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Disinformatico

4 de Setembro de 2012, 21:00 , por profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

L’astronauta Paolo Nespoli a Vigevano stasera

18 de Dezembro de 2012, 22:00, por Desconhecido - 0sem comentários ainda

Paolo Nespoli ha trascorso sei mesi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale e ha volato sullo Shuttle statunitense e sulla Soyuz russa nel corso di due missioni spaziali: racconterà la propria esperienza stasera a Vigevano, alle 21, in un incontro gratuito organizzato dall'Associazione Vigevanese Divulgazione Astronomica presso la Cavallerizza del Castello, in via Rocca Vecchia. Il suo profilo e la sua carriera sono disponibili qui sul sito dell'Agenzia Spaziale Europea.

Se avete dubbi, domande, curiosità sulla vita nello spazio, è la vostra occasione: io non me la perdo. Ma per favore, per favore, non chiedete a Paolo se è vero che la Stazione Spaziale Internazionale è stata ampliata in segreto per accogliere i VIP e salvarli dalla fine del mondo di dopodomani.



Correzione: Instagram NON vuole vendere le vostre foto senza permesso [UPD 2012/12/19]

18 de Dezembro de 2012, 22:00, por Desconhecido - 0sem comentários ainda

L'articolo è stato aggiornato estesamente dopo la pubblicazione iniziale.

Usate Instagram? Allora leggete con attenzione le condizioni di utilizzo: stanno per cambiare, e nella nuova versione Instagram si prenderà il diritto di vendere le vostre foto senza chiedervi il permesso e senza pagarvi (aggiornamento: o almeno così è sembrato a mezzo mondo, me compreso, fino a quando è stata diffusa la smentita da parte di Instagram; dettagli più sotto).

Infatti secondo le nuove norme, che entreranno in vigore dal 16 gennaio prossimo, “you agree that a business or other entity may pay us to display your username, likeness, photos (along with any associated metadata), and/or actions you take, in connection with paid or sponsored content or promotions, without any compensation to you.”

In altre parole, dopo la metà di gennaio darete automaticamente il vostro consenso affinché Instagram (che da aprile fa parte di Facebook) prenda soldi “per mostrare il vostro nome utente, la vostra immagine, le vostre foto (insieme ad eventuali metadati associati) e/o le azioni che effettuate, in relazione a promozioni o contenuti pagati o sponsorizzati, senza alcun compenso a voi.”

In teoria, inoltre, questo significa che se avete pubblicato su Instagram qualche foto in cui sono ritratti i vostri amici, quando entreranno in vigore le nuove regole le immagini di quegli amici potranno essere usate nelle pubblicità in giro per la Rete, per qualunque prodotto, anche se loro non fanno parte di Instagram. Per dirla breve, li avrete venduti.

Quando si dice che nei social network e nei servizi gratuiti non siamo clienti ma siamo il prodotto in vendita, questo è esattamente quello che si intende. Buon divertimento.

Aggiornamento (2012/12/19 00:25): la BBC ha segnalato poco fa la correzione di Instagram, secondo la quale le nuove regole sono state fraintese: “è colpa nostra se questo linguaggio causa confusione”, ha scritto Kevin Systrom, cofondatore del sito. “Per essere chiari: non è nostra intenzione vendere le vostre foto. Stiamo lavorando a un linguaggio aggiornato nelle condizioni per assicurarci che questo sia chiaro.” La dichiarazione di Systrom descrive poi, per la verità non molto chiaramente, il reale significato delle frasi contestate:

To provide context, we envision a future where both users and brands alike may promote their photos & accounts to increase engagement and to build a more meaningful following. Let’s say a business wanted to promote their account to gain more followers and Instagram was able to feature them in some way. In order to help make a more relevant and useful promotion, it would be helpful to see which of the people you follow also follow this business. In this way, some of the data you produce — like the actions you take (eg, following the account) and your profile photo — might show up if you are following this business.
The language we proposed also raised question about whether your photos can be part of an advertisement. We do not have plans for anything like this and because of that we’re going to remove the language that raised the question. Our main goal is to avoid things like advertising banners you see in other apps that would hurt the Instagram user experience. Instead, we want to create meaningful ways to help you discover new and interesting accounts and content while building a self-sustaining business at the same time.
Ownership Rights Instagram users own their content and Instagram does not claim any ownership rights over your photos. Nothing about this has changed. We respect that there are creative artists and hobbyists alike that pour their heart into creating beautiful photos, and we respect that your photos are your photos. Period.

Ho preso una cantonata? Forse. O forse erano le parole di Instagram a essere ingannevoli, tanto da confondere praticamente tutti, dalla BBC a Time a National Geographic a Wil Wheaton, con l'eccezione di The Verge. Lascio a voi valutare.

Potete aiutare a sostenere questo blog guardando lo spot qui sotto. Fonti: BBC, Punto Informatico, Wired, Gawker.

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Instagram vuole vendere le vostre foto senza permesso

17 de Dezembro de 2012, 22:00, por Desconhecido - 0sem comentários ainda

L'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

Usate Instagram? Allora leggete con attenzione le condizioni di utilizzo: stanno per cambiare, e nella nuova versione Instagram si prenderà il diritto di vendere le vostre foto senza chiedervi il permesso e senza pagarvi.

Secondo le nuove norme, che entreranno in vigore dal 16 gennaio prossimo, “you agree that a business or other entity may pay us to display your username, likeness, photos (along with any associated metadata), and/or actions you take, in connection with paid or sponsored content or promotions, without any compensation to you.”

In altre parole, dopo la metà di gennaio date automaticamente il vostro consenso affinché Instagram (che da aprile fa parte di Facebook) prenda soldi “per mostrare il vostro nome utente, la vostra immagine, le vostre foto (insieme ad eventuali metadati associati) e/o le azioni che effettuate, in relazione a promozioni o contenuti pagati o sponsorizzati, senza alcun compenso a voi.”

In teoria, inoltre, questo significa che se avete pubblicato su Instagram qualche foto in cui sono ritratti i vostri amici, quando entreranno in vigore le nuove regole le immagini di quegli amici potranno essere usate nelle pubblicità in giro per la Rete, per qualunque prodotto, anche se loro non fanno parte di Instagram. Per dirla breve, li avrete venduti.

Quando si dice che nei social network e nei servizi gratuiti non siamo clienti ma siamo il prodotto in vendita, questo è esattamente quello che si intende. Buon divertimento.

Potete aiutare a sostenere questo blog guardando lo spot qui sotto. Fonti: BBC, Punto Informatico, Wired, Gawker.

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Instagram può vendere le vostre foto senza permesso

17 de Dezembro de 2012, 22:00, por Desconhecido - 0sem comentários ainda

Usate Instagram? Allora leggete con attenzione le nuove condizioni di utilizzo: sono cambiate, e Instagram si è presa il diritto di vendere le vostre foto senza chiedervi il permesso e senza pagarvi.

Secondo le nuove norme, che entreranno in vigore dal 16 gennaio prossimo, “you agree that a business or other entity may pay us to display your username, likeness, photos (along with any associated metadata), and/or actions you take, in connection with paid or sponsored content or promotions, without any compensation to you.”

In altre parole, se usate Instagram, da gennaio date automaticamente il vostro consenso affinché Instagram (che da aprile fa parte di Facebook) prenda soldi “per mostrare il vostro nome utente, la vostra immagine, le vostre foto (insieme ad eventuali metadati associati) e/o le azioni che effettuate, in relazione a promozioni o contenuti pagati o sponsorizzati, senza alcun compenso a voi.”

In teoria, inoltre, questo significa che se avete pubblicato su Instagram qualche foto in cui sono ritratti i vostri amici, le immagini di quegli amici potrebbero essere usate nelle pubblicità in giro per la Rete, per qualunque prodotto, anche se loro non fanno parte di Instagram. Per dirla breve, li avete venduti.

Quando si dice che nei social network e nei servizi gratuiti non siamo clienti ma siamo il prodotto in vendita, questo è esattamente quello che si intende. Buon divertimento.

Potete aiutare a sostenere questo blog guardando lo spot qui sotto. Fonti: BBC, Punto Informatico, Wired, Gawker.

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Antibufala: attenti ai portachiavi in regalo, hanno il microchip che spia! [UPD 2012/12/18]

17 de Dezembro de 2012, 22:00, por Desconhecido - 0sem comentários ainda

Questo articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “goat” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

ATTENZIONE!!
In questi giorni nelle aree di parcheggio e nei distributori di benzina alcune persone vi regalano gratis portachiavi per la macchina o la moto,
NON ACCETTATELI ASSOLUTAMENTE O BUTTATELI VIA!
Al loro interno c'è un microchip che segnala la vostra presenza in casa, quando uscite loro sono al corrente di dove vi troviate in quel preciso momento e possono entrare nella vostra abitazione senza preoccupazioni.
Questa è l'ultima pensata di alcuni malviventi dell'Est Europa per fare furti nelle nostre case. Da fonte sicura.....

Questo è un esempio del testo dell'allarme che sta rimbalzando su Facebook, via mail e in vari siti Web (come Iovivoaroma Sicilian.it, segnalati da Matteo, che ringrazio). Altre versioni parlano di “criminali romeni” e simili o di “Distributori benzina Slovenia”:

MESSAGGIO IMPORTANTE

Attenzione in questi giorni vengono distribuiti dei portachiavi da essere agganciati all'interno della vostra auto; le persone ve li offrono gratuitamente presso i parcheggi o i distributori di carburante....NON accettateli...essi contengono un microchip all'interno del gadget. Questi delinquenti poi vi seguono fino a casa e vengono a conoscenza dei vostri movimenti per poi effettuare intrusioni e furti. Secondo la Polizia, si tratta di bande di Rumeni.

A prima vista quest'appello è di una stupidità così terminale che verrebbe voglia di negare l'accesso a Internet (e a qualunque cosa più tecnologica di una pietra di selce) a chiunque lo inoltri credendoci. Ma a guardar bene è talmente bislacco che ha un suo fascino morboso, anche perché rivela quanto sia preoccupantemente diffuso il pensiero magico a proposito della tecnologia. Tanta gente vive circondandosi di gadget, dall'apricancello allo smartphone al forno a microonde, ma non ha la più pallida idea di come funzionino. L'esempio classico è quello di chi si lamenta che non vuole le antenne dei cellulari e poi si lamenta che non c'è campo per telefonare.

Pensateci un attimo. Questi ipotetici ladri disseminatori di portachiavi avrebbero una tecnologia che non solo sarebbe degna di James Bond (sensore di presenza più GPS più trasmettitore più alimentazione, tutto dentro un portachiavi), ma costerebbe talmente poco che la regalano. Come funzioni, questa tecnologia, non si sa: ma la notizia arriva “da fonte sicura”. Fonte che però non è specificata. Tanto valeva scrivere “me l'ha detto mio cuggino.” Se avete amici che credono a qualunque cosa sia accompagnata dalle parole “da fonte sicura” e basta, ricordate loro che a Roma c'è una bella fontana che aspetta solo di essere venduta, affarone garantito. Garantito da fonte sicura, s'intende.

Non si capisce come il portachiavi faccia a segnalare la presenza in casa. Come la rileva? Se lo ficco in un cassetto, come fa a sapere se c'è qualcuno in casa? Come trasmette? Che portata ha? Quanto durano le batterie? È mai possibile che ci siano bande di ladri che passano ore a monitorare migliaia di gingilli elettronici in attesa che qualcuno di essi dia il segnale giusto? E questi trasmettitori non causano interferenze, che magari la Polizia Postale o i radioamatori saprebbero rilevare?

Ma soprattutto, perché arrovellarsi e fermarsi a pensare, quando è infinitamente più facile cliccare e diffondere a pioggia qualunque scemenza? Bah.


La “conferma” istituzionale del Canton Ticino è fasulla


Il 18 dicembre mi è stata segnalata una nuova versione che riporta in calce i dati di una dipendente della Sezione della Circolazione del Canton Ticino. Questi dati vengono interpretati da molti come una conferma ufficiale, ma non è così, per cui l'appello non va inoltrato. Ho contattato per chiarimenti la dipendente in questione, che mi ha chiarito telefonicamente di aver semplicemente inoltrato dal posto di lavoro l'appello ricevuto da amici e colleghi, senza compiere alcuna verifica, e di essere stata tratta in inganno dalla fiducia nei colleghi e dalle parole “secondo la Polizia”. Ora le è scoppiato intorno un putiferio.

È molto importante evitare di usare l'indirizzo di lavoro per inoltrare appelli o allarmi, perché si rischia di avallare allarmi in realtà fasulli e di coinvolgere in una bufala o in un falso allarme il nome della propria azienda o dell'istituzione presso la quale si lavora.



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