SpaceX, Elon Musk presenta la nuova Starship. Qualche dubbio
января 11, 2019 5:16Poche ore fa Elon Musk ha pubblicato una foto del primo esemplare di test della Starship, il veicolo che dovrebbe portare a una versione finale in grado di portare numerosi passeggeri nello spazio, verso la Luna e oltre. Nei suoi tweet ha specificato che si tratta di un esemplare per voli di collaudo suborbitali a decollo e atterraggio verticali, che l’immagine è una foto reale e non un rendering digitale. Ha aggiunto che il diametro del veicolo sperimentale è di circa 9 metri (zampe escluse) e che l’esemplare finale avrà un rivestimento più liscio e sarà più alto.
Le dimensioni sono rese bene da questo video:
SpaceX first Starship hopper under Texas Boca Chica Beach's cloudy sky.@elonmusk #Starship #SpaceX pic.twitter.com/hVg5Ken7Vp— Evelyn Janeidy Arevalo (@JaneidyEve) 10 gennaio 2019
Visto così, e soprattutto guardando le foto scattate durante la costruzione, ha molto l’aria di un prototipo molto grezzo, un simulatore di massa messo insieme rapidamente in condizioni tutt’altro che asettiche e con tecniche molto elementari: più che altro un telaio rivestito, sul quale verranno montati dei motori Raptor, sviluppati da SpaceX, capaci di sollevarlo per brevi voli verticali fino a qualche chilometro di quota, come già avvenne in passato con i prototipi Grasshopper che poi portarono al vettore riutilizzabile Falcon 9.
Per questo tipo di voli non è necessaria un’aerodinamica particolarmente sofisticata e non servono superfici di governo, men che meno un’estetica anni Cinquanta, per cui se vi viene il dubbio che sia almeno in parte una trovata pubblicitaria per non dire un sofisticato pesce d’aprile, non siete i soli. Elon Musk ha un senso dell’umorismo tutto suo: durante i test del Grasshopper, nel 2012, montò a bordo un manichino di cowboy.
Conviene aspettare i fatti, che dovrebbero arrivare a breve: i primi voli a bassa quota sono previsti entro i prossimi mesi.
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Bandersnatch: interattività significa (anche) antipirateria
января 8, 2019 13:28Questo è il testo del mio podcast La Rete in tre minuti per Radio Inblu di questa settimana, che potete ascoltare qui.Avete sentito parlare di Bandersnatch? È la nuova puntata della serie televisiva di fantascienza distopica Black Mirror, prodotta da Netflix, di cui si discute moltissimo su Internet. Anche se non vi interessa la fantascienza, Bandersnatch è importante per una ragione decisamente insolita: perché è talmente impossibile da piratare informaticamente che persino siti dedicati alla pirateria audiovisiva raccomandano di acquistare l’originale, abbonandosi a Netflix, invece di cercarne online copie piratate.
È un risultato davvero notevole, dopo anni di pirateria audiovisiva galoppante, ottenuto con un espediente tecnico e narrativo altrettanto insolito: la puntata è infatti interattiva. Nel corso del suo svolgimento, lo spettatore può scegliere fra varie azioni possibili del protagonista e ottenere quindi una trama e un finale differenti. A volte anche scelte banali possono portare a conseguenze profondamente differenti, e questo è uno dei temi ricorrenti di tutta la serie Black Mirror.
Ma questa interattività ha come effetto collaterale quello di rendere fondamentalmente inutile scaricare abusivamente Bandersnatch, perché le copie pirata sono incomplete. Non consentono di effettuare scelte e quindi mostrano soltanto una parte della storia complessiva. Ricreare l’interattività richiederebbe un lavoro enorme di scrittura di software apposito che nessun pirata audiovisivo si sente di fare. E questo lavoro andrebbe fatto più volte: una per ogni tipo di dispositivo usato per guardare video, dai computer ai tablet agli smartphone. I film e telefilm normali, invece, una volta digitalizzati, sono fruibili su qualunque dispositivo senza ulteriori adattamenti.
La fruizione abusiva di film e telefilm via Internet è un problema ben conosciuto da tempo, che secondo le case cinematografiche e le reti televisive causa mancati guadagni molto ingenti. Riuscire di colpo a bloccarla così efficacemente, e per un prodotto estremamente popolare come Black Mirror, è sicuramente un successo che attirerà l’attenzione di chiunque produca contenuti audiovisivi commerciali. Specialmente dopo il fallimento sostanziale delle varie tecnologie anticopia usate finora, che hanno penalizzato soltanto gli utenti onesti che si sono trovati a dover per esempio cambiare lettore Blu-ray o altri dispositivi di lettura pur di poter fruire di un film regolarmente acquistato.
È presto per dire se ci troveremo di fronte a un’ondata di produzioni interattive ispirate dal successo di Bandersnatch: non tutti gli spettatori, infatti, sono entusiasti di dover fare delle scelte e molti preferiscono rilassarsi e lasciare che la storia si dipani da sola. Ma già adesso si pone un’altra questione ancora più interessante: la conservazione della cultura digitale.
Infatti se è impossibile creare una copia di un’opera, e se quell’opera è fruibile soltanto finché esiste il servizio online commerciale che la gestisce, è anche impossibile conservarla per i posteri se quel servizio chiude o decide semplicemente di non offrirla più. E se vi sembra eccessivo pensare che un prodotto commerciale sia un’opera degna di essere tramandata, parlatene con i cultori di Tex o di qualunque telefilm ormai diventato classico. O, più semplicemente, provate a immaginare come sarebbe la cultura italiana se Dante Alighieri avesse scritto la Divina Commedia interattiva in esclusiva per Netflix e Netflix avesse chiuso.
Ma è davvero necessario strillare per ottenere una rettifica dai giornalisti? Un caso concreto
января 7, 2019 18:06Ultimo aggiornamento: 2019/01/07 21:05.
Nei giorni scorsi alcuni commentatori hanno giustamente sollevato un dubbio sul mio modo molto esplicito di denunciare gli svarioni delle testate giornalistiche. È davvero necessario mettere alla gogna pubblica i colleghi, che poi si offendono? Non sarebbe più cortese segnalare con garbo in privato l’errore e chiederne rettifica?
Sarebbe sicuramente più cortese e discreto. Ma purtroppo ho imparato a mie spese che la cortesia e la discrezione molto spesso non ottengono nulla. Vi propongo un esempio concreto.
Tre giorni fa, @paoloforneris ha segnalato garbatamente ad Agi un errore nel loro articolo dedicato alla sonda New Horizons (copia permanente su Archive.org):
Ciao @Agenzia_Italia in questo articolo https://t.co/eBC2xFud7a dichiari che #NewHorizons ha stabilito "il record della distanza più lunga mai raggiunta da un artefatto umano". Controlleresti? Magari sbaglio io: #voyager1 #voyager2 @disinformatico— PaoloF (@paoloforneris) January 4, 2019
Niente.
Passano tre giorni. Oggi l’errore è ancora lì.
Così @paoloforneris riprova a sollecitare.
@Agenzia_Italia ancora ad oggi non mi pare che ci siano state modifiche all'articolo... forse che la redazione non è ancora rientrata dalle vacanze?!? pic.twitter.com/vFnttBlH01— PaoloF (@paoloforneris) January 7, 2019
Di nuovo niente.
Così provo io:
Allora, @Agenzia_italia, visto che se ve lo chiede un lettore comune con le buone maniere non ottiene nulla, è necessario che facciate brutta figura davanti a 400.000 persone per decidere di correggere questa scempiaggine che avete scritto?— Paolo Attivissimo (@disinformatico) January 7, 2019
OK, fatto. https://t.co/6Y6n9EXLTl
Nel caso non fosse chiaro, la scempiaggine è "il record della distanza più lunga mai raggiunta da un artefatto umano".— Paolo Attivissimo (@disinformatico) January 7, 2019
Googlare "Voyager": la sonda, non la trasmissione di Giacobbo :-)
La frase è stata corretta togliendola e aggiungendo in testa all’articolo la dicitura “Articolo aggiornato alle ore 19,15 del 7 gennaio 2018.*” e, in fondo all’articolo, la nota seguente: “* New Horizon non è l'artefatto umano che ha raggiunto la più lunga distanza dalla Terra, a differenza di quanto scritto nella precedente versione dell'articolo. Infatti le due sonde spaziali Voyager 1 e Voyager 2, lanciate nel 1977, distano dalla Terra rispettivamente 21.711.461.740 km e 18.005.808.246 km (rilevazione: lunedì 7 gennaio, ore 6.00 pm GMT), come indicato nel cruscotto di stato della missione fornito dalla Nasa. New Horizon detiene il record della più distante esplorazione di un corpo celeste dalla Terra. Ce ne scusiamo con i lettori (ndr)”.
Ci sono ancora il “miliardo di miglia” lasciato nell’articolo (residuo della fonte originale?) e il “New Horizon” nella nota (la sonda si chiama New Horizons), ma fa niente. Almeno adesso la castroneria principale è stata rimossa.
Agi ha anche risposto a @paoloforneris:
Gentile Paolo, grazie per la segnalazione. Abbiamo corretto l’errore. Buona serata.— Agi Agenzia Italia (@Agenzia_Italia) January 7, 2019
Trasparenza molto apprezzabile, che altre testate devono ancora imparare a usare; dispiace che si debba alzare la voce per ottenerla.
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Ultimi giorni per iscriversi al corso CICAP
января 7, 2019 13:51Segnalo questo annuncio del CICAP, riguardante il corso del quale sono uno dei docenti:
Ancora pochi giorni per iscriversi al XVII Corso per indagatori di misteri organizzato dal CICAP a Roma.
Sette fine settimana da gennaio a giugno, 21 docenti selezionati tra i principali esperti del CICAP e non solo, 30 posti disponibili.
Una vera e propria full immersion nel mondo dell’indagine di tutto ciò che sembra inspiegabile. Falsa scienza, medicine alternative, teorie della cospirazione, fake news, fantasmi, trucchi dell'occulto, UFO…
un’occasione imperdibile, soprattutto per tutti coloro che abitano in Italia centrale e meridionale, per trascorrere, una volta al mese e in una città d'arte ricchissima di spunti per gli indagatori di misteri,
un fine settimana pieno di scoperte e curiosità in compagnia di nuovi e vecchi amici.
Il corso comprende esercitazioni pratiche, video e documenti tratti dalle indagini svolte dal CICAP, dimostrazioni di “fenomeni insoliti”, esperimenti collettivi e trucchi dal vivo, oltre a un seminario sulla
comunicazione della scienza. Un’esperienza unica e preziosa per chi vuole sviluppare lo spirito critico e guardare con occhi diversi la realtà quotidiana, ma anche per vedere più da vicino come si svolge il lavoro del CICAP.
Per saperne di più e per iscriversi: http://www.cicap.org/corso/2019
- LE ISCRIZIONI SI CHIUDONO IL 10 GENNAIO 2019
Ci sono più persone che credono alle streghe che scienziati che negano il ruolo umano nei cambiamenti climatici
января 6, 2019 13:35Ieri ho avuto l’ardire di tweetare semiseriamente che la percentuale di scienziati che nega che l’umanità contribuisca ai cambiamenti climatici è inferiore a quella delle persone che credono alle streghe. È arrivato il solito climalterato a chiedermi di dimostrarlo, per cui ecco i dati. Non si sa mai che possano tornare utili ancora per ricordare una regola importante: il fatto che esista una piccola percentuale di esperti che negano una tesi non significa che quegli esperti abbiano per forza ragione.
Percentuale di scienziati che negano l’esistenza dei cambiamenti climatici di origine umana: non più del 9% (Skepticalscience.com).
Aggiungo un elenco NASA degli enti scientifici che dichiarano che il riscaldamento globale (antropico o meno) è reale.
Altri dati tratti dalle ricerche citate da Wikipedia:
Percentuale di americani che credono all’esistenza delle streghe: 21% (Gallup, 2005).
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