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Disinformatico

September 4, 2012 21:00 , par profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Addio, Mail.app, è stato bello conoscerti. Mavericks ti ha rovinato [UPD 2014/02/05]

February 5, 2014 12:32, par Inconnu - 0Pas de commentaire

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Da quando ho installato Mavericks sui miei Mac, Mail.app è un totale, assoluto, inammissibile disastro. Mi ha servito lealmente per anni, con la sua ricerca fulminea full-text, ma ora è l'ombra di se stesso. Ho aspettato un po' che Apple lo sistemasse, ma ho esaurito la pazienza. Per cui da ieri ho smesso di usare Mail.app. Mi mancherà.

Il problema è come sostituirlo. Ho un archivio di posta immenso (circa vent'anni di mail, archiviati e sparsi su vari account Gmail), uso massicciamente filtri, sottocartelle e ricerche, e ricevo tantissima posta. Mi serve un client di posta, perché un'interfaccia webmail è assolutamente insufficiente per gestire un volume del genere sparso su vari account, e ho bisogno di poter accedere all'archivio anche quando non sono connesso a Internet. E mi serve un client veloce. Non quella cosa comatosa che è ora Mail.app.

Mail.app ci mette interi minuti a visualizzare le mail nuove. Le mail cancellate ricompaiono come se non fossero state mai cancellate (e quelle lette ricompaiono come non lette). Quando tolgo un flag a una mail, il flag continua a essere visualizzato e devo cambiare riga per vedere il vero stato del messaggio. E spesso Mail.app fa girare la ventolina del mio Air come se il laptop dovesse decollare da una portaerei in stile Top Gun. L'ho lanciato quando ho iniziato a scrivere questo post e mi dice che sta scaricando 3813 mail nuove (impossibile) ed è fermo alla quarta mail.

Siccome a quanto pare non sono il solo che si lamenta di Mail.app, e in particolare dell'abbinamento di Mail.app e Gmail, pubblico qui i miei appunti sparsi di migrazione. Magari possono essere utili a qualcuno.

IMAP innanzi tutto


Un altro momento di delirio di Mail.app.
Per fortuna tutti i miei account di posta sono in IMAP e non in POP. In altre parole, tutta la mail resta sul server ma ne ho una copia locale sincronizzata. Questo mi consente di gestire la mail da qualunque computer o dispositivo, tenendo tutto sincronizzato, e ha il vantaggio che passare a un client di mail differente comporta semplicemente l'immissione dei dati degli account nel client nuovo e la sincronizzazione dell'archivio di mail.

Ovviamente, trattandosi di circa 200.000 mail con relativi allegati, la sincronizzazione completa richiederà un po' di tempo di download, ma perlomeno non dovrò pregare che il nuovo client sia capace di importare i messaggi dagli archivi generati da Mail.app e in ogni caso potrò usare sia Mail.app, sia qualunque client nuovo anche contemporaneamente e tutto resterà sincronizzato: se cancello un messaggio in un client, verrà cancellato anche nell'altro e nell'archivio online.


Postbox in prova


Ho chiesto consiglio a voi, anche via Twitter, e molti mi hanno consigliato Postbox (10 dollari, con 30 giorni di prova gratuita; recensione; altre opzioni). Subito dopo l'installazione mi ha letto automaticamente gli account di Mail.app, con le relative sottocartelle ed etichette, e ha iniziato a scaricare l'archivio di posta, iniziando con gli header dei messaggi della Inbox. Gli header (e poi i contenuti) dei messaggi di una sottocartella di posta vengono scaricati la prima volta che si apre la cartella stessa.

Il primo impatto è piacevole. Se seleziono una porzione di testo di una mail e poi scelgo Reply, Postbox inserisce quel testo come citazione, esattamente come fa Mail (Thunderbird non lo faceva, perlomeno l'ultima volta che l'ho provato). Se devo spostare un gruppo di mail da una cartella a un'altra (anche di un account differente, come faccio per archiviare i messaggi vecchi), Postbox si ricorda dell'ultima cartella verso la quale ho spostato messaggi: molto pratico. Ci sono moltissime scorciatoie a tastiera che velocizzano l'interazione. C'è anche una pratica opzione di risposta veloce direttamente sotto il testo della mail alla quale si vuole rispondere, che però non include una signature.

Per contro, Postbox non preserva i flag di Mail.app e non migra le signature. Inoltre non ha flag evidenti e colorati come Mail.app: o meglio, ce li ha se si va in Preferences - Display, si clicca sulla matita e si sceglie il colore e poi Apply the topic color to the entire row in the message list pane. La ricerca ha qualche bizzarria: per esempio ignora le parentesi quadre e non distingue maiuscole e minuscole, per cui “[Complotti lunari] Nuovo” e “complotti lunari nuovo” per Postbox sono identici. Mail.app gestiva correttamente questa differenza, che per me è molto importante nella gestione dei commenti dei miei blog.

In Accounts - Composition ho configurato Postbox per inviare mail in testo semplice (non sopporto la mail in HTML, ma questa è una mia idiosincrasia), disattivando Compose messages in HTML format, e ho scelto di anteporre la citazione alla risposta, di includere la signature anche negli inoltri e di non includere le immagini dei contatti. In General ho attivato Allow Spotlight to search messages per consentire a Spotlight la ricerca nella mail.

Ho poi copiato le signature manualmente da Mail.app: va notato che Postbox non offre signature specifiche per un singolo account, a differenza di Mail.app, ma non è un grosso problema. Fra l'altro, Postbox ha la funzione Responses, molto comoda per rispondere con un testo standard, per esempio agli sciachimisti e ai vari cospiranoici che ogni tanto mi assaltano (in Mail.app usavo le signature per ottenere lo stesso risultato). Si trova in Preferences - Composition.

Una piccola magagna è che se si hanno account multipli sullo stesso provider, Postbox genera messaggi d'errore su alcuni account, parlando di problemi con STARTTLS (“An error occurred sending mail: Unable to establish a secure link with SMTP server smtp.live.com using STARTTLS since it doesn't advertise that feature. Switch off STARTTLS for that server or contact your service provider.”). Il problema si risolve andando in Preferences - Accounts - Outgoing server ed eliminando i server SMTP doppi.

Un'altra piccola scocciatura di Postbox è la visualizzazione di default dei messaggi in ordine cronologico dal più recente al meno recente: io preferisco l'opposto (il più recente in basso) e soprattutto di default quando si cancella una mail Postbox non si posiziona sulla mail successiva ma su quella precedente (che ho già visto): mi tocca invertire l'ordine di visualizzazione a mano per ciascuna cartella (bella menata) e/o andare in Preferences - Advanced - General e scegliere After deleting a message select the Previous Message.

Per ora tutto funziona bene: Postbox è veloce e funzionale, per cui mi vedrete rispondere un po' più assiduamente alle vostre mail. Mi resta ancora da attivare il supporto per la crittografia e l'autenticazione, ma ne parlerò negli aggiornamenti di questo post insieme all'integrazione con Twitter, Dropobox ed Evernote.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



11/9, nuova intervista a un tecnico: come crollarono le tre torri del World Trade Center

February 3, 2014 5:38, par Inconnu - 0Pas de commentaire

I crolli delle Torri Gemelle e dell'Edificio 7 in seguito agli attentati dell'11 settembre 2001 sembrano impossibili e misteriosi ai non addetti ai lavori e ai complottisti che vogliono a tutti i costi trovare una cospirazione in cui credere per non pensare alla realtà. Ma per chi è del mestiere hanno una dinamica non solo spiegabile, ma anche da studiare per trarne lezioni di sicurezza in caso di incendi e terremoti.

I colleghi del gruppo Undicisettembre hanno intervistato in proposito Charles Clifton, professore di Ingegneria Civile alla University of Auckland, in Nuova Zelanda. Le sue spiegazioni sono chiare e illuminanti. Se vi interessano, le trovate in questo articolo (in italiano) e in originale inglese. Se preferite credere alle fantasie paranoiche di un ex fotografo o di un baffuto giornalista invece che alla competenza dei tecnici, fatemi una cortesia: non perdete tempo a postare commenti. E se fate figli, ricordatevi di non andare da un ostetrico, ma da uno che crede alle cicogne che portano i bambini.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Scrivere la password su un Post-It: FAIL. Mostrarla in TV sul megamonitor al Super Bowl: EPIC FAIL

February 2, 2014 20:42, par Inconnu - 0Pas de commentaire


Per ora non ho conferme, ma questa immagine sta facendo il giro del mondo: viene attribuita alla puntata di stamattina del programma televisivo statunitense CBS This Morning e sembra mostrare la password del WiFi del centro di sicurezza del Super Bowl. Se è reale, e se non è un honeypot, è un fail veramente epico.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Addio, Mail.app, è stato bello conoscerti. Mavericks ti ha rovinato [UPD 2014/02/02]

February 2, 2014 8:16, par Inconnu - 0Pas de commentaire

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Da quando ho installato Mavericks sui miei Mac, Mail.app è un totale, assoluto, inammissibile disastro. Mi ha servito lealmente per anni, con la sua ricerca fulminea full-text, ma ora è l'ombra di se stesso. Ho aspettato un po' che Apple lo sistemasse, ma ho esaurito la pazienza. Per cui da ieri ho smesso di usare Mail.app. Mi mancherà.

Il problema è come sostituirlo. Ho un archivio di posta immenso (circa vent'anni di mail, archiviati e sparsi su vari account Gmail), uso massicciamente filtri, sottocartelle e ricerche, e ricevo tantissima posta. Mi serve un client di posta, perché un'interfaccia webmail è assolutamente insufficiente per gestire un volume del genere sparso su vari account, e ho bisogno di poter accedere all'archivio anche quando non sono connesso a Internet. E mi serve un client veloce. Non quella cosa comatosa che è ora Mail.app.

Mail.app ci mette interi minuti a visualizzare le mail nuove. Le mail cancellate ricompaiono come se non fossero state mai cancellate (e quelle lette ricompaiono come non lette). Quando tolgo un flag a una mail, il flag continua a essere visualizzato e devo cambiare riga per vedere il vero stato del messaggio. E spesso Mail.app fa girare la ventolina del mio Air come se il laptop dovesse decollare da una portaerei in stile Top Gun. L'ho lanciato quando ho iniziato a scrivere questo post e mi dice che sta scaricando 3813 mail nuove (impossibile) ed è fermo alla quarta mail.

Siccome a quanto pare non sono il solo che si lamenta di Mail.app, e in particolare dell'abbinamento di Mail.app e Gmail, pubblico qui i miei appunti sparsi di migrazione. Magari possono essere utili a qualcuno.

IMAP innanzi tutto


Un altro momento di delirio di Mail.app.
Per fortuna tutti i miei account di posta sono in IMAP e non in POP. In altre parole, tutta la mail resta sul server ma ne ho una copia locale sincronizzata. Questo mi consente di gestire la mail da qualunque computer o dispositivo, tenendo tutto sincronizzato, e ha il vantaggio che passare a un client di mail differente comporta semplicemente l'immissione dei dati degli account nel client nuovo e la sincronizzazione dell'archivio di mail.

Ovviamente, trattandosi di circa 200.000 mail con relativi allegati, la sincronizzazione completa richiederà un po' di tempo di download, ma perlomeno non dovrò pregare che il nuovo client sia capace di importare i messaggi dagli archivi generati da Mail.app e in ogni caso potrò usare sia Mail.app, sia qualunque client nuovo anche contemporaneamente e tutto resterà sincronizzato: se cancello un messaggio in un client, verrà cancellato anche nell'altro e nell'archivio online.


Postbox in prova


Ho chiesto consiglio a voi, anche via Twitter, e molti mi hanno consigliato Postbox (10 dollari, con 30 giorni di prova gratuita; recensione; altre opzioni). Subito dopo l'installazione mi ha letto automaticamente gli account di Mail.app, con le relative sottocartelle ed etichette, e ha iniziato a scaricare l'archivio di posta, iniziando con gli header dei messaggi della Inbox. Gli header (e poi i contenuti) dei messaggi di una sottocartella di posta vengono scaricati la prima volta che si apre la cartella stessa.

Il primo impatto è piacevole. Se seleziono una porzione di testo di una mail e poi scelgo Reply, Postbox inserisce quel testo come citazione, esattamente come fa Mail (Thunderbird non lo faceva, perlomeno l'ultima volta che l'ho provato). Se devo spostare un gruppo di mail da una cartella a un'altra (anche di un account differente, come faccio per archiviare i messaggi vecchi), Postbox si ricorda dell'ultima cartella verso la quale ho spostato messaggi: molto pratico. Ci sono moltissime scorciatoie a tastiera che velocizzano l'interazione. C'è anche una pratica opzione di risposta veloce direttamente sotto il testo della mail alla quale si vuole rispondere, che però non include una signature.

Per contro, Postbox non preserva i flag di Mail.app e non migra le signature. Inoltre non ha flag evidenti e colorati come Mail.app: o meglio, ce li ha se si va in Preferences - Display, si clicca sulla matita e si sceglie il colore e poi Apply the topic color to the entire row in the message list pane. La ricerca ha qualche bizzarria: per esempio ignora le parentesi quadre e non distingue maiuscole e minuscole, per cui “[Complotti lunari] Nuovo” e “complotti lunari nuovo” per Postbox sono identici. Mail.app gestiva correttamente questa differenza, che per me è molto importante nella gestione dei commenti dei miei blog.

In Accounts - Composition ho configurato Postbox per inviare mail in testo semplice (non sopporto la mail in HTML, ma questa è una mia idiosincrasia), disattivando Compose messages in HTML format, e ho scelto di anteporre la citazione alla risposta, di includere la signature anche negli inoltri e di non includere le immagini dei contatti. In General ho attivato Allow Spotlight to search messages per consentire a Spotlight la ricerca nella mail.

Ho poi copiato le signature manualmente da Mail.app: va notato che Postbox non offre signature specifiche per un singolo account, a differenza di Mail.app, ma non è un grosso problema. Fra l'altro, Postbox ha la funzione Responses, molto comoda per rispondere con un testo standard, per esempio agli sciachimisti e ai vari cospiranoici che ogni tanto mi assaltano (in Mail.app usavo le signature per ottenere lo stesso risultato). Si trova in Preferences - Composition.

Una piccola magagna è che se si hanno account multipli sullo stesso provider, Postbox genera messaggi d'errore su alcuni account, parlando di problemi con STARTTLS (“An error occurred sending mail: Unable to establish a secure link with SMTP server smtp.live.com using STARTTLS since it doesn't advertise that feature. Switch off STARTTLS for that server or contact your service provider.”). Il problema si risolve andando in Preferences - Accounts - Outgoing server ed eliminando i server SMTP doppi.

Per ora tutto funziona bene: Postbox è veloce e funzionale, per cui mi vedrete rispondere un po' più assiduamente alle vostre mail. Mi resta ancora da attivare il supporto per la crittografia e l'autenticazione, ma ne parlerò negli aggiornamenti di questo post insieme all'integrazione con Twitter, Dropobox ed Evernote.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Fotocamera usata sulla Luna va all'asta? Un momento...

February 2, 2014 0:46, par Inconnu - 0Pas de commentaire


Credit: AFP/La Stampa
Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “ois.ni*” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

La Stampa e altre testate annunciano la messa all'asta di una fotocamera che sarebbe “il solo apparecchio fotografico della NASA ritornato sulla Terra dalle missioni Apollo che portarono allo sbarco dei primi uomini sulla Luna”. Sarà proposta a Vienna il 22 marzo prossimo con una base d'asta di 80.000 euro e un prezzo atteso fra 150.000 e 200.000 euro.

Più precisamente, secondo la casa d'aste Westlicht si tratterebbe in realtà dell'unica fotocamera usata sulla Luna e riportata a Terra (Westlicht, fra l'altro, parla erroneamente di “unica fotocamera mai usata su un altro pianeta e riportata a casa”, ma la Luna non è un pianeta: è un satellite). Westlicht la attribuisce alla missione Apollo 15, dicendo che si tratta della fotocamera Hasselblad numero 1038, una delle 14 usate sulla Luna durante le sei missioni Apollo che vi sbarcarono, e che tutte queste fotocamere, tranne quella che verrà messa all'asta, furono lasciate sulla Luna per ridurre il peso al decollo.

L'autenticità della fotocamera messa all'asta, secondo Westlicht, è dimostrabile perché il vetrino che porta le crocette di registro (reseau plate) porta inciso il numero 38, che è lo stesso visibile nelle foto scattate durante la missione Apollo 15 dall'astronauta Jim Irwin, come quella qui sotto.



L'oggetto proposto è indubbiamente di una bellissima Hasselblad motorizzata, di certo molto simile a quelle modificate per l'uso all'esterno sulla Luna: il colore argento (per riflettere il calore ed evitare surriscaldamenti al Sole; le Hasselblad per uso a bordo erano nere), l'obiettivo Zeiss Biogon, il tasto di scatto più grande e le leve di regolazione maggiorate e molti altri dettagli corrispondono. Ma ci sono tre problemi.

Primo, secondo gli esperti di Collectspace non è vero che una sola fotocamera usata sulla Luna tornò a Terra: anche quella di Alan Shepard (Apollo 14) e probabilmente quella di Gene Cernan (Apollo 17) furono riportate.

Secondo, i numeri di serie citati da Westlicht corrispondono a quelli di una fotocamera messa all'asta nel 2012 dalla RR Auction. In quell'occasione, però, la fotocamera fu descritta come una Hasselblad che aveva volato fino all'orbita lunare, ma senza alcuna indicazione che fosse stata usata sulla Luna.

Terzo, confrontando le foto di quell'offerta con quelle attuali, i graffi corrispondono ma è cambiato l'obiettivo e sono state rimosse alcune scritte, brutalmente sostituite con del nastro adesivo (cosa assurda per un cimelio di valore del genere). In particolare, il caricatore è da 70 pose (non previsto per uso lunare, per il quale invece si usavano pellicole con un numero di pose superiore), mentre la descrizione dell'asta Westlicht parla di un caricatore da 200 pose.

Nelle foto mostrate da La Stampa manca inoltre la darkslide, ossia la lamina che proteggeva la pellicola quando veniva rimosso il caricatore, e manca l'adesivo con le istruzioni di regolazione da usare sulla Luna, solitamente presente invece nei caricatori realmente usati sulla Luna e conservati nei musei, come quello mostrato qui sotto:

Caricatore lunare di Apollo 11, al National Air and Space Museum.
Credit: Ulli Lotzmann.


Questa è una delle foto pubblicate da La Stampa a illustrare la fotocamera:



Questa è la foto della fotocamera messa all'asta dalla RR Auction nel 2012: notate gli adesivi rimossi e l'obiettivo differente.

Questa, invece, è una Hasselblad lunare mostrata da Hasselbladusa.com:


Tra le foto scattate sulla Luna dalla missione Apollo 15 ne ho trovate alcune che mostrano almeno due delle tre fotocamere usate all'esterno dagli astronauti:

Dettaglio di AS15-82-11168
(unica foto di fotocamera non contrassegnata dal numero 38).
Dettaglio di AS15-85-11439.
Dettaglio di AS15-85-11470.
Dettaglio di AS15-85-11492.


Sia come sia, quella offerta all'asta è una Hasselblad meravigliosa: ma non è del tutto certo che sia davvero stata usata sulla Luna. Comunque se qualcuno ha voglia di regalarmela, non dico certo di no.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



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