017/12/18 23:30. 

Se visitate un sito e vi accorgete che la ventola del vostro computer inizia a girare follemente e il computer si scalda parecchio, non è detto che sia colpa del sito progettato maldestramente: potrebbe essere assolutamente intenzionale. Alcuni siti, anche molto famosi, hanno infatti cominciato a sfruttare i computer dei visitatori per generare criptovalute (non bitcoin ma altre criptovalute analoghe).

Le criptovalute, infatti, si basano sul mining, ossia sulla generazione di unità di valuta tramite la risoluzione di complesse equazioni; chi le risolve si tiene le unità di valuta corrispondenti. Il problema è che questi calcoli consumano molta energia e quindi hanno un costo elevato, che i disonesti tentano di far pagare a qualcun altro. Così qualcuno ha pensato di far fare i calcoli ai computer dei visitatori dei siti Web.

Il vertiginoso aumento del tasso di cambio dei bitcoin rispetto alle valute tradizionali ha creato una febbre intorno alle criptovalute e ha incoraggiato questa nuova forma di abuso informatico, prontamente battezzato cryptojacking o stealth mining. In pratica, le pagine di un sito contengono del codice che viene eseguito dai computer dei visitatori ed effettua le complesse operazioni matematiche necessarie per generare una criptovaluta a favore del titolare del sito. In pratica, questi siti si arricchiscono facendo lavorare i computer dei loro frequentatori.

Lo ha fatto, per esempio, il popolare sito di download The Pirate Bay, che a settembre ha aggiunto sperimentalmente alle proprie pagine uno script che usava la potenza di calcolo dei dispositivi dei visitatori per generare la criptovaluta Monero e intascarsela. L’intento era trovare un modo per pagare le spese di gestione del sito senza ricorrere alla pubblicità.

Il sistema usato da The Pirate Bay si chiama Coinhive e dopo questo uso sperimentale è iniziato l’abuso: invece di avvisare gli utenti della situazione, come sarebbe corretto fare, un numero crescente di siti molto popolari ha inserito il codice di Coinhive nelle proprie pagine di nascosto. Lo hanno fatto per esempio alcuni siti di streaming video, come Openload, Streamango, Rapidvideo e OnlineVideoConverter, e una filiale di Starbucks è stata colta a usare Coinhive per sfruttare i computer dei clienti che si collegavano al suo Wi-Fi.

I siti di streaming in questione hanno totalizzato quasi un miliardo di visitatori in un mese, per cui si stima che abbiano incassato circa 326.000 dollari in Monero.

In teoria il sistema Coinhive dovrebbe smettere di sfruttare i computer dei visitatori quando lasciano il sito, ma ovviamente c’è chi ha pensato bene di abusare di questo sistema usando un JavaScript che crea nel browser dell’utente una piccola finestra nascosta, nella quale lo sfruttamento continua anche dopo che l’utente crede di aver lasciato il sito.

Starbucks è intervenuta bloccando l’abuso, ma resta il problema degli altri siti, circa 2500 secondo una stima, che continuano lo sfruttamento dei visitatori. Ci sono anche app che sfruttano i dispositivi degli utenti per generare criptovalute che finiscono nelle tasche dei creatori delle app stesse: alcune di queste app sono state offerte in Google Play e scaricate in tutto circa 15 milioni di volte prima di essere scoperte.

Difendersi da questi abusi non è facile, ma si possono usare alcuni adblocker o plug-in per Google Chrome, per esempio seguendo queste istruzioni.
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