Le peggiori password del 2013: la prima è 123456
January 25, 2014 15:14 - no comments yetSecondo i rilevamenti di Splashdata, una società specializzata nel settore delle applicazioni per la gestione delle password, la password più comune al mondo è ora 123456, che ha preso il posto della parola password.Il resto della classifica è altrettanto sconfortante: password assolutamente banali e ovvie, che saranno le prime a essere tentate dagli intrusi proprio perché le probabilità di azzeccarle sono molto elevate.
Come fa Splashdata a sapere quali password vengono usate maggiormente dagli utenti? Semplice: attinge agli archivi di password rubate che vengono messi periodicamente in circolazione in Rete. Per esempio, i rilevamenti del 2013 si basano in parte sul grande numero di password sottratte ad Adobe e pubblicate in Rete.
Ecco i primi 25 piazzamenti della classifica:
- 123456
- password
- 12345678
- qwerty
- abc123
- 123456789
- 111111
- 1234567
- iloveyou
- adobe123
- 123123
- sunshine
- 1234567890
- letmein
- photoshop
- 1234
- monkey
- shadow
- sunshine
- 12345
- password1
- princess
- azerty
- trustno1
- 000000
Antibufala: studio scientifico “dimostra” che Facebook morirà entro il 2017
January 24, 2014 18:30 - no comments yet
Si sta parlando molto, in Rete e nei media tradizionali, di un articolo scientifico (Epidemiological modeling of online social network dynamics) pubblicato da due ricercatori dell'Università di Princeton, John Cannarella e Joshua A. Spechler, che predice che Facebook perderà l'80% dei propri utenti entro il 2017.
La profezia è basata su un'analogia fra l'adozione di Facebook e la proliferazione delle malattie infettive: secondo i ricercatori, l'adozione dei social network si evolverebbe in modo simile a un'infezione e l'abbandono sarebbe simile alla guarigione. Un paragone non proprio lusinghiero, non c'è che dire.
Ma quali sono le basi di questa ricerca? Fondamentalmente una sola: il numero di volte che la parola Facebook è stata digitata in Google nel corso del tempo. Questa ricerca ha raggiunto il picco di popolarità a dicembre 2012 e da allora è in lento declino. Immettendo questa tendenza in un modello di diffusione delle malattie infettive emerge, secondo i ricercatori, la previsione della fine di Facebook.
Ma come si dice spesso nel mondo del debunking e della verifica scientifica, correlation is not causation: una correlazione non comporta necessariamente un legame di causa ed effetto. E il legame di causa ed effetto fra ricerca della parola Facebook in Google e popolarità di Facebook sembra decisamente tenue. Magari gli utenti cercano meno la parola Facebook (metodo diffuso fra gli utenti meno competenti per accedere a Facebook invece di digitare Facebook.com nella casella dell'indirizzo di un browser) semplicemente perché sempre più spesso accedono a Facebook da dispositivi mobili, sui quali c'è l'app apposita e quindi non serve digitare nulla.
L'articolo, insomma, poggia su basi piuttosto fragili, e Facebook non ha esitato a mettere in chiaro come stanno le cose.
Un po’ di nerd porn: computer e software d’epoca
January 24, 2014 13:18 - no comments yetOggi pomeriggio sono stato alla SUPSI di Manno (Canton Ticino) per fare delle riprese per la TV svizzera e ho colto l'occasione per fare qualche foto a oggetti d'epoca meravigliosi. Le pubblico qui grezze; vediamo cosa riconoscete.
Trent'anni di Macintosh e di uno spot storico
January 24, 2014 8:24 - no comments yetTrent'anni fa, durante il Super Bowl del 1984, Apple trasmise uno spot diventato leggendario: 1984, diretto da Ridley Scott. Il video, usato per annunciare l'arrivo del Macintosh (primo computer personale con mouse e interfaccia grafica) come antitesi al grigiore dei PC DOS dell'epoca, causò un terremoto mediatico: ne parlarono tutti e divenne il simbolo dell'atteggiamento anticonformista di Steve Jobs e Apple. Ma in trent'anni si sono accumulate alcune leggende che è meglio chiarire.
Innanzi tutto non è vero, come vuole il mito, che lo spot fu trasmesso una sola volta nel seguitissimo Superbowl e poi mai più, diventando così la pubblicità più efficiente di tutti i tempi (perché fu poi il clamore intorno ai suoi contenuti che spinse giornali e telegiornali a riproporlo gratuitamente per commentarlo). In realtà era già stato mandato in onda l'anno precedente, precisamente il 31 dicembre 1983, nell'ultimo spazio dell'anno di una sola emittente televisiva, la KMVT, in modo da potersi qualificare per i premi di settore dell'anno; inoltre fu proiettato a pagamento anche nei cinema americani e una sua versione da trenta secondi fu trasmessa ripetutamente negli spazi pubblicitari delle emittenti situate nei principali mercati statunitensi, compresa (intenzionalmente) la zona di Boca Raton, in Florida, dove aveva sede la divisione PC dell'IBM, presa in giro piuttosto esplicitamente dallo spot. Lo spot era già stato mostrato anche ai dipendenti della Apple durante il Keynote aziendale del 1983 (guardate qui, a cinque minuti dall'inizio, la loro reazione decisamente entusiasta).
Un altro aspetto spesso tralasciato è che lo spot non fu concepito specificamente per la Apple: l'agenzia pubblicitaria Chiat\Day aveva creato lo slogan usato nel video (“Perché il 1984 non sarà come ‘1984’”) nel 1982 e l'aveva proposto a varie aziende del settore informatico, compresa la stessa Apple (ai tempi del lancio dell'Apple II), ma aveva sempre ottenuto un rifiuto. Fu Steve Jobs in persona a sceglierlo nel 1983 per presentare il Macintosh, nonostante l'opposizione dei dirigenti della Apple. John Sculley, CEO della Apple di allora, ordinò addirittura di vendere lo spazio pubblicitario che era stato riservato durante il Superbowl. Fu soltanto la silenziosa disubbidienza dell'agenzia pubblicitaria, che fece finta di non riuscire a rivenderlo, a cementare nella storia dell'informatica quello spot.
Sono passati trent'anni, appunto, e oggi nessuno si ricorda dello strapotere dei PC IBM di allora. Ma soprattutto pochi riflettono su come è cambiata Apple da allora: se nello spot era il nemico a voler imporre l'Unificazione del Pensiero e le Direttive per la Purificazione dell'Informazione, il modello commerciale di Apple di oggi, con le sue censure dei libri digitali e l'imposizione di un unico negozio dal quale acquistare le app, dà spesso l'impressione che l'anticonformismo di allora si sia perso per strada.
Altri dettagli e retroscena sono in questo mio articolo dedicato al venticinquesimo anniversario dello spot.
Sostituzione dei volti in tempo reale sulla webcam
January 24, 2014 8:22 - no comments yetLa faccia inquietante che vedete qui accanto è la mia, combinata digitalmente in tempo reale con quella di Sean Connery. Il bello (si fa per dire) è che quando giro o sposto la testa, muovo la bocca o cambio espressione, il volto sintetico si adatta istantaneamente seguendo i miei movimenti. Un sistema comodissimo per realizzare video anonimizzati o per presentarsi sempre in ordine nelle videochiamate.È l'effetto di Face substitution, una pagina Web che usa Javascript per analizzare il contenuto dell'immagine della vostra webcam, riconoscendo i lineamenti del volto originale e deformando al volo quelli del volto digitale per adattarli all'immagine.
Per provare quest'effetto basta un browser (preferibilmente Chrome), nel quale date il consenso all'acceso alla vostra webcam. Attendete qualche secondo e poi premete Start e scegliete il volto che volete usare: fra le scelte possibili segnalo il Terminator, George Clooney, Justin Bieber, Bill Murray, Sean Connery, Nicolas Cage, Barack Obama, Chuck Norris e un terrificante Scream che vi fa assumere sembianze rettiliane. Fra i volti femminili cito Rihanna, Monna Lisa, la Regina Elisabetta e Audrey Hepburn.
La sostituzione del volto non è perfetta e ogni tanto sbava o si stacca dal volto reale, ma se si può ottenere questo livello di risultati semplicemente con del Javascript e un browser, viene da chiedersi cosa si possa fare con sistemi di programmazione più convenzionali e magari un piccolo accessorio hardware dedicato. Fra l'altro, tutto il codice è liberamente scaricabile e modificabile.