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Disinformatico

September 4, 2012 21:00 , by profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Usare una chiave al posto di una password

November 7, 2014 8:50, by Unknown - 0no comments yet

Credit: Yubico
La sicurezza è per molti una scocciatura insostenibile: ricordarsi password differenti per decine di siti è una sfida da mal di testa immediato, che spinge spesso a semplificazioni insicure che poi rendono facile il furto d'identità tramite phishing e l'accesso ai dati privati.

Per cercare di ovviare al problema del furto di password c'è già l'autenticazione a due fattori (o verifica in due passaggi), che però comporta comunque una complicazione supplementare: è difficile da impostare e da gestire. Ora Google sta proponendo una soluzione alternativa: una chiave fisica.

Si tratta di una speciale chiavetta USB che rispetta lo standard aperto FIDO U2F, sottoscritto da Google e Microsoft e circa 120 altre aziende (ma non da Apple), e si attiva soltanto dopo aver verificato che il sito sia autentico e non uno dei tanti siti-clone che cercano di rubare nomi utente e password. L'utente, invece di dover digitare un codice, preme un tasto sulla chiavetta inserita in una porta USB del computer. Tutto qui: il phishing diventa un ricordo.

Per ora la chiavetta, disponibile in vari paesi a un prezzo molto abbordabile, è concepita per funzionare con i servizi di Google e soltanto se si usa Chrome come browser, ma nulla vieta che altri fornitori di servizi adottino la stessa soluzione. Una chiavetta sola conterrebbe tutti i codici crittografici di autenticazione dell'utente.

La chiavetta contiene uno speciale chip, il Secure Element, basato sulla tecnologia delle smart card, che custodisce in modo sicuro le chiavi crittografiche. Quando si attiva la chiavetta per la prima volta vengono generate due di queste chiavi: una pubblica, inviata al fornitore di servizio, e una privata, che resta sulla chiavetta. Il sito visitato manda alla chiavetta un challenge cifrato: la chiavetta lo decifra e poi risponde con un token di autenticazione firmato.

L'idea della chiave fisica al posto della password stronca la maggior parte degli attacchi da remoto ma ha comunque delle limitazioni: bisogna avere con sé la chiave, ovviamente, e smarrirla o farsela rubare può essere un problema. Inoltre non tutti i dispositivi hanno una porta USB, e in alcuni ambienti di lavoro le porte USB ci sono ma sono disabilitate o ne è vietato l'uso appunto per ragioni di sicurezza. Ma per molti utenti una chiave fisica potrebbe essere una semplificazione salvavita.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Space Oddity di David Bowie cantata nello spazio torna online

November 7, 2014 8:45, by Unknown - 0no comments yet

Space Oddity è un brano assolutamente classico di David Bowie. Quando lo registrò, nel lontano 1969, in piena era spaziale, probabilmente non immaginava che un giorno qualcuno l'avrebbe cantata nello spazio. Quel qualcuno è l'astronauta canadese Chris Hadfield: il video, meraviglioso, ripreso in assenza di peso a bordo della Stazione, ha avuto oltre 23 milioni di visualizzazioni. Con buona pace di chi dice che lo spazio non interessa più a nessuno.

Ma a maggio scorso il video è stato rimosso da Youtube, fra l'indignazione generale. Come mai? Semplice: i titolari dei diritti della canzone avevano concesso a Hadfield l'uso gratuito e libero per un anno, e Hadfield ha rispettato i patti.

Visto l'entusiasmo per questa chicca spaziale, però, ora la concessione è stata riattivata per altri due anni e il video è tornato online. Il copyright è una bestia difficile anche nello spazio.


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Microsoft Office è ora disponibile su iPhone, iPad e dispositivi Android. Gratis

November 7, 2014 8:40, by Unknown - 0no comments yet

Microsoft ha annunciato ieri che la versione base di Office è disponibile in 29 lingue anche sull'iPhone (Word, Excel, PowerPoint), a complemento della versione per iPad già in circolazione (che viene aggiornata) ed è ora gratuita.

Inoltre ci si può prenotare per 1'anteprima della versione Android per tablet, che verrà offerta al pubblico all'inizio del 2015. Gli utenti Android devono usare un tablet di dimensioni comprese fra 7 e 10,1 pollici e devono usare la versione 4.4 (Kitkat) di Android.

La versione gratuita fa da traino per la versione a pagamento per dispositivi iOS, che è offerta in abbonamento e contiene un numero maggiore di funzioni, compreso un terabyte di spazio online per i documenti su OneDrive, e per la versione per computer tradizionali, che continua ad essere a pagamento. Le differenze fra Office per iOS gratuito e a pagamento sono elencate qui in italiano: in estrema sintesi, la versione gratuita di Office è sufficiente per la creazione e modifica di buona parte dei documenti abituali. La vera sfida è comporre un documento di qualunque genere su uno schermo piccolo e con un'interfaccia tattile: in emergenza è meglio di niente, ma una tastiera vera e un mouse vero fanno una differenza enorme, specialmente se lavorate molto di copia e incolla (una funzione facilissima con mouse e tastiera ma atroce nelle interfacce touch di qualunque produttore).

L'offerta gratuita di una suite Office è un cambiamento notevole per Microsoft rispetto al passato, ma non è una politica suicida come può sembrare a prima vista: bisogna fare infatti attenzione al vendor lock-in, ossia al fatto che se si comincia a usare uno specifico formato proprietario di scrittura per generare tanti documenti è poi molto difficile abbandonarlo e quindi ci si trova a dover sottoscrivere abbonamenti per continuare ad avere accesso ai propri dati.
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Ma quanto sono spione le “smart TV”

November 7, 2014 8:11, by Unknown - 0no comments yet

Se avete acquistato una “smart TV”, vi siete mai fermati a leggere le sue condizioni di gestione dei vostri dati personali? Probabilmente no. Probabilmente non immaginavate neanche che un televisore avesse delle condizioni del genere.

Ma le ha, e sono sorprendentemente invadenti e soprattutto vengono cambiate unilateralmente. In pratica, se comprate una “smart TV”, pagate per farvi schedare e spiare: quello che dite mentre il televisore è acceso verrà registrato. Non dai criminali informatici, ma dai produttori di questi dispositivi.

È un problema segnalato da varie fonti, come Techdirt e Salon, i cui esperti si sono presi la briga di leggere le tediosissime pagine informative sulla privacy che accompagnano questi e altri dispositivi “smart”. Per esempio, l'informativa generale di Samsung dice che Samsung “usa tecnologie... che consentono di sapere quando avete visto uno specifico contenuto o una specifica mail” e registra “le app che usate, i siti Web che visitate, e come interagite con i contenuti.”

Non è finita. La seguente perla è presente in questo documento sulla privacy di Samsung, specifico per le Smart TV: “Siete pregati di tenere presente che se le vostre parole pronunciate includono informazioni personali o altre informazioni sensibili, tali informazioni faranno parte dei dati catturati e trasmessi a terzi tramite il vostro uso del Riconoscimento Vocale.”

In pratica, se usate le funzioni di riconoscimento vocale incorporate nelle “smart TV”, state attenti a quello che dite quando siete davanti alla TV accesa, perché il riconoscimento non viene effettuato localmente, sul televisore: quello che dite viene trasmesso via Internet a “terzi” (imprecisati), che lo analizzano e convertono al volo in comandi.

Come se tutto questo non bastasse, i fabbricanti delle “smart TV” possono cambiare le proprie regole di gestione dei dati personali dopo che avete acquistato l'apparecchio: Techdirt riferisce che LG, per esempio, ha inviato a maggio 2014 un aggiornamento software ad alcune sue “smart TV” che conteneva una modifica di questo genere. L'utente si è trovato obbligato a scegliere fra perdere le funzioni “smart” regolarmente pagate all'acquisto, e quindi trovarsi con un televisore menomato, e consegnare a LG e ai soliti “terzi” (sempre imprecisati) una quantità esagerata di dati personali, comprese “le parole usate per cercare contenuti, i dettagli delle azioni compiute durante la visione (per esempio riproduzione, stop, pausa, eccetera), la durata di visione del contenuto”.

Se a qualcuno tutto questo fa venire in mente 1984 di Orwell, non è il solo, ma ci sono differenze importanti: nella realtà siamo noi a pagare per farci mettere in casa il teleschermo che ci cataloga, ci scheda e ci timbra, e la sorveglianza non è imposta da un governo totalitario, ma viene spinta di soppiatto dai social network e dalle agenzie pubblicitarie. E noi la abbracciamo felici. Neppure Orwell era riuscito a immaginare un futuro così.

Soluzioni? Ce ne sono poche, per ora: non comperare una “smart TV” ma un televisore normale, oppure comperarla ma non collegarla a Internet o filtrarne la connessione e perdere così la maggior parte delle sue funzioni. E intanto far conoscere l'esistenza del problema.
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A Brescia l'11 novembre si parla di professionisti della salute e social media

November 6, 2014 3:54, by Unknown - 0no comments yet

Sono stato invitato a parlare sul tema Privacy e sicurezza dei social network: miti da smontare, fatti da sapere a Brescia l'11 novembre prossimo, nell'ambito di un convegno organizzato dal Collegio Ipasvi. L'incontro inizierà alle 14 ed è orientato principalmente ai professionisti della salute, ma è aperto a tutti.

Insieme a me ci sarà Francesco Falli, presidente del Collegio IPASVI di La Spezia, che parlerà sul tema Facebook: mi si sono allargati i contatti! (Facebook e i professionisti della salute: quali regole?).

Trovate tutti i dettagli qui su Ipasvi.it.
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