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Disinformatico

4 de Setembro de 2012, 21:00 , por profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Domani la Terra verrà colpita da un asteroide? [UPD 2013/02/15]

14 de Fevereiro de 2013, 22:00, por Desconhecido - 0sem comentários ainda


Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “giorgiorod*” e “adrianaci*”.


Per tutti i dettagli c'è questo ottimo articolo dell'astronomo Phil Plait.

 Aggiornamento (2013/02/15): la meteora segnalata oggi in Russia non è un asteroide.



Domani la Terra verrà colpita da un asteroide?

13 de Fevereiro de 2013, 22:00, por Desconhecido - 0sem comentários ainda


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Per tutti i dettagli c'è questo ottimo articolo dell'astronomo Phil Plait.



No, il Papa non s’è dimesso per evitare l’arresto

13 de Fevereiro de 2013, 22:00, por Desconhecido - 0sem comentários ainda

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “tsalsa” e “carla.spin*”.

Credit: Reuters.
Papa Benedetto XVI si sarebbe dimesso per evitare l'arresto e il sequestro dei beni della Chiesa. Così afferma un passaparola che sta circolando su Facebook e su vari blog. Pensavo che questa storia fosse così manifestamente stupida da non meritare un'indagine antibufala, ma pare che gli stupidi che abboccano a qualunque panzana, specialmente se si conforma ai loro preconcetti, siano più diffusi (e soprattutto più bertucciosamente rumorosi) di quanto avevo ottimisticamente stimato.

Per cui ecco qua, in sintesi, l'antibufala: il “Tribunale Internazionale sui Crimini di Stato e Chiesa” (itccs.org), quello che secondo il tamtam della Rete ha annunciato di aver emesso un sensazionale “mandato d'arresto” contro Joseph Ratzinger “per crimini contro l'umanità e per aver ordinato un complotto criminale”, non ha la benché minima validità legale: è semplicemente un gruppo di persone comuni che si è autoproclamato “Tribunale” sulla base di una personalissima interpretazione della cosiddetta Common Law (che in realtà non c'entra nulla). Un po' come se io, da domani, mi autoproclamassi Imperatore dell'Universo e Giudice Supremo della Galassia perché mi gira così.

L'ITCCS non c'entra nulla con la Corte Internazionale di Giustizia o con la Corte Penale Internazionale. È una barzelletta. E non fa neanche ridere, perché annacqua e trascina nel ridicolo un problema serissimo come quello degli abusi sessuali su minori da parte di sacerdoti della Chiesa Cattolica.

Se vi siete fermati a leggere il comunicato dell'ITCCS invece di inoltrarlo istericamente a tutti e cliccare su “Mi piace”, avrete notato che parla di “un'azione imminente da parte di un governo europeo” e che addirittura si vanta che “il Segretario di Stato Tarcisio Bertone ha costretto alle dimissioni Joseph Ratzinger immediatamente, e in risposta diretta alla nota diplomatica relativa al mandato d’arresto che è stato rilasciato a lui da parte del governo del suddetto paese il 4 febbraio 2013”.

Sapete perché non viene indicato quale sarebbe questo “governo europeo”? Perché stando a questo comunicato dell'ITCCS del 2011, si tratta (per esclusione) della “nazione sovrana di Eurostaete”.

Non avete mai sentito parlare della nazione di Eurostaete? Neanche io. Non va confusa con Eurostat, che è l'ufficio di statistica dell'Unione Europea. Eurostaete è una micronazione, o meglio, una terra di nessuno lunga circa 500 metri e larga sei, situata al confine fra i Paesi Bassi e la Germania e nata da uno stupido pasticcio burocratico sulle linee di confine. Non è riconosciuta come nazione da nessuno, se non da un gruppo di persone del posto, come spiega Wikipedia in olandese.

In altre parole, il “mandato di arresto” per il Papa sarebbe stato deciso da un tribunale autoproclamato ed emesso da una nazione di fantasia larga sei metri.

Non ho altro da aggiungere.



La foto del fulmine su San Pietro [UPD 14:30]

13 de Fevereiro de 2013, 22:00, por Desconhecido - 0sem comentários ainda

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “nike.62” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

English abstract
A photograph taken on the day of the announcement of Pope Benedict XVI's resignation shows St Peter's basilica being struck ominously by lightining. It is not a fake: it was taken by professional photographer Alessandro Di Meo and its authenticity is backed up by Italian news agency ANSA, a very similar photo of the same bolt (taken by Filippo Monteforte of AFP) and a video recording of the event.

Sta spopolando la foto di un fulmine che colpisce San Pietro, presentata per esempio qui su Repubblica e attribuita al fotografo ANSA Alessandro Di Meo. Secondo la didascalia, lo scatto è stato realizzato proprio nella giornata dell'annuncio delle dimissioni del Papa, e quindi ha un valore simbolico davvero notevole.

C'è chi si sta chiedendo se per caso la foto o la sua datazione possa essere falsa: ad alcuni pare una coincidenza troppo bella per essere vera che un fulmine abbia colpito San Pietro proprio ieri e che ci fosse un fotografo con l'obiettivo pronto proprio in quell'istante.

Ma consideriamo i fatti, almeno come esercizio d'indagine sull'autenticità di una fotografia: questa foto è attribuita a un fotografo professionista, non a una fonte anonima (come avviene invece di solito per le foto di fenomeni eccezionali). Alessandro Di Meo avrebbe molto da perdere se risultasse che la sua foto è truccata, per cui il movente pare poco credibile.

Un altro elemento a favore dell'autenticità è che c'è anche un'altra foto dello stesso tipo, sempre scattata ieri ma presa da un'angolazione leggermente differente: è diffusa da Agence France-Presse e attribuita a Filippo Monteforte. Ne vedete qui accanto una versione ridotta. Il fulmine ha una forma quasi identica, a parte le leggere variazioni spiegabili con la diversa angolazione.

Dal punto di vista tecnico, nella versione pubblicata da Repubblica non ho trovato dati EXIF che possano chiarire la questione. Certo, i dati EXIF si possono alterare, ma se fossero risultati errati sarebbe stato un indizio molto significativo. Questa strada, insomma, in questo caso non è percorribile, almeno per ora: bisognerebbe avere la foto originale [v. aggiornamento 14:30 qui sotto].

Un altro dubbio che molti mi stanno ponendo è come si possa fotografare un fulmine: dura talmente poco che ci vorrebbero dei riflessi sovrumani (e una fotocamera molto veloce) per immortalarlo. Il metodo classico è semplicissimo per chi ancora usa una fotocamera vera invece del telefonino, e l'ho provato anch'io: si monta la fotocamera su un cavalletto o altro supporto per tenerla immobile e poi si usa un tempo di posa di alcuni secondi. Se durante la posa cade un fulmine, viene fotografato. Basta fare tanti tentativi durante un temporale e prima o poi il fulmine capita nel momento giusto. Tutto qui. L'unico limite di questo metodo è che si può usare solo quando il cielo è buio, altrimenti la sua luminosità satura l'immagine.

I commenti dei lettori hanno aggiunto altre tecniche: fare una ripresa video e poi estrarne i fotogrammi contenenti i fulmini. Con la risoluzione offerta dalle fotocamere e videocamere di oggi il risultato è spesso di ottima qualità. In alternativa ci sono alcune fotocamere che tengono in memoria gli ultimi secondi delle immagini captate dal sensore e poi memorizzano l'immagine corrispondente a un rapido cambio di luminosità.

È insomma relativamente facile fotografare un fulmine di sera, come nella foto in questione: ma quanta fortuna ci vuole per fotografarne uno che colpisce proprio San Pietro? Meno di quel che si potrebbe pensare. L'edificio è alto e dotato di parafulmini e quindi viene colpito piuttosto spesso: per esempio, c'è un articolo del 2005 nel quale l'arcivescovo Comastri dice che è in corso l'installazione di un nuovo parafulmine “perché molti fulmini colpiscono la basilica”, come citano varie fonti. E ieri a Roma c'è stato un forte temporale, a quanto mi risulta.

Per chi si sta chiedendo se un fulmine su San Pietro proprio nel giorno dell'annuncio delle dimissioni del Papa è un segno, posso dire in tutta sincerità che lo è. È un segno che i parafulmini funzionano, e che quando si tratta di scegliere se proteggere un luogo di culto usando la scienza o le preghiere, anche i fedeli scelgono la scienza. Perché funziona.


Aggiornamento (2:30): la foto del Duomo di Milano


Sta iniziando a circolare una foto (esempio; esempio) che mostrerebbe lo stesso fulmine sopra il Duomo di Milano “anni prima”, insinuando che la foto del fulmine su San Pietro sia un fotomontaggio.

Il fulmine è effettivamente identico nella foto del Duomo e in quella di San Pietro, ma c'è un dettaglio interessante: l'immagine “fulminata” del Duomo è uguale a quella che si ottiene aggiungendo il cielo e il fulmine di San Pietro alla foto del Duomo presente su Wikipedia. Anche i passanti sono identici.

La foto in circolazione.

La foto di Wikipedia.


Aggiornamento (14:30): funzionamento dei parafulmini, riflessi mancanti, video e dati EXIF della foto


Nei commenti c'è chi ha interpretato la mia frase “È un segno che i parafulmini funzionano” nel senso che i parafulmini attirerebbero i fulmini. Non è così: i parafulmini offrono semplicemente un percorso sicuro alla scarica elettrica, che sarebbe caduta comunque nella zona colpita.

Per chi si chiede come mai mancano i riflessi del fulmine sulla piazza resa lucida dalla pioggia, basta seguire le linee del riflesso della facciata della basilica per notare che il riflesso del fulmine si troverebbe al di fuori dell'immagine.

Ho ricevuto dall'ANSA i dati EXIF della foto originale e con il permesso dell'agenzia li pubblico qui accanto: quelli salienti sono l'orario (17:56:47), il tempo di posa (8 secondi) e il diaframma (f/9).

L'ANSA mi ha inoltre spiegato che il fotografo si è appostato a lungo proprio allo scopo di catturare l'immagine suggestiva di un fulmine che colpiva la basilica: non è, insomma, uno scatto casuale. L'ANSA ha anche pubblicato un articolo che spiega i dettagli della realizzazione dello scatto.

Inoltre c'è una ripresa video che mostra su San Pietro un fulmine dall'aspetto identico a quello mostrato nella foto.

A questo punto penso che non vi sia più ragionevole dubbio: la foto è da considerare autentica. Complimenti all'autore per la sua perseveranza.



Dimissioni del Papa, ritorna la profezia di San Malachia

13 de Fevereiro de 2013, 22:00, por Desconhecido - 0sem comentários ainda

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “alberto.tone*” e si basa su un articolo che avevo pubblicato inizialmente nel 2005 qui su Attivissimo.net.

English abstract (il resto è in italiano)
Following the death of Pope John Paul II in 2005 and again today following the announcement of Pope Benedict XVI's resignation, there is much talk about a prophecy attributed to St Malachy (1094-1148), which is said to describe all the popes up to the end of the world. The list describes only one more pope after Benedict XVI. Moreover, the prophecy also predicts that during the reign of the last pope Rome will be destroyed and the world may come to an end.

However, St Malachy's list is considered to be a sixteenth-century forgery by many authoritative Catholic sources. The “prophecies” are actually single lines, written in Latin, which are said to predict a specific characteristic of each pope (no names are mentioned), and these predictions are quite accurate for all popes up to 1590 but become extremely vague after that year. The Latin descriptions of twentieth-century popes, for example, are so generic that they could be applied to any pontiff.

The most reasonable explanation is that the list was actually written around 1590 and therefore its “predictions” regarding pre-1590 popes are not predictions at all (hence their uncanny accuracy, which contrasts with the vagueness of the post-1590 descriptions). Links with further information (mostly in Italian) are provided below.


L'indagine


C'è una storia che circola da secoli e che ha ripreso a circolare anche su Internet alla morte di Papa Giovanni Paolo II nel 2005 e in occasione delle dimissioni di Benedetto XVI annunciate oggi: San Malachia, monaco cistercense (1094-1148), avrebbe lasciato una profezia scritta, nella quale enumera 112 papi (senza farne i nomi ma attribuendo a ciascuno un motto in latino), dal suo contemporaneo Celestino II fino alla fine del mondo, e ne prevede soltanto ancora uno dopo Benedetto XVI; prevede inoltre che durante il pontificato del papa successivo a Benedetto XVI Roma verrà distrutta e (secondo alcune interpretazioni) finirà il mondo.

Questa profezia sarebbe stata scritta da Malachia in seguito a una visione del futuro avuta durante una visita a Roma e sarebbe stata consegnata a Innocenzo II, restando però sconosciuta negli Archivi Romani fino alla sua scoperta nel 1590. Fu pubblicata per la prima volta nel 1595 da Arnold de Wyon nell'opera Lignum Vitae.

Ma il documento è considerato falso, anche da molte fonti ecclesiastiche. Il fatto che per quattrocento anni nessuno ne parli, compreso San Bernardo, che scrisse la Vita di San Malachia, è molto sospetto, anche se non è possibile escludere l'ipotesi che il documento sia rimasto sepolto negli archivi per secoli. Anche il fatto che l'elenco include degli antipapi sembrerebbe porre dubbi sulla sua autenticità.

Un altro indizio importante a sfavore dell'autenticità è che i motti calzano con precisione notevole i rispettivi papi fino al 1590 e successivamente diventano calzanti soltanto con un notevolissimo sforzo creativo. Questa differenza di precisione potrebbe essere spiegata senza ricorrere a facoltà mistiche, ma ipotizzando più semplicemente che il documento sia stato scritto intorno al 1590, potendo quindi beneficiare della straordinaria chiaroveggenza tipica di chi scrive dopo che gli eventi "previsti" sono già avvenuti. Tuttavia si potrebbe anche ipotizzare che la chiaroveggenza di San Malachia avesse una “portata” temporale limitata, un po' come una radio ricetrasmittente, e perdesse precisione man mano che aumentavano i secoli che separavano Malachia dagli eventi che profetizzava.

Secondo una ricerca di Francesco D'Alpa del Cicap, inoltre, la

“...prova maggiore della sua falsità è che nella lista sono presenti tutti i Papi del periodo in questione, ma solo due antipapi su otto, proprio come nell'elenco preparato dallo storico Panvinio, contemporaneo di Vion [Arnold de Wyon, lo scopritore] che certamente ne conosceva l'opera. Non solo, anche il motto di alcuni Papi era elaborato sulla base di indicazioni biografiche erronee fornite da Panvinio. Se così non fosse, in base al documento, Malachia avrebbe non solo profetizzato i Papi futuri, ma addirittura copiato gli errori di uno storico vissuto quattrocento anni dopo di lui! Tutti i Papi precedenti il 1595, sono chiaramente indicati da un motto che ne sintetizza il casato o lo stemma, quelli successivi a tale data invece lo sono invece quasi tutti per elementi alquanto eterogenei.”

Vediamo qualche esempio di come sono fatti questi motti. Prendiamo alcuni dei primi della lista, tutti (tranne il primo che cito qui) successivi alla morte di Malachia, e tutti molto calzanti:
  • Eugenio III (1145-1153) è identificato dal motto Ex magnitudine montis, ossia “dalla grandezza del monte”, ed Eugenio era nato nel castello di Grammont; inoltre il suo cognome era Montemagno.
  • Gregorio IX (1227-1241) è Avis Ostiensis (“uccello di Ostia”) e questo papa era stato cardinale di Ostia prima di essere eletto.
  • Urbano IV (1261-1264) è abbinato al motto Hierusalem Campaniae (“Gerusalemme della Champagne”): era nato a Troyes, nella regione dello Champagne, e fu patriarca di Gerusalemme.
  • Anche andando avanti di un paio di secoli, troviamo per esempio Callisto III (1455-1458), identificato con precisione dal motto Bos pascens (“bue al pascolo”): lo stemma di Alfonso Borgia recava un bue dorato che pascola.

Coincidenze davvero notevoli, vero? Confrontiamole con i motti riferiti a papi più recenti: sono molto più vaghi e le loro spiegazioni (tratte in parte da questo sito) diventano più “arrampicate”:
  • Pio IX (1846-1878) ha il motto Crux de cruce, che potrebbe significare la tribolazione della Chiesa durante l'unificazione dello stato italiano, ma si adatterebbe a moltissime altre circostanze.
  • Leone XIII (1878-1903) ha il motto Lumen coeli o Lumen in caelo (a seconda delle fonti), ossia “luce del (o “nel”) cielo”, che potrebbe riferirsi allo stemma di questo papa, che conteneva una cometa, ma potrebbe riferirsi a qualsiasi altro fenomeno corrispondente a queste parole.
  • Pio X (1903-1914) è Ignis ardens (“fuoco ardente”), che indicherebbe “il cuore carico di santa fede di questo papa”.
  • Benedetto XV (1914-1922), Religio depopulata, starebbe a indicare i milioni di cattolici morti durante il primo conflitto mondiale.
  • Pio XI (1922-1939), Fides intrepida, sarebbe associabile alla lotta della fede contro i regimi nazionalsocialisti.
  • Pio XII (1939-1958), Pastor Angelicus, calzerebbe perché “fu da molti definito il papa Pastore dal portamento angelico”.
  • Giovanni XXIII (1958-1963), Pastor et Nauta (“pastore e marinaio”), sarebbe spiegabile perché “fu patriarca di Venezia e viaggiò molto”.
  • Paolo VI (1963-1978), Flos florum (“fiore dei fiori”), aveva tre gigli nel suo stemma.
  • Giovanni Paolo I (1978), De medietate lunae (“della metà della luna”), avrebbe un motto che indica “il suo brevissimo pontificato, che durò poco più di un mese lunare” e iniziò e terminò quando la luna era visibile a metà, oppure si riferirebbe alla sua nascita a Canale d'Agordo, nella diocesi di Belluno (“bel-luno).
  • Giovanni Paolo II (1978-2005), De labore solis, sarebbe un “riferimento all'instancabile attività svolta in svariati campi”, ma potrebbe essere un riferimento alla sua nascita in un giorno in cui si verificò un'eclissi di sole (non visibile nel luogo di nascita).

Una prima parte dei motti, insomma, contiene indicazioni precise, spesso anche geografiche, e chiaramente attinenti a uno specifico papa. La parte successiva, invece, ricorre a espressioni vaghe e intercambiabili. Se volete approfondire il confronto, una lista completa e commentata dei motti è reperibile in Rete per esempio presso Misteromania. Il confine fra profezie precise e profezie vaghe si trova guarda caso intorno alla data del ritrovamento del documento attribuito a San Malachia.

Come controprova di questa vaghezza, provate a scambiare papi e rispettive profezie: troverete che in quelle recenti c'è sempre qualche “spiegazione” che consente di farle calzare. Questo è un fenomeno tipico di molte profezie di origine religiosa o meno: si prende una frase vaga, la si confronta con un gran numero di eventi e fatti come quelli che costituiscono la vita di una persona, e alla fine, magari scavando un po' e usando una buona dose d'inventiva, sicuramente qualche nesso lo si trova.

Per esempio, la Religio depopulata andrebbe benissimo anche per molti altri papi del ventesimo secolo, perché potrebbe indicare il diffondersi dell'ateismo o di altre religioni; tutti i papi sono pastor et nauta, ossia pastori (del proprio gregge) e marinai (conducono la nave della fede); qualunque papa avrà una fides intrepida, e ogni papa è un flos florum perché è un cardinale scelto dai cardinali (un fiore tra i fiori).

Un altro esempio: a papa Benedetto XVI corrisponde il motto Gloria olivae, motto talmente vago che sarebbe adattabile a chiunque: un papa italiano (terra delle olive), un papa non italiano (di carnagione olivastra), un papa che si adopera per la pace (l'ulivo è simbolo di pace), e così via.


La fine del mondo è imminente, tanto per cambiare


C'è di più. Oltre a elencare papi, San Malachia (o chi per lui) dice cose piuttosto inquietanti a proposito del nostro prossimo futuro ed è per questo oggetto di molto interesse da parte degli appassionati di profezie di sventura.

Il gran finale della profezia è infatti l'indicazione dell'ultimo papa, che invece di essere identificato da un motto è contraddistinto da un'intera frase, riportata in varie versioni da fonti differenti:

In persecutione extrema S.R.E. sedebit Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationis: quibus transactis [civitas] septicollis diruentur, et Iudex tremendus iudicabit populum suum. Finis [o Amen].

Traduco:

Nella persecuzione estrema, il trono della Santa Romana chiesa verrà occupato da Pietro il Romano, che pascerà il suo gregge fra molte sofferenze, finite le quali la città dei sette colli verrà distrutta e il tremendo Giudice giudicherà il proprio popolo. Fine [o Amen].

Questa profezia chiude l'elenco subito dopo il motto riferito a Benedetto XVI. In altre parole, dopo questo pontefice ce ne sarebbe solo un altro e durante il suo pontificato avverebbe la fine del mondo (o perlomeno di Roma). In realtà, anche supponendo che la profezia non sia un falso, secondo alcune interpretazioni il suo testo non specificherebbe che ci sarà soltanto un altro papa: infatti la profezia arriva al centoundicesimo papa, quello identificato come Gloria Olivae, e poi parla di un ultimo papa, non di un centododicesimo. Per cui, anche secondo la profezia, ci potrebbero essere altri papi fra il numero 111 e l'ultimo.

Lascio a voi valutare se è il caso di perdere il sonno per un'imminente fine del mondo annunciata da un documento probabilmente falso invece di preoccuparsi per tutti i problemi concreti che ci sono adesso.


Fonti aggiuntive


Catholic Encyclopedia, Prophecies of St. Malachy (in inglese)

Catholic-pages.com, Prophecy of St. Malachy (in inglese)

San Malachia ha previsto il prossimo Papa? di Sergio De Santis (in italiano)

Profezia di Malachia su Cicap.org (in italiano)



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