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Disinformatico

4 de Setembro de 2012, 21:00 , por profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Disponibile subito LibreOffice 7.5

2 de Fevereiro de 2023, 16:57, por Il Disinformatico

Ricevo e ripubblico con piacere l’annuncio ufficiale del rilascio della versione 7.5 di LibreOffice, che ho appena scaricato e installato (dopo aver fatto una donazione alla Document Foundation). Uso LibreOffice sin dalle sue primissime versioni per quasi tutto il mio lavoro. Funziona, garantisce l’indipendenza dei miei documenti, e provarlo non costa nulla.

Berlino, 2 febbraio 2023 – LibreOffice 7.5 Community, la nuova major release della suite per ufficio per la produttività desktop libera e open source, supportata da volontari, è immediatamente disponibile all'indirizzo https://www.libreoffice.org/download per Windows (processori Intel/AMD e ARM), macOS (processori Apple e Intel), e Linux.

Le novità più significative

GENERALI

  • Importanti miglioramenti al supporto del dark mode
  • Nuove icone per le applicazioni e i tipi MIME, più colorate e vivaci.
  • Lo Start Centre può filtrare i documenti per tipo
  • È stata implementata una versione migliore dell'interfaccia utente Single Toolbar
  • Esportazione PDF migliorata con diverse correzioni e nuove opzioni e funzionalità
  • Supporto per l'embedding dei font su macOS
  • Miglioramenti alla finestra di dialogo Font Features con diverse nuove opzioni
  • Aggiunta di un cursore di zoom in basso a destra nell'editor delle macro

WRITER

  • I segnalibri sono stati notevolmente migliorati e sono anche molto più visibili
  • Gli oggetti possono essere definiti come decorativi, per una migliore accessibilità
  • Sono state aggiunte nuove tipologie di controlli di contenuto, che migliorano anche la qualità dei moduli PDF
  • Nel menu Strumenti è stata aggiunta una nuova opzione di controllo automatico dell'accessibilità
  • È disponibile una prima versione di traduzione automatica, basata sulle API di DeepL translate
  • Diversi miglioramenti al controllo ortografico

CALC

  • Le tabelle di dati sono ora supportate nei grafici
  • Il Function Wizard adesso consente di effettuare la ricerca per descrizioni
  • Sono stati aggiunti i formati numerici "compitati"
  • Le condizioni di formattazione condizionale sono ora insensibili alle maiuscole e alle minuscole
  • Comportamento corretto quando si inseriscono numeri con un singolo prefisso (')

IMPRESS & DRAW

  • Nuovo set di stili di tabella predefiniti e creazione di stili di tabella
  • Gli stili delle tabelle possono essere personalizzati, salvati come elementi master ed esportati
  • Gli oggetti possono essere trascinati e rilasciati nel navigatore
  • È ora possibile ritagliare i video inseriti nella diapositiva e riprodurli ugualmente
  • La console del presentatore può essere eseguita anche come finestra normale invece che a schermo intero.

Un video che riassume le principali novità di LibreOffice 7.5 Community è disponibile su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=ZlAmjIwUvs4 e PeerTube: https://peertube.opencloud.lu/w/of24ezgA4ytWDpHWevGPiF

Una descrizione di tutte le nuove funzionalità è disponibile nelle Note di rilascio [1].

Interoperabilità con Microsoft Office

Basato sulle specifiche caratteristiche della piattaforma tecnologica LibreOffice per la produttività personale su desktop, dispositivi mobili e cloud, LibreOffice 7.5 offre un gran numero di miglioramenti e nuove funzionalità rivolte agli utenti che condividono documenti con MS Office o che stanno migrando da MS Office. Questi utenti dovrebbero controllare regolarmente le nuove versioni di LibreOffice, poiché i progressi sono così rapidi che ogni nuova versione migliora sensibilmente la precedente.

LibreOffice offre il più alto livello di compatibilità nel segmento di mercato delle suite per ufficio, con il supporto nativo per l'OpenDocument Format (ODF) – che batte i formati proprietari per sicurezza e robustezza – e il supporto per i file MS Office, oltre ai filtri per un gran numero di formati di documenti legacy, per restituire la proprietà e il controllo dei contenuti agli utenti.

I file Microsoft sono ancora basati sul formato proprietario deprecato da ISO nel 2008 e non sullo standard approvato dalla stessa ISO, per cui sono artificialmente e inutilmente complessi (anche se tutto questo viene nascosto all'utente). Questo causa problemi di gestione a LibreOffice, che utilizza per default un vero formato standard aperto (OpenDocument Format).

Chi ha contribuito a rilascio di LibreOffice 7.5

Le nuove funzionalità di LibreOffice 7.5 Community sono state sviluppate da 144 membri della comunità: il 63% dei commit di codice proviene dai 47 sviluppatori impiegati da tre aziende che fanno parte dell'Advisory Board di TDF – Collabora, Red Hat e allotropia – o da altre organizzazioni, il 12% dai 6 sviluppatori di The Document Foundation, e il restante 25% da 91 volontari indipendenti.

Inoltre, 112 volontari – in rappresentanza di centinaia di traduttori volontari – hanno fornito localizzazioni in 158 lingue. LibreOffice 7.5 Community viene rilasciato in 120 versioni linguistiche diverse, più di ogni altro software libero o proprietario, e come tale può essere utilizzato nella lingua madre (L1) da oltre 5,4 miliardi di persone nel mondo. Inoltre, oltre 2,3 miliardi di persone parlano una di queste 120 lingue come seconda lingua (L2).

LibreOffice per le imprese

Per le implementazioni di livello aziendale, TDF raccomanda la famiglia di applicazioni LibreOffice Enterprise fornite dalle aziende dell'ecosistema - per desktop, mobile e cloud - con un gran numero di specifiche funzionalità a valore aggiunto e altri vantaggi come gli SLA (Service Level Agreement): https://www.libreoffice.org/download/libreoffice-in-business/.

Ogni riga di codice sviluppata dalle aziende dell'ecosistema per i propri clienti enterprise viene condivisa con la comunità sul repository principale del codice sorgente, e contribuisce a migliorare la piattaforma LibreOffice Technology.

I prodotti basati sulla tecnologia LibreOffice sono disponibili per i principali sistemi operativi desktop (Windows, macOS, Linux e Chrome OS), per le piattaforme mobili (Android e iOS) e per il cloud.

Migrazioni a LibreOffice

La Document Foundation ha sviluppato un Protocollo di migrazione per supportare le imprese che passano dalle suite per ufficio proprietarie a LibreOffice, che si basa sulla distribuzione di una versione LTS della famiglia LibreOffice Enterprise, oltre alla consulenza e alla formazione per la migrazione fornita da professionisti certificati che offrono soluzioni a valore aggiunto in linea con le offerte proprietarie. Riferimento: https://www.libreoffice.org/get-help/professional-support/.

Infatti, LibreOffice - grazie alla maturità del codice sorgente, al ricco set di funzionalità, al forte supporto per gli standard aperti, all'eccellente compatibilità e alle opzioni LTS di partner certificati - è la soluzione ideale per le aziende che vogliono riprendere il controllo dei propri dati e liberarsi dal vendor lock-in.

Disponibilità di LibreOffice 7.5 Community

LibreOffice 7.5 Community è disponibile all'indirizzo: https://www.libreoffice.org/download/. I requisiti minimi per i sistemi operativi proprietari sono Microsoft Windows 7 SP1 e Apple macOS 10.12. I prodotti basati sulla tecnologia LibreOffice per Android e iOS sono elencati qui: https://www.libreoffice.org/download/android-and-ios/.

Per gli utenti che non hanno bisogno delle funzioni più recenti e preferiscono una versione che è stata sottoposta a un maggior numero di test e di correzioni di bug, The Document Foundation mantiene la famiglia LibreOffice 7.4 family, che include alcuni mesi di backporting delle correzioni. La versione corrente è  LibreOffice 7.4.5.

La Document Foundation non fornisce supporto tecnico agli utenti, anche se questi possono ottenerlo dai volontari delle mailing list degli utenti e dal sito web Ask LibreOffice: https://ask.libreoffice.org

Gli utenti di LibreOffice, i sostenitori del software libero e i membri della comunità possono sostenere The Document Foundation con una donazione su https://www.libreoffice.org/donate.

[1] Note di Rilascio: https://wiki.documentfoundation.org/ReleaseNotes/7.5

Press Kit

Link: https://nextcloud.documentfoundation.org/s/C9aDx4rka6HeDb6

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.


20 anni fa, la tragedia dello Shuttle Columbia

1 de Fevereiro de 2023, 11:58, por Il Disinformatico

Il tempo passa e tanti ricordi sbiadiscono in fretta, ma alcuni rimangono impressi per sempre. Come tante persone, quel giorno di vent’anni fa, stavo seguendo in diretta via Internet il rientro dello Shuttle Columbia. Dieci anni fa scrissi queste parole, che credo siano ancora valide ora che si torna a volare frequentemente nello spazio e si pianificano nuovi veicoli e nuove missioni, come promemoria del fatto che lo spazio è un ambiente ostile che non perdona e che non va mai, in nessun caso, preso sottogamba. Per aspera ad astra.

Ricordo una voce del Controllo Missione che cercava ripetutamente, oltre ogni buon senso e ogni speranza, di avere risposta alle sue chiamate via radio dallo Shuttle Columbia che stava rientrando sulla Terra al termine della propria missione. Ricordo le prime immagini di quei frammenti brillanti che solcavano in gruppo il cielo, tracciando scie bianche che non lasciavano spazio a conclusioni alternative.

Ricordo la voce rotta del direttore di volo che dava l'ordine che nessun direttore vorrebbe mai dare: chiudere a chiave le porte della sala controllo e sigillare i computer. L'ordine significa che la missione si è conclusa in tragedia e che ora bisogna congelare la situazione per capire cosa è andato terribilmente storto. Sette astronauti erano morti: Rick Husband, William McCool, Michael Anderson, Kalpana Chawla, David Brown, Laurel Clark, Ilan Ramon. Di loro restavano soltanto le immagini, a quel punto amaramente fuori luogo, dei loro sorrisi e dei loro sereni resoconti degli esperimenti svolti durante la missione, trasmesse a terra prima del rientro. C'era persino un video, recuperato fra i rottami, che mostrava l'equipaggio durante le fasi iniziali del rientro, ignaro di quello che sarebbe accaduto pochi minuti più tardi.

Durante il decollo, lo Shuttle era stato colpito all'ala sinistra da un frammento della schiuma isolante dei supporti del grande serbatoio di propellente che accompagnava la navetta. Il danno sembrava a prima vista trascurabile e la fase orbitale della missione era stata completata normalmente, ma l'impatto aveva in realtà aperto un varco nell'ala attraverso il quale, durante il rientro, era penetrato un getto dell'aria rovente che circondava il velivolo, fondendo la struttura dall'interno. L'ala si era spezzata e il velivolo spaziale privo di controllo si era disintegrato mentre correva a venti volte la velocità del suono, a circa 70 chilometri di quota.

All'epoca erano circolate le storie più strane e alcuni giornali avevano pubblicato falsi scoop sul disastro. Nel 2008 fu pubblicato il rapporto finale sulle cause della perdita dell'equipaggio e del veicolo. Questo secondo incidente mortale con uno Shuttle (dopo quello del Challenger nel 1986) fu l'inizio della fine per questo veicolo straordinario.

Due disastri avvenuti (e tanti altri sfiorati) non solo per colpa di un veicolo eccessivamente complesso e delicato, frutto di mille compromessi tecnici e politici, non solo per colpa di un ambiente che per sua natura è irto di pericoli, ma anche per colpa di un difetto più insidioso: l’autocompiacimento della NASA, il suo eccesso di fiducia e di tolleranza verso gli errori. 

Entrambe le tragedie erano state preannunciate da problemi che i dirigenti della NASA decisero ripetutamente di ignorare. E ogni missione che riusciva a tornare a casa regolarmente nonostante danni sempre più gravi faceva crescere quest’autocompiacimento, invece di far suonare campanelli d’allarme. “Visto? Siamo tornati anche stavolta, quindi quelle preoccupazioni sulle scheggiature dello scudo termico o sul gelo eccessivo nelle guarnizioni dei motori a propellente solido sono eccessive.”

Nel 1986 e nel 2003 quattordici persone, e le loro famiglie, pagarono un prezzo altissimo per quell’eccesso di fiducia.

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.


Dati a spasso: nomi, cognomi e indirizzi di acquirenti, importi spesi. È solo caffè, ma...

1 de Fevereiro de 2023, 11:31, por Il Disinformatico

Un altro giorno, un’altra segnalazione di dati personali a spasso, pronti per essere raccattati dal primo criminale informatico che passa ed essere usati come punto di partenza per attacchi informatici e truffe di ogni sorta.

Mi è stato segnalato un indirizzo IP italiano, sulla rete Eolo, che propone una pagina aperta a tutti che ospita un form di immissione dati:

Il form cita Artoni, che è una società di logistica italiana, ma i dati a spasso non sono colpa sua; la pagina che li diffonde è probabilmente di un’azienda che usa Artoni per le proprie spedizioni di merci.

Il form da solo non dice granché, ma non c’è bisogno di provare a immettere dati a caso sperando di trovare qualche corrispondenza: sarebbe molto improbabile e tedioso. Come capita spesso in tanti database, anche questo form ha una caratteristica elementare, utilissima per chi vuole rastrellare dati: premendo semplicemente il pulsante Cerca, senza immettere dati, elenca tutti i dati dell’intero archivio, che sono circa un migliaio. Una tecnica classica, che qualunque scraper o raccattatore di informazioni conosce e applica.

Cliccando sui link delle singole ordinazioni si possono vedere i dettagli: per esempio quelli dell’azienda di Urbisaglia, in provincia di Macerata, che paga con ricevuta bancaria a 60 giorni fine mese e ordina circa 600 capsule di caffè e spende quasi 600 euro, o la signora Antonella, di Genova, che paga le sue capsule di caffè con la carta di credito.

Sapere i dati di chi compra caffè forse non sembra un grosso problema di sicurezza, visto che il consumo di questa bevanda non è particolarmente controverso o privato, ma ovviamente il problema non è il prodotto acquistato, ma il fatto che i dati dei clienti siano accessibili a chiunque, anche a malintenzionati.

L’esempio più banale è che un criminale potrebbe usare le informazioni per chiamare la signora Antonella di Genova spacciandosi per un addetto del servizio di sicurezza delle carte di credito che le telefona per un controllo e dicendole con tono rassicurante che sta solo verificando che lei abbia regolarmente acquistato quello specifico prodotto. Il criminale potrebbe conquistarsi facilmente la fiducia della vittima descrivendole in dettaglio che cosa ha acquistato e quando lo ha acquistato, se ha ricevuto correttamente la merce o se vuole fare reclamo, e poi potrebbe chiederle, con la massima disinvoltura, “Sempre per un controllo di sicurezza, signora C*******, mi conferma i dati della carta con la quale ha effettuato il pagamento? Perché qui risulta che l’acquisto è stato segnalato come fraudolento e non vorrei che ci fosse un equivoco. Sarebbe un peccato bloccarle la carta di credito per errore.”

Certo, non tutti cadranno nella trappola e comunicheranno i dati della propria carta di credito, che il criminale potrà poi usare per commettere frodi. Ma con migliaia di nominativi a disposizione in questo singolo archivio, prima o poi troverà qualcuno che ci cadrà. E al criminale basta avere successo solo una volta ogni tanto.

Purtroppo non sembrano esserci dati utili per risalire all’identità del gestore maldestro di questa pagina Web, ma ho provato a contattare via mail alcuni clienti per chiedere se se la sentono di dirmi il nome della ditta alla quale hanno fatto l’ordinazione.

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.


Dati a spasso: elenco clienti assicurativi leggibile e modificabile da chiunque (aggiornamento: caso forse risolto)

1 de Fevereiro de 2023, 6:22, por Il Disinformatico

Ultimo aggiornamento: 2023/01/02 10:15. L’articolo è stato riscritto per tenere conto degli aggiornamenti e per fornire un contesto più ampio.

Quasi sempre i criminali informatici vengono immaginati e rappresentati come maghi della tastiera che sanno scovare e rubare qualunque dato digitale usando tecniche di penetrazione sofisticatissime, ma spesso queste tecniche non sono affatto necessarie, perché i dati sono stati messi maldestramente a disposizione del primo che passa e sono accessibili via Internet da chiunque abbia una minima capacità informatica.

Per esempio, pochi giorni fa mi è arrivata in via confidenziale la segnalazione di un sito aperto a chiunque che contiene quello che sembra essere un elenco di dati assicurativi di clienti italiani, probabilmente della zona di Chieti. Nomi, cognomi, indirizzi, codici fiscali, dettagli delle polizze assicurative, e altro ancora.

Ma soprattutto contiene una voce dell’elenco che non è un nome e cognome di cliente ma è un avviso: “Buongiorno questo database è accessibile a chiunque via Internet”, tutto in maiuscolo. Segno che qualcuno ha già trovato questo archivio, si è accorto che è non solo leggibile da chiunque ma è anche modificabile da chiunque, e ha pensato di lasciare un cordiale ma ben visibile avviso.

Trovare queste perle non è difficile. Esistono motori di ricerca appositi, come Shodan, che ho citato tante volte qui e che fanno la stessa cosa che fa Google, ossia esplorano e catalogano tutta Internet, e prendono nota dei siti che hanno degli accessi non protetti. È sufficiente sfogliare uno di questi motori di ricerca per trovare di tutto: telecamere di sorveglianza accessibili, server leggibili e scrivibili da chiunque, e pagine Web come questa. Esattamente come con Google, è sufficiente immettere le parole chiave giuste.

E a proposito di Google, molto spesso questi siti vulnerabili sono catalogati anche da Google, appunto, anche se trovarli in questo modo richiede molta più fatica. Infatti nel caso che mi è stato segnalato, il sito contenente l’archivio di dati personali di assicurati italiani è non solo reperibile in Google ma è anche nella sua cache, ossia nella copia temporanea che Google fa di tutti i siti che visita. Questo vuol dire che i dati saranno accessibili, almeno in parte, anche per qualche tempo dopo che il sito lasciato incautamente aperto sarà stato finalmente messo in sicurezza.

Qualche giorno fa ho contattato via mail quella che credo sia la ditta responsabile, la cui identità è trovabile frugando pazientemente in dettaglio nei dati e documenti pubblicamente accessibili. Mentre attendevo la risposta, ho notato che l’archivio non risultava più pubblicamente accessibile via Internet, anche se la copia cache è tuttora presente in Google. Probabilmente l’avviso lasciato in bella vista ha attirato positivamente l’attenzione dei responsabili del sito. Non è una soluzione elegante, ma perlomeno è efficace.

Finora non ho ricevuto nessuna risposta formale dalla ditta in questione, ma mi è arrivato un messaggio Telegram di qualcuno che sembra parlare a nome di questa ditta e dice che si tratta di “una versione alfa non in produzione” che contiene “dati totalmente fittizi anche se costruiti coerentemente”. Non ho modo di verificare questa dichiarazione e posso solo sperare che la versione definitiva sia un po’ meno accessibile e disinvoltamente scrivibile di questa, perché provare un database lasciandolo aperto a tutti su Internet, in modo che possa essere riscritto, cancellato o devastato dal primo vandalo che passa, non è comunque una buona prassi di sicurezza informatica.

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.


Dati a spasso: elenco clienti assicurativi leggibile (e modificabile) da chiunque

1 de Fevereiro de 2023, 6:18, por Il Disinformatico

Ultimo aggiornamento: 2023/01/02 10:15. L’articolo è stato riscritto per tenere conto degli aggiornamenti e per fornire un contesto più ampio.

Quasi sempre i criminali informatici vengono immaginati e rappresentati come maghi della tastiera che sanno scovare e rubare qualunque dato digitale usando tecniche di penetrazione sofisticatissime, ma spesso queste tecniche non sono affatto necessarie, perché i dati sono stati messi maldestramente a disposizione del primo che passa e sono accessibili via Internet da chiunque abbia una minima capacità informatica.

Per esempio, pochi giorni fa mi è arrivata in via confidenziale la segnalazione di un sito aperto a chiunque che contiene quello che sembra essere un elenco di dati assicurativi di clienti italiani, probabilmente della zona di Chieti. Nomi, cognomi, indirizzi, codici fiscali, dettagli delle polizze assicurative, e altro ancora.

Ma soprattutto contiene una voce dell’elenco che non è un nome e cognome di cliente ma è un avviso: “Buongiorno questo database è accessibile a chiunque via Internet”, tutto in maiuscolo. Segno che qualcuno ha già trovato questo archivio, si è accorto che è non solo leggibile da chiunque ma è anche modificabile da chiunque, e ha pensato di lasciare un cordiale ma ben visibile avviso.

Trovare queste perle non è difficile. Esistono motori di ricerca appositi, come Shodan, che ho citato tante volte qui e che fanno la stessa cosa che fa Google, ossia esplorano e catalogano tutta Internet, e prendono nota dei siti che hanno degli accessi non protetti. È sufficiente sfogliare uno di questi motori di ricerca per trovare di tutto: telecamere di sorveglianza accessibili, server leggibili e scrivibili da chiunque, e pagine Web come questa. Esattamente come con Google, è sufficiente immettere le parole chiave giuste.

E a proposito di Google, molto spesso questi siti vulnerabili sono catalogati anche da Google, appunto, anche se trovarli in questo modo richiede molta più fatica. Infatti nel caso che mi è stato segnalato, il sito contenente l’archivio di dati personali di assicurati italiani è non solo reperibile in Google ma è anche nella sua cache, ossia nella copia temporanea che Google fa di tutti i siti che visita. Questo vuol dire che i dati saranno accessibili, almeno in parte, anche per qualche tempo dopo che il sito lasciato incautamente aperto sarà stato finalmente messo in sicurezza.

Qualche giorno fa ho contattato via mail quella che credo sia la ditta responsabile, la cui identità è trovabile frugando pazientemente in dettaglio nei dati e documenti pubblicamente accessibili. Mentre attendevo la risposta, ho notato che l’archivio non risultava più pubblicamente accessibile via Internet, anche se la copia cache è tuttora presente in Google. Probabilmente l’avviso lasciato in bella vista ha attirato positivamente l’attenzione dei responsabili del sito. Non è una soluzione elegante, ma perlomeno è efficace.

Finora non ho ricevuto nessuna risposta formale dalla ditta in questione, ma mi è arrivato un messaggio Telegram di qualcuno che sembra parlare a nome di questa ditta e dice che si tratta di “una versione alfa non in produzione” che contiene “dati totalmente fittizi anche se costruiti coerentemente”. Non ho modo di verificare questa dichiarazione e posso solo sperare che la versione definitiva sia un po’ meno accessibile e disinvoltamente scrivibile di questa, perché provare un database lasciandolo aperto a tutti su Internet, in modo che possa essere riscritto, cancellato o devastato dal primo vandalo che passa, non è comunque una buona prassi di sicurezza informatica.

Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.


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