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Disinformatico

сентября 4, 2012 21:00 , by profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Se lavorate da casa, spegnete gli altoparlanti “smart”. Potrebbero sentire troppo

марта 27, 2020 10:04, by Il Disinformatico

Ultimo aggiornamento: 2020/03/27 14:00.

Molti in questi giorni si trovano a dover lavorare da casa, con telefonate e videoconferenze nelle quali scambiano informazioni confidenziali. Medici, avvocati, docenti e tante altre persone devono garantire, anche in condizioni straordinarie, la riservatezza delle comunicazioni.

A parte tenere un volume di voce non troppo alto in modo da non far sentire tutto anche ai vicini e tenere fuori dalla stanza partner e bambini, che sono precauzioni piuttosto ovvie, bisogna tenere presente anche un aspetto informatico: gli altoparlanti smart, come Amazon Echo (Alexa) o Google Home, o gli assistenti vocali come Google Assistant, Siri o Cortana.

Questi altoparlanti e assistenti, infatti, hanno un microfono che può attivarsi spontaneamente, senza che siano state pronunciate le parole di attivazione, e può quindi captare le conversazioni private e trasmetterle ad Amazon o Google, dove possono essere ascoltate dai dipendenti di queste aziende.

Le attivazioni non intenzionali capitano più spesso di quello che molti immaginano. Una ricerca della Northeastern University e dell’Imperial College di Londra indica che gli utenti attivano involontariamente i loro altoparlanti “smart” da una volta e mezza fino a 19 volte al giorno.

Il consiglio è quindi di mettere in muto, o scollegare dall’alimentazione elettrica, questi altoparlanti almeno in orario di lavoro se si fanno conversazioni sensibili. Gizmodo ha preparato una guida (in inglese) su come trovare e cancellare tutto quello che viene captato dagli assistenti digitali.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Puntata del Disinformatico RSI del 2020/03/27 (in diretta dal Maniero Digitale)

марта 27, 2020 9:19, by Il Disinformatico

È disponibile la puntata di oggi del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, condotta da me insieme a Rosy Nervi in condizioni un po’ particolari: io sono rimasto a casa al Maniero Digitale, per rispettare le disposizioni della RSI in fatto di protezione anti-coronavirus, e mi sono collegato in streaming tramite l’apposita app della RSI. Un po’ surreale, come situazione, ma spero che vi piaccia lo stesso. Non c’è streaming video.


Podcast solo audio: link diretto alla puntata.

Argomenti trattati: link diretto.

Podcast audio precedenti: archivio sul sito RSI, archivio su iTunes e archivio su TuneIn, archivio su Spotify.

App RSI (iOS/Android): qui.

Video: stavolta non c’è.

Archivio dei video precedenti: La radio da guardare sul sito della RSI.

Buona visione e buon ascolto!
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Puntata del Disinformatico RSI del 2020/03/20; l’ultima per un po’

марта 27, 2020 9:15, by Il Disinformatico

È disponibile la puntata di oggi del Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, condotta da me insieme a Tiki.

Podcast solo audio: link diretto alla puntata.

Argomenti trattati: link diretto.

Podcast audio precedenti: archivio sul sito RSI, archivio su iTunes e archivio su TuneIn, archivio su Spotify.

App RSI (iOS/Android): qui.

Video: lo trovate qui sotto.

Archivio dei video precedenti: La radio da guardare sul sito della RSI.

Buona visione e buon ascolto! Questa sarà l’ultima puntata per qualche tempo, perché le nuove disposizioni anti-coronavirus della RSI sospendono fino a nuovo ordine le trasmissioni radiofoniche nelle quali c’è in studio più di una persona per volta.


Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Quel coronavirus di 5 anni fa “creato in Cina”? La ricerca non è affatto cinese

марта 26, 2020 20:22, by Il Disinformatico

Ultimo aggiornamento: 2020/03/27 00:20.

A proposito della ricerca cinese di cinque anni fa sui coronavirus citata da TGR Leonardo che sta facendo delirare tutti e di cui ho già scritto ieri, avrei una domandina per tutti gli iracondi, politici compresi, che si sono scatenati ad accusare la Cina e a rigurgitare teorie di complotto sui cinesi cattivissimissimi: che figura ci farete, adesso, quando risulta che la ricerca non è affatto cinese?

In Italia i politici Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno “chiesto chiarezza”, come descrive con molto garbo e distacco Tvsvizzera.it. in realtà la Meloni, per esempio, ha tweetato La Cina ci ha mentito? VOGLIAMO LA VERITÀ!. Mi sono permesso di segnalarle i fatti e dai suoi seguaci mi è arrivato addosso di tutto.

Piaccia o meno ai politici e agli iracondi, la Cina non c’entra. Infatti ho ricevuto da una persona che si occupa di bioinformatica in Italia per lavoro queste osservazioni, che ho semplicemente reimpaginato e annotato per maggiore leggibilità. In grassetto trovate i concetti salienti; le note fra parentesi quadre sono mie precisazioni. Ringrazio pubblicamente questa persona ma non ne pubblico l’identità per tutelarla dai suddetti rabbiosi e molestatori.


Questo lavoro del 2015 [l’articolo scientifico citato da TGR Leonardo] viene ripetutamente identificato come il lavoro "realizzato in Cina", "dei cinesi" e via dicendo. Se però si guardano i nomi e le affiliazioni degli autori, si nota questa cosa:

Elenco degli autori:

Vineet D Menachery (1), Boyd L Yount Jr (1), Kari Debbink (1,2), Sudhakar Agnihothram (3), Lisa E Gralinski (1), Jessica A Plante (1), Rachel L Graham (1), Trevor Scobey (1), Xing-Yi Ge (4), Eric F Donaldson (1), Scott H Randell (5,6), Antonio Lanzavecchia (7), Wayne A Marasco (8,9), Zhengli-Li Shi (4) & Ralph S Baric (1,2)

Elenco delle affiliazioni di ogni autore [riportate in fondo all’articolo di Nature (anche in PDF)]
  1. Department of Epidemiology, University of North Carolina at Chapel Hill, Chapel Hill, North Carolina, USA.
  2. Department of Microbiology and Immunology, University of North Carolina at Chapel Hill, Chapel Hill, North Carolina, USA. 
  3. National Center for Toxicological Research, Food and Drug Administration, Jefferson, Arkansas, USA. 
  4. Key Laboratory of Special Pathogens and Biosafety, Wuhan Institute of Virology, Chinese Academy of Sciences, Wuhan, China. 
  5. Department of Cell Biology and Physiology, University of North Carolina at Chapel Hill, Chapel Hill, North Carolina, USA. 
  6. Cystic Fibrosis Center, Marsico Lung Institute, University of North Carolina at Chapel Hill, Chapel Hill, North Carolina, USA. 
  7. Institute for Research in Biomedicine, Bellinzona Institute of Microbiology, Zurich, Switzerland. 
  8. Department of Cancer Immunology and AIDS, Dana-Farber Cancer Institute, Harvard Medical School, Boston, Massachusetts, USA. 
  9. Department of Medicine, Harvard Medical School, Boston, Massachusetts, USA.


I ricercatori cinesi (che effettivamente sono affiliati all'istituto di virologia di Wuhan) sono solo 2 su 15. La stragrande maggioranza degli altri autori sono ricercatori che lavorano in North Carolina, USA. Per giunta, i ricercatori "responsabili" del lavoro (vale a dire, in ambito biomedico, il primo, l'ultimo e i corresponding authors) sono tutti affiliati alla University of North Carolina:

“Correspondence should be addressed to R.S.B. (rbaric@email.unc.edu) or V.D.M. (vineet@email.unc.edu).”

Non solo: in penultima pagina, Nature Medicine riporta anche il contributo che ogni singolo autore ha dato alla ricerca:

Author contributions. V.D.M. designed, coordinated and performed experiments, completed analysis and wrote the manuscript. B.L.Y. designed the infectious clone and recovered chimeric viruses; S.A. completed neutralization assays; L.E.G. helped perform mouse experiments; T.S. and J.A.P. completed mouse experiments and plaque assays; X.-Y.G. performed pseudotyping experiments; K.D. generated structural figures and predictions; E.F.D. generated phylogenetic analysis; R.L.G. completed RNA analysis; S.H.R. provided primary HAE cultures; A.L. and W.A.M. provided critical monoclonal antibody reagents; and Z.-L.S. provided SHC014 spike sequences and plasmids. R.S.B. designed experiments and wrote manuscript.

Il contributo dei due cinesi appare piuttosto limitato (come è plausibile dalla loro posizione nell'elenco dei nomi). Zhengli-Li Shi ha semplicemente messo a disposizione le sequenze della proteina spike studiata, e i plasmidi (vettori) per introdurla nel virus. Xing-Yi Ge ha fatto esperimenti di "pseudotyping". Come riporta (in grande sintesi, ma sostanzialmente in modo corretto) Wikipedia: "La pseudotipizzazione è un processo che consiste nella produzione di vettori virali in combinazione con differenti proteine d'envelope. Il risultato è una particella virale pseudotipizzata. Con questo metodo, l'uso di proteine d'envelope di diversa origine permette di modificare il tropismo del vettore o aumentarne/diminuirne la stabilità. Le particelle virali pseudotipizzate non contengono le informazioni genetiche per costruire le stesse proteine di rivestimento con cui hanno fatto budding quindi la mutazione fenotipica non può essere trasmessa alla progenie della stessa particella".

Quindi, leggendo l'articolo, direi che Xing-Yi Ge ha creato un vettore virale a partire da un lentivirus (quindi non da un coronavirus) in cui ha inserito la proteina da studiare, per capire se questa era la proteina che determinava un aumento di infettività del virus nei confronti dell'essere umano, e ha fatto esperimenti da cui si evince che la proteina spike SHC014, messa da sola sul vettore lentivirale, NON è in grado di infettare le cellule su cui era stata messa a contatto.

Infatti i ricercatori dicono: "In WIV1, three of these residues vary from the epidemic SARS-CoV Urbani strain, but they were not expected to alter binding to ACE2 (Supplementary Fig. 1a,b and Supplementary Table 1). This fact is confirmed by both pseudotyping experiments that meas­ured the ability of lentiviruses encoding WIV1 spike proteins to enter cells expressing human ACE2 (Supplementary Fig. 1) and by in vitro replication assays of WIV1-CoV (ref. 1). In contrast, 7 of 14 ACE2-interaction residues in SHC014 are different from those in SARS-CoV, including all five residues critical for host range (Supplementary Fig. 1c and Supplementary Table 1). These changes, coupled with the failure of pseudotyped lentiviruses expressing the SHC014 spike to enter cells (Supplementary Fig. 1d), suggested that the SHC014 spike is unable to bind human ACE2. However, similar changes in related SARS-CoV strains had been reported to allow ACE2 bind­ing7,8, suggesting that additional functional testing was required for verification."

Quindi, gli esperimenti fatti dai due cinesi nel lavoro sono sostanzialmente serviti a dire che la proteina da sola non basta per entrare nelle cellule. Di fatto, questi due ricercatori NON hanno creato il virus infettante: hanno creato un costrutto genico che NON è in grado di entrare da solo nelle cellule.

A quanto pare, il virus infettante è stato creato invece da chi ha inserito la proteina SHC014 non in un vettore lentivirale come hanno fatto i cinesi, ma in un coronavirus derivato dal topo. Infatti il lavoro procede dicendo "Therefore, we have synthesized the SHC014 spike in the con­text of the replication-competent, mouse-adapted SARS-CoV back­bone (we hereafter refer to the chimeric CoV as SHC014-MA15). Despite predictions from both struc­ture-based modeling and pseudotyping experiments, SHC014-MA15 was viable and replicated to high titers in Vero cells".

In parole povere, quello che era fallito con l'esperimento dei cinesi nel lentivirus ha avuto successo inserendo la proteina in un coronavirus di topo. Chi è stato a farlo? Dall'elenco degli autori compare "B.L.Y. designed the infectious clone and recovered chimeric viruses", quindi l'autore del virus infettivo da laboratorio è stato Boyd L Yount Jr, la cui affiliazione però non è Wuhan, ma la University of Carolina, Stati Uniti.

Da questo io evinco che la "colpa" (se di colpa si può parlare) dell'aver creato il virus artificiale non è di uno scienziato cinese, e probabilmente [questa creazione] non è stata fatta in Cina, ma a UNC, dove è stato concepito, generato e progettato tutto questo lavoro.

Non so quindi perché si continui a parlare di ricerca di cinesi: in questo lavoro a me pare che di cinese ci sia ben poco!

Per giunta, nel servizio di Tg Leonardo ad un certo punto si dice che l'amministrazione americana aveva tagliato i fondi per ricerche che potevano creare virus pericolosi, ma che questo non aveva fermato "il lavoro dei cinesi sulla SARS che era in fase avanzata e ritenuto non così pericoloso".

Ragioniamo un attimo: con quali strumenti legislativi il governo USA avrebbe potuto tagliare i fondi a uno studio fatto in Cina da cinesi? E' evidente che si tratta di una inesattezza: il governo USA taglia i fondi agli studi USA, e questo studio era riuscito a "sfuggire" alla moratoria perché era ormai quasi finito, ma è uno studio secondo me prevalentemente fatto negli USA, e il "supervirus" infettante è stato fatto dagli americani, e non dai cinesi.


La persona aggiunge che l’equivoco probabilmente è nato per la seguente ragione:

Nel commentary che è stato pubblicato su Nature News (e che probabilmente è la fonte di TGR Leonardo) si dice:

"In an article published in Nature Medicine on 9 November, scientists investigated a virus called SHC014, which is found in horseshoe bats in China. The researchers created a chimaeric virus, made up of a surface protein of SHC014 and the backbone of a SARS virus that had been adapted to grow in mice and to mimic human disease."

La lettura frettolosa di questa frase ha fatto diventare cinese non l'origine del pipistrello a ferro di cavallo, ma la ricerca intera! Infatti, più oltre, si riporta anche la questione della moratoria USA e si dice:

"The latest study (vale a dire quello di Menachery et al) was already under way before the US moratorium began, and the US National Institutes of Health (NIH) allowed it to proceed while it was under review by the agency, says Ralph Baric, an infectious-disease researcher at the University of North Carolina at Chapel Hill, a co-author of the study. The NIH eventually concluded that the work was not so risky as to fall under the moratorium, he says."

Ralph Baric è l'ultimo nome di questo studio, il responsabile, colui che "designed experiments and wrote manuscript" assieme al primo autore, vale a dire Menachery (sempre UNC come affiliazione). Quindi, Ralph Baric, di UNC, giustifica il fatto che malgrado il governo USA avesse messo a ottobre 2014 una moratoria, il lavoro era già stato spedito all'NIH, che ne ha dato l'autorizzazione pensando che non fosse così pericoloso.

Mi sembra che ora tutto quadri. Un "in China" mal interpretato è diventato a 5 anni di distanza il putiferio in cui viviamo ora. Altro che battito di ali di farfalla!

Il riferimento finale al battito delle ali di farfalla è questo.


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Antibufala: la puntata di TGR Leonardo del 2015 che parla del coronavirus creato in Cina

марта 26, 2020 13:45, by Il Disinformatico

Ultimo aggiornamento: 2020/03/26 17:40.

Mi stanno arrivando parecchie segnalazioni di un video su YouTube, attribuito al programma TGR Leonardo di Raitre, in cui si parla di una sperimentazione sul coronavirus fatta in Cina per modificare un coronavirus animale e renderlo contagioso per gli esseri umani [2020/03/06 15:00 Il video è stato rimosso, ma il suo contenuto è linkato qui sotto].

Il video non è alterato: proviene da questa puntata del 16/11/2015, specificamente al minuto 4:55. Ma non c’entra nulla con l’attuale pandemia da coronavirus.

Questo è quello che viene detto testualmente nel servizio:

CONDUTTORE: È un esperimento, certo, ma preoccupa, preoccupa tanti scienziati. Un gruppo di ricercatori cinesi innesta una proteina presa dai pipistrelli sul virus della SARS, la polmonite acuta, ricavato da topi, e ne esce un supervirus che potrebbe colpire l’uomo. Resta chiuso nei laboratori, ovvio; serve solo per motivi di studio. Ma vale la pena correre il rischio? Creare una minaccia così grande solo per poterla esaminare? Maurizio Menicucci.

MENICUCCI: Vecchio quanto la scienza il dibattito sui rischi della ricerca. In fondo è il mito di Icaro, che cade per avere sfiorato il sole con le ali di cera progettate dal padre Dedalo. Lo rilancia un esperimento realizzato in Cina, dove un gruppo di studiosi è riuscito a sviluppare una chimera, un organismo modificato, innestando la proteina superficiale di un coronavirus, trovato nei pipistrelli della specie piuttosto comune detta ‘naso a ferro di cavallo’, su un virus che provoca la SARS, la polmonite acuta, anche se in forma non mortale, nei topi.

Si sospettava che la proteina potesse rendere l’ibrido adatto a colpire l’uomo, e l’esperimento lo ha confermato. È proprio questa molecola, detta SHCO14, che permette al coronavirus di attaccarsi alle nostre cellule respiratorie, scatenando la sindrome. Secondo i ricercatori, inoltre, l’organismo, quello originale e a maggior ragione quello ingegnerizzato, può contagiare l’uomo direttamente dai pipistrelli, senza passare per una specie intermedia come il topo, ed è appunto questa eventualità a sollevare molte polemiche.

Proprio un anno fa, il governo USA aveva sospeso i finanziamenti alle ricerche che puntavano a rendere i virus più contagiosi, ma la moratoria non aveva fermato il lavoro dei cinesi sulla SARS, che era già in fase avanzata e si riteneva non così pericoloso. Secondo una parte del mondo scientifico, infatti, non lo è: le probabilità che il virus passi alla nostra specie sarebbero irrilevanti, rispetto ai benefici.

Un ragionamento che molti altri esperti bocciano: primo perché il rapporto tra rischi e beneficio è difficile da valutare e poi perché, specie di questi tempi, è più prudente non mettere in circolazione organismi che possano sfuggire, o essere sottratti, al controllo dei laboratori.


Questo video è collegato all’attuale pandemia? No. Secondo gli esperti il coronavirus del COVID-19 è una variante nuova, biologica, “naturale” nel senso che non è stata ingegnerizzata, e che quindi questa sperimentazione del 2015, per quanto discutibile, non può aver causato la pandemia di oggi. Le ricerche hanno dimostrato che fra il virus di questa ricerca del 2015 e l’attuale virus del COVID-19 ci sono oltre 5000 nucleotidi di differenza.

La denominazione esatta, della proteina, fra l’altro, è SHC014, non SHCO14 (zero, non O).

Il TG3 di oggi alle 19 ne parla da 31:51 con queste parole: “Va chiarito che quel virus non ha nulla a che fare con l’attuale COVID-19. Il servizio è tratto da una pubblicazione della rivista Nature, spiega il direttore della testata regionale RAI Alessandro Casarin. Lo abbiamo chiarito anche in questo telegiornale il 19 marzo con un servizio in cui si dava conto della ricerca di Nature che spiegava come il COVID-19 non sia stato creato in laboratorio, e anche virologi come Pregliasco e Burioni dicono ‘Il virus di oggi è naturale, non c’entra niente con quello di cui si parlava cinque anni fa’.”

La pubblicazione su Nature citata nel servizio del 2015 dovrebbe essere A SARS-like cluster of circulating bat coronaviruses shows potential for human emergence, in Nature Medicine, volume 21, pagg. 1508–1513 (2015), doi.org/10.1038/nm.3985, insieme a Engineered bat virus stirs debate over risky research: Lab-made coronavirus related to SARS can infect human cells in Nature News (2015), doi:10.1038/nature.2015.18787.

La ricerca su Nature che documenta che il virus odierno è di origine naturale è invece The proximal origin of SARS-CoV-2, in Nature Medicine (2020), https://doi.org/10.1038/s41591-020-0820-9.

L'ultima scemenza è la derivazione del coronavirus da un esperimento di laboratorio. Tranquilli, è naturale al 100%, purtroppo. https://t.co/GBKEPNWGyf
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) March 25, 2020



Caso chiuso, insomma: i complottisti si trovino un’altra gruccia per i loro zoppicanti e tediosi deliri. Ringrazio i tanti lettori che hanno contribuito con le loro segnalazioni: siete troppi per citarvi uno per uno.


2020/03/26 17:40


TGR Leonardo ha pubblicato una nuova puntata, con intervista a uno dei partecipanti alla ricerca citata nel 2015, chiarendo ulteriormente che quella ricerca non c‘entra nulla con l’attuale pandemia e che il “supervirus” era in realtà incapace di sopravvivere fuori dal laboratorio.


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