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Disinformatico

Settembre 4, 2012 21:00 , by profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Puntata del Disinformatico RSI del 2019/02/01

Febbraio 1, 2019 15:28, by Il Disinformatico

È disponibile lo streaming audio e video della puntata dell’1 febbraio del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera.

La versione podcast solo audio (senza canzoni, circa 20 minuti) è scaricabile da questa sezione del sito RSI (link diretto alla puntata) oppure qui su iTunes (per dispositivi compatibili) e tramite le app RSI (iOS/Android); la versione video (canzoni incluse, circa 60 minuti) è nella sezione La radio da guardare del sito della RSI ed è incorporata qui sotto.

Correggo due cose sbagliate che ho detto: ne La Sirenetta, la voce veniva ovviamente rubata ad Ariel, non a Ursula, e ho confuso sacrilegamente i rösti con gli spätzli.

Buona visione e buon ascolto!

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Paura della Fata di Fuoco? Calma un attimo

Febbraio 1, 2019 14:52, by Il Disinformatico

Circola da tempo in Rete, particolarmente nei social network, un allarme internazionale per un presunto invito mortalmente pericoloso, noto come la “fata di fuoco” (o “fire fairy” in inglese).

L’invito, dice l’allarme, verrebbe inviato ai bambini tramite appunto i social network o Youtube e consisterebbe nel suggerimento di accendere i fornelli di nascosto, senza dirlo agli adulti, e ripetere alcune parole magiche: questo rito permetterebbe di diventare una fata di fuoco. Altre versioni, sempre secondo l’allarme, inviterebbero ad andare in cucina di notte per aprire i fornelli a gas e poi andare a dormire per risvegliarsi fata.

Ma di prove dell’esistenza di persone che diffondono questo terribile invito finora non se ne sono viste. Sembra che tutta la faccenda sia un caso di panico collettivo simile a quello della Blue Whale e che l’origine sia la stessa: i social network russi, in particolare VKontakte. I giornali sensazionalisti hanno ripreso la diceria, come al solito senza verificarla, e l’hanno amplificata e resa apparentemente autentica.

Fra questi giornali non mancano, guarda caso, il Daily Mail (link intenzionalmente alterato) e il Sun (link intenzionalmente alterato), al quale si è accodato il Giornale (link intenzionalmente alterato), presentando la schermata che vedete qui sopra, contenente istruzioni in russo che non descrivo in dettaglio per non alimentare i motori di ricerca.

La “prova” portata da queste testate sarebbe il caso di una bambina russa di cinque anni, Sonya Ezhova (o Sofia secondo alcune testate), che però non ha affatto seguito delle istruzioni ricevute via Internet ma, lasciata sola in casa dopo aver visto un cartone animato della serie Winx Club, ha acceso i fornelli e ha preso dei bastoncini di legno, che ha poi agitato (presumibilmente vicino ai fornelli). Le fiamme si sono propagate ai suoi indumenti, portando a ustioni sul 50% del suo corpo. Una vicenda terribile, risalente al 2015, ma Internet non c’entra nulla, se non per il fatto che forse la bimba ha visto le Winx su Youtube o su un altro sito di video. Nelle notizie che la riguardano, comunque, non c’è il minimo accenno a istruzioni ricevute via Internet da malintenzionati.

Più in generale, secondo le indagini di Snopes, Bufale.net, Query e Next Quotidiano, non sembra esserci alcuna diffusione di massa dell‘invito o alcun episodio reale di lesioni legate a questo invito. Esiste il fenomeno dei griefers, ossia di persone che pubblicano istruzioni dannose per vedere chi abbocca (per esempio “trapana qui il tuo iPhone per avere la presa per le cuffie” o peggio), per cui è possibile che a furia di parlarne qualche imbecille si faccia venire l’idea di disseminare anche questo invito mortale.

Vale la pena, quindi, di ricordare che lasciare incustodito un bambino in casa è sempre e comunque un gesto irresponsabile e che non è saggio esporre i bambini ai contenuti non filtrati di Internet. Storie come questa possono essere l’occasione per spiegare ai bambini che quello che vedono online o in TV non è necessariamente reale o diffuso con buone intenzioni.

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Facebook blocca gli strumenti di trasparenza pubblicitaria

Febbraio 1, 2019 8:32, by Il Disinformatico

Ci sono vari strumenti, come Ad Analysis o Who Targets Me, che consentono di sapere come e perché gli utenti di Facebook vengono presi di mira dai pubblicitari sia per la vendita di prodotti sia per la propaganda politica, ma questi strumenti hanno improvvisamente smesso di funzionare a causa di modifiche apportate da Facebook al proprio software.

Le modifiche hanno un effetto importante sulla trasparenza delle attività di questo social network, che vengono monitorate da organizzazioni esterne come ProPublica, che ha denunciato il comportamento di Facebook, mostrando come le modifiche al codice di Facebook sembrino mirate proprio a impedire l’analisi esterna delle scelte pubblicitarie del social network, che ha spesso rivelato storture e anomalie come la propaganda mirata di origine russa verso gli afroamericani durante le elezioni statunitensi del 2016.

Facebook, dice ProPublica, ha usato anche trucchetti piuttosto bislacchi: per esempio, tutte le pubblicità devono contenere la parola sponsored o sponsorizzato per regolamento, e quindi questi strumenti esterni di analisi cercavano questa parola per raccogliere solo informazioni sui post pubblicitari, ma Facebook ha inserito delle lettere invisibili nell’HTML del sito, spiega ProPublica, notando che alcune di queste modifiche servivano anche ad aggirare gli adblocker, le estensioni usate per bloccare le pubblicità.

L’azienda di Zuckerberg ha giustificato i cambiamenti dichiarando che servono a far rispettare le proprie condizioni d’uso e proteggere le informazioni degli utenti.

Anche se gli strumenti automatici sono stati bloccati, se volete sapere perché siete presi di mira da una certa inserzione pubblicitaria, cliccate sulla freccina in alto a destra nell’inserzione e scegliete la voce Perché visualizzo questa inserzione? Comparirà una spiegazione che vale la pena di leggere. Un esempio:

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Facebook ha pagato gli utenti per svendere la propria privacy. E quella dei loro amici

Febbraio 1, 2019 6:15, by Il Disinformatico

Credit: TechCrunch.
Un’indagine di TechCrunch ha rivelato che Facebook ha pagato alcuni utenti, anche giovanissimi, per installare sui propri dispositivi del software che consentiva all’azienda di monitorare tutta l’attività dell’utente.

Questo software, presentato come una VPN, dava accesso anche ai messaggi privati e alle chat, comprese le foto e i video inviati ad altri, le mail, le ricerche nel Web, i siti visitati e la geolocalizzazione. Inevitabilmente forniva accesso anche alle comunicazioni private delle persone con le quali interagiva chi partecipava a questo monitoraggio.

I partecipanti venivano pagati 20 dollari al mese più altrettanti una tantum per ogni altro utente che riuscivano a far iscrivere al programma, che veniva pubblicizzato su Snapchat e Instagram come uno “studio retribuito di ricerca sui social media”.

Secondo le ricerche della BBC, questi partecipanti davano accesso anche alle comunicazioni delle app che usano la crittografia e alle sessioni protette dei browser, e dovevano promettere di tenere segreta la loro partecipazione. Il consenso parentale necessario per i minorenni era assente o aggirabile e l’app non era nell’App Store ma veniva installata come versione di test per dipendenti, eludendo i controlli di Apple. La versione Android era offerta al di fuori del Play Store.

In altre parole, Facebook pagava anche minorenni per farsi spiare online e, peggio ancora, per farsi mandare di nascosto anche le comunicazioni private extra-Facebook degli utenti che comunicavano con queste cavie.

Facebook si dichiara innocente, ma non appena è emersa la notizia si è affrettata a chiudere il programma di ricerca per i dispositivi Apple e Apple le ha revocato il certificato che consentiva l’installazione dell’app; la versione Android risulta ancora attiva.

I dettagli della vicenda sono raccontati da Il Post in italiano oltre che da TechCrunch (a cui si deve la scoperta iniziale), ma la lezione è piuttosto chiara: fidarsi dei social network non ha alcun senso, la loro fame di dati personali non conosce limiti o decenze, e se un’app non è disponibile attraverso i canali standard è sicuramente perché sta facendo qualcosa di losco. Meglio evitare.
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Apple fa il gendarme per la privacy bloccando app di Google e Facebook; come sapere se avete app ficcanaso

Febbraio 1, 2019 6:08, by Il Disinformatico

Fonte: Apple.
Facebook è stata colta da Apple a usare un trucco per eludere i controlli presenti nell’App Store: per consentire agli utenti di installare sui propri iPhone un’app ficcanaso non approvata da Apple, come ho raccontato qui, l’azienda di Zuckerberg ha usato un sistema denominato Apple Developer Enterprise Program, che consente alle aziende e agli sviluppatori di distribuire e installare app per uso interno senza passare dall’App Store.

Questa tecnica si basa sull’installazione di un profilo di configurazione e di un certificato digitale sui dispositivi degli utenti.

Usare questa tecnica non internamente ma verso gli utenti comuni è una palese violazione delle regole di Apple, e quindi Apple ha temporaneamente sospeso (e poi ripristinato) tutti i certificati di autorizzazione di Facebook.

Anche Google è stata colta a usare un trucchetto analogo per un’app di monitoraggio, Screenwise Meter, che offriva carte regalo in cambio del tracciamento delle attività online dei partecipanti. Apple ha bloccato anche l’app ficcanaso di Google, dimostrando così il proprio potere assoluto sui propri dispositivi.

Se volete controllare se il vostro iPhone, iPad o iPod touch (o quello dei vostri figli minorenni) è coinvolto in trucchetti pettegoli di questo genere, usati anche per installare app a scrocco di provenienza discutibile e potenzialmente pericolosa, seguite le istruzioni di Apple: per prima cosa occorre eliminare l’app ficcanaso. Poi bisogna andare in Impostazioni - Generali. Se non trovate una voce Gestione dispositivo (di solito è appena sotto la voce VPN), siete già a posto.

Se la trovate, cercate la sezione Profile management (o Gestione profilo) oppure Profile & Device Management (Gestione profilo e dispositivo), toccate il profilo di configurazione dell’app ed eliminatelo. Infine riavviate il vostro dispositivo.


Fonte aggiuntiva: Intego.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



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