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Disinformatico

сентября 4, 2012 21:00 , by profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Da oggi il Disinformatico è anche Attivissimo.it; in arrivo anche Attivissimo.me

августа 22, 2018 7:55, by Il Disinformatico

Grafica di Gianluigi Gatti.
Con un piccolo investimento e l’aiuto di amici e colleghi, ho approfittato di un momento di disponibilità del dominio Attivissimo.it e l’ho acquistato, redirigendolo su questo blog.

Da oggi, quindi, invece di digitare disinformatico.blogspot.com potete anche scrivere semplicemente Attivissimo.it.

Attivissimo.net continua a puntare al mio sito Web e Attivissimo.info continua a puntare a questo blog.

Ho già acquistato anche Attivissimo.ch e l’irresistibile Attivissimo.me; li metterò in pista nei prossimi giorni.



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Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Ci vediamo a Bolzano il 24 agosto per parlar di fake news, bufale e leggende metropolitane?

августа 21, 2018 3:29, by Il Disinformatico

Venerdì 24 agosto alle 20.30 sarò ospite del campus della Libera Università di Bolzano, che insieme all’Università degli Studi di Trento propone la consueta “Settimana di orientamento alla scelta universitaria”. Nell’ambito di questa iniziativa terrò una conferenza sul tema delle fake news, intitolata Bufale e leggende metropolitane.

La conferenza è aperta al pubblico e si terrà nell'Aula D 1.02 del Campus, in Piazza Università 1.

Trovate il programma completo della Settimana di orientamento qui su Il Dolomiti.
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Ponte Morandi, complottisti sciacalli si scatenano: non date loro visibilità

августа 19, 2018 18:34, by Il Disinformatico

Mi state mandando via mail e Twitter molte segnalazioni del fatto che almeno due complottisti italiani stanno pubblicando post e video che sostengono tesi di complotto a proposito del crollo del Ponte Morandi a Genova. Alcuni di voi mi stanno chiedendo di debunkare questi deliri che parlano di esplosivi e altre idiozie colossali.

Non segnalatemeli e non chiedetemi di debunkarli. Non farò neanche i loro nomi: questi sciacalli devono finire nel dimenticatoio. Stanno cercando di ottenere visibilità sulla pelle dei morti di Genova, esattamente come hanno fatto con i morti di altre tragedie.

Se me li segnalate, se condividete i loro messaggi sui social, anche solo per denunciare quanto sono squallidi, state facendo il loro gioco.

Quindi ve lo chiedo senza troppo giri di parole: piantatela. Non condividete i loro video o i loro post. Non citate neanche i loro nomi e cognomi. Non usate neanche giri di parole per descriverli. Buttate i loro rantoli idioti nel cesso e tirate con vigore lo sciacquone. Grazie.


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Un altro caso di complottismo convertito

августа 19, 2018 16:27, by Il Disinformatico

La pubblicazione della lettera aperta di conversione di un complottista ha stimolato altre persone a condividere la propria esperienza analoga. Pubblico qui un altro caso, in forma anonimizzata, con il permesso di chi me l’ha mandata.

Non sono sicura di essere stata una complottista, e certamente non mi definivo così, anche perché dieci anni fa non conoscevo questa terminologia; penso che la definizione corretta di ciò che ero sia believer.

Credevo nel sovrannaturale, negli alieni che costruivano cose, nei fantasmi, nelle ESP, tutto il solito repertorio.

Certo, una simile scelta di campo si estendeva anche alle questioni importanti, 11 settembre, allunaggio, Big Pharma, etc, ma davvero con pochissimo impegno: tendevo solo a credere (e a dire) che ci fosse altro, che Bush quantomeno sapesse cosa stava per succedere e che la NASA non ci avesse raccontato proprio tutto.

Avevo sposato questa corrente di pensiero da adolescente, in contrapposizione con la razionalità estrema del mio mondo d'origine (da adolescente vivi di contrapposizione, no?), e poi non ci avevo più badato particolarmente: quelle blande convinzioni stavano lì, erano divertenti, mi facevano sentire più sveglia di chi invece si accontentava di un banale mondo a un solo livello. Quando le vocine razionali provavano ad alzare un ditino, non era difficile liquidarle con i soliti argomenti: ricordo che una volta lessi il libro di Polidoro sulla maledizione del Titanic e dissi letteralmente qualcosa come "ha spiegato molti casi, ma non tutti, questo come lo spieghi?"

Le cose cambiarono circa 10 anni fa. La vocina razionale aveva già avuto modo di farsi più strada, grazie anche alla neopassione per le scienze forensi (diamo la colpa a CSI, sí :)), e l'approccio razionale cominciava a sembrarmi un modo sano di provare a dare un senso a ciò che ci accade tutt'intorno.

Poi, un giorno, non ricordo perché, cercavo in Rete la storia dei dipendenti della Odigo e atterrai su undicisettembre [un blog di debunking sull'11/9; la Odigo era un’azienda che sembrava aver ricevuto un preavvertimento degli attentati]. Fu come prendere uno schiaffo in faccia.

Capii che fino a quel momento le mie opinioni si erano fondate su due informazioni striminzite su cui avevo costruito trilogie in sei volumi più le appendici, riducendo un discorso di enorme complessità a una battuta casuale.

Ignoravo tutto ma mi ero sentita parte dell'intellighenzia che conoscevo la verità nascosta.

Passai i giorni successivi a leggere ogni singola riga di undicisettembre e dei siti amici, mi costrinsi a guardare ogni singola foto e video, ad ascoltare ogni audio, arrivando alle immaginu dei corpi bruciati nell'aereo del Pentagono e dei jumpers che forse erano gli stessi affacciati dallo squarcio della Torre fino a poco prima.

Persone vere, reali, morte in maniera orribile e diretta mondiale, davanti ai miei stessi occhi che quel pomeriggio, come tutti, ero davanti alla tv. Persone sulla cui sorte avevo fatto battute superficiali, credendo a buchi di cinque metri, signori, cinque metri senza mai mettere in discussione niente, perché era più fico essere fra gli alternativi.

Cercai materiale anche sulle altre mie credenze, e il castello crollò in pochissimo tempo: sei mesi dopo ero iscritta al CICAP.

Oggi sono un'attivista scettica, e in questi dieci anni ho imparato tantissimo, metodi di indagine, approcci alla riflessione, capacità di coltivare il dubbio e di riconoscere quel modo di (non) ragionare negli altri.

Continuo a sapere pochissimo (per lo più mi sono specializzata in scemate), ma ora ho l'umiltà di esserne consapevole e la capacità di scegliere e accedere alle fonti giuste. E se posso, se me lo chiedono, quel poco che so lo passo ad altri dubbiosi, con cui cerco sempre di non andare a conflitto, perché l'esperienza mi ha insegnato che molti, tantissimi, non sono complottisti o believer nel profondo, ma solo gente che - come facevo io - si è fermata al primo rigo di informazioni. Ed è questo che rende oggi più che mai essenziale il debunking e la divulgazione, per dare a tutti la possibilità di scegliere consapevolmente da che parte stare.

Ecco, solo questo. Niente di originalissimo, ma mi ha portata dove sono ora e di questo sono decisamente felice :-)

Scusa la prolissità e grazie per aver voluto ascoltare questa storia.

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Lettera aperta di un complottista convertito dal debunking

августа 18, 2018 9:55, by Il Disinformatico

Nel numero di settembre della rivista bimestrale Spazio Magazine c’è una bella lettera aperta che il direttore della rivista, l’amico Luigi Pizzimenti, ha ricevuto da un ex complottista. È anche una bella risposta a quelli che dicono che il debunking non serve a niente, “fa più danni che altro” e non fa cambiare idea a nessuno. La pubblico qui sotto integralmente.

Sono passati 49 anni da quando l'uomo ha messo piede per la prima volta sulla Luna, da quel piccolo passo del lontano 20 luglio 1969, fino all'ultima missione Apolo 17 del 1972, solo 12 uomini hanno avuto l'opportunità di camminare sul nostro satellite, e ancora oggi c'è chi stenta a credere che ciò sia successo davvero.

Per lo più si tratta di ragazzi, troppo giovani per aver vissuto in prima persona gli anni d'oro dell'esplorazione spaziale e poco esperti dunque sull'argomento; persone che acquisiscono le loro conoscenze tramite video su YouTube, realizzati talvolta da altre persone prive di qualunque titolo ed esperienza in materia di ingegneria aerospaziale.

Fino a qualche anno fa, anche io ero uno di questi; non solo negavo a prescindere gli sbarchi lunari, ma mi battevo in prima persona per dimostrare la messa in scena.

Nel 2012 pubblicai un video su YouTube dal titolo “L'uomo che non andò mai sulla Luna”, e fu subito un successo, che neanche io mi aspettavo, migliaia di visualizzazioni e centinaia di commenti per la maggior parte a favore del complotto.

In questo video proponevo un esperimento: dopo essermi costruito a mano un modello di un astronauta, cercavo di riprodurre in un piccolo set le foto più famose delle missioni Apollo, ottenendo risultati anche abbastanza soddisfacenti, portando quindi le “prove” del fatto che se potevo replicare quelle fotografie io, con quel poco che avevo a disposizione, chissà che cosa avrebbe potuto fare la NASA con tutti quei miliardi di dollari di budget che possiede.

Ancora oggi per me riguardare quel video (non più disponibile su YouTube) fa un certo effetto, ma c'era solo una cosa che non mi convinceva del tutto.

Col passare del tempo, crescendo, la mia passione per lo spazio e in particolare per le missioni lunari si era fatta sempre più forte, e non riuscivo a capire come mai fra tutti gli scienziati che ammiravo non ce ne fosse nemmeno uno che sospettasse neanche un pochino che lo sbarco sulla Luna non fosse mai avvenuto. Tutti pagati? E da chi? E che dire dunque di tutti quegli astronauti non soltanto della NASA, ma di tutte le agenzie spaziali del mondo così sicuri del fatto che siamo realmente stati sulla Luna? Dopotutto, chi ero io per sostenere che si sbagliassero?

Decisi che era arrivato il momento di approfondire seriamente la questione.

Iniziai ad informarmi solo tramite fonti autorevoli, cercando di mettere da parte per un attimo le idee complottiste che giravano per la mia mente e mi si aprì letteralmente un mondo.

Purtroppo la maggior parte delle persone, non soltanto complottisti, è abituata a vedere gli sbarchi sulla Luna come un insieme di quattro o cinque fotografie famose e qualche spezzone di video, niente più.

E' normale dunque, se ci si limita a questo, porsi qualche dubbio.

Io sono sempre stato abbastanza dubbioso ad esempio, ma ero così dubbioso da arrivare a mettere in dubbio anche i miei stessi dubbi, e se non fosse per il mio innato scetticismo, oggi probabilmente non sarei qui a raccontarvi la mia storia.

Oggi ho 23 anni e di cose ne sono cambiate parecchie da quando ne avevo 15 o 16; nel frattempo sono diventato socio del CICAP, associazione che mi ha dato la possibilità di conoscere scienziati e di parlare con chi le missioni Apollo le ha vissute direttamente, come Piero Angela, fondatore del CICAP, che all'epoca si trovava proprio negli Stati Uniti per seguire in prima persona le missioni Apollo 7, 8, 9, 10, 11 e 12 o Paolo Attivissimo, che sui complotti lunari ha scritto un libro dal titolo “Luna? Sì, ci siamo andati” che vi consiglio vivamente di leggere, dato che è probabilmente il libro che più di qualunque altro, mi ha aperto la mente sugli sbarchi lunari, mostrando prove tecniche, scientifiche, fotografiche e smontando una ad una le tesi di complotto, che è quello che cerco di fare anche io oggi, ogni volta che mi capita di parlare con qualche “lunacomplottista” per citare Attivissimo.

Non siamo andati sulla Luna per scattare qualche foto o per girare qualche breve filmato, basta pensare che solo le foto scattate dalla missione Apollo 11 sono più di 1400, semplicemente le poche fotografie che tutti conoscono sono quelle venute meglio e per questo pubblicate, ma comunque l'archivio con tutte le foto e i video originali della missione è sempre stato disponibile a chiunque ne facesse richiesta.

Le missioni lunari hanno rappresentato con molta probabilità, l'unica cosa buona che l'umanità abbia fatto nel secolo scorso, e forse l'unico motivo per cui valga davvero la pena di ricordare il '900, secolo che ha visto due guerre mondiali nel giro di pochissimi anni di distanza l'una dall'altra.

Direi che per i complottisti è ora di smetterla di vivere sulle spalle di chi ha fatto la storia rischiando la vita, e di chi la vita l'ha persa nel tentativo di raggiungere quell'obbiettivo così lontano che ancora oggi ci sembra irraggiungibile, quella Luna che tutti possiamo ammirare e contemplare ogni sera, con la consapevolezza che là da qualche parte le impronte degli astronauti che vi hanno camminato sono rimaste come bloccate nel tempo, in attesa del nostro ritorno.

Sam Louis


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