12 regole per fiutare un articolo di scienza fuffaldina
Luglio 13, 2014 6:03 - no comments yetQuesto articolo vi arriva grazie alla gentile donazione di “rsigno*” e grazie alla segnalazione di @happy_cactus. Il suo testo, essendo traduzione di un documento su licenza Creative Commons, è liberamente copiabile e usabile secondo le norme della suddetta licenza.
Compoundchem.com ha pubblicato qualche tempo fa una bella infografica su come riconoscere un articolo che si ammanta di un'apparenza scientifica ma in realtà è fuffa nel migliore dei casi e truffa nel peggiore. L'ho tradotta al volo; se trovate errori o migliorie possibili, segnalatemele.
1. Titoli sensazionalisti
I titoli degli articoli vengono concepiti normalmente per indurre i lettori a cliccare e leggere l'articolo. Nel caso migliore semplificano eccessivamente i risultati della ricerca; nel peggiore li esprimono con toni sensazionalisti e li presentano in modo distorto.
2. Risultati fraintesi
Gli articoli dei media generalisti a volte distorcono o interpretano male, intenzionalmente o meno, i risultati di una ricerca pur di tirarne fuori una buona storia. Se possibile, cercate di informarvi leggendo la ricerca originale invece di affidarvi all'articolo che l'ha usata come base.
3. Conflitto d'interessi
Molte aziende stipendiano gli scienziati per svolgere e pubblicare ricerche: anche se questo non invalida necessariamente una ricerca, occorre analizzarla tenendo presente questo fatto. La ricerca può inoltre essere presentata in modo ingannevole per un tornaconto personale o economico.
4. Correlazione e causazione
Diffidate della confusione fra correlazione e causazione. La correlazione tra due variabili non implica automaticamente che una sia la causa dell'altra. Il riscaldamento globale è aumentato dal 1800 e il numero dei pirati è diminuito, ma la penuria di pirati non causa il riscaldamento globale.
5. Linguaggio ipotetico
Le ipotesi che derivano da una ricerca sono semplicemente, appunto, ipotesi: fate attenzione a parole come “potrebbe”, “forse” e simili, perché è improbabile che la ricerca fornisca sostegno concreto alle conclusioni proposte dopo queste parole.
6. Campione troppo piccolo
Negli esperimenti, più è piccolo il campione, meno sono affidabili i risultati ottenuti da quel campione. Le conclusioni che vengono tratte vanno valutate tenendone conto, anche se a volte un campione ristretto è inevitabile. Se un campione più grande era disponibile ma non è stato usato, questo può essere motivo di sospetto.
7. Campioni non rappresentativi
Nella sperimentazione umana, i ricercatori tendono a selezionare individui che rappresentano una popolazione più ampia. Se il campione è differente dall'intera popolazione, le conclusioni possono essere altrettanto differenti.
8. Mancanza di un gruppo di controllo
Nei test clinici, i risultati dei soggetti di un test vanno confrontati con un “gruppo di controllo” al quale non è stata somministrata la sostanza testata. I gruppi dovrebbero inoltre essere assegnati in modo casuale. Negli esperimenti generali, è necessario usare un test di controllo nel quale sono controllate tutte le variabili.
9. Mancato uso di test in cieco
Per evitare qualunque distorsione, i soggetti non devono sapere se fanno parte del gruppo di test o del gruppo di controllo. Nei test in doppio cieco, neppure i ricercatori devono sapere a quale dei due gruppi appartiene un soggetto fino a dopo la conclusione del test. Va notato che il test in cieco non è sempre fattibile o eticamente accettabile.
10. Risultati selezionati ad arte
La selezione ad arte sceglie dagli esperimenti i dati che avvalorano la conclusione di una ricerca e ignora quelli contrari. Se un articolo di ricerca trae conclusioni da una selezione dei propri risultati invece che da tutti, può darsi che stia facendo selezione ad arte (cherry-picking).
11. Risultati non replicabili
I risultati devono essere replicabili da una ricerca indipendente e verificati in una vasta gamma di condizioni (se possibile) per assicurarsi che siano generalizzabili. Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie: in altre parole, richiedono molto più di un singolo studio indipendente.
12. Riviste e citazioni
Una ricerca pubblicata nelle riviste scientifiche più importanti avrà subìto un processo di revisione, ma può essere comunque difettosa, per cui va valutata tenendo conto di questi fatti. Allo stesso modo, un numero elevato di citazioni non implica necessariamente che una ricerca è tenuta in alta considerazione.
Comunicazione di servizio: sui commenti e sulla libertà d’espressione
Luglio 13, 2014 5:25 - no comments yetOgni tanto arriva qui, come in tanti altri blog, qualcuno che fa lo splendido e poi s'adira quando i suoi commenti non vengono accettati, insinuando che è stata lesa la sua libertà d'espressione. Vorrei ricordare un concetto che a molti di questi cavalieri del commento pare sfuggire:
Il diritto d'espressione non implica che qualcuno debba stare a sentire o ospitare le tue stronzate. Non ti mette al riparo dalle critiche o dalle conseguenze di quello che dici. Se ti prendono in giro, ti boicottano, ti bloccano, ti bandiscono da un forum, il tuo diritto d'espressione non è stato violato. Non ti stanno censurando. Semplicemente, le persone che ti hanno ascoltato pensano che tu sia uno stronzo e ti stanno accompagnando alla porta.
Questa comunicazione di servizio è stata ispirata da xkcd.
Disinformatico radiofonico di ieri, podcast scaricabile; disponibile l'archivio completo
Luglio 12, 2014 6:52 - no comments yetLa Radiotelevisione Svizzera ha messo online il podcast della puntata di ieri del Disinformatico radiofonico. Questi sono i link agli articoli di accompagnamento:
Archeoinformatica: il Millennium Bug e l'esercito degli zombi
Quanti informatici ci vogliono per cambiare una lampadina “smart” vulnerabile?
Yo, l’app inutile diventa utile. Dopo essere stata violata
Youtube, come attivare dei controlli parentali. O quasi
I dispositivi Android azzerati non sono davvero azzerati, ma niente panico
Fra l'altro, dato che gran parte delle puntate del Disinformatico non sono più disponibili sul sito della RSI, le ho messe online. Trovate tutte le annate, a partire dall'ormai lontano 2006. Abbiate pietà.
Quanti informatici ci vogliono per cambiare una lampadina “smart” vulnerabile?
Luglio 11, 2014 8:15 - no comments yet“Internet delle cose” è lo slogan del momento e rappresenta l'idea che gli oggetti più disparati e impensabili dialoghino tra loro via Internet e senza fili; orologi, bilance televisori, lampadine, allarmi antifumo, defibrillatori, telecamere di sorveglianza. Si stima che entro il 2020 ci saranno oltre 26 miliardi di oggetti con Internet integrata. Sembra un'idea geniale, perché l'interconnessione consente di fornire servizi nuovi e utili e ridurre i costi, ma se non è realizzata con criterio diventa un rischio.Molte aziende che non hanno esperienza di sicurezza informatica stanno integrando Internet nei propri dispositivi senza le dovute cautele e competenze, e i risultati si vedono: per esempio, è emersa di recente una falla che permetteva a chiunque fosse a portata di Wi-Fi di prendere il controllo delle lampadine “intelligenti” della LIFX.
Queste lampadine LED sono appunto interconnesse via Wi-Fi in modo da poter essere accese e spente tramite uno smartphone abilitato. Ma condividevano le credenziali di accesso alla rete Wi-Fi senza protezione adeguata, per cui era facile rubare queste credenziali semplicemente studiando come erano fatte le lampadine, analizzando il traffico di dati diffuso via Wi-Fi e imitando via computer il segnale di una lampadina “smart”.
Gli effetti di attacchi di questo genere sono notevoli: immaginate un virus che invece di bloccarvi il computer vi lascia al buio un intero edificio o vi assilla facendo accendere a caso le luci nel cuore della notte. Cosa forse peggiore, se le lampadine sono sulla stessa rete Wi-Fi utilizzata dai computer di un'azienda, possono essere usate come punto debole del sistema per captare la password della rete.
I ricercatori della Context Information Security che hanno scoperto la falla hanno agito responsabilmente e hanno allertato la casa produttrice delle lampadine, che ha reso disponibile un aggiornamento di firmware che risolve la falla. Ma resta il problema di informare gli acquirenti e nasce la situazione surreale di dover chiamare un informatico per aggiustare una lampadina.
Archeoinformatica: il Millennium Bug e l'esercito degli zombi
Luglio 11, 2014 6:54 - no comments yetRicordate il Millennium Bug? La catastrofe tecnologica che si sarebbe dovuta abbattere sull'umanità informatizzata alla fine del 1999 a causa del fatto che i computer, usando soltanto due cifre per rappresentare gli anni, non avrebbero gestito correttamente il passaggio al 2000 e avrebbero interpretato l'anno nuovo come 1900?All'epoca c'era chi prevedeva che gli aerei in volo sarebbero precipitati e che le banche sarebbero crollate. Invece la data fatidica passò tutto sommato senza grandi incidenti, tanto che molti oggi pensano che si trattasse di un falso allarme inventato per lucrare sulle paure tecnologiche.
Chi lavorava in quel periodo nel settore informatico, invece, sa che il problema era reale e fu risolto investendo risorse ingenti per controllare e correggere il software sia nei computer, sia nei dispositivi elettronici. Infatti il Millennium Bug ogni tanto torna a colpire, anche a distanza di quattordici anni, chi non ha fatto bene questi controlli.
Per esempio, dalla Pennsylvania arriva la notizia che il governo dello stato ha inviato perentorie richieste scritte di annunciarsi per il servizio militare a circa 14.000 persone, informandole che la mancata comunicazione delle coordinate di reperibilità in caso di chiamata alle armi era “punibile con una sanzione e con una pena detentiva”. Solo che queste persone erano nate fra il 1893 e il 1897 e quindi non più in grado di svolgere il servizio militare per ovvie ragioni: il più giovane avrebbe oggi 117 anni.
A quanto risulta, il governo federale degli Stati Uniti non voleva creare un corpo speciale di soldati zombi; si è trattato della coda lunga del Millennium Bug. Un impiegato del Dipartimento dei Trasporti della Pennsylvania aveva trasferito al Selective Service (che si occupa del tracciamento dei cittadini convocabili per la leva in caso di guerra) i dati di circa 400.000 persone senza selezionare il secolo, per cui aveva messo insieme i maschi nati fra il 1993 e il 1997 e quelli nati un secolo prima.
L'errore non era stato notato perché la Pennsylvania utilizza ancora un campo a due sole cifre per indicare l'anno di nascita; l'hanno fatto notare i discendenti dei candidati soldati zombi, quando hanno iniziato a ricevere lettere intestate a nonni e bisnonni.
Il Dipartimento dei Trasporti ha chiesto scusa e ha detto che le lettere errate possono essere cestinate.