Gli iPhone nuovi prendono una brutta piega? Arriva il “BendGate”
Settembre 26, 2014 6:28 - no comments yetStanno circolando in Rete dicerie e video secondo i quali i nuovi iPhone, in particolare l'iPhone 6 plus, si piega e rimane deformato piuttosto facilmente. L'interesse intorno al nuovo gadget di Apple ha creato una certa frenesia intorno a queste notizie ed è stato subito coniato il termine Bendgate per indicare il problema. Ma i fatti quali sono?Primo, a chi sembra strano che un oggetto di metallo sottile rimanga piegato dopo che è stato piegato con forza forse sarebbe utile un ripassino delle proprietà di base dei materiali prima di andare a fare shopping cellulare o decidere in quale tasca tenere un oggetto delle dimensioni di un iPhone 6 Plus. La plastica (usata per i telefonini di marche concorrenti) è elastica, il metallo no: le leggi della natura non fanno eccezioni, neppure per i prodotti Apple che vengono spesso reclamizzati come se avessero poteri magici.
Secondo, la forza necessaria per deformare permanentemente un iPhone Plus è decisamente notevole: o lo piegate apposta oppure in circostanze normali è davvero difficile che si deformi permanentemente.
Apple, visto il dilagare virale della diceria, ha invitato i giornalisti a vedere come collauda i propri dispositivi, per far vedere che si era posta il problema: ha sottoposto 15.000 iPhone 6 e 6 Plus a sforzi fino a 25 chili e a torsioni ripetute circa 8.000 volte. Li ha messi anche nelle tasche posteriori di pantaloni stretti e li ha affidati ai suoi dipendenti per vedere cosa succedeva in condizioni reali d'uso.
Morale della storia: Apple dice di aver ricevuto nove lamentele in tutto, nei primi sei giorni di vendite. Considerato che nel primo fine settimana di disponibilità sono stati venduti oltre 10 milioni di esemplari, non sembra un problema così vasto o serio come lo mostrano i video.
Sì, questo è il poster UFFICIALE della NASA con Samantha Cristoforetti
Settembre 24, 2014 10:10 - no comments yetL'articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
Sì, questo è davvero un poster realizzato dalla NASA per la missione Expedition 42 sulla Stazione Spaziale Internazionale, alla quale parteciperà Samantha Cristoforetti a fine novembre. Sam aveva promesso che sarebbe stato “epico” ed è stata di parola (non che ne dubitassi).
Divertitevi a riconoscere i riferimenti alla Guida Galattica per Autostoppisti di Douglas Adams. Se siete, come me, lontani dalle sue pagine da troppo tempo, presso Astronautinews ci sono un po' di aiutini in italiano. Meglio ancora, cogliete l'occasione per perdervi di nuovo nelle pagine esilaranti della Guida.
Qui accanto vedete una versione annotata del poster, che associa i nomi degli astronauti a quelli dei personaggi; la versione ad alta risoluzione del poster originale è scaricabile qui su Nasa.gov insieme ai poster a tema delle altre missioni (imperdibili, specialmente quelli ispirati a Star Trek, Pirati dei Caraibi e Matrix).
Dal profilo Flickr di Samantha segnalo la nota di ringraziamento alla costumista Melissa Johnson (hanno davvero indossato i costumi, non sono stati aggiunti con Photoshop) e a Glenn Johnson, realizzatore dell'Arma a Punto di Vista (anche quella non aggiunta con Photoshop). La realizzazione grafica è di Sean Collins.
Quali altre chicche trovate? Il 42 è ovvio, l'inevitabile asciugamano sulla spalla di Elena Sedova è un po' nascosto, ma cosa c'entra la paperetta vestita da astronauta? Cosa c'è riflesso nella visiera di Robonaut? E perché la ISS ha un pannello solare girato rispetto agli altri (questa credo di saperla)?
Ci vediamo stasera a Domodossola?
Settembre 23, 2014 4:31 - no comments yetQuesta sera alle 20.45 sarò a Domodossola, presso la Casa Don Gianni, per un incontro pubblico sulle trappole di Internet, in particolare dei social network, dalle bufale ai cospirazionismi passando per gli attacchi alla privacy e alla sicurezza informatica. L'incontro è ad ingresso libero.Avrò con me qualche copia cartacea di Facebook e Twitter: manuale di autodifesa, la cui edizione PDF è scaricabile gratuitamente. A stasera!
Nuova ondata di foto rubate a celebrità, ma niente panico: non sembra legata a una nuova falla
Settembre 22, 2014 8:40 - no comments yetQuesto articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “giovanni.se*”.Non pensavo che mi sarebbe capitato di citare Kim Kardashian in questo blog, ma sono in circolazione in Rete da un paio di giorni le sue foto private piuttosto esplicite, insieme a quelle ancora più esplicite di altre celebrità (Kaley Cuoco, Jennifer Lawrence e molte altre), e ne stanno parlando un po' tutti (The Hacker News, Naked Security, Time, Gawker, Huffington Post, Corriere del Ticino, BBC), per cui vale la pena di analizzare gli aspetti di sicurezza e smontare un paio di miti e ipotesi.
Primo, non è affatto vero, come hanno scritto alcune fonti giornalistiche, che le foto sono state prontamente rimosse da Internet: sono ancora reperibili molto facilmente (non fornisco dettagli per ovvie ragioni legali). È importante non alimentare false sicurezze e non dare credito all'idea che una foto che è finita su Internet possa essere magicamente rimossa con totale certezza.
Secondo, non c'è per ora nessuna indicazione tecnica che la nuova ondata di foto sia il risultato di una nuova falla in iCloud o in altri servizi analoghi. Chi ha analizzato i dati EXIF delle foto circolanti non ha trovato immagini con date (di scatto originale o di manipolazione con software di ritocco/archiviazione) successive a quelle delle foto già in circolazione dall'inizio di settembre. Inoltre, nel caso della Kardashian, non sembra esserci di mezzo iCloud, dato che lei ha dichiarato di non avere un account iCloud, e per altre celebrità sembra che le foto provengano in origine da dei cellulari BlackBerry.
Terzo, vale la precauzione già data: attivate l'autenticazione a due fattori; se non volete che le vostre foto intime finiscano nel cloud, disattivate i servizi cloud e comunque toglietele dal telefonino. Meglio ancora, fatele con una fotocamera che non si connette a Internet e custoditele offline.
Nvidia sbugiarda i lunacomplottisti, ma può fare anche di più
Settembre 22, 2014 4:02 - no comments yetQuesto articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “achille*” e “remo*” ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
In tantissimi (troppi per ringraziarvi singolarmente) mi avete segnalato la notizia che Nvidia, per pubblicizzare le proprie nuove schede grafiche GeForce, ha sbugiardato con immagini digitali bellissime una delle tesi preferite di quelli che non credono che siamo andati sulla Luna (CNet; Gizmodo; Fastcolabs; Engadget; Nvidia).
La tesi è che gli astronauti nelle foto delle missioni lunari sono eccessivamente illuminati quando sono in ombra. Secondo i lunacomplottisti, quest'anomalia dimostrerebbe che le foto sono false.
In particolare, questa tesi viene riferita alla foto qui sotto, che mostra Buzz Aldrin, secondo uomo a mettere piede sulla Luna, mentre scende lungo la scaletta e viene immortalato da Neil Armstrong, che è già sulla superficie lunare. Aldrin è nel cono d'ombra del veicolo spaziale (il Sole è a destra), eppure lo si vede benissimo. Come è possibile, senza una fonte di luce aggiuntiva che lo illumini e che sulla Luna non c'era?
Nvidia ha deciso di dimostrare la potenza e la fedeltà di rendering delle proprie schede grafiche ricostruendo fedelmente la scena e soprattutto la riflettività della superficie lunare (nota grazie alle osservazioni telescopiche), dei rivestimenti del modulo lunare e della tuta di Aldrin.
L'illuminazione di qualunque ambiente, infatti, non proviene soltanto dalla fonte primaria di luce, ma scaturisce anche dai riflessi delle superfici circostanti (e, in misura trascurabile, dalla diffusione atmosferica). Se non esistessero questi riflessi, le ombre sarebbero sempre nerissime, sulla Terra come sulla Luna: avrebbero l'aspetto mostrato dal rendering qui sotto, che non calcola i riflessi ed è conforme alla tesi dei lunacomplottisti.
Ma dall'osservazione della realtà sappiamo che le ombre non funzionano così: una persona che si mette all'ombra di un albero non diventa una sagoma nera e il lato in ombra di un oggetto non diventa nero come la pece: viene rischiarato dai riflessi delle superfici illuminate adiacenti. In altre parole, lunacomplottisti che sostengono la tesi delle ombre nerissime imostrano di non sapere un'acca di come funziona la luce.
Usando la potenza di calcolo delle proprie schede grafiche, Nvidia ha incluso anche la riflettività dei materiali circostanti e ha ottenuto il risultato mostrato qui sotto, che corrisponde all'illuminazione della scena calcolata tenendo conto della luce riflessa dalla superficie lunare verso Aldrin e verso il lato in ombra del LM.
Il risultato si avvicina alla foto originale della NASA, ma l'astronauta non è illuminato altrettanto fortemente. Manca ancora una fonte di luce. Quale?
La risposta, come già spiegato nel mio libro Luna? Sì, ci siamo andati!, è che la fonte luminosa mancante è il fotografo stesso. Neil Armstrong, infatti, indossa una tuta bianchissima e si trova in pieno sole (lo si nota dai lens flare che colpiscono l'obiettivo della sua fotocamera, in alto a destra nella foto originale), per cui riflette un bel po' di luce solare verso il proprio compagno. Nvidia ha provato ad aggiungere anche questa fonte di luce per certi versi poco intuitiva, usando i parametri di riflettività del materiale della tuta originale, e ha ottenuto il risultato che vedete qui sotto a confronto con l'originale.
La tuta di Neil Armstrong, da sola, aggiunge “circa il 10% di luce” ad Aldrin, dice Mark Daly, senior director of content development di Nvidia. L'illuminazione dell'astronauta sulla scaletta nella foto originale, insomma, è giusta e realistica come ce la mostra la NASA e le anomalie asserite dai complottisti sono semplicemente frutto della loro incompetenza.
Il video preparato da Nvidia racconta ulteriori dettagli, compresa la spiegazione illustrata della mancanza delle stelle.
Questo metterà a tacere i lunacomplottisti? Assolutamente no. Diranno che finalmente nel 2014 i processori commerciali hanno raggiunto la potenza di calcolo dei supercomputer ultrasegreti usati dalla CIA nel 1969. O si metteranno a strillare e insultare, come fanno di solito. Pazienza.
Dal punto di vista del debunking, questa indagine di Nvidia in realtà è interessante ma non cambia le cose; è semplicemente un'ulteriore conferma visiva e computazionale di quanto si sapeva già. Inoltre la prova della realtà delle missioni lunari non sta in questa foto, ma nella montagna di dati tecnici e scientifici, nelle conferme da parte dei russi, nelle foto dei siti d'allunaggio che mostrano i veicoli, gli strumenti e le impronte lasciate sulla Luna dagli astronauti, e nell'impossibilità di realizzare, con gli effetti speciali degli anni Sessanta, i fenomeni fisici osservati nelle riprese lunari, come la camminata in gravità ridotta o la caduta parabolica della polvere.
Volendo essere pignoli e rigorosi, i risultati, i dati e i metodi di Nvidia andrebbero resi pubblici per verificare che non si tratti semplicemente di un'astuta trovata pubblicitaria e che l'immagine sintetica non sia stata forzata ad avere l'aspetto giusto. Non che ci siano molti dubbi al riguardo, ma è questione di correttezza.
In questo senso sembra che saremo piacevolmente accontentati, perché sempre Mark Daly ha dichiarato che Nvidia sta creando un'interfaccia utente per consumatori per questa demo e la rilascerà al pubblico nelle prossime settimane. Ed è qui che sta il vero bonus dell'indagine di Nvidia.
Se Daly manterrà la promessa, infatti, potrei comperare un PC e una scheda Nvidia appositamente per arricchire il documentario Moonscape con un rendering che spiega e illustra le immagini originali, ricreandole da varie angolazioni.
Per esempio, questi sono alcuni rendering di Nvidia della posizione di Neil Armstrong durante la foto esaminata:

A sinistra, la posizione di Armstrong durante lo scatto. Aldrin è sul lato opposto del LM.
Credit: Nvidia.
Quest'esplorazione virtuale permette già ora di arricchire il commento alle immagini dello sbarco sulla Luna con una chicca intrigante. Guardate questo fotogramma, preso dalla diretta TV dello sbarco grosso modo nell'istante in cui fu scattata la foto discussa da Nvidia: vedete la chiazza bianca quasi al centro dell'immagine?
Sembra un difetto della telecamera, ma in realtà è la tuta di Neil Armstrong, talmente illuminata dal Sole da risultare sovraesposta. Il rendering di Nvidia da un'angolazione molto simile a quella della telecamera automatica, situata all'esterno del modulo lunare, lo chiarisce perfettamente: