Meerkat arriva su Android
15 de Maio de 2015, 12:37Creare app che permettono di usare in modo semplice lo smartphone per trasmettere video in diretta streaming a un numero molto grande di utenti è un po' la tendenza del momento. Tutti si sono innamorati di Periscope, che però è disponibile soltanto per i dispositivi iOS. Chi ha Android s'è sentito un tagliato fuori dalla nuova mania, ma adesso è arrivata la versione Android di Meerkat (termine inglese che indica il suricato), un'app gratuita che era già disponibile per iOS.L'app va associata a un account Twitter e quando si avvia uno streaming provvede a postare automaticamente su Twitter un avviso che contiene un link allo streaming, che gli utenti possono commentare.
In Meerkat tutto è in diretta: non ci sono repliche o registrazioni, salvo quelle che chi avvia la trasmissione può conservare sul proprio telefonino. Inoltre lo streaming è visibile a chiunque ne conosca il link, per cui è importante evitare di pubblicare video potenzialmente imbarazzanti.
Sul mio vecchio telefonino (Samsung Galaxy S3) i risultati delle prove non sono stati molto incoraggianti: l'immagine è risultata completamente distorta e l'audio ha avuto ritardi anche di una trentina di secondi, nonostante l'uso di una connessione Wi-Fi invece della trasmissione dati su rete cellulare. Su un tablet Samsung Galaxy Tab 3 da 8 pollici, non proprio recente, le cose sono andate molto meglio. In entrambi i casi, comunque, il consumo di batteria è spettacolarmente alto, per cui se pensate di usare Meerkat per fare dirette streaming di eventi lunghi vi conviene tenere a portata di mano un alimentatore.
Il potenziale di queste app è straordinario: in pratica chiunque abbia uno smartphone recente e una connessione veloce a Internet (Wi-Fi o cellulare) può diventare reporter in tempo reale, eludendo censure e oscuramenti dei canali televisivi tradizionali. Mi sa che ne vedremo delle belle, soprattutto in campo giornalistico.
Il vestito bianco/oro o nero/blu adesso è scienza
15 de Maio de 2015, 5:50Vi ricordate la foto del vestito che ha fatto tanto discutere in Rete recentemente perché c'era chi lo vedeva bianco e oro e chi diceva invece che era blu e nero? Non si tratta semplicemente di uno dei tanti fenomeni virali della Rete: adesso è scienza.
La rivista Current Biology ha infatti pubblicato ben tre articoli scientifici sull'argomento che non risolvono il mistero di fondo ma gettano luce sulle stranezze del funzionamento del cervello.
Secondo gli autori di The Many Colours of “The Dress”, la causa della confusione sensoriale indotta dalla foto del vestito (non dal vestito in sé, che sappiamo essere blu e nero) è l'illuminazione ambigua dell'immagine: normalmente usiamo gli oggetti circostanti conosciuti per capire se la luce che li sta illuminando è azzurrata (come avviene di pomeriggio) o giallognola (all'alba o al tramonto) e il nostro cervello corregge la percezione del colore di conseguenza, ma nella foto mancano questi riferimenti e quindi il processo di correzione va in tilt, dando risposte contraddittorie.
Invece secondo Asymmetries in blue–yellow color perception and in the color of ‘the dress’ la colpa è del blu, che è un colore che causa un'ambiguità particolarmente marcata nell'interpretazione delle sue sfumature. Addirittura i ricercatori parlano di una “nuova proprietà della percezione dei colori e della costanza dei colori nel modo in cui interpretiamo le sfumature di blu rispetto al giallo”.
Il terzo articolo, Striking individual differences in color perception uncovered by ‘the dress’ photograph, descrive i risultati di un sondaggio su 1400 individui per capire se ci sono differenze in base all'età (sì; più sale l'età, più aumenta il numero di chi vede bianco e oro), al sesso (le donne vedono bianco e oro più degli uomini) e alla cultura (nessuna differenza evidente).
Una cosa è certa: il caso del vestito ha dimostrato quanto c'è ancora da scoprire nel funzionamento della nostra mente, e questo per chi fa scienza è sempre motivo di entusiasmo.
No, il “Gioco del 72” non è la nuova moda demenziale dei social
15 de Maio de 2015, 3:35Il passaparola angosciato di molti utenti, soprattutto genitori, sta diffondendo l'allarme per il nuovo “gioco” che farebbe tendenza fra i giovani, soprattutto su Facebook: sparire letteralmente per 72 ore, non solo dai social network ma anche da casa. Ma in realtà non c'è nessuna conferma dell'esistenza di questa tendenza: è un panico completamente inventato, che però rischia di diventare realtà.La diceria proviene dal nord della Francia, dove a fine aprile una tredicenne di nome Emma è scomparsa da casa ed è stata ritrovata tre giorni dopo. Stando alla stampa locale, Emma avrebbe raccontato alla polizia che stava giocando al “Gioco del 72”, ossia una sfida sui social network nella quale gli adolescenti vengono sfidati dai propri amici a non farsi trovare per 72 ore.
Questa notizia è stata ripresa da varie fonti giornalistiche francesi e poi è stata tradotta in inglese da The Local e subito ripresa dai siti giornalistici britannici e statunitensi, finendo per rimbalzare su Facebook, ed è approdata anche nei siti italofoni.
Niente panico: non c'è nessuna epidemia di sparizioni di adolescenti istigati da questo presunto gioco, che a quanto risulta agli inquirenti francesi è semplicemente una scusa inventata dalla tredicenne per coprire l'identità della persona presso la quale si è rifugiata durante la propria fuga.
La presunta diffusione virale di questo “gioco” fra gli adolescenti è smentita dai dati: nei social network si trovano pochi risultati pertinenti, e quei pochi puntano ad articoli della stampa (che hanno irresponsabilmente tramutato le smentite della polizia in allarmi) o a genitori che si scambiano frenetici avvisi sull'argomento e finiscono per essere distratti dai problemi reali a causa di questi falsi allarmi. Inoltre le associazioni internazionali che si occupano della protezione dei giovani non segnalano alcuna impennata di fughe ispirate dal “Gioco del 72”.
La preoccupazione di molti è che la popolarità della notizia susciti fenomeni di imitazione: la bufala, insomma, diventerebbe realtà. Ma finora non è successo, e il modo migliore per impedire che succeda è interrompere il passaparola basato sul nulla.
In ogni caso, la diffusione virale di questo falso allarme può essere una buona occasione per parlare con i figli di come si usa responsabilmente Internet e di come una diceria incontrollata possa rovinare una vita.
Fonti: Doubtful News, BBC, Yahoo Parenting, Mic.com.
Ci vediamo stasera e domani a Lovere?
13 de Maio de 2015, 6:08Stasera alle 21 sarò a Lovere, a Villa Milesi, nella sala consiliare del Comune, per una conferenza pubblica, dedicata agli adulti, sull'uso sicuro di Internet, social media e dispositivi digitali da parte dei minori. Per via dei temi trattati e del linguaggio usato, è preferibile che il pubblico sia composto da soli adulti: se portate i figli, ci saranno alcuni argomenti che non potrò trattare con la necessaria franchezza. L'ingresso è libero.
Per i giovani, invece, terrò due incontri appositi al cinema teatro Crystal, sempre a Lovere, con gli studenti delle scuole medie (dalle 8:30 alle 10) e con quelli delle scuole superiori (dalle 10:30 alle 12).
(Eco di Bergamo; Bergamosera)
Festa di compleanno spaziale per Astrosamantha
13 de Maio de 2015, 5:20Samantha Cristoforetti ha compiuto 38 anni con una cerimonia piuttosto particolare.
Un video pubblicato da Anton Shkaplerov (@anton_astrey) in data: 27 Apr 2015 alle ore 04:21 PDT
Auguri, Sam!