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Disinformatico

4 de Setembro de 2012, 21:00 , por profy Giac ;-) - | No one following this article yet.
Blog di "Il Disinformatico"

Difesaonline.it e “le verità scomode delle auto ecologiche”

7 de Março de 2019, 1:01, por Il Disinformatico

Il sito Difesaonline.it ha deciso, non si sa bene perché, di occuparsi di auto elettriche. E lo ha fatto non con un articolo, ma pubblicando una lettera di un lettore. Un lettore di cui non viene pubblicata la firma ma che dichiara di essere “un professionista del settore”. Di quale settore? Non lo possiamo sapere, perché è anonimo.

Difesaonline decide di dare alla lettera (archiviata qui su Archive.is) un titolo assolutamente sobrio e pacato e per nulla acchiappaclic: “La morte viaggia su auto elettrica: le verità scomode delle auto ecologiche”.

La morte, addirittura. E per illustrare la morte che “viaggia su auto elettrica” mostra incidenti di auto a pistoni.

Infatti basta usare Tineye per scoprire che la foto in testa all’articolo mostra un incidente fra due minivan (non elettrici) avvenuto a North Hills nel 2016. La seconda foto mostrata nell’articolo, invece, è tratta da qui e mostra un vistoso tubo di scappamento. Neanche questa è un’auto elettrica. Cominciamo bene.

A tutti quelli che da un paio di giorni mi chiedono di debunkare queste presunte “verità scomode” ho risposto ricordando appunto che non si tratta di un articolo, ma di una lettera, e per di più anonima. Preferite fidarvi di un anonimo che non ha il coraggio di esporsi, o degli esperti che quotidianamente ci mettono la firma e la faccia?

In ossequio alla Teoria della Montagna di M*, non ho intenzione di perdere tempo a smontare una per una tutte le baggianate scritte in questa lettera, che non solo è anonima, ma è completamente priva di qualunque pezza d’appoggio. Ci viene chiesto di accettare sulla fiducia le affermazioni non documentate di un anonimo.

Ne segnalo giusto un paio:

...le prese elettriche domestiche solitamente sono limitate ad un carico massimo di 1500 Watt. A 2300W per 8 ore consecutive il rischio di incendio del garage tende a diventare una certezza…

Il “professionista del settore” mi dovrà allora spiegare come mai il mio garage, nel quale carico da un anno la mia auto elettrica, non ha ancora preso fuoco. Come mai? Semplice. Perché non sono così cretino da collegare un apparecchio elettrico a una presa non adatta. Una regola elementare che vale per un tostapane come per una Tesla. Però Difesaonline non ha sentito il bisogno di titolare “La morte viaggia sul pane a fette: le verità scomode dei tostapane”.

Lasciamo stare il fatto che la lettera del “professionista” parte con un lungo discorso su navi e sottomarini. Che cosa c’entri con le auto non si sa, a meno che l’anonimo pensi che abbiamo tutti la Lotus Esprit di 007.



Superata questa prolissa divagazione, finalmente si arriva al dunque: il pericolo mortale sta nel rischio di folgorazione da parte delle batterie delle auto elettriche in caso di incidente.

Stiamo parlando di batterie in grado di accumulare tensioni di circa 400 Volt DC ed erogare correnti fino a 125 Ampère. Tutti sapete cosa succede se mettete due dita nella presa di corrente di casa vostra, dalla quale escono 220V (AC) e al massimo 16 Ampère!

Certo, e siccome lo sappiamo, non mettiamo le dita nella presa di corrente. E se dobbiamo lavorare su componenti in tensione, li isoliamo o ci proteggiamo adeguatamente. È quello che fanno i Vigili del Fuoco. E chi progetta le auto elettriche, non essendo scemo, predispone sezionatori e fusibili in ciascun modulo della batteria. L’anonimo lo sa, ma sostiene che “il singolo modulo, individualmente, possa costituire un pericolo letale istantaneo.” Prove? Nessuna. Esempi concreti? Zero. Calcoli? Nemmeno l’ombra.

I soccorritori, ribadisce l’anonimo, rischiano comunque di essere folgorati:

...se c’è stata la rottura dell’involucro della batteria di alta tensione i suoi moduli interni potrebbero essere in corto circuito con la carrozzeria e così UCCIDERE chi entra in contatto con la carrozzeria.

Mentre se c’è stata la rottura di un serbatoio in un’auto a pistoni e ci sono in giro vapori di benzina non succede assolutamente nulla, giusto?

#26gen, i #vigilidelfuoco hanno estinto l’#incendio di un camion che trasportava generi alimentari. È accaduto questa notte sull’autostrada #A14 tra le uscite di #Rimini sud e #Riccione #soccorsiquotidiani pic.twitter.com/mFT1nE4UGF
— Vigili del Fuoco (@emergenzavvf) 26 gennaio 2019


L’anonimo forse non considera che i soccorritori professionisti indossano indumenti protettivi e guanti e scarponi isolanti. Non arrivano a tirarti fuori dall’auto indossando Crocs e una camicia hawaiiana. E non considera che servirebbe un miracolo di sfiga per far in modo che dei moduli di batterie si rompano catastroficamente senza che scattino i fusibili e si dispongano (chissà come) proprio in modo da scaricare tensione sulla carrozzeria.

Come spiega bene questa risposta su Quora, le batterie delle auto elettriche sono composte da tante piccole batterie da circa 4 volt ciascuna, collegate in serie. Per prendere una scossa significativa, una persona dovrebbe quindi usare il proprio corpo per chiudere il circuito fra una lunga sequenza intatta di queste batterie. In altre parole, farlo apposta. Come mettere le dita nella presa.

Nelle auto elettriche ci sono anche cavi sotto tensione. Ma se date un’occhiata alle informazioni per soccorritori di Tesla, per esempio, diventa chiaro che questi cavi sono pochi, protetti e localizzati. È quasi impossibile collegare accidentalmente positivo e negativo in modo da prendere una scossa.



Certo, questo non impedisce a soccorritori male informati di rifiutarsi di intervenire su un’auto elettrica per paura di essere folgorati, come raccontato qui su Electrocuted.com, ma questo documento della Insurance Institute for Highway Safety del 2016 trova che le auto elettriche “sono più resistenti agli incidenti di quanto lo siano le loro controparti a energia tradizionale”.

La lettera contiene anche sparate come questa:

TIR da 1.500.000 km/anno a veicolo

Un milione e mezzo di chilometri l’anno sono 4109 km al giorno per 365 giorni l’anno. Per fare 4109 km in un giorno, guidando per 24 ore filate, bisogna percorrere 170 chilometri ogni ora senza mai fermarsi.

TIR che corrono a 170 all’ora? Se tutti i conti e ragionamenti del “professionista” sono fatti cinofallicamente come questo, siamo a posto.

E poi la profezia di sventura:

Con la diffusione di queste auto ci saranno sempre più morti folgorati.

Ci sono in circolazione circa due milioni di auto elettriche (dati Statista 2017). Tesla, da sola, nel 2018 ne ha messe circolazione altre 245.000 e spiccioli. Alcune, purtroppo, sono state coinvolte in incidenti violentissimi. Quanti “morti folgorati” ci sono stati? Non me ne risulta neanche uno, né fra i passeggeri né fra i soccorritori. Correggetemi se sbaglio.

In sintesi: Difesaonline ha pubblicato uno scritto di puro terrorismo mediatico, perfetto per attirare clic (ha già oltre 63.000 visualizzazioni) ma completamente ingannevole, privo di qualunque fonte e socialmente irresponsabile. Voglio sperare che il movente sia semplicemente l’ignoranza e l’incompetenza dell’anonimo che l’ha redatto e della redazione che ha scelto di pubblicarlo.


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Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.



Commenti osceni nei video di bambini su Youtube: la rete e il mercato dei guardoni

5 de Março de 2019, 5:06, por Il Disinformatico

Il podcast di questo articolo sarà disponibile nella mia rubrica settimanale La Rete in tre minuti su Radio Inblu.

Youtube è di nuovo nei guai. Pochi giorni fa è stato denunciato il problema dei video correlati di Youtube, che spingono le persone verso i complottismi più esasperati, e ora è emerso che su Youtube c’è anche un mercato di video che mostrano bambini mentre giocano a Twister, fanno ginnastica o stretching oppure giocano in piscina. Video che non contengono nulla di scabroso ma che sono stati visti centinaia di migliaia di volte, e in alcuni casi milioni di volte. E soprattutto ospitano centinaia di commenti raccapriccianti, nei quali gli utenti si scambiano le proprie coordinate, segnalano le inquadrature più particolari e offrono link a immagini di violenza su minori.

La scoperta è frutto di un creatore di video di Youtube, Matt Watson, ed è stata confermata da altri ricercatori. Cosa ancora peggiore, Watson ha documentato che quando qualcuno guarda uno di questi video il sistema automatico di Youtube gliene trova e raccomanda altri dello stesso genere.


E di video così ce ne sono tanti, perché chi li crea guadagna ogni volta che qualcuno li guarda, grazie alle pubblicità inserite nei video e pagate dalle grandi marche, per cui c’è anche un incentivo economico a produrre e pubblicare altri video dello stesso tipo. E video così fanno anche i bambini stessi per gioco, spesso di nascosto dai genitori, senza chiedersi chi li guarderà e con quali pensieri li guarderà.

Molti inserzionisti, allertati dalla segnalazione fatta pubblicamente da Matt Watson, si sono affrettati a togliere le proprie pubblicità da Youtube. Nomi come Epic Games, Disney, Nestlé hanno sospeso le inserzioni.

Youtube, toccata sul vivo, cioè nel fatturato, ha risposto condannando il comportamento di questi commentatori ed eliminando oltre 400 canali Youtube a causa dei commenti lasciati nei video. L’azienda, che è di proprietà di Google, ha inoltre disattivato i commenti in moltissimi video che raffigurano bambini, ha rimosso milioni di commenti inaccettabili e ha anche adottato la regola di non abilitare le pubblicità nei video di minori che potrebbero attirare commenti di predatori, togliendo quindi perlomeno l’incentivo economico ai produttori di questi video.

Tutto questo dovrebbe placare l’irritazione degli inserzionisti, che non vogliono che le loro pubblicità siano accostate a questi video e a questi commenti. Ma trovare con precisione i commenti morbosi senza fare censure eccessive non è facile, anche perché i commentatori scrivono in tante lingue differenti.

Un rimedio parziale è fare completamente a meno dei commenti oppure impostarli in modo da doverli approvare uno per uno, affinché non diventino un vortice caotico nel quale vengono incoraggiati e resi più visibili solo i pensieri più stupidi e più offensivi. Molti siti l’hanno già fatto, con ottimi risultati.

La prossima volta che pubblicate un video su Youtube, provate dunque anche voi a disabilitare la possibilità di fare commenti o ad attivare la moderazione preventiva, e spiegate il problema anche ai vostri figli, per aiutarli a evitare bullismi e lusinghe di sconosciuti. Già questo, di solito, fa migliorare moltissimo la qualità dei commenti e tiene a bada i malintenzionati.


Fonti aggiuntive: Sophos, Bloomberg, The Verge.
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Per l’ANSA, “Cheetah” significa “scimmia”. Troppi film di Tarzan nell’ora d’inglese

4 de Março de 2019, 15:11, por Il Disinformatico

Tweet di oggi dell’agenzia ANSA: "Debutta la mini-scimmia, il più agile dei robot Costruito al @MIT, salta e corre su ogni terreno più veloce dell'uomo.“

Già lo guardi in foto, questo robot, e ti pare poco scimmiesco. Poi magari ti domandi anche perché mai una scimmia dovrebbe correre più veloce dell’uomo. Ê agile, certo, ma la corsa non è il forte di un quadrumane. 

Nulla di tutto questo sembra aver turbato i pensieri di chi scrive nella sezione Scienza e Tecnica dell’ANSA. No, dico, la sezione Scienza e Tecnica, non la sezione Cucito e uncinetto.

Poi leggi l’articolo (che archivio a imperitura memoria qui su Archive.is) e ti cascano le braccia e altri parti meno nobili ma pur sempre necessarie della tua anatomia. Se non le hai per nascita, ti crescono dal raccapriccio e poi ti si staccano chiedendo asilo politico. Perché l’articolo scrive questo:


Ebbene sì. ANSA legge “cheetah” e pensa “la scimmia di Tarzan”. Quindi il robot è una “mini-scimmia”. Fine del ragionamento, vai in stampa, metti online, avanti con la prossima notizia.

Cheetah in inglese è il ghepardo. Non dico che in una redazione di un’agenzia di stampa nazionale si dovrebbe sapere l’inglese, perché evidentemente oggi è chiedere troppo, ma almeno si potrebbe assumere gente che frequenti i dizionari inglese-italiano più di quanto frequenti i film di Tarzan.


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Attenzione ai generatori di false immagini di giornali

1 de Março de 2019, 14:56, por Il Disinformatico

Non fidatevi automaticamente delle immagini di ritagli di giornale usate per dare maggiore credibilità a una storia che avete visto nei social network o più in generale su Internet: esistono infatti molti generatori di false immagini di questo tipo. Conoscerne le caratteristiche può essere utile per evitare di essere ingannati.

In molti casi è possibile decidere il titolo della testata e il titolo e il testo dell’articolo; a volte si può anche aggiungere una foto.

Newspaper Clipping Generator (Fodey.com):



Add Letters (Addletters.com):






ImageChef Newspaper Headline:




Free Newspaper Generator (Jaguarpaw.co.uk):




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Sextoy spioni e altre intimità digitali violate: ne parliamo oggi a “Tacco 12” alla radio RSI

1 de Março de 2019, 13:31, por Il Disinformatico

Oggi alle 14 sarò ospite della trasmissione Tacco 12 della Rete Tre della Radiotelevisione Svizzera per parlare di dispositivi digitali, anche estremamente intimi, che raccolgono dati molto personali senza proteggerli adeguatamente e consentendo a ficcanaso, molestatori, partner ed ex partner di sorvegliare gli spostamenti e le attività personali di qualcuno.

La puntata sarà ascoltabile in diretta in streaming presso www.rsi.ch/rete-tre. Lo streaming audio e video sarà disponibile presso la sezione La radio da guardare del sito RSI.

Intanto segnalo che il reggiseno stampato con la stampante 3D citato durante la trasmissione è descritto qui su TechCrunch; il problema di tracciamento dei braccialetti di fitness è raccontato da me qui; il caso del fabbricante di sextoy spioni condannato è questo.

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2019/03/01: La puntata è ora disponibile in streaming video qui sotto.

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