Rosetta ci mostra una cometa come non l’abbiamo mai vista
Agosto 14, 2014 16:42 - no comments yetQuesto articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “luisapass*”.
La sonda Rosetta dell'ESA ci sta mandando immagini eccezionali di una cometa a riposo, la 67P/Churyumov-Gerasimenko, mostrandocela com'è quando il Sole non la scalda abbastanza da farle avere una coda gassosa: un ammasso alieno primordiale, dalla forma contorta e sconvolta da miliardi di anni di viaggi e di collisioni e accrezioni nel cosmo. Le comete sono fra i più antichi residui del sistema solare: esplorarle è come viaggiare nel tempo e vedere la materia dalla quale si sono originati i pianeti.
La foto della cometa mostrata qui sotto è stata scattata una settimana fa dalla distanza di 104 chilometri: guardate che dettaglio e che differenze fra i due corpi saldati insieme che formano il nucleo di 67P/Churyumov-Gerasimenko. La cometa ha un asse maggiore (non si può certo parlare di diametro) di circa 4 chilometri; la sua orbita la porta a una distanza minima di 180 milioni di chilometri dal Sole e a una distanza massima di circa 840 milioni: ora è a circa 530, e nei prossimi mesi il calore del Sole comincerà a farle emettere i caratteristici sbuffi che formano la coda cometaria.
Insieme a quest'immagine, l'ESA ha pubblicato anche questa, scattata a distanza di 17 minuti dalla precedente, per cui ha potuto creare una versione 3D delle foto, da vedere con gli occhialini blu e rossi. Da parte mia ho preferito fare una GIF animata, che fa a meno degli occhialini.
Lutto per i Trekker: Arlene Martel, T’Pring della Serie Classica
Agosto 12, 2014 16:52 - no comments yetArlene Martel, interprete della sposa promessa di Spock nella puntata Amok Time (Tempo di uccidere) della Serie Classica di Star Trek, è morta oggi a Los Angeles. Aveva 78 anni. Lo ha segnalato lo Star Trek Italian Club riprendendo l'annuncio di Michael Okuda.Arlene era ritornata nell'universo Trek anche in Star Trek: Of Gods and Men. Era venuta in Italia alla Sticcon di Bellaria nel 2004, dove aveva dimostrato di essere una persona semplice e adorabile.
Dopo che era stata sul palco del raduno di fan e io avevo tradotto per lei, mi aveva chiesto com'era andata, perché era perplessa che ci fosse qualcuno interessato a sentirla. Io le avevo risposto che era andata benissimo, perché sul palco aveva saputo farci conoscere la persona dietro l'attrice che avevamo visto tante volte nel telefilm: è proprio quello lo scopo d'incontrare dal vivo gli attori. Vogliamo conoscere la gente che ha portato sullo schermo i nostri sogni e il nostro bisogno di meraviglia e di fantastico. Non immaginavo che le mie parole le avrebbero fatto venire i lacrimoni. Avrò per sempre un bellissimo ricordo di lei. Ciao, Arlene.
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Arlene gioca con una fan a Bellaria nel 2004. Credit: Fausto Branchi. |
12 agosto 1977: il primo volo dell’Enterprise
Agosto 12, 2014 9:40 - no comments yetQuesto articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “df.elena”.
Per la gioia degli appassionati di Star Trek, la prima navetta spaziale (Shuttle) fu battezzata Enterprise. Non era soltanto un omaggio alla popolarissima serie televisiva: c'erano anche altre considerazioni patriottiche e tradizionali americane che fecero preferire Enterprise al nome scelto inizialmente, ossia Constitution, come raccontato in una serie di documenti resi pubblici di recente.
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Il cast della serie originale di Star Trek al debutto della navetta Enterprise. |
Il 12 agosto del 1977, ben 37 anni fa, l'Enterprise fece il primo volo: non andò mai nello spazio, perché si trattava del prototipo per collaudare i sistemi di planata assistita da computer. Una cosa non banale, perché si trattava in pratica di far volare un aliante da 70 tonnellate, sganciato in volo da un Boeing 747. Questo è il video del primo volo autonomo dell'Enterprise:
A bordo c'erano due astronauti piloti, Fred Haise e Gordon Fullerton. Il nome di Haise ricorderà agli appassionati un'altra sua impresa molto speciale di qualche anno prima: faceva parte dell'equipaggio di Apollo 13, il volo verso la Luna che quasi finì in catastrofe a causa dello scoppio di un serbatoio, ben celebrato in un bel film omonimo di Ron Howard.
Chicca: quando ho incontrato Fred Haise in Florida nel 2012 (foto qui accanto, insieme a Luigi Pizzimenti), lui ci ha tenuto molto a chiarire semiseriamente che in in quel volo di collaudo dell'Enterprise non era stato il Boeing 747 a sganciare lo Shuttle, ma lo Shuttle a mollare il Boeing.
Tecnicamente non ha tutti i torti, perché i bulloni esplosivi di separazione erano comandati da lui, non dai piloti del 747, e perché il 747 era impostato su una traiettoria di discesa, mentre lo Shuttle rimase fondamentalmente alla stessa quota iniziale (e anzi salì leggermente mentre il 747 scendeva).
Fred Haise sarà a Pontefract, in Inghilterra, il 24 e 25 ottobre, e sarà un piacere andarlo a ritrovare. Se vi interessa, visitate Space-Lectures.com per i dettagli.
Robin Mork Popeye Doubtfire Cronauer Maguire Keating Parrish Williams, 1951-2014
Agosto 11, 2014 21:58 - no comments yetCom’è una pioggia di meteore vista dallo spazio? Bellissima e terrificante
Agosto 11, 2014 9:36 - no comments yetQuesto articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “dicanioda” e alla segnalazione di @astropratica ed è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
All'inizio guardi questa foto, scattata dalla Stazione Spaziale Internazionale, e pensi quant'è bella, con la Terra illuminata dal chiarore della Luna, la dorata traslucidità dei pannelli solari della Stazione, le forme rustiche e affidabili della Soyuz baciata dal sole, la sottilissima curva verde dell'atmosfera che ti fa capire quanto è tenue lo strato d'aria che ci permette di vivere. Pensi alla meraviglia di essere lassù e vedere queste cose dal vivo, con una nitidezza irreale per via della totale trasparenza dello spazio, con un contrasto che nessuno schermo e nessuna stampa fotografica possono sperare di offrire.
Poi guardi al centro dell'immagine e noti quella piccola scia bianca quasi verticale, e ti accorgi che c'è uno spettacolo nello spettacolo: una meteora che, dopo aver viaggiato per inconoscibili millenni nello spazio, conclude fiammeggiante la propria esistenza, consumandosi in un fugace ma devastante impatto ipersonico con l'atmosfera, facendosi ammirare da chi sta lassù e anche da chi è sulla madre Terra con un bagliore colorato lungo decine di chilometri.
Vedere una meteora che passa sotto di te ti fa capire che sei davvero nello spazio. Si, certo, soltanto quattrocento chilometri ti separano dalla superficie di quella grande perla azzurra, costellata di bagliori elettrici di città e di fulmini, che ti riempie i finestrini della Cupola, ma fanno la differenza. Sì, certo, altri esploratori si sono avventurati mille volte più lontano, fino alla Luna, ma resta il fatto ineludibile che le meteore schizzano e bruciano sotto i tuoi piedi. Non puoi pretendere un promemoria più intenso e chiaro del fatto che sei sull'avamposto più lontano dell'umanità e voli talmente veloce da girare intorno a tutto il mondo in un'oretta e mezza. Contempli l'intero pianeta, delicato mappamondo vivente dal quale mancano surrealmente le linee di confine, dall'interno di un palazzo celeste che nemmeno il più potente imperatore della Storia avrebbe potuto far costruire e abitare. Forse, per un breve istante, ti senti una divinità o una creatura mortale benedetta da un privilegio divino.
Ma subito ti rendi conto che quella meteora, grande forse quanto una pallina da flipper, si è consumata sotto di te perché tu sei sopra la coltre protettiva dell'atmosfera, e quindi avrebbe potuto colpire il tuo avamposto a qualche chilometro al secondo, trapassando come carta velina le sue pareti o il tuo corpo con effetti catastrofici. Altro che divinità. Sei un bersaglio indifeso persino contro le piccole sassaiole dell'Universo. L'unica cosa che ti dà sicurezza è la tua fiducia nella statistica. Razionalmente, sai che lo spazio è immenso e la probabilità che una meteora significativa passi proprio nel punto in cui si trova, in quel preciso istante, la piccola oasi artificiale d'aria nella quale vivi e fai scienza è modesta. Lo sai razionalmente, appunto: ma quel proiettile incandescente parla, inevitabilmente, anche alla tua parte emotiva.
Eppure la paura che ti passa per la testa per un nanosecondo è paradossalmente facile da tenere a bada, perché sei il tipo di persona che ha accettato l'idea che fra qualche mese, alla fine della tua missione, sarai dentro una stretta capsula che rientrerà nell'atmosfera esattamente come quella meteora, usando l'atmosfera e lo scudo termico per trasformare velocità in calore e frenare da ventottomila chilometri l'ora, fidandoti totalmente dei conti degli ingegneri e della diligenza dei costruttori. Tu e i tuoi compagni di viaggio sarete dentro una meteora che precipita.
Ed è per questo che avrai sempre la mia ammirazione e gratitudine.
2014/08/11
Per una felice coincidenza, poche ore dopo aver scritto queste righe ho trovato nel mio feed Twitter questo video nel quale l'astronauta Samantha Cristoforetti, che partirà per la ISS a novembre, parla proprio di paura e coraggio.