Voyager 1, 35 anni di odissea nello spazio [UPD 2012/10/03]
2 de Outubro de 2012, 21:00 - sem comentários aindaIl 5 settembre 1977, trentacinque anni fa, partiva dalla Terra la sonda automatica Voyager 1. Quella sonda è ancora in viaggio e trasmette ancora, fioca ma infaticabile voce dai confini del nostro sistema solare. In trentacinque anni di viaggio è arrivata a quasi diciotto miliardi di chilometri, ben oltre l'orbita del più distante dei pianeti, e si sta affacciando ora all'abisso infinito dello spazio interstellare. È così lontana che il suo debolissimo segnale radio, che manda ancora dati scientifici dopo tre decenni e mezzo di lavoro, ci mette sedici ore ad arrivare sulla Terra.
Nel 1990, tredici anni dopo l'inizio di questa vera odissea nello spazio, l'astronomo Carl Sagan chiese alla sonda Voyager 1 di voltarsi verso casa per un'ultima volta e scattare una foto del nostro mondo dalla distanza di sei miliardi di chilometri. Ne risultò l'immagine che vedete qui sopra: un pallido puntino azzurro sospeso in un riflesso della luce del Sole. Ecco le riflessioni sul significato profondo di quell'immagine, scritte da Sagan stesso.
Da questo lontano punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi.
Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L'insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e cercatore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni "superstar", ogni "comandante supremo", ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica.
Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo. Quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio. Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un puntino.
Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l'illusione che abbiamo una qualche posizione privilegiata nell'Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granello solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c'è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.
La Terra è l'unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c'è altro posto, perlomeno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora.
Che ci piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l'astronomia è un'esperienza che suscita umiltà e forma il carattere. Non c'è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo.
Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l'uno dell'altro e di preservare e proteggere l'unica casa che abbiamo mai conosciuto. Questo pallido puntino azzurro.
– Carl Sagan, 1934-1996
2012/10/03
Ho letto quest'articolo, e soprattutto le parole di Sagan, in pubblico presso il centro commerciale di Grancia, vicino a Lugano, nell'ambito della Giornata Internazionale dell'Alfabetizzazione. Oggi è stato pubblicato il video insieme a quello degli altri lettori.
Tears of Steel, nuovo cortometraggio di Blender Foundation: legalmente scaricabile
1 de Outubro de 2012, 21:00 - sem comentários aindaStufi delle restrizioni di copia e riutilizzo imposte dalle major cinematografiche? Tears of Steel dimostra che esiste un altro modo di fare e distribuire cinema e che la filiera di produzione – dagli effetti speciali al montaggio – si può basare sul finanziamento diretto da parte degli spettatori e sull'uso di software libero, come già visto con Sintel e ora confermato con un livello qualitativo ancora superiore e con l'integrazione di attori in carne e ossa.
Tutto quello che vedete qui sotto è libero, distribuibile, copiabile e riutilizzabile sotto licenza Creative Commons Attribuzione 3.0. Copiatelo. Scaricatene le musiche. Fatevi i sottotitoli nella vostra lingua e distribuiteli in modo che altri possano goderne. È tutto legale.
La prima italiana di Tears of Steel, in compagnia dei suoi co-creatori Nicolò Zubbini, Francesco Siddi e David Renvoy, sarà alla VIEW Conference di Torino, un evento che si terrà dal 16 al 19 ottobre prossimo e che vedrà la partecipazione di alcuni dei nomi più ghiotti del panorama della creatività sostenuta dalle tecnologie e la presentazione in anteprima dei loro lavori, da Cloud Atlas a Hotel Transylvania, spiegati con abbondanti “dietro le quinte” della magia sonora e visiva del cinema.
Io sarò lì come blogger a godermi lo spettacolo e a tweetarne le chicche. Il programma della manifestazione è qui. Ci vediamo?
Disinformatico radio, podcast del 2012/09/28
1 de Outubro de 2012, 21:00 - sem comentários aindaÈ disponibile temporaneamente sul sito della Rete Tre della RSI il podcast della scorsa puntata del Disinformatico radiofonico. Ecco i temi e i rispettivi articoli di supporto:
- 14 anni di Google; e se si fosse chiamato BackRub?
- Ennesima falla in Java, un miliardo di PC e Mac a rischio
- Telefonini Android cancellabili semplicemente visitando un sito Web; fate il test
- Sappiamo dove abiti: le inquietanti analisi dei dati pubblicati su Twitter
- Le parole di Internet: geolocalizzazione
Un astronauta lunare a Martigny oggi alle 14 [UPD 2012/09/30]
29 de Setembro de 2012, 21:00 - sem comentários ainda
Sì, ci vado e spero di fare due chiacchiere con gli ospiti. Se avete domande, tweetatemele presso @disinformatico.
Aggiornamento
Ecco un paio di foto di quello che potete vedere, ancora per qualche giorno, a Martigny.
Ai piedi di una ricostruzione in scala 1:1 del modulo lunare con Luigi Pizzimenti. Credit: Rodri Van Click |
La ricostruzione in scala 1:1 del modulo di comando di Apollo 16 realizzata dal team di FOAM13 e Luigi Pizzimenti. Credit: Lisa Attivissimo |
I campioni di roccia lunare donati alla Svizzera dagli astronauti di Apollo 11. Credit: me. |
Scorcio della ricostruzione in scala 1:1 dell'interno del modulo lunare. Credit: Lisa Attivissimo. |
Un astronauta lunare a Martigny oggi alle 14
27 de Setembro de 2012, 21:00 - sem comentários ainda
Sì, ci vado e spero di fare due chiacchiere con gli ospiti. Se avete domande, tweetatemele presso @disinformatico.