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Disinformatico

4 de Setembro de 2012, 21:00 , por profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Per Repubblica, gli oggetti volanti in atmosfera sono in orbita

13 de Fevereiro de 2023, 12:47, por Il Disinformatico

Repubblica insiste a chiedere soldi in cambio di parole in libertà. Oggi Gianluca Modolo ci insegna che gli oggetti abbattuti nei cieli statunitensi e canadesi erano in orbita.

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Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.


Starship: una foto dice tutto

11 de Fevereiro de 2023, 17:24, por Il Disinformatico

Il primo stadio Super Heavy della Starship durante il test di accensione del 10 febbraio scorso. Fonte: Elon Musk su Twitter.
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Nuova perdita in un veicolo spaziale russo attraccato alla Stazione Spaziale Internazionale. Nessun pericolo immediato

11 de Fevereiro de 2023, 14:03, por Il Disinformatico

Ultimo aggiornamento: 2023/02/11 17:50.

Il veicolo spaziale cargo russo Progress MS-21, attraccato alla sezione russa della Stazione Spaziale Internazionale dal 26 ottobre scorso, ha subìto una perdita di pressione.

Un veicolo Progress di tipo analogo a quello in avaria. Fonte: NASA (2019).

Il portello che collega la Progress MS-21 alla Stazione è stato chiuso immediatamente. L’equipaggio della Stazione non è in pericolo. È previsto che la Progress in avaria venga sganciata e si disintegri nel rientro in atmosfera, come consueto, il prossimo 18 febbraio. 

Il lancio della navicella per equipaggi Soyuz MS-23, previsto il 20 febbraio per rimediare all’avaria della Soyuz MS-22, non verrà posticipato. 

Le prime voci indicano che la perdita sarebbe avvenuta nel circuito di raffreddamento del radiatore esterno, in maniera simile a quanto accaduto con la navicella per equipaggi Soyuz MS-22 poco tempo fa, il 15 dicembre 2022. La Progress è strutturalmente analoga alla Soyuz.  La pressione nel suo sistema di controllo termico è zero e tutto il liquido refrigerante è fuoriuscito, secondo il portavoce di Roscosmos, Dmitri Strugovets, citato da Katya Pavlushchenko. Strugovets ha aggiunto che la perdita è apparsa dopo le 9.40 UTC e che agli Stati Uniti verrà chiesto di usare il braccio robotico Canadarm per ispezionare la Progress, anche se la sua posizione di attracco renderà difficile questa operazione.

L’annuncio ufficiale di Roscosmos è qui:

Специалисты подмосковного Центра управления полетами по телеметрической информации зафиксировали разгерметизацию в грузовом корабле «Прогресс МС-21», расстыковка которого от Международной космической станции планируется на 18 февраля.

Переходной люк в корабль закрыт, таким образом «Прогресс МС-21» изолирован от общего объема станции. Все запланированное к удалению оборудование уже находится в корабле. Причины его разгерметизации выясняются.

Температурный режим и давление на борту МКС находятся в норме, жизни и здоровью экипажа ничего не угрожает, его самочувствие хорошее.

Данный инцидент никак не повлиял на сегодняшнюю стыковку с МКС грузового корабля «Прогресс МС-22» и не повлияет на дальнейшую программу полета станции.

In traduzione sommaria:

Gli specialisti del Centro di controllo della missione vicino a Mosca hanno rilevato una depressurizzazione nella navicella Progress MS-21, il cui sgancio dalla Stazione spaziale internazionale è previsto per il 18 febbraio.

Il portello di passaggio verso la navicella è chiuso, quindi la Progress MS-21 è isolata dal volume generale della stazione. Tutte le apparecchiature previste per lo sgancio sono già presenti nella navicella. Le ragioni della depressurizzazione sono in corso di accertamento.

Le condizioni di temperatura e pressione a bordo della ISS sono normali, non c'è alcuna minaccia per la vita e la salute dell'equipaggio, le loro condizioni sono buone.

L'incidente non ha avuto alcun effetto sull'attracco odierno della navicella Progress MS-22 alla ISS e non influirà sull'ulteriore programma di missioni della stazione.

La dichiarazione dell’agenzia di notizie russa TASS, in traduzione sommaria:

Una perdita nel circuito della navicella Progress MS-21 potrebbe essersi verificata nel sistema di regolazione, ma non è ancora certo, ha dichiarato il direttore esecutivo di Roscosmos per i programmi spaziali con equipaggio Sergei Krikalev in un'intervista al canale televisivo Zvezda.

"Secondo le mie informazioni, indirette, per telefono, si tratta del sistema di regolazione termica, ma non c'è ancora certezza", ha detto.

Comincia a essere poco plausibile la tesi del danno da impatto di micrometeoroidi che era stata usata per spiegare il danno alla Soyuz.

L’annuncio della NASA dice invece che ora il portello fra la Progress (che l’ente spaziale statunitense chiama Progress 82) e la Stazione è aperto:

...engineers at the Russian Mission Control Center outside Moscow recorded a depressurization in the unpiloted Roscosmos Progress 82 cargo ship’s coolant loop, which is docked to the space-facing Poisk module at the station. Progress 82, which arrived to the space station in October 2022, is scheduled to undock Friday, Feb. 17, filled with trash and will be deorbited over the Pacific Ocean.

The reason for the loss of coolant in the Progress 82 spacecraft is being investigated. The hatches between the Progress 82 and the station are open, and temperatures and pressures aboard the station are all normal. The crew, which was informed of the cooling loop leak, is in no danger and continuing with normal space station operations.

NASA specialists are assisting their Russian counterparts in the troubleshooting of the Progress 82 coolant leak. Officials are monitoring all International Space Station systems and are not tracking any other issues.

 

 

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SpaceX ha fatto un mega-test di accensione, forse il più potente della storia

10 de Fevereiro de 2023, 6:07, por Il Disinformatico

Confesso che anni fa, quando ho visto i primi esemplari della Starship, messi insieme con la lamiera vagamente spianata e saldati alla bell’e meglio, ho pensato che fosse uno scherzo o un delirio di Elon Musk. Ma sembra che questo veicolo spaziale stia man mano raggiungendo gli obiettivi ambiziosissimi che erano stati annunciati: un razzo più potente di un Saturn V o di un N-1 e per di più infinitamente meno costoso e soprattutto interamente riutilizzabile. Se funzionerà, sarà una rivoluzione per i trasporti spaziali.

Ieri è stata raggiunta con successo una nuova tappa nel complesso percorso che porta al volo vero e proprio: uno static fire del primo stadio, ossia un’accensione dei motori principali mentre il vettore è vincolato alla base di lancio, per collaudare le procedure di decollo e verificare i motori e i sistemi di pompaggio del propellente. Il test è stato un successo quasi completo, con 31 dei 33 motori che hanno operato correttamente (uno è stato disattivato preventivamente dai controllori del test e uno è stato disattivato dai sistemi automatici di bordo, lasciando comunque potenza sufficiente per raggiungere l’orbita terrestre, stando a Elon Musk).

Se i motori hanno raggiunto la loro piena potenza, questo è lo static fire più potente mai realizzato. Di sicuro è l’accensione, di decollo o di collaudo, con il maggior numero di motori accesi contemporaneamente (l’N-1 sovietico ne aveva 30 nel primo stadio). Il video qui sotto è già posizionato sull’inizio del conto alla rovescia.

La vista dal drone è ancora più spettacolare:

Views from drone of Booster 7's static fire test pic.twitter.com/KN4sk1nohf

— SpaceX (@SpaceX) February 9, 2023
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Podcast RSI - Story: Come decifrare i messaggi segreti di una regina

9 de Fevereiro de 2023, 14:57, por Il Disinformatico
logo del Disinformatico

ALLERTA SPOILER: Questo è il testo di accompagnamento al podcast Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera che uscirà questo venerdì presso www.rsi.ch/ildisinformatico.

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[CLIP: dal trailer di Maria Regina di Scozia, diretto da Josie Rourke (2019)]

C’era una volta una bambina, di nome Maria, incoronata come regina quando aveva nove mesi, che da grande fu rinchiusa per anni in un castello dalla cugina, anche lei regina. Ma Maria riuscì a comunicare con i suoi amici, che cercavano di liberarla, nascondendo dei messaggi segreti dentro i turaccioli delle botti di birra che rifornivano il castello... e usando la crittografia end-to-end, come fa WhatsApp, ma fu tradita da un bug nel sistema crittografico.

Ritratto di Maria, regina di Scozia, realizzato da François Clouet (Wikipedia)

Sì, avete sentito bene. Questa è la storia, tragicamente vera, di Maria Stuarda, o Mary Stuart per usare il suo nome originale, che fu regina di Scozia per più di vent’anni nel 1500 e trascorse gli ultimi due decenni della sua vita come prigioniera della cugina, la regina Elisabetta I d’Inghilterra, che temeva che Maria prendesse il suo posto e alla fine ne firmò la condanna a morte. E l’informatica ha un ruolo centrale in questa storia, perché Maria comunicò davvero con i suoi alleati usando la crittografia 500 anni fa, ovviamente senza usare computer, ed è grazie all’informatica che pochi giorni fa un gruppo internazionale di crittografi ha annunciato la scoperta e la decifrazione di alcune delle sue lettere più segrete, che si pensava fossero andate perdute per sempre.

Benvenuti alla puntata del 10 febbraio 2023 del Disinformatico, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.

[SIGLA di apertura]

La storia complessa e tormentata di Maria Stuarda ha ispirato moltissimi romanzi e numerosi film. Colta e poliglotta, cresciuta alla corte di Francia e imparentata con i re francesi e con Caterina de’ Medici, Maria si sposò tre volte, diventando regina consorte di Francia, regina di Scozia e, per diritto di sangue Tudor, erede diretta del trono della cugina Elisabetta I, regina d’Inghilterra. Qualunque riassunto non può rendere giustizia alla sua vita intricata, piena di drammi politici, rivolte religiose, battaglie, rapimenti, tradimenti, complotti e assassinii.

Quello che conta, per la storia che vi sto raccontando, è che alla morte del terzo marito e alla sconfitta dei suoi sostenitori in Scozia, Maria Stuarda si rifugiò da Elisabetta I, che però la tenne prigioniera in vari castelli per ben 18 anni usando una serie di pretesti politici e di accuse più o meno inventate. I fedelissimi cattolici di Maria Stuarda continuarono a cospirare per liberarla, assassinare Elisabetta e così far salire al trono Maria, che secondo loro era la legittima erede del trono d’Inghilterra.

Durante la lunga prigionia Maria rimase comunque in contatto con il mondo esterno tramite i suoi ambasciatori, almeno inizialmente, ma poi anche quel canale di comunicazione fu chiuso. E così nel 1586 cominciò a inviare messaggi ai suoi alleati nascondendoli nei turaccioli delle botti di birra che periodicamente transitavano dal suo luogo di prigionia. Ma si trattava di una trappola.

Per sicurezza, questi messaggi erano crittografati in modo che chi li trasportava non potesse conoscerne il contenuto, un po’ come oggi WhatsApp e altri servizi di messaggistica usano la crittografia end-to-end. Chi trasporta questi messaggi sa da chi provengono e a chi sono destinati, ma non è in grado di leggerli.

All’epoca di Maria Stuarda ovviamente non c’erano computer, per cui si usava un sistema manuale: un cosiddetto cifrario a sostituzione con omofoni e nomenclatura, in cui ogni lettera del messaggio originale veniva sostituita con un simbolo concordato e per rendere più difficili i tentativi di decifrazione la stessa lettera poteva essere rappresentata da simboli differenti e poi venivano inseriti simboli che non volevano dire nulla e altri che rappresentavano le lettere doppie, le date e i nomi delle persone, che sono appigli classici dei crittoanalisti, gli esperti incaricati di decifrare questi messaggi segreti.

Uno dei cifrari usati da Maria Stuarda. Fonte: The National Archives.

Per gli standard della fine del 1500 questo cifrario era un sistema piuttosto sicuro, ma aveva un bug fondamentale: il fattore umano. Nella vicenda di Maria Stuarda, questo fattore umano ha un nome preciso: Gilbert Gifford, il fabbricante di birra che faceva da trasportatore dei messaggi. Gifford era stato consigliato a Maria da un amico fidatissimo, ma era in realtà un agente di Sir Francis Walsingham, quello che oggi chiameremmo grosso modo il direttore generale dei servizi segreti della regina Elisabetta I. Gifford, infatti, consegnò tutte le lettere cifrate a Walsingham, che disponeva di due super-crittoanalisti, Thomas Phelippes e John Sommers, che riuscirono a decifrare i codici usati da Maria Stuarda.

Il trucco dei turaccioli di birra era stato inventato da Walsingham con il preciso scopo di ottenere prove per incriminare Maria e scoprire i nomi dei suoi complici. Nel 1586, Maria ricevette una lettera cifrata da un gruppo di cospiratori che le dicevano esplicitamente che stavano tramando per liberarla e assassinare la regina Elisabetta, e commise la fatale imprudenza di rispondere, indicando così il suo consenso all’assassinio.

Ma la sua lettera di risposta, altrettanto cifrata, fu passata da Gifford, il fabbricante di birra, a Sir Walsingham, e fu decifrata da Phelippes, il crittoanalista, che per buona misura prima di rispedire le lettera intercettata la alterò aggiungendo un paragrafo, cifrato con lo stesso codice, in cui in apparenza Maria chiedeva di conoscere “i nomi e le qualifiche dei sei uomini che otterranno il risultato” (diceva così).

Il paragrafo falso aggiunto a una lettera di Maria Stuarda e il cifrario usato dal destinatario, Anthonie Babington, per decifrare le comunicazioni con la sovrana (The National Archives/Wikipedia).

I cospiratori furono così identificati e torturati, e confessarono il complotto. Maria Stuarda fu incriminata e processata sulla base di quella crittografia ritenuta sicura; si dichiarò innocente, ma fu condannata a morte, e la pena fu inflitta per decapitazione a febbraio del 1587. Maria Stuarda aveva 44 anni. 

[CLIP: dal trailer di Maria Regina di Scozia, diretto da Josie Rourke (2019)]

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È passato mezzo millennio, e oggi la crittografia non è più riservata ai monarchi e ai governi ma è nei nostri smartphone. Però le regole di base sono rimaste le stesse. Non importa quanto sia potente e sofisticata la tua crittografia: se il canale di comunicazione che usi per trasmetterla ha una falla, i tuoi avversari la sfrutteranno per capire cosa c’è nel tuo messaggio.

WhatsApp, per esempio, cifra piuttosto robustamente tutti i nostri messaggi, e lo stesso fanno Signal, Wickr e tante altre app, per cui i loro gestori non possono leggere cosa scriviamo. Però possono leggere i cosiddetti metadati, ossia possono sapere chi è il mittente e chi è il destinatario, quanto è lungo il messaggio, quanti sono i messaggi scambiati, a che ora sono stati inviati e ricevuti, e con queste informazioni diventa possibile dedurre il contenuto dei messaggi.

C’è anche un’altra regola di base che non cambia: ma mano che la tecnologia si evolve, diventa capace di decifrare sistemi di crittografia che prima erano considerati inespugnabili e diventa capace di trovare i messaggi anche se sono nascosti o messi nel posto sbagliato.

È quello che è successo in questi giorni: tre crittoanalisti moderni, l’informatico George Lasry, il pianista e docente musicale Norbert Biermann e l’astrofisico Satoshi Tomokiyo, hanno pubblicato sulla rivista specializzata Cryptologia un dettagliatissimo articolo tecnico nel quale annunciano di aver ritrovato oltre 50 documenti cifrati appartenenti a Maria Stuarda. Documenti che si ritenevano perduti e che gettano nuova luce sulla sua drammatica vita.

Questi documenti erano custoditi dalla Bibliothèque Nationale de France, che però non sapeva che fossero appartenuti a Maria Stuarda, visto che erano appunto cifrati e non avevano nessuna informazione in chiaro che li identificasse, e così la BNF li aveva invece classificati vagamente legandoli a documenti concernenti imprecisati “affari italiani”.

Quei documenti sarebbero probabilmente rimasti sepolti negli immensi archivi della BNF per sempre, senza che si venisse mai a sapere della loro importanza, ma George Lasry e colleghi li hanno notati grazie al fatto che sono accessibili a qualunque studioso via Internet. Incuriositi dall’aspetto evidentemente cifrato di questi antichi documenti, si sono messi all’opera senza avere la minima idea di cosa avessero trovato.

Esempio di lettera cifrata. Fonte: gallica.bnf.fr.

Quei documenti erano delle lettere, scritte usando ben 219 simboli speciali, non caratteri normali, per cui i ricercatori non hanno potuto usare sistemi di riconoscimento automatico dei caratteri e quindi hanno dovuto trascrivere manualmente i testi, convertendoli in un formato leggibile da un software, che ha analizzato i caratteri con un procedimento molto laborioso e ha scoperto che la lingua usata era il francese, non l’italiano, e ha iniziato a recuperare alcuni frammenti di testo.

Il software, guidato dagli esperti, ha poi recuperato gli omofoni, ossia i vari simboli che rappresentavano una stessa lettera dell’alfabeto, e ha recuperato anche i simboli speciali (per esempio quelli usati per indicare una ripetizione del simbolo precedente, allo scopo di non rivelare le lettere doppie, oppure sequenze di lettere molto frequenti), e a quel punto sono emersi prefissi, suffissi, preposizioni, parole comuni.

Iniziano a emergere i primi frammenti di testo.

Con questa decrittazione parziale in mano, i ricercatori hanno capito con stupore di aver ritrovato gli originali delle lettere perdute di Maria Stuarda, scritte fra il 1578 e il 1584, e hanno usato le proprie conoscenze storiche per decifrare i simboli usati per indicare le persone citate dalla regina prigioniera.

Di quasi tutte queste lettere perdute erano già disponibili nei musei le copie decifrate all’epoca dalle spie della regina Elisabetta I, che hanno confermato la validità del lavoro dei ricercatori di oggi e hanno documentato ulteriormente, con grande piacere degli storici, che nell’ambasciata francese all’epoca c’era chiaramente una talpa che intercettava le versioni decifrate delle lettere di Maria Stuarda e le passava agli inglesi [si potrebbe dire che era, letteralmente, un attacco man-in-the-middle].

E anche qui c’è una lezione di sicurezza che vale ancora oggi: puoi avere il sistema di crittografia più potente dell’universo, ma alla fine qualunque messaggio va decrittato per poterlo leggere, e se quella copia decrittata finisce nelle mani di qualcuno, la tua supercrittografia non vale niente.

Il paragone moderno è che WhatsApp, Signal, Threema e tutte le altre app fanno il possibile per proteggere i nostri messaggi da occhi inopportuni, ma non possono impedire che il legittimo destinatario prenda un messaggio o una foto che ha ricevuto in forma cifrata e lo mostri a chissà chi sullo schermo del proprio smartphone. E non possono impedire che qualcuno che ha accesso al nostro smartphone veda e legga le nostre conversazioni cifrate, se sono archiviate sul telefono e il telefono non è protetto almeno da un PIN robusto.

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Se alla fine di questa storia vi state chiedendo cosa dicessero queste lettere così segrete, i ricercatori hanno pubblicato i loro testi integrali, interessantissimi per gli storici e per gli appassionati di intrighi: ci sono discussioni sul possibile matrimonio di Elisabetta I e il Duca di Anjou, nelle quali Maria Stuarda avvisa l’ambasciatore francese Castelnau che “gli inglesi non sono sinceri nelle loro trattative e il loro unico scopo è indebolire la Francia e contrastare la Spagna”, ci sono raccomandazioni di non fidarsi di Sir Francis Walsingham, il segretario personale e capo delle spie di Elisabetta I, perché è “una persona scaltra, che offre falsamente la propria amicizia mentre nasconde le proprie intenzioni reali”, e ci sono anche avvisi molto profetici, nei quali Maria Stuarda avvisa che alcuni di coloro che lavorano alle sue dipendenze potrebbero essere agenti di Walsingham.

Purtroppo questa consapevolezza non salvò la regina di Scozia. Ma forse può salvare qualcuno di noi dal lasciare in giro messaggi cifrati che crede sicuri per sempre e invece verranno decifrati da qualcuno in futuro -- o anche subito -- grazie alla tecnologia e al talento.

Chiusura

Anche questa puntata del Disinformatico è giunta al termine: grazie di averla seguita. Questo podcast è una produzione della RSI Radiotelevisione svizzera. Le nuove puntate del Disinformatico vengono messe online ogni venerdì mattina presso www.rsi.ch/ildisinformatico e su tutte le principali piattaforme podcast. I link e le fonti di riferimento che ho citato in questa puntata e nelle precedenti sono disponibili presso Disinformatico.info. Gli spezzoni audio sono tratti dal film Maria Regina di Scozia, diretto da Josie Rourke. Per segnalazioni, commenti o correzioni, scrivetemi una mail all’indirizzo paolo.attivissimo@rsi.ch. A presto.

Fonti

Cryptologia, Deciphering Mary Stuart’s lost letters from 1578-1584 (https://doi.org/10.1080/01611194.2022.2160677).

Britannica.com, Mary Queen of Scotland.

The National Archives, Ciphers used by Mary Queen of Scots.

BBC, Mary Queen of Scots: Deposed ruler's secret prison letters found and decoded.

Ars Technica, Lost and found: Codebreakers decipher 50+ letters of Mary, Queen of Scots.

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